Cultura

Corpus Christi di Jan Komasa parla della storia vera di un prete abusivo

Corpus Christi è un film di Jan Komasa, che ha ottenuto una candidatura ai Premi Oscar come Miglior film straniero. Il lungometraggio è tratto da una storia vera che ci parla della vita di un giovane polacco che avrebbe voluto diventare un sacerdote ma la sua fedina penale glielo impedisce.

Corpus Christi: il trailer

Un film tratto9 da una vera diretto da Jan Komasa

Corpus Christi: la trama

Daniel (Bartosz Bielenia) è il protagonista di Corpus Christi ed è un ragazzo pieno di contraddizioni. Ciò che vuole è diventare prete ma la sua fede va in conflitto con la sua condotta penale.

Daniel conosce il significato reale e vero della violenza, si lascia andare all’alcol, alla droga e al sesso privo di qualsiasi connotazione affettiva. Proprio ciò che è lo avvicina, attraverso la sensibilità di chi conosce il mondo davvero, a coloro che sbagliano.

Un giorno Daniel viene inviato attraverso un permesso lavorativo in un paese lontano dal riformatorio in cui risiede, in questo luogo molti lo reputano un prete e lui non fa nulla per smentire questa credenza. A causa di una serie di vicissitudini diventa un sostituto del parroco.

Indossata la veste sacerdotale, senza averne titolo, il giovane inizia a sfidare i pregiudizi su cui si basa il mondo religioso. Per scoprire non vi resta che aspettare l’uscita nelle sale italiane di Corpus Christi prevista per il prossimo 29 ottobre.

Il film di Jan Komasa mette in luce l’aspetto della fede che si contrappone al mondo religioso, fatto di un perbenismo apparente che, a volte, trascura la sostanza di chi realmente prova un sentimento nei confronti del mondo metafisico. Se siamo tutti peccatori e tutti abbiamo la possibilità di redimerci perché la religione non lascia questa porta aperta nei confronti di una pecora smarrita che ritorna al suo gregge ma vuole unirsi a Dio in veste di sacerdote?

Perché il perdono religioso va in conflitto con il voler ricoprire cariche sacerdotali? Forse alcune risposte le troveremo nel lungometraggio Corpus Christi.

Buona visione!

Nasce cocktail e cultura al Castello una nuova rubrica dedicata alla mixology e non solo

In collaborazione con il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda abbiamo dato vita a cocktail e cultura al Castello, una nuova rubrica che parlerà del mondo della mixology.

Cocktail e Cultura al Castello: rubrica

Nasce una nuova rubrica sulla mixology made in Irpinia

Castello D’Aquino caffè letterario: breve introduzione

Ad accompagnarci nei vari appuntamenti, per comprendere più da vicino questo mondo, ci sarà Michelangelo Bruno bartender del Castello D’Aquino caffè letterario. La rubrica cocktail e cultura al Castello parlerà non solo di mixology ma anche di cultura vista e trattata da diverse prospettive.

Il Castello D’Aquino caffè letterario non è solo un luogo di bevute ma soprattutto di incontri letterari, culturali che abbracciano diversi settori e canali di intrattenimento. Questo luogo, infatti, per chi ancora non lo conosce è un luogo di ritrovo e di condivisione, in cui c’è spazio per diverse attività e momenti di scambio.

Uno dei punti di forza che rendono il Castello D’Aquino caffè letterario un luogo speciale, oltre alla location suggestiva, è l’attenzione ai cocktail: non troverete mai solo i classici drink ma sempre novità che si basano su uno studio e una ricerca del giusto bilanciamento tra i sapori, accompagnato da una scelta delle materie prime di qualità da utilizzare.

In questo luogo si fonde l’armonia della tradizione insieme alla bellezza della cultura che accoglie eventi letterari, artistici e musicali accompagnati dalla cura verso il cliente.

Castello D'Aquino caffè letterario a Grottaminarda

Castello D’Aquino caffè letterario a Grottaminarda

Il caffè letterario è incastonato nel Castello D’Aquino, situato all’interno del borgo antico La Fratta di Grottaminarda. Dopo oltre trent’anni di esperienza con lo Chalet Lounge Bar, la famiglia Minichiello ha voluto portare la propria esperienza e professionalità in un luogo pieno di storia!

