Cultura

Il canto di Calliope di Natalie Haynes

Il canto di Calliope è un romanzo di Natalie Haynes, edito da Marsilio Editori, che racconta di Creusa, una donna, che corre da sola di notte perché la sua città sta bruciando. Fuori dalle mura di Troia la regina e altre sventurate attendono la loro sorte che verrà decisa dai vincitori.

Quello che vedeva tutto intorno non era possibile, perché Troia aveva vinto la guerra. Alla fine i greci se n’erano andati, dopo un decennio di logoramento sui campi di battaglia. Erano arrivati con le loro navi tanti anni prima e cosa avevano ottenuto, realmente? Gli scontri erano divampati prima vicino alla città e poi più lontano; si erano quindi spinti fino alle imbarcazioni lungo la costa, e poi di nuovo si erano spostati verso Troia.

L'ultimo romanzo della scrittrice

Natalie Haynes ci dice qualcosa di più sulla guerra di Troia

Il canto di Calliope: la trama

Creusa aveva visto con i propri occhi la flotta che prendeva il mare, quindi non riesce a capacitarsi del perché di questo incendio e di ciò che sia accaduto.

Il canto di Calliope è un romanzo che ha come centro della trama le donne. Si parte dalla Musa che, rispetto a quello di Omero, è meno accomodante perché è convinta che tutto ciò che è realmente accaduto non è stato narrato nella sua totalità perché qualcosa legato alle figure femminili non è stato detto.

All’interno delle pagine troviamo Cassandra, Andromaca, Clitennestra e Pentesilea che raccontano la loro storia e i loro pensieri intimi. Le protagoniste spiegano i complicati risvolti psicologici dettati dalle loro scelte ma non solo vengono affrontati i momenti di solitudine, di vendetta e di dignità morale di fronte alla morte.

Ma tra le pagine di Natalie Haynes emergono anche: Creusa, Ifigenia, Penelope e Briseide. Il libro è incentrato interamente sulle protagoniste femminili che siano esse greche o troiane e quindi si parla di questa storia dalla parte delle donne rese schiave e di quelle che hanno vinto.

Il canto di Calliope prende spunto da fonti storiche, soprattutto quelle meno note, perché la guerra di Troia non è appartenuta solo agli uomini ma anche alle donne. Il romanzo uscirà nelle librerie il 21 gennaio.

Se siete appassionati di rivisitazioni di grandi classici: Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo è un altro libro che non potete lasciarvi scappare.

Leonardo Frigo omaggia l’Inferno di Dante dipingendolo su 33 violini

Leonardo Frigo omaggia l’inferno di Dante Alighieri fondendo l’ambito culturale della musica con quello della cultura. Il giovane artista ha deciso di dipingere 33 violini e un violoncello in cui ciascuno rappresenta un canto.

L'artista dipinge 33 violini e un violoncello che rappresentano i canti dell'Inferno dantesco

L’artista che ha omaggiato Dante Alighieri

Leonardo Frigo spiega il suo lavoro artistico

Questo è l’anno in cui si celebrano i sette secoli trascorsi dalla morte di Dante Alighieri e Leonardo Frigo spiega così il suo progetto:

Lo scopo principale della mia opera è di promuovere e condividere la cultura italiana nel mondo. Tutti i miei violini sono ispirati a una specifica storia oppure a una biografia.

L’Inferno di Dante mi ha sempre ispirato fin da bambino, probabilmente posso dire che mi ha insegnato a immaginare e sognare.

Di solito inizio il mio lavoro leggendo e poi trasferisco tutto sui violini. Mi piace osservare che anche i miei violini possano essere letti come un libro.

Questo progetto artistico è stato terminato lo scorso dicembre, dopo 5 anni di lavoro. Le illustrazioni emblematiche sono state realizzate con la china sulla superficie i violini mettono in luce il simbolismo di cui è intrisa l’opera letteraria. Questa idea artistica nasce da una profonda ricerca che ha radici dalla sua passione per la lettura, per la musica e per l’arte.

Ciascun violino inoltre è accompagnato da un accurato testo scritto sia in italiano che in inglese che ne analizza e descrive tutti i dettagli.

Spesso, come dice l’artista, si parla di innovazione ma questa va ricercata anche nella capacità di creare nuove esperienze che siano in grado di coinvolgere e presentare qualcosa attraverso una diversa prospettiva.

Leonardo Frigo

L’artista che ha omaggiato Dante Alighieri

L’arte non è altro che una fusione tra bellezza, armonia che prende forma e concretezza attraverso le opere che si realizzano.

Se siete appassionati dell’Inferno dantesco ecco un altro omaggio al Sommo Poeta in cui sono stati abbinati 5 cocktail per 5 personaggi dell’Inferno.

Stefano Di Marzo risponde con una lettera aperta sulla questione Villa Raiano e Decò

Stefano Di Marzo, presidente del Consorzio Tutela Vini D’Irpinia invia una lettera aperta a Multicedi s.r.l. per dire la sua in merito a quanto accaduto tra Villa Raiano e Decò.

Villa Raiano accusa Decò di vendita inappropriata

Sabino Basso, proprietario di Villa Raiano, parla dell’illecito di Decò

La posizione presa da Stefano Di Marzo

La lettera di Stefano Di Marzo afferma quanto segue:

Nei giorni scorsi si è sollevato un acceso dibattito sui media, in seguito alla promozione da Voi effettuata dei vini Fiano di Avellino DOCG 2019 e greco di Tufo DOCG 2019 recanti la label Gusto Decò, che esponeva a scaffale i suddetti vini al prezzo di euro 1, 19 la bottiglia.

L’intera comunità dei produttori irpini, nonché giornalisti e osservatori hanno unanimamente assunto una posizione fortemente critica rispetto a un’offerta che, attesi gli elevati costi di produzione di vini di pregio riconosciuto, evidentemente svilisce l’immagine di quei prodotti e mortifica l’impegno di tanti operatori della filiera.

Il Consorzio di Tutela Vini D’Irpinia, che mi onoro di rappresentare, ai sensi dell’art 41, commi 1c e 4, della legge 238/2016 ha il compito, com’è noto, di svolgere funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi delle DOCG irpine.

Pur non intendendo entrare nel merito delle specifiche scelte commerciali della clientela, è evidente che un livello di prezzo così depresso, così largamente incapiente rispetto ai costi di produzione di un vino a DOCG, è suscettibile di procurare un dann0 d’immagine a un’intera comunità di svariate centinaia di produttori irpini che sull’economia di questi vini fondano il sostentamento delle proprie aziende e famiglie.

È altresì noto che la filiera della vite e del vino è uno dei comparti trainanti l’intera economia della provincia di Avellino.

Stefano Di Marzo, continua nella lettera aperta a sottolineare il valore e l’importanza legale che sanciscono le leggi su queste eccellenze. I prodotti in questione anche in fase di commercializzazione devono essere gestiti con senso di responsabilità, per poter salvaguardare il valore delle denominazioni in questione e di tutte le altre.

Irpinia: vigneti

Vigneti irpini

Il presidente del Consorzio di Tutela Vini D’Irpinia ribadisce:

Un’attività di promozione come quella da Voi posta in essere può riverberarsi negativamente sul lavoro di tanti operatori anche per il futuro, a causa del danno d’immagine che si genera presso il  consumatore per effetto di un non idoneo posizionamento di prezzo.

Confidiamo che possiate condividere tale linea di condotta, nell’interessa della comunità agroalimentare regionale, adottando idonea comunicazione nei confronti della vostra clientela affinché l’infortunio in discorso resti un episodio infelice e non produca ulteriori danni.

Non ci resta che attendere la risposta e la posizione della Decò e della Multicedi.

La Befana come si festeggiava un tempo

La Befana in ogni luogo si chiama con espressioni dialettali diverse: stria, vecia, marantega, etc.

Quando finisce la sua giornata, la Befana, viene bruciata sulle cataste di legna e fogliame perché il popolo possa manifestare coralmente la volontà di eliminare il passato.

La Befana è una figura arcaica e rappresenta Madre Natura che, giunta alla fine dell’anno invecchiata, una befana appunto, una comare secca da segare e bruciare.  Lei offre dolci e regali che non sono altro che semi grazie ai quali risorgerà in primavera.

Il bruciare e il distruggere rappresenta un messaggio di purificazione per esorcizzare la miseria.

I regali della Befana ai fanciulli, un tempo, si limitavano a cose modeste come: giocattoli di legno o di stoffa, piccola pasticceria e arance o frutta secca o di stagione. In cambio si lasciava sul tavolo della cucina qualche alimento come: la polenta, pane o formaggio affinché la Befana se ne potesse servire al suo arrivo e per il simbolo di una buona accoglienza.

Passata la notte si festeggia con rustici e dolci, come i befanini o la torta della Befana.

La Befana: tradizioni

La Befana e i suoi festeggiamenti

La Befana: il dolce tipico è la pinza

La pinza, ad esempio, è il dolce più folcroristico in Veneto e nelle zone limitrofe. La pinza è una sorta di polenta arricchita con strutto, fichi secchi, uva passerina.

Mentre le fiamme dei falò salivano al cielo, le persone facevano il verso alla Befana dicendo:

Pane e vin

la pinza sul larin

‘a magna i pomi coti

‘a ne assa i rosegoti.

Evviva la Vecia!

pinza: la ricetta

Pinza è il dolce dedicato alla Befana

Pinza: la ricetta tradizionale veneta

Ecco come realizzare la pinza, il dolce tipico dell’Epifania!

Ingredienti

  • Zucca 400 gr
  • Farina cinquantino, segale e frumento 200 gr
  • Latte parzialmente scremato 200 gr
  • Zucchero 200 gr
  • Uvetta 100 gr
  • Fichi secchi 50 gr
  • Grappa un bicchiere piccolo
  • Semi di cumino 1 cucchiaino
  • Olio extravergine di oliva 2 cucchiai

Esecuzione

  1. Riempi una pentola con abbondante acqua corrente e porta ad ebollizione.
  2. Lava accuratamente la zucca e tagliala a pezzi, eliminando la buccia.
  3. Quando l’acqua avrà raggiunto la giusta temperatura, lessa la zucca per circa 20 minuti.
  4. Trascorso il tempo necessario, schiacciala con uno schiacciapatate.
  5. Continua la cottura per circa 10 minuti insieme al latte e alla farina.
  6. Trascorso il tempo necessario, lascia raffreddare e aggiungi lo zucchero, l’uva e i fichi a pezzetti insieme al cucchiaino di cumino e al bicchierino di grappa.
  7. Lavora e mescola bene con un cucchiaio di legno.
  8. Ungi un tegame da forno con 2 cucchiai di olio extravergine di oliva.
  9. Versa l’impasto all’interno, livellalo con una cucchiaio di legno e inforna per circa un’ora e mezza a 180°.
  10. Trascorso il tempo necessario, trasferisci su un piatto da portata e lascia raffreddare.

Storia della miscelazione: Michelangelo Bruno spiega alcune tappe importanti

Eccoci con una nuova puntata di Cocktail e Cultura al Castello insieme a Michelangelo Bruno, l’argomento di oggi riguarda la storia della miscelazione e una breve introduzione sulla distillazione.

La distillazione, infatti, nasce prima della miscelazione perché era una tecnica di conservazione, curativa e medica. Questa tecnica è molto importante perché, se ci pensiamo, senza distillazione non si avrebbe la mixology.

La distillazione risale al 6.000 a.C. dai reperti archeologici si deduce che già i Sumeri facessero fermentare il farro. La fermentazione è il passaggio fondamentale della distillazione.

Nel 2.000 a.C. sul confine tra Cina e Pakistan è stato ritrovato il primo prototipo dell’alambicco quindi già in quel periodo si distillava. Cosa distillassero e per quale motivo non lo sappiamo perché non ci sono giunte notizie.

Michelangelo Bruno: video

Michelangelo Bruno ci spiega brevemente alcune tappe storiche che hanno dato vita alla miscelazione

Michelangelo Bruno ci parla di distillazione

L’alcool infatti prima che essere un motivo di svago nasce per scopi medici e curativi.

Come spiega Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda:

Per arrivare a parlare di miscelazione bisogna capire l’importanza dei movimenti migratori perché è dagli spostamenti lunghi e in condizioni sfavorevoli che nasce l’importanza della distillazione con scopo di conservazione.

Gli spostamenti svolti nel passato sono serviti sia per conoscere diversi tipi di distillazione ma soprattutto spezie e ingredienti diversi da quelli che si avevano a disposizione. in Occidente.

I viaggi di Cristoforo Colombo sono importanti per la scoperta del mondo caraibico e di prodotti assenti in Europa. La tecnica della distillazione ha permesso di affrontare viaggi lunghi mesi sulle navi.

Ritornando ai viaggi di Cristoforo Colombo dalla Spagna all’America questa tratta, all’epoca, poteva durare mesi. La difficoltà di questi viaggi, oltre alla durata, era data dall’impossibilità di fare carico e scarico delle merci. L’acqua, materia prima fondamentale, veniva conservata in grandi botti di legno.

Attraversare diverse fasce climatiche significava far andare a male l’acqua, un bene di prima necessità. Il ristagno dunque rendeva imbevibile il liquido. Insieme a questo problema sulle navi vi era mancanza di vitamina C, con la quale si andava incontro allo scorbuto, malattia che causava forte dissenteria, caduta dei denti a cui seguiva una morte agonizzante.

Dunque l’alcool sulle navi non mancava mai e la presenza di questo ingrediente insieme alla presenza di spezie e di altre materie prime ha dato vita al Punch.

Il Punch, diversamente da quello che pensiamo, non è una bevanda calda ma è una bevanda che contiene: acido, un succo di limone o di arancia per intenderci, una parte dolce come zucchero o miele, alcool, acqua e spezie.

Il Mojito, ad esempio, appartiene alla categoria dei Punch.

Questa bevanda veniva preparata in un recipiente unico e capiente e servita in bicchieri con un mestolo.

Castello D'Aquino caffè letterario a Grottaminarda

Castello D’Aquino caffè letterario a Grottaminarda

Storia della miscelazione: quando si passa dal Punch al drink?

All’inizio del 1800 si ha il passaggio dal Punch ai cocktail per come li intendiamo noi oggi. La prima volta che compare la parola cocktail è nel 1806 su una rivista statunitense.

Storia della miscelazione e della distillazione: il video

Michelangelo Bruno ci introduce la storia della miscelazione con qualche cenno storico

Cocktail tradotto in italiano significa coda di gallo che non ha alcuna attinenza con ciò che intendiamo con questo termine. Il nome cocktail infatti nasce da un’erronea trasposizione del termine francese coquetelle, grandi bicchieri a coppa, che venivano utilizzati per bere drink.

Da qui inizia il mondo della miscelazione e della bevuta individuale e non collettiva come quella del Punch. Per scoprire altri cenni storici sul mondo della miscelazione non vi resta che guardare il video in home.

Rocco Andrea Pascale è il fondatore di E-rpinia: l’intervista

Rocco Andra Pascale è il fondatore di E-rpinia, un e-commerce, in cui è possibile reperire online molte eccellenze enogastronomiche del nostro territorio direttamente da casa e con un semplice click!

L’idea è di ampie vedute ma, soprattutto, comoda per chi ha deciso o ha dovuto lasciare il proprio paese di origine per recarsi in altri luoghi in cui è molto difficile ritrovare i prodotti e i gusti che ci ricordano casa.

Per questo motivo abbiamo deciso di intervistare la mente che ha dato vita ad un progetto che allarga i confini territoriali di piccole aziende, che non hanno la forza economica per potersi espandere e che puntano non alla quantità ma alla qualità, rendendo fruibili ovunque le nostre eccellenze.

Rocco Andrea Pascale: intervista

il negozio online dedicato all’enogastronomia irpina

E-rpinia spiegata da Rocco Andrea Pascale

E-rpinia ha preso durante il primo lockdown perché ha dato modo a Rocco Andrea Pascale di rendersi conto che molte aziende, la maggior parte, non hanno uno shop online o un sito aziendale. Da qui è nato il desiderio di creare qualcosa che potesse aggregare i piccoli produttori per lanciarli sul mercato virtuale.

La neonata imprese già sta avendo ottimi riscontri perché le richieste non mancato e la qualità dei prodotti è un valore che può solo fidelizzare coloro che hanno deciso di affidarsi all’e-commerce.

Rocco Andrea Pascale definisce con queste parole il suo sito:

Ho sempre creduto nel potenziale dell’Irpinia, durante il lockdown ho percepito un movimento di cambiamento e una spinta verso il digitale. Da qui ho iniziato a documentarmi per capire come poter realizzare un negozio digitale e ho seguito corsi online per realizzare e dare vita all’e-commerce. Questo progetto d’impresa ha come scopo quello di valorizzare il nostro territorio e dare spazio alle eccellenze enogastronomiche che sono il nostro punto di forza.

E-rpinia, infatti, offre uno spazio di vendita online ai piccoli e medi produttori che sono in grandi ed hanno tutte le carte giuste per soddisfare le esigenze del consumatore, offrendo dei prodotti genuini e legati alla tradizione.

Ho intenzione di ampliare l’offerta dei produttori e ho altre idee e novità per il futuro.

E-rpinia: prodotti irpinia in vendita online

Il punto vendita virtuale di Rocco Andrea Pascale

E-rpinia è e vuole essere un tramite concreto che mette in contatto velocemente produttore e consumatore finale. Da oggi il pacco da giù è possibile con un semplice click!

Per scoprire maggiori dettagli sul funzionamento del negozio virtuale non vi resta che guardare l’intervista in home o visitare il sito ufficiale.

Vigilia di Capodanno: cosa preparare per il cenone

La Vigilia di Capodanno quest’anno sarà diversa dagli altri anni: più riservata e con meno commensali quindi ci si può sbizzarrire per cucinare piatti elaborati.

Ecco un menù originale ed elaborato da realizzare durante il cenone.

Vigilia di Capodanno: menù

Il menù che proponiamo per la Vigilia di Capodanno è composto da: 2 antipasti, un primo e due secondi ovviamente tutte le ricette sono a base di pesce, come consiglia la tradizione.

Vigilia Capodanno: menù gourmet

Menù di capodanno

Fasolari con lenticchie e zenzero

Ingredienti per 6 persone

  • Lenticchie 200 gr
  • Alloro 1 foglia
  • Scalogno 2
  • Arancia 1
  • Zenzero 1 radice
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • Sale q.b.
  • Fasolari 18

Esecuzione

  1. Metti a bagno in acqua fredda le lenticchie per 3 o 4 ore.
  2. Trascorso il tempo necessario, sgocciolale e lessale in acqua bollente insieme alla foglia di alloro per circa un’ora.
  3. Quando le lenticchie avranno raggiunto la giusta temperatura, scolale al dente.
  4. Trita i due scalogni insieme ad un pezzetto di scorza di arancia e ad un centimetro di radice fresca di zenzero fresco.
  5. In una padella antiaderente aggiungi un cucchiaino di olio extravergine di oliva, un pizzico di sale e lascia appassire a fiamma moderata.
  6. Lava i fasolari sotto abbondante acqua corrente, riponili in un tegame, aggiungi mezzo bicchiere di acqua, chiudi con un coperchio e lascia aprire  i gusci a fuoco medio per circa 5 minuti.
  7.  Staccali dalle conchiglie e tienile da parte. Battili su un tagliere con un pestacarne.
  8. Tagliali a pezzettini e saltali per qualche istante nella padella con gli scalogni insieme alle lenticchie.
  9. Distribuisci tutto nelle conchiglie e servi in tavola.
Insalata di scampi alla catalana: la ricetta

Insalata di scampi alla catalana

Insalata di scampi alla catalana: la ricetta

Ingredienti per 6 persone

  • Scampi freschi 900 gr
  • Pomodori ramati 300 gr
  • Finocchi 2
  • Cime di rapa 300 gr
  • Cipolle 2
  • Aglio 1 spicchio
  • Salsa di soia q.b.
  • Senape q.b.
  • Curry q.b.
  • Olio extravergine d’oliva q.b.
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.

