L’ineffabile sapore della dignità di Anna Giancontieri Mele
L’ineffabile sapore della dignità (2021) è un romanzo di Anna Giancontieri Mele, pubblicato da Pegasus Edition, che è stato candidato al Premio Campiello 2021.
La scrittrice commenta cos’ riguardo la candidatura:
Partecipare al Premio Campiello è prestigioso. Arrivare fra i prim cinque sarebbe il riconoscimento della bontà del mio lavoro e dell’egregio supporto dell’Editore che si è fatto, senza risparmio alcuno, parte attiva in prima persona.
L’ineffabile sapore della dignità è un libro che affronta la problematica comune che abbraccia i rapporti sentimentali e coniugali: l’appiattimento che spesso trova come unica soluzione la conoscenza extraconiugale, per ritrovare una parvenza di equilibrio perduto e il problema di affrontare i pregiudizi di ciascuno.
Un romanzo che affronta la problematica dell’appiattimento del rapporto di coppia
L’ineffabile sapore della dignità: trama
Protagonista del romanzo di Anna Giancontieri Mele è Denise, una donna colta e raffinata che divide la sua vita tra la famiglia e la passione per la scrittura. La sua vita procede tranquilla fino a quando Carlo, uno dei suoi due figli, si innamora perdutamente di Maria, donna particolarmente seducente e affascinante.
La famiglia di stampo classico-borghese scopre che Maria è stata un uomo prima, una notizia che in loro crea forte imbarazzo perché non riescono a vedere la normalità di una storia come le altre.
Tema principale de L’ineffabile sapore della dignità è l’omosessualità, il difficile rapporto genitori-figli e i pregiudizi che, in molti, nascono inevitabilmente davanti a qualcosa che non si conosce.
Spesso i pregiudizi si nascondono dietro la presunzione di voler dare un consiglio quando ciò che si sta facendo, in realtà, è quello di dare un imperativo morale a chi non lo ha mai chiesto. In breve, le storie considerate non convenzionali, per molti, perché si ama una persona dello stesso sesso chiedono di essere accettate al pari di altre, in primis nella propria famiglia. Il sentimento dell’amore è universalmente valido per tutti ed è un sentimento intimo, spesso, difficile da far capire per chi nella vita ha un limite mentale e culturale che non deriva solo da una provenienza sociale e culturale medio-bassa, per intenderci.
La difficoltà di accettare ciò che è diverso da noi, di giudicarlo negativamente e di opporci dipende da diversi fattori che esulano dallo spessore culturale e dal concetto di valori che risulta, mai come oggi, essere completamente soggettivo. La paura nasce da una mancata confidenza con una realtà che socialmente è stata sempre negata, fino a qualche decennio fa, soprattutto se si pensa all’omosessualità e alle battaglie che tutt’ora si fanno per affermare il semplice diritto di essere ciò che si è senza aver paura.
Purtroppo ci sono stati inculcati falsi miti e credenze come la più sempliciotta che è quella che l’uomo debba essere più grande della donna o coetaneo al massimo, per essere considerato un rapporto normale e accettabile socialmente. Questa tipologia di pensiero, in molti, è stanziata ed è un dogma che diventa insuperabile quando all’interno della cerchia affettiva e familiare si disattendono questi pseudo dogmi che sono invece semplicemente preconcetti senza fondamenta e soprattutto privi di senso.
Per rendere più chiaro ciò che abbiamo detto, riportiamo un passo de L’ineffabile sapore della dignità:
I problemi non erano arrivati dal piccolo, Paolo, che ora sembrava voler mettere un punto al suo svolazzare con una ragazza più giovane di lui di dodici anni, ancora studentessa liceale, ma dal nostro primogenito Carlo che, dopo la prima storia d’amore, da noi condivisa, ed altre di minore importanza, si era innamorato di una persona inadeguata, dando un duro colpo al suo e al nostro equilibrio.
…
Carlo, invece, viveva l’amore più sbagliato che potesse capitargli con una persona più grande di ventitré anni e, pur di n sentirselo ripetere, aveva rinunciato persino a vederci, ergendo fra lui e noi un muro, come se continuare a rispettare i vecchi affetti, ascoltarne i consigli, significasse soggiacere ad insegnamenti cui non voleva più piegarsi.
E ancora:
Non era facile per noi accettare che Carlo, l’orgoglio della casa, l’esempio prezioso per il fratello minore, proponesse di avere al suo fianco una donna più vecchia di lui, una donna della stessa età di sua madre.
Ma non era tutto! La verità, quella tragica, distruttiva, annientante, l’avremmo appresa successivamente: quella donna non era solo più vecchia, era… era un transessuale. Un uomo bugiardo e meschino che non aveva avuto il coraggio di confessare a Carlo il proprio stato.
Quell’uomo, la cui identità avevamo scoperta tramite amici, aveva infinocchiato nostro figlio, facendogli credere di essere femmina.
Con questi pochi passi riportati la scrittrice coglie in pieno l’assurdità dei luoghi comuni e dei pregiudizi verso ciò che non si riconosce come simile. La normalità non segue dettami, se non quelli basici che non consentono comportamenti lesivi o mortali nei confronti di altri. Il resto non lo si può catalogare con la parola normale o con il suo opposto.
Normale è ciò che ci fa stare bene, normale è ciò che per noi è giusto, normale è la modalità con cui si sceglie di vivere la propria vita, l’unica che abbiamo e che per diritto naturale appartiene esclusivamente a noi e alla nostra volontà di agire per come meglio riteniamo per noi stessi.
Per approfondire da un’altra prospettiva questo delicato argomento vi consigliamo la lettura di Senza rosa né celeste. Diario di una madre sulla transessualità della figlia di Mariella Fanfarillo.