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I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari è un libro in cui si affrontano questioni relative alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova. La disamina si avvale di studi recenti in sociologia religiosa, psicologia, movimenti religiosi alternativi e di molte testimonianze ed esperienze di chi ha abbracciato questa religione.

La scrittrice spiega con queste parole l’esigenza da cui nasce il suo saggio:

Ho incontrato abissi di sofferenze e soprusi subiti da bambini, anziani, adolescenti, adulti, uomini e donne. Dopo un incontro che non ritengo casuale, e che mi ha suscitato molti interrogativi, ho deciso di realizzare il tempo del pensionamento per studiare e informarmi presso esperti circa la vera realtà che sta dietro la facciata della CCRG. Ho purtroppo constatato uno sgretolamento inimmaginabile della dignità umana di bambini e adulti. Ho indagato per capirne le cause.

La mia coscienza e l’amore per il prossimo mi hanno spinta a far conoscere con determinazione i risultati delle mie ricerche al più vasto pubblico possibile perché ci sia un’informazione corretta, così che si possa anche prevenire il ripetersi di tali e tante tragedie.

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari

Watch Tower: in cosa consiste

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower inizia presentando i personaggi più noti di questa congregazione, arrivando ai giorni nostri. Ileana Mortari prosegue spiegando bene alcuni fondamenti della Watch Tower. L’impianto dottrinale della congregazione è basato sulla Bibbia, attraverso una critica testuale.

I Testimoni di Geova pongono una differenza sostanziale e netta tra il letteralismo e il fondamentalismo biblico. L’uso della Bibbia per la Congregazione di Geova viene piegata a supporto dei presupposti dottrinali, usando ed estrapolando frasi staccate dal contesto in cui vengono proferite. In questo modo il senso della frase viene alterato e piegato alla tesi che si vuole avallare in quel momento.

Il Corpo Direttivo della Warchtower Bible and Tract Society è il Comitato dell’Associazione che pretende di avere, e lui solo, l’autorità di interpretare la scrittura. Il pensiero indipendente viene fortemente scoraggiato.

L’ideologia geovista è legata ad una visione precristiana del rapporto con Dio. Il messaggio spirituale di libertà proposto da Cristo non viene accolto infatti essi sono molto legati alla legge di Mosè: un mondo legalistico e non spirituale di rapportarsi con Dio.

I Testimoni di Geova hanno esattamente, come gli antichi farisei, questo rapporto di estremo formalismo verso Dio; il quale non è per loro il Padre amorevole che ci ha insegnato a conoscere Gesù, tanto è vero che viene data molta importanza all’uso del Nome di Dio, ma è una divinità che si offende e può distruggere una persona, anche solo per aver fatto un brindisi o usato confetti nei matrimoni, o perché ha osato festeggiare l’anniversario della nascita di suo figlio o gli ha permesso di vestirsi da indiano o da principessa in occasione del Carnevale.

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower: la sintesi del credo

I Testimoni di Geova negano la Trinità, Cristo non è Dio, non esistono sacramenti e non esiste messa. È proibito festeggiare il Natale, Pasqua, compleanni, feste comandate perché per loro sono di origine pagana. L’anima è mortale, non esiste l’Inferno e il Purgatorio. Non bisogna venerare la Madonna e i Santi. Non bisogna possedere immagini sacre perché è idolatria. Cristo non ha fondato la Chiesa. È proibito mangiare sangue e accettare una una trasfusione anche nei casi di estrema necessità.

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower è un libro che ci fa comprendere attraverso la storia, i documenti e le testimonianze di chi ha abbracciato questo credo l’aspetto reale di questa congregazione che alla fine dei conti non è una religione.

Il libro è disponibile negli store digitali o previa prenotazione nelle librerie la Feltrinelli.

Il palazzo delle donne di Laetitia Colombani

Il palazzo delle donne (2021) è l’ultimo romanzo di Laetitia Colombani, pubblicato dalla casa editrice Nord.

Solène è una delle protagoniste del romanzo che giunge al palazzo delle donne, ai nostri giorni, spinta dalla disperazione e da un trauma vissuto che l’ha turbata. Lei è un avvocato di successo finché un giorno un suo cliente,Saint-Clair, avendo perso la causa si lancia dalla finestra del tribunale.

L’uomo, accusato di frode fiscale, era stato indagato e la sentenza ricevuta prevedeva carcere e diversi milioni di euro da versare tra risarcimenti e interessi. Il disonore e la riprovazione sociale, erano troppo difficili da sopportare per Saint-Clair. Da questo è scaturito il folle gesto che è stato squarciante per Solène.

Il prezzo da pagare per qualcuno che rinuncia come una sorta di eredità passa inevitabilmente a chi resta in vita.

Saint-Clair si è lanciato verso il parapetto di vetro e l’ha scavalcato.

È precipitato dal sesto piano del Palazzo di Giustizia.

Per alcuni istanti che le sono sembrati eterni, il corpo di lui è rimasto sospeso nel vuoto. Poi si è schiantato sul pavimento, ventotto metri più sotto.

Che cos’è accaduto in seguito, Solène non lo ricorda. Sono solo immagini sparse, al rallentatore. Deve avere urlato, sicuramente, prima di accasciarsi.

Quando si è svegliata, era circondata da pareti bianche.

Il medico ha pronunciato queste parole: burn out. All’inizio, Solène si è chiesta se stesse parlando di lei o del suo cliente. Ci ha messo un pò a capire. Poi il filo della storia si è ricomposto.