Esecuzione

  1. Pulisci le cipolle, i finocchi e i pomodori e tagliali a fettine.
  2. In una padella antiaderente aggiungi un cucchiaio di olio extravergine di oliva insieme ad uno spicchio d’aglio e lascia rosolare per circa 3 minuti.
  3. Fai saltare le cime di rapa per circa 10 minuti e aggiungi un pizzico di sale e mezzo bicchiere d’acqua.
  4. In una ciotola di vetro aggiungi 8 cucchiai di olio extravergine di oliva, un cucchiaino di senape e un cucchiaio di soia. Regola di sale e pepa. Lavora il tutto con una forchetta.
  5. Cospargi la salsa sul mix di verdure, mescola e trasferisci su un piatto da portata.
  6. Incidi gli scampi lungo il dorso, elimina il filetto nero e lavali velocemente. Immergili in acqua bollente per circa un minuto e scolali.
  7. Allarga i gusci ed estrai la polpa.
  8. Sistema le code di scampi sul mix di verdure precedentemente preparate e guarnisci con un pizzico di curry.

Timballini di maccheroni con pesce spada e gamberetti

Ingredienti per 6 persone

  • Rigatoni 42
  • Scarola 250 gr
  • Pesce spada 150 gr
  • Gamberetti sgusciati 120 gr
  • Pangrattato 30 gr
  • Pancetta 3 fettine
  • Latte 3 cucchiai
  • Burro q.b.
  • Acciuga sott’olio 1 filetto
  • Aglio 1 spicchio
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.

Esecuzione

  1. In una padella antiaderente aggiungi 2 cucchiai di olio extravergine di oliva e lascia imbiondire l’aglio privato dell’anima per circa 1 minuto a fiamma dolce.
  2. Trascorso il tempo necessario aggiungi il filetto di acciuga e quando si sarà sciolto, unisci la scarola precedentemente lavata e tagliata a listarelle.
  3. Lasciala appassire per circa 5 minuti.
  4. Trascorso il tempo necessario, aggiungi il pesce spada tagliato a dadini e lascialo cuocere per circa 4 minuti a fiamma moderata.
  5. Trascorso il tempo necessario, aggiungi i gamberetti e insaporisci con un pizzico di sale e una macinata di pepe.
  6. Lascia cuocere per 7 minuti e trascorso il tempo necessario, spegni il fuoco e lascia riposare.
  7. Elimina l’aglio, frulla il composto nel mixer e aggiungi 3 cucchiai di latte.
  8. In una pentola capiente aggiungi acqua corrente e porta ad ebollizione. Quando l’acqua avrà raggiunto la giusta temperatura  lessa i maccheroni e sala.
  9. Scolali a metà cottura.
  10. Aggiungi un filo d’olio e lasciali raffreddare.
  11. Con un sac à poche munito di bocchetta liscia e riempi i maccheroni con il ripieno di pesce e scarola.
  12. Disponili verticalmente in gruppi di 7 e legali con una fascetta di pancetta.
  13. Trasferisci i mazzetti di pasta negli stampini monoporzione, precedentemente imburrati.
  14. Cospargili con il pangrattato e inforna a 200° per circa 10 minuti fino a quando non si saranno dorati.
  15. Servi molto caldi.
Linguine con ragù di gamberi: la ricetta

Un primo piatto a base di gamberi e piselli

Linguine con ragù di gamberi: la ricetta

Ingredienti per 6 persone

  • Gamberetti precotti 300 gr
  • Code di gambero 200gr
  • Scalogno 1
  • Panna da cucina 100 ml
  • Passata di pomodoro 2 cucchiai
  • Pisellini 200 gr
  • Sale q.b.
  • Olio extravergine di oliva q.b.

Esecuzione

  1. Trita i gamberetti, lavati precedentemente e dividili in pezzetti.
  2. In una padella antiaderente aggiungi 3 cucchiai di olio extravergine di oliva e lascia rosolare le code di gambero.
  3. Trita finemente lo scalogno e lascialo appassire in una padella antiaderente a fiamma moderata e con un cucchiaio di olio extravergine di oliva.
  4. Aggiungi i piselli insieme a 4 bicchieri di acqua e lascia cuocere per circa 8 minuti. Trascorso il tempo necessario, sala e gira i piselli con un cucchiaio.
  5. Aggiungi i gamberetti , la panna e 2 cucchiai di passata di pomodoro e mescola.
  6. Alla fine aggiungi le code di gambero.
  7. In una pentola capiente aggiungi abbondante acqua, sala e porta ad ebollizione.
  8. Quando l’acqua avrà raggiunto la giusta temperatura, lessa le linguine.
  9. Scola 2 minuti prima della cottura indicata e salta in padella per il tempo restante nel ragù di gamberetti.
Orata agli agrumi: la ricetta

Un secondo piatto a base di pesce e agrumi

Orata agli agrumi

Ingredienti per 6 persone

  • Orata 1 kg già pulita, squamata e privata delle interiora
  • Porro 2
  • Arancia 1
  • Limone 1
  • Lime 1
  • Melissa q.b.
  • Prezzemolo q.b.
  • Menta q.b.
  • Finocchietto selvatico q.b.
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.

Esecuzione

  1. Preriscalda il forno a 200°.
  2. Lava accuratamente il pesce, asciugalo con carta assorbente, sala, pepa e olia la cavità interna.
  3. Elimina le foglie più esterne dei porri, elimina anche la sommità più verde e la pare della radice.
  4. Taglia i porri a listarelle e lava accuratamente.
  5. Lava gli agrumi, taglia una fetta per ciascun agrume e il resto taglialo a spicchi.
  6. Metti le fette degli agrumi nella cavità del pesce e fermale con un paio di giri di spago da cucina.
  7. Sala e pepa esternamente l’orata.
  8. Prepara un cartoccio con carta forno e adagialo su una teglia da forno.
  9. Sul fondo metti le striscioline di porro salate e condisci con un filo di olio e sopra al porro adagia il pesce farcito.
  10. Distribuisci gli spicchi di arancia, limone e lime intorno al pesce e guarnisci con le erbe aromatiche fresche. Irrora ancora con un filo di olio extravergine di oliva, chiudi il cartoccio e inforna a 180° per circa 40 minuti.

Come contorno puoi realizzare delle insalate all’arancia, per restare in tema agrumi.

Tranci di ricciola in crosta di pistacchi

Ingredienti per 6 persone

  • Ricciola 6 tranci privi di pelle
  • Pistacchi sgusciati 100 gr
  • Patate viola 600 r
  • Alloro 1 foglia
  • Rosmarino 1 rametto
  • Limone 1
  • Burro 50 gr
  • Noce moscata q.b.
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Olio extravergine di oliva q.b.

Esecuzione

  1. Prepara la purea di patate, lavando accuratamente i tuberi.
  2. Riempi con abbondante acqua corrente una pentola, sala e aggiungi la foglia di alloro, il rosmarino e qualche scorzetta di limone insieme alle patate viola.
  3. Lascia cuocere per circa 30 minuti una volta che l’acqua avrà iniziato a bollire.
  4. Trascorso il tempo necessario per la cottura, tieni da parte un paio di patate per la decorazione finale.
  5. Sbuccia le restanti patate e frullale, mantecandole con un cucchiaio di olio extravergine di oliva, del burro, 2 bicchieri di acqua calda, un pizzico di sale, una macinata di pepe, un pizzico di noce moscata e un piccolo pezzo di una scorza di limone.
  6. Tieni la purea in caldo.
  7. Tosta i pistacchi nel forno a 140° per circa 5 minuti.
  8. Trascorso il tempo necessario per la tostatura, tritali con un mortaio.
  9. Ungi con l’olio i tranci di pesce con un pennello, salali leggermente e passali nella granella di pistacchi
  10. Adagia i tranci su una teglia da forno rivestita con carta forno, cospargi la ricciola impanata con un filo d’olio.
  11. Inforna per circa 8 minuti a 220°.
  12. Taglia a rondelle le patate tenute da parte e saltale in padella con un cucchiaio di olio extravergine di oliva.
  13. Adagia i tranci di ricciola in crosta di pistacchi in un piatto da portata e decora con le patate e qualche pistacchio.
  14. La purea servila da parte.

Se non sei amante di questa tipologia di pesce puoi realizzare dei filetti di salmone all’arancia.

Buona Vigilia di Capodanno a tutti!

Natobio: un angolo dedicato alla cosmetica sostenibile in Irpinia

Natobio è un piccolo angolo dedicato interamente alla cosmesi naturale che si trova nel cuore dell’Irpinia. L’idea è nata quattro anni fa da due imprenditrici e sorelle: Daniela e Loredana De Simone. La loro idea è quella di rendere fruibile una cosmesi sana, biologica, italiana e, soprattutto, ecosostenibile.

Abbiamo deciso di raccontarvi e mostrarvi questo progetto perché rappresenta una sfida in cui a muovere i fili sono l’amore per il proprio territorio e l’ideale di vivere in un mondo più equo e sano.

Natobio è una sfida perché molto spesso si hanno delle perplessità nei confronti della cosmesi biologica e naturale che, molti, considerano elitaria e costosa mentre per altri è poco efficace ed efficiente. In un mondo fondato sul consumismo, sulle marche note e più pubblicizzate risulta difficile invertire il mercato legato alla cosmetica.

Daniela e Loredana De Simone hanno creduto così tanto nel loro progetto che le difficoltà si sono trasformate in piccoli salti che le tengono ancora presenti sul mercato irpino e nazionale.

Natobio di Loredana e Daniela De Simone

Natobio un piccolo angolo dedicato alla cosmesi sostenibile

Natobio: la filosofia che si nasconde dietro un’apparente attività commerciale

Natobio non è semplicemente un  punto vendita ma è un luogo in cui è possibile scoprire un mondo sconosciuto a molti. Qualsiasi dubbio o incertezza, sui prodotti, vengono spiegati e illustrati grazie alla conoscenza delle due titolari. Ciò che anima questo progetto nasce da un’infanzia legata alla natura e alla voglia di trasmettere una consapevolezza negli acquisti sostenibile che possa creare vantaggio a chi ne fruisce e a chi produce.

Loredana De Simone spiega così la sua passione per la cosmesi naturale:

La mia passione per questo mondo è radicata in me dall’infanzia perché ho avuto  fortuna di crescere in un luogo circondato e immerso nella natura. Ricordo le giornate trascorse con mia nonna e le sue vicine che mi insegnavano a riconoscere le piante e le radici giuste da impiegare per fare i decotti. Questo seme nei confronti della cosmesi naturale però è cresciuto in età adulta quando il mio percorso professionale sembrava già segnato da altre ambizioni professionali. Tutto è iniziato con mia sorella con la quale condivido questo progetto.

I prodotti presenti all’interno dell’attività commerciale sono selezionati con grande cura e attenzione inoltre sono testati personalmente da Loredana e Daniela. Dunque nulla in questo luogo viene lasciato in balìa della casualità e dell’approssimazione.

In quanti si chiedono cosa è contenuto all’interno di un prodotto cosmetico che si decide di acquistare e utilizzare sulla nostra pelle? Quanti ritengono che un brand più conosciuto sia più efficace di quello prodotto da una piccola casa di produzione sconosciuta a molti? Quando si decide di acquistare un prodotto quanta importanza ha il prezzo in relazione alla notorietà del brand?

Purtroppo sono in molti ed è questo ciò che le due giovani imprenditrici cercano di fare: cambiare in meglio i pregiudizi legati al mondo della cosmesi naturale.

Loredana De Simone: intervista

Una delle fondatrici di Natobio

Loredana De Simone ci spiega meglio il suo progetto

La maggior parte dei prodotti cosmetici in commercio che non badano al contenuto, come ci spiega Loredana De Simone, sono ricchi di sostanze dannose per il nostro organismo come i petrolati e sostanze chimiche. Come può una sostanza derivata dal petrolio fare del bene alla nostra pelle?

Loredana De Simone afferma:

Con Daniela abbiamo iniziato a cercare prodotti per la cura della persona che contenessero ingredienti naturali e abbiamo iniziato a testarli in prima persona. Pian piano abbiamo iniziato ad ampliare le nostre priorità, scegliendo prodotti che non sono testati sugli animali. Noi crediamo in questo progetto perché ci rispecchia e riflette la nostra scelta di vita quotidiana in cui diamo più valore alla sostanza che all’apparenza.

Quelli che mettiamo a disposizione della nostra clientela sono prodotti selezionati, naturali al 100% ed efficaci.

Natobio è un luogo che mette al primo posto il benessere dell’essere umano e dell’ecosistema. Il punto vendita è presente sia fisicamente in Via Nazionale 10 a Calore (AV) che online per raggiungervi ovunque vi troviate.

Per qualsiasi informazione potete contattare il seguente recapito telefonico: 349 553 0776.

Operatore Turistico Green: una figura professionale che salverà i borghi

L’operatore turistico green è una figura professionale specializzata nella tutela e valorizzazione del patrimonio naturalistico. Una figura che è diventata necessaria vista la domanda turistica sempre più esigente, soprattutto, tra coloro che pianificano le proprie vacanze o escursioni anteponendo la natura a tutto il resto.

Da quest’ottica nel 2021 partiranno i progetti di 13 operatori, ciascuno con una tematica differente, tutti orientati a dettami quali: valorizzazione delle zone naturalistiche e ricerca di un’economia sostenibile. La qualifica di Operatori di Marketing Turistico Green crea delle figure esperte nello sviluppo di vacanze sostenibili all’insegna della natura. La qualifica è arrivata al termine del primo corso italiano, finanziato da Forma Temp, promosso da E-Work e da C.Consulting, ideato da Fernanda Ruggiero, consulente in Nuovi Turismi.

Operatore Turistico Green

Operatore Turistico Green

Operatore Turistico Green: i 13 progetti

  1. Dario De Angelis, romano ma di formazione inglese, ritorna nella Capitale per promuovere la Riserva Naturale de L’Insugherata- Lo spazio verde che Roma ci nasconde.
  2. Carmine Cicinelli, giornalista irpino, ha come obiettivo quello di valorizzare l’Area naturalistica dei Castelloni, nel comune di Montefredane, in cui si trova una zona incontaminata fulcro di attività di trekking tra biodiversità ed enogastronomia.
  3. Angelica Boccia, di Montella, sfrutterà l’esperienza maturata negli Stati Uniti e Nord Europa per valorizzare il Monte Terminio, occupandosi de I tratturi narranti, un progetto pilota che si sviluppa tra Montella e Serino.
  4. Daniela Castelluccio, di Capaccio, riqualificherà il borgo di Gromola con Il sentiero degli sposi di Trentinara.
  5. Anella Mammola D’Angelo, del Cilento, paladina del turismo accessibile darà nuova linfa all’importante complesso archeologico di Velia con il progetto Alla scoperta dei giardini Eleatici.
  6. Aurora Neve Iannuzzi si occuperà dei percorsi tra la parte alta di Ascea e le aree costiere fino al comune di Pisciotta con il progetto Ci-Lento.
  7. Riccardo Grimolizzi offre la giusta vetrina al percorso che va dal Cratere degli Astroni fino al Real Parco di Capodimonte.
  8. Francesco Di Lisi, lucano doc, è il più giovane del gruppo ma è un esperto escursionista che concentra il suo lavoro sul Torrente Ficocchia e la sua fauna autoctona.
  9. Denise Ruggiero, sempre dalla Basilicata propone un Cammino sulle tracce di Santa Lucia per la rivalutazione di uno scorcio naturalistico tra la sua Rapolla e Melfi.
  10. Samuel Morra, astigiano e trapiantato in Lucania valorizzerà il progetto ODV La strada dei fiori per il potenziamento di un’antica via nel comune di San Fele.
  11. Vincenzo Pomarico, beneventano, ha una solida formazione turistica alle spalle, sulla scorta della quale progetterà la rivalutazione de La cascata sperduta del Sannio a San Marco dei Cavoti.
  12. Mariangela Luongo, legata alle tradizioni della sua Cairano valorizzerà l’Oasi di conza della Campania con la realizzazione di campi estivi destinati ai ragazzi.
  13. Giorgia Galleri, di Algero, è un’antropologa che tornata da Bologna riannoda i fili con la sua Sardegna, concentrandosi sui vecchi sentieri della transumanza tra Alghero e Villanova Monteleone.

Queste sono le storie di vita professionali che mosse dalla passione e dall’amore per il proprio territorio e dalla voglia di valorizzare spazi green hanno deciso di affrontare questa sfida.

Un viaggio chiamato psicoterapia di Alessandra Parentela e Michela Longo

Un viaggio chiamato psicoterapia è un libro scritto a quattro mani da Alessandra Parentela e Michela Longo edito da CTL Editore Livorno.

Un viaggio chiamato psicoterapia di Alessandra Parentela e Michela Longo

Un viaggio chiamato psicoterapia di Alessandra Parentela e Michela Longo

Per descrivere Un viaggio chiamato psicoterapia le autrici dicono:

Questo libro trae la sua origine dalla relazione profonda ed unica tra terapeuta e paziente. l’idea del libro nasce in modo molto naturale perché rappresenta l’unione perfetta di due intenti complementari: da una parte l’obiettivo di Alessandra di scrivere un libro innovativo sulla psicoterapia, dall’altra il tentativo di una paziente tra le più difficili che lei abbia avuto di comprendere a fondo il percorso psicoterapeutico attraverso la scrittura di dettagliati resoconti di ogni seduta. E un giorno ci siamo dette che avevamo tutti gli ingredienti per poter scrivere un libro insieme. Il nostro obiettivo è di voler accostare le persone alla psicoterapia, addentrandole in un vero percorso in cui potersi immedesimare, sminuendo quell’alone di vergogna e mistero che ancora c’è dietro al bisogno di rivolgersi allo psicoterapeuta. Chi va dallo psicoterapeuta ha problemi come li hanno tutti. La differenza con chi non ci va è che chi inizia un percorso terapeutico si mette realmente in gioco e vuole iniziare a risolverli. È un libro che parla di esistenza e si interroga sul senso della vita. Il messaggio più forte che vuole dare è come sia nelle relazioni umane che si trova la risoluzione di qualsiasi conflitto perché è nella condivisione che si trova la felicità.

In  breve il libro parla di psicoterapia, come si evince anche dal titolo, un viaggio che tutti dovrebbero intraprendere per avere maggiore consapevolezza di se stessi. Un viaggio chiamato psicoterapia è un libro rivolto a tutti perché ognuno di noi dovrebbe interrogarsi su chi siamo, per poterci dare l’opportunità di vivere l’unica vita abbiamo nel modo migliore possibile.

La psicoterapia, alla luce di quello che oggi stiamo attraversando, è un cammino molto importante della nostra vita.

All’inizio è sofferto e destabilizzante, ma in seguito può rivelarsi come una grande scossa per conoscere meglio se stessi. È un ritorno al sé autentico, un movimento verso qualcosa di nuovo, una trasformazione, è un travaglio dell’anima che ci porta a rinascere come esseri umani, con quelle caratteristiche che non avevamo il coraggio di esprimere perché represse o non realmente esplorate.

La psicoterapia diventa un percorso, un tragitto che si compie in compagnia dello psicoterapeuta. Si ha il coraggio di mostrarsi nel buio più profondo dell’anima, a volte profondamente ferita, in un tunnel buio, dentro quel dolore segreto che non eravamo riusciti a esprimere fino a quel momento.

Se avete a cuore il vostro benessere psicofisico non potete non leggere il Bioginnastica per il riequilibrio posturale bioenergetico di Stefania Tronconi.

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