È così che nasce il caffè letterario Castello D’Aquino!

Per scoprire la prima puntata non vi resta che tenervi aggiornati, seguendo la nostra pagina e quella del caffè letterario.

Contro Amazon: Jorge Carriòn scrive in difesa delle librerie e della lettura

Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura (2020 edito da e/o edizioni) è l’ultimo libro di Jorge Carriòn, scrittore e critico letterario spagnolo. Il libro si compone di storie, come si evince anche dal titolo, che rendono omaggio ad alcune delle librerie e biblioteche più affascinanti del mondo.

Jorge Carriòn scrive un manifesto, composto da sette punti principali, in cui spiega alcune ragioni fondamentali per cui bisognerebbe opporsi ad Amazon. Il grande e-commerce, attraverso i suoi prezzi concorrenziali e attraverso la possibilità di acquistare direttamente da casa, sta mettendo a dura prova le librerie, soprattutto quelle piccole che non sono franchising.

Questi spazi commerciali fanno fatica a restare aperti per varie ragioni: le persone leggono poco quindi già il fruitore dei loro prodotti si riduce ad un target limitato e di nicchia, si cerca di risparmiare e quindi si acquista su grandi piattaforme virtuali, come Amazon, che a differenza delle librerie fisiche hanno spese e consumi differenti che devono affrontare cui si somma un minimo guadagno perché il lavoro del libraio è un mestiere come gli altri.

Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura

Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura

Jorge Carriòn: i sette motivi per cui non bisogna acquistare libri su Amazon

Le motivazioni esposte da Jorge Carriòn nel libro Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura sono le seguenti:

  1. Perché non voglio essere complice di un’espropriazione simbolica
  2. Perché siamo tutti cyborg ma non robot
  3. Perché rifiuto l’ipocrisia
  4. Perché non voglio essere complice del neo-impero
  5. Perché non voglio che mi spiino mentre leggo
  6. Perché difendo la lentezza accelerata, la vicinanza relativa
  7. Perché non sono ingenuo

Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura è diventato un libro culto nel mondo dei librai, degli appassionati di lettura e dei bibliotecari perché Jorge Carriòn , visitando le librerie e i luoghi in cui il libro è considerato un bene fondamentale per l’umanità ha parlato con le persone sparse per il mondo, per conoscere i diversi punti di vista e le diverse difficoltà delle librerie, in particolar modo delle librerie indipendenti.

Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura di Jorge Carriòn

Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura di Jorge Carriòn

Stiamo perdendo il rapporto umano con il libraio

Oltre al fatto economico c’è un elemento importante che il lettore che compra online sta perdendo: il rapporto umano con il libraio.

Molte volte, quando si ha il libraio di fiducia, si entra nella libreria con la voglia di acquistare un romanzo o un libro, pur non avendo un’idea precisa di ciò che si vuole. Il libraio che ci conosce, in base ai nostri acquisti e ai discorsi che si intavolano, ha degli elementi per conoscerci umanamente e consigliarci nel modo giusto perché un libro non è un semplice oggetto ma ciascun volume è un pezzo di carta che racconta di storie o di mondi specifici, che in qualche modo in base alle nostre scelte rivelano anche qualcosa di noi.

Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura è un modo diverso e più critico per confrontarci e per conoscere realtà interessanti come quella di Alba Donati che potrebbero scomparire se continuiamo ad acquistare esclusivamente su Amazon.

Nuovo appuntamento con Dante per tutti al Castello d’Aquino caffè letterario di Grottaminarda

Ritorna un nuovo appuntamento di Dante per tutti al Castello d’Aquino caffè letterario di Grottaminarda. questa volta verrà introdotto e spiegato il XIII Canto dell’Inferno che ha come protagonista Pier delle Vigne.

La lettura e il commento del Canto dantesco verranno introdotti dalla leggenda del diavolo messo in fuga da un monaco. Per poter facilitare la fruizione e la comprensione verranno proiettati i testi e le opere d’arte.

L’appuntamento con Dante per tutti è previsto per il 14 ottobre alle ore 20:00, il costo del biglietto è di 5.00 euro ed è obbligatoria la prenotazione contattando il seguente numero telefonico: 334 947 46 73.

Dante per tutti: nuovo appuntamento al Castello d'Aquino di Grottaminarda

Inferno XIII: Pier delle Vigne

Canto XIII Pier delle Vigne: breve introduzione della serata al Castello d’Aquino caffè letterario di Grottaminarda

Il Canto XIII ci conduce nel VII cerchio dell’Inferno dove sono puniti i violenti, coloro che furono violenti con se stessi, togliendosi la vita. Il luogo in cui si trovano Dante e Virgilio non ha sentieri e la natura è arida, come l’animo di chi vive questi luoghi. Le piante sono scure e senza frutti perché ci troviamo in un posto il cui la vita non è contemplata. Sui rami delle piante ci sono spine avvelenate dove fanno il nido le arpie, creature mostruose che hanno il viso umano e il corpo di un uccello e il loro suono è un sinistro lamento.

Non era ancor di là Nesso arrivato,

quando noi ci mettemmo per un bosco

che da neun sentiero era segnato.

Non fronda verde, ma di color fosco;

non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti;

non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco.

Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno,

che cacciar de le Strofade i Troiani

con tristo annunzio di futuro danno.

Ali hanno late, e colli e visi umani,

pié  con artigli, e pennuto ‘l gran ventre;

e fanno lamenti in su li alberi strani.

Struttura dell'Inferno dantesco

Struttura dell’Inferno dantesco

Dante si accosta a Pier della Vigne per più di una ragione: non solo perché la molla segreta che spinse Pier delle Vigne al suicidio appariva a Dante un fatto su cui bisogna indagare ma anche, e soprattutto, per le affinità esistenti fra i due poeti. Entrambi si sono formati alla stessa  scuola e tutti e due sono intellettuali politicamente impegnati e entrambi hanno subìto una condanna.

Per scoprire il resto non vi resta che partecipare a Dante per tutti prenotando al Castello d’Aquino caffè letterario di Grottaminarda.

Gilda Ciccarelli ci parla del ruolo della donna nel teatro napoletano

Rieccoci con una nuova puntata di un caffè a teatro con Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata. Questa è la prima puntata che realizziamo post Covid e abbiamo deciso di parlare di donne nel teatro ma in modo diverso e guardando il ruolo della donna da un’altra prospettiva.

Gilda Ciccarelli: video

La prima attrice della compagnia teatrale La Fermata ci parla delle donne nel teatro napoletano

Con Gilda Ciccarelli avevamo già parlato, in una puntata precedente di un caffè a teatro, di storie di donne a teatro e al cinema passando da Eleonora Duse a Meryl Streep.

Oggi non parleremo soltanto dell’evoluzione storica che hanno avuto le donne all’interno del teatro napoletano ma anche di come si sono evoluti determinati stereotipi femminili nel teatro partenopeo e lo faremo da un punto di vista più femminista, lasciateci passare questo termine.

Quello che andremo ad analizzare con la prima attrice della compagnia teatrale La Fermata è il ruolo della donna in determinati periodi che hanno fatto la storia del teatro napoletano. Ci soffermeremo, soprattutto, su un personaggio abbastanza controverso, per certi aspetti.

La figura femminile di cui stiamo parlando è quella di Filomena Marturano ma procediamo con ordine partendo dal teatro napoletano prima di Eduardo De Filippo.

La donna nel teatro napoletano spiegata da Gilda Ciccarelli

Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata ci parla del ruolo della donna nel teatro napoletano

Il ruolo della donna nel teatro napoletano spiegato da Gilda Ciccarelli

Il ruolo della donna nel teatro napoletano si è evoluto insieme al ruolo che, in quel periodo, il gentil sesso aveva nella società. Infatti all’inizio, nel primo teatro napoletano, il personaggio femminile non ricopre un ruolo drammaturgicamente rilevante perché era un personaggio che faceva da spalla ai ruoli principali che erano quelli maschili. I ruoli interpretati dalle donne in questo periodo erano quello della moglie, della figlia o della zitella ed erano personaggi che, all’interno del canovaccio, non avevano una crescita o un’evoluzione. I personaggi femminili di questo periodo infatti rappresentano i tre classici stereotipi sociali del tempo e le aspettative che si riponevano in lei.

La donna nasceva come figlia e doveva diventare moglie ma, per diverse ragioni, poteva non avere pretendenti e quindi restare zitella a vita e da qui i personaggi prendevano i classici connotati di moglie tradita, figlia obbligata a sottostare ad imposizioni familiari e così via. In breve quella proposta è una donna derivante da una società e cultura maschilista.

Donne nel teatro napoletano

Le donne nel teatro napoletano

Gilda Ciccarelli afferma:

L’evoluzione della donna nel teatro napoletano la iniziamo a intravedere in alcune commedie, non popolari e quindi meno famose, di Salvatore Di Giacomo in cui la donna inizia a ricoprire un ruolo differente: quello della femmina napoletana portavoce di una società matriarcale.

In realtà questo ruolo, quello matriarcale, è sempre esistito solo che si tendeva a schiacciarlo per dare spazio agli stereotipi della donna succube.

L’evoluzione più grande nel teatro napoletano l’abbiamo con Eduardo De Filippo. Infatti il primo personaggio che viene in mente è quello di Filomena Marturano. Una donna costretta, per necessità, a doversi prostituire.

Filomena Marturano è una donna che lotta per i suoi diritti e lotta rivendicando il suo essere donna ma per scoprire alcuni aspetti di questo personaggio controverso non vi resta che guardare il video in home.

Louise Gluck riceve il Premio Nobel per la Letteratura

Louise Gluck (1943) è una poetessa e saggista statunitense che ha pubblicato dodici antologie di poesie. A lei è stato assegnato il Premio Nobel 2020 per la Letteratura.

I temi affrontati all’interno delle sue poesie sono diversi ma alcuni studiosi hanno trovato delle tematiche ricorrenti all’interno delle sue opere letteraria.

Tra questi vi è il trauma, visto da Louise Gluck come un passo importante interiore che conduce, se vissuto, ad un apprezzamento maggiore della vita.

Per farvi comprendere meglio lo stile e le argomentazioni trattate vi riportiamo una sua poesia intitolata Fine dell’estate che parla di una storia d’amore finita.

Louise Gluck: la poetessa statunitense

La poetessa statunitense che ha ricevuto il Premio Nobel 2020 per la Letteratura

Louise Gluck: Fine dell’estate

Dopo che mi vennero in mente tutte le cose,
mi venne in mente il vuoto.

C’è un limite
al piacere che trovavo nella forma…

In questo non sono come voi,
non ho risoluzione in un altro corpo,

non ho bisogno
di un riparo fuori di me…

Mie povere ispirate
creazioni, siete
distrazioni, in ultimo,
puri inceppi; siete
alla fine troppo poco simili a me
per piacermi.

E così candide:
volete essere ripagate
della vostra scomparsa,
pagate tutte con qualche parte della terra,
qualche ricordo, come una volta eravate
compensate per il lavoro,
lo scriba pagato
con argento, il pastore con orzo
per quanto non è la terra
a durare, non
queste schegge di materia…

Se apriste gli occhi
mi vedreste, vedreste
il vuoto del cielo
specchiato in terra, i campi
di nuovo nudi, senza vita, coperti di neve…

poi luce bianca
non più travestita da materia.

Louise Gluck, oltre al tema del trauma parla all’interno delle sue opere letterarie di: natura, morte, perdita e della fine delle relazioni sentimentali ma ci sono anche temi che evita.
La poetessa, infatti, elude l’identificazione etnica secondo alcuni critici.
La vita della saggista e poetessa statunitense non è stata sempre semplice: da giovane ha sofferto di anoressia nervosa da cui ne è uscita dopo sette anni di trattamento.
Quando Louise Gluck parla di questo periodo lo descrive con queste parole:
Ho capito che a un certo punto sarei morta. Quello che sapevo in modo più vivido, più viscerale, era che non volevo morire.
Se siete interessati al mondo della poesia al femminile  vi consigliamo la lettura di Milk and Honey di Rupi Kaur, ul libro che tutte le donne dovrebbero leggere.

Ferdinando Terlizzi ci racconta di Vittime Assassini Processi

Vittime Assassini Processi (2020) è l’ultimo libro, edito da Edizioni Eracle, di Ferdinando Terlizzi, scrittore e avvocato,

Il libro si compone di delitti che vengono analizzati con attenzione scrupolosa e meticolosa. La maggior parte dei delitti si sono svolti nel casertano dagli anni ’20 in poi.

Se si volesse riassumere Vitime Assassini Processi si potrebbe dire che il libro è un mix tra racconto e cronaca nera che trovano il giusto equilibrio all’interno di una narrazione che ci mostra uno spaccato umano non molto diverso dal nostro.

Vi riportiamo due racconti di omicidi presenti all’interno del libro di Ferdinando Terlizzi per farvi capire come si compone il libro e per mostravi come, a prescindere dagli anni e dalla società il mondo di oggi non è poi così diverso da quello di ieri.

Vittime Assassini Processi di Ferdinando Terlizzi

L’ultimo libro di Ferdinando Terlizzi

Vittime Assassini Processi di Ferdinando Terlizzi: Ingegnere casertano ucciso a Venezia con la compagna incinta.

Giustizia è fatta per l’ingegnere aerospaziale di Sant’Arpino, Biagio Jr Buonomo e la sua compagna originaria della Russia, Anasasiia Shakurova, entrambi trentenni- lei incinta- uccisi da un professore di inglese di Venezia, di 51 anni, Stefano Perale, condannato all’ergastolo gal Gup Roberta Marchiori nel corso di un’udienza con rito abbreviato che non gli ha risparmiato la massima pena chiesta dal pubblico ministero Giorgio Gava.

L’avvocato di parte civile, Raffaele Costanzo, del Foro di Santa Maria Capua Vetere si ritiene soddisfatto del risultato in quanto sono state accolte tutte le nostre richieste e perché la invocata infermità mentale dell’imputato era il frutto di una chiara simulazione dello stesso.

È evidente che nessuna pena e nessun risarcimento potrà mai realmente alleviare il dolore dei familiari di Biagio junior.

Penso al contegno sempre composto del padre Vito, della sorella Simona e del cognato Diego che non hanno mai chiesto vendetta ma solo giustizia per il loro amato Biagio junior.

Per la parte civile è stato impegnato anche l’avvocato Michele Maturi mentre a difendere Perale c’erano gli avvocati Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi.

Da questo racconto appena riportato emerge la storia di un delitto efferato e ci porta anche a riflettere sulla differenza sostanziale tra vendetta e giustizia. La prima (la vendetta) è frutto di un sentimento di rabbia e se vogliamo atavico perché simile alla legge del taglione per cui ci si sente sollevati solo in un’azione che sia feroce e intensa come quella subìta.

La seconda (la giustizia) è capace invece di infliggere un’azione parimenti intensa ma seguendo un filone altro: quello del raziocinio e del rispetto dell’essere umano.

Ferdinando Terlizzi

L’avvocato durante un’intervista

Vittime Assassini Processi di Ferdinando Terlizzi: omicidio a sfondo passionale ad Aversa, uccide il rivale in amore.

Quello che vi stiamo per riportare è un omicidio che ci ricorda quello di Maria Paola Gaglione di 22 anni uccisa dal fratello  Michele Antonio Gaglione perché non accettava che la sorella avesse una relazione con il compagno perché transgender.

Lui, la trans e l’altro. Un triangolo amoroso che si è risolto con l’omicidio del rivale. Ciro guarente, militare della Marina, declassato poi a dipendente civile, ha confessato di aver ucciso Vincenzo Ruggiero, 25 anni, sparito il 7 luglio da Aversa. Tutto nasce dalla scomparsa di Ruggiero, 25enne di Parete, attivista gay molto conosciuto nella comunità LGBT  campana, commesso in un accorsato negozio del Centro Commerciale Campania.

L’ex militare lo ha ucciso a casa sua, ad Aversa, durante un litigio nato dalla gelosia per lo stretto rapporto di amicizia della vittima con la trans Heven Grimaldi – legata all’indagato – poi ne ha nascosto il corpo. Gli inquirenti hanno, così, cominciato a insospettirsi; hanno poi scoperto che uno studio privato, situato di fronte casa della vittima, ad Aversa, aveva la telecamera puntata proprio verso l’ingresso dell’abitazione del giovane e hanno passato al setaccio le immagini della serata del 7 luglio: gli occhi elettronici avevano catturato tutto.

Dalla registrazione emerge una sequenza inquietante: si scorge il 35enne, poi reo confesso del delitto, mentre si infila nel portone dell’abitazione della vittima, poi l’arrivo di quest’ultimo.

Il cadavere del povero giovane è stato poi trovato fatto a pezzi e murato a Ponticelli.

Il caso giudiziariamente è ancora aperto.

Per scoprire qualche altra curiosità sul libro Vittime Assassini Processi non vi resta che guardare l’intervista di Ferdinando Terlizzi in home!

Grottaminarda: bando per una borsa di studio

Il Comune di Grottaminarda  mette a disposizione una borsa di studio del valore di 2mila euro per la migliore tesi di laurea che riguarderà tematiche inerenti la parità di genere.

L’iniziativa è stata promossa da Virginia Pascucci, Assessore alle Pari Opportunità, sempre molto attenta a tematiche delicate e sociali di questo genere.

Il bando è stato promosso dal Comune di Grottaminarda con il patrocinio della Provincia di Avellino.

L’avviso è consultabile sull’Albo pretorio della Provincia e c’è tempo per presentare la domanda fino al 15 ottobre alle ore 13:00.

Comune di Grottaminarda: borsa di studio

Il comune di Grottaminarda mette a disposizione una borsa di studio del valore di 2mila euro

Virginia Pascucci spiega con queste parole l’importanza di affrontare determinate tematiche:

Sono certa che nella nostra realtà vi siano numerosi giovani neolaureati che hanno effettuato ricerche in materia di Parità di genere nei luoghi di lavoro e che abbiano quindi trattato nella propria tesi di laurea questa importante tematica. Un concorso come questo può essere utile a valorizzare i loro talenti e a favorire ulteriori riflessioni su una tematica che non viene mai trattata abbastanza.

Il concorso è alla sua prima edizione e nasce con la voglia di sensibilizzare sui temi della differenza di genere e promuovere la riflessione e stimolare la ricerca su studi inerenti le pari opportunità e allo stesso tempo sostenere la ricerca accademica, valorizzando l’impegno di giovani studiosi e studiose.

Per poter partecipare al concorso gli elaborati devono essere inviati all’indirizzo pec al seguente indirizzo: info@pec.provincia.avellino.it.

Per qualsiasi informazione è possibile contattare il seguente numero: 0825 790536.

Io ero di Nick Fibonacci un romanzo autobiografico su una vita fatta di eccessi

Io ero è il titolo del romanzo di Nick Fibonacci, un nome fittizio, protagonista del romanzo. Il libro è stato scritto a quattro mani insieme alla giornalista Lorenza Giuliani che ha aiutato lo scrittore a riscrivere e ricomporre i pezzi di una vita fatta di eccessi e di tossicodipendenza. Io ero è un libro pubblicato da Mondadori, uscito nelle librerie il 29 settembre 2020.

Siamo a metà degli anni ’80 e ci troviamo in Emilia Romagna. A vent’anni Nick Fibonacci incontra l’estasi artificiale, un ascensore sociale come lui stesso lo definisce perché gli spalanca un mondo diverso da quello in cui è abituato a vivere lui.

Presto si ritrova a importare dall’Olanda enormi quantitativi di droga, con cui rifornisce amici, sconosciuti, tossici navigati e dolenti sognatori sprovveduti, ma pian piano anche nuove e vecchie celebrità dello starsystem, famosi sportivi, e altri clienti insospettabili.

Improvvisatosi narcotrafficante, escogita una serie di affari che gli fruttano fiumi di denaro, prontamente dissolti in viaggi, donne, alberghi di lusso, begli abiti e feste sfavillanti, eccessi e tante polveri da sniffare. Convinto che la sua stella non tramonterà mai, Nick continua a sfrecciare nei giorni a fari spenti – senza mai, pentirsi della sua dipendenza, nemmeno quando il suo castello inizia a riempirsi di spifferi e crepe, e poi a crollare, trascinandosi dietro tutto: i soldi, gli amici, persino l’Amore. Perché se Nick si volta indietro, l’unico pensiero rimane:” È stato uno sballo pazzesco”.

Io ero: recensione

Io ero di Nick Fibonacci

Io ero: la trama

Nick Fibonacci si definisce un turista della vita, della droga, dei sentimenti. Sempre pronto a partire ma con la consapevolezza e la voglia di tornare. Lui nella vita non ha mai avuto passioni ma è stato attraversato da diverse ossessioni.

Ero affamato di quell’onnipotenza data dall’abitudine a surfare sulle onde del tuo destino senza mai avere paura che il vento cambi. E lui, paradossalmente, non cambia proprio perché tu non l’hai previsto.

Ho trascorso anni a praticare l’arte della leggerezza e della superbia, riuscendo a bilanciare entrambe egregiamente: la prima mi impediva di dare un nome e un peso a quello che facevo, la seconda mi convinceva che, se non io, chi mai avrebbe potuto vivere come volevo vivere?

Io ero ci porta nel mondo della fine degli anni ’70 gli stessi di Andrea Pazienza che viveva la stessa Bologna di Nick Fibonacci, una città fatta di libertà, di eccessi e di fughe artificiali che in qualche modo servivano ad alleggerire le anime più sensibili che rifiutavano il mondo in cui vivevano, creandosene uno proprio.

Nick Fibobacci riesce a catturare e catapultare il lettore nel suo mondo che è stato la sua vita, fatto di eccessi e di puro azzardo. La sua vita è stata una continua fuga e corsa verso una felicità che si è rivelata tutt’altro che lieta e leggera perché la sua unica fortuna è stata quella di uscirne vivo.

Se siete amanti di romanzi autobiografici e di storie vissute in modo non convenzionale Franco Toro: l’uomo più bello del mondo di Dario Neron potrebbe essere un altro spunto di lettura che riguarda il mondo degli escort.

Tettagna: il romanzo di esordio di Patrizia De Luca

Tettagna è il titolo del romanzo d’esordio di Patrizia De Luca, edito da edizioni e/o, che uscirà il prossimo ottobre nelle librerie.

Il romanzo è una favola nera che capovolge le regole della nostra realtà perché all’interno delle pagine di Tettagna è la vita dei maschi ad essere minacciata dalla forza del corpo delle donne.

Tettagna di Patrizia De Luca

Tettagna di Patrizia De Luca

Tettagna: la trama

Tettiano è un paese che si trova nei pressi di Napoli, sotto la collina di Tettagna. Le donne che sono nate in questo piccolo paese di collina nascondono un segreto: il loro seno ha il potere di stregare qualsiasi uomo ma anche di ucciderlo.

Una volta che un uomo riesce a vedere il seno di una tettianese resta legato a quella donna per sempre e se un giorno, malauguratamente quella donna smette di amarlo, questi muore all’istante.

Quindi le donne di Tettagna ricorrono al potere di erbe e spezie  della collina per riuscire a preservare il loro matrimonio, tramandando il loro segreto alle figlie perché le tettianesi possono avere un solo bambino e di sesso femminile.

Il romanzo di Patrizia De Luca è una sorta di favola nera che capovolge le dinamiche del mondo reale e sovverte la differenza di genere poiché ad essere fragili non sono le donne bensì gli uomini.

Protagoniste delle pagine di Tettagna sono tre donne, appartenenti a differenti generazioni, ciascuna di loro cerca di confrontarsi con le altre, cercando di sopravvivere ai sensi di colpa. Dalle tre protagoniste emerge il senso profondo che hanno l’amicizia e la solidarietà femminile, aspetti importanti e che molte donne dovrebbero coltivare maggiormente nei confronti delle proprie simili.

All’interno delle pagine del romanzo emergono anche problematiche sul rapporto madre e figlia dove spesso vige la paura delle seconde di assomigliare alle prime o del desiderio materno di realizzare attraverso le figlie la vita che non sono state in grado di vivere.

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