L’immagine del suicidio del suo cliente perseguita Solène, lasciandole un senso di colpa incolmabile perché continua a pensare che avrebbe dovuto capire il suo stato di agitazione, evitando quel tragico gesto.

Saint-Clair, il suo cliente, lei lo conosceva bene: era un influente uomo d’affari indagato per frode fiscale. Della sua vita privata Solène sapeva tutto: matrimoni, divorzi, amanti, ammontare degli assegni versati alle sue ex mogli e ai figli, i regali che portava loro dai viaggi.

Solène si imbatte nel palazzo delle donne, un luogo voluto e costruito da Blanche, giovane aristocratica vissuta a Parigi durante la fine della Grande Guerra , che decide di voltare le spalle all’agio per vivere e battersi contro la povertà, la fame e l’umiliazione. Dal suo percorso nel mondo dei bisognosi decide di offrire un luogo sicuro a tutte le donne in difficoltà.

Il palazzo delle donne: recensione

Un romanzo che parla di donne

Durante il suo tempo, Blanche, si rende conto che tutti gli sforzi per aiutare i più bisognosi sono rivolti agli uomini mentre nessuno tende la mano alle donne che mendicano in strada, privandosi del cibo per darlo ai loro figli o che fuggono da mariti violenti.

Questa per Blanche è un’ingiustizia senza pari così, venendo che un palazzo in rue de Charonne è in vendita, decide di acquistare l’immobile per rendere giustizia alle donne e dando loro dignità.

Il palazzo delle donne è un libro che da voce a chi non l’ha mai avuta. In particolar modo a due eroine dimenticate.

Il libro è stato pubblicato il 21 gennaio 2021 ed è già disponibile nelle librerie.

Se vi appassionano i libri che hanno come focus le donne vi consigliamo anche la lettura de Il ballo delle pazze di Victoria Mas: un inno alla libertà delle donne.

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Insieme a Michelangelo Bruno, bartender de Il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, abbiamo abbinato 5 drink a 5 classici della letteratura italiana.

Alcuni dei libri scelti non sono dei veri e propri classici perché non sono molto datati alcuni e non sono romanzi altri. Ciò che ci ha condotti a questa scelta è il contenuto di alcuni testi che nonostante non vengano reputati classici della letteratura abbiamo deciso di menzionare per diverse ragioni. La prima è perché vale la pena leggerli per il loro messaggio che, a nostro avviso, resterà intramontabile.

Michelangelo Bruno: video

Michelangelo Bruno ci spiega brevemente alcune tappe storiche che hanno dato vita alla miscelazione

In questa selezione di 5 drink per 5 classici della letteratura italiana abbiamo scardinato, per alcuni libri menzionati, ciò che generalmente si intende per classico della letteratura. Nella lista, infatti, compaiono romanzi che sono annoverati tra i classici della letteratura italiana e altri che per i canoni temporali non lo sono mentre altri ancora non potrebbero rientrare perché non sono romanzi ma di letterario hanno il messaggio intrinseco, l’argomento e il sentire umano.

Ecco cosa è venuto fuori!

5 drink per 5 classici della letteratura italiana: gli abbinamenti

Cocktail e cultura al Castello D'Aquino caffè letterario Grottaminarda

Abbiamo abbinato insieme a Michelangelo Bruno 5 drink a 5 cocktail della letteratura italiana

1. Per lettere contro la guerra di Tiziano Terzani un Ti’ Punch

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Un Ti’ Punch per lettere contro la guerra di Tiziano Terzani

Lettere contro la guerra (2002) di Tiziano Terzani non è un romanzo ma una raccolta di lettere scritte in occasione dell’attentato dell’11 settembre 2001. In quest’occasione sono stati molti gli intellettuali, tra cui Oriana Fallaci, che hanno fomentato l’odio verso l’Oriente, verso l’Afghanistan e verso i mussulmani.

Vi riportiamo uno stralcio della lettera che la giornalista scrisse, all’epoca dell’accaduto, quando viveva a Manhattan e che fu pubblicata sul Corriere.

Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. E lo faccio. Perché ho saputo che anche in Italia alcuni gioiscono come l’altra sera alla Tv gioivano i palestinesi di Gaza. “Vittoria! Vittoria!”. Uomini, donne, bambini. Ammesso che chi fa una cosa simile possa essere definito unomo, donna, bambino. Ho saputo che alcune alcune cicale di lusso, politici o cosiddetti politici, intellettuali o cosiddetti intellettuali, nonché altri individui che non meritano qualifica di cittadini, si comportano sostanzialmente nello stesso modo. Dicono:”Bene. Agli Americani gli sta bene”. E sono razionale.

Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli e anzitutto di sputargli addosso. Io gli sputo addosso.

Arrabbiata come me, la poetessa afro-americana Maya Angelou ieri ha ruggito:”Be angry. I’s good to be angry, it’s healthy. Siate arrabbiati. Fa bene essere arrabbiati. È sano”. E se a me fa bene io non lo so. Però so che non farà bene a loro, intendo dire a chi ammira gli Usama Bin Laden, a chi gli esprime comprensione o simpatia o solidarietà. Hai acceso un detonatore che da troppo tempo ha voglia di scoppiare, con la tua richiesta. Vedrai. Mi chiedi anche di raccontare come l’ho vissuta io, quest’Apocalisse.

Lettere contro la guerra: il libro

Tiziano Terzani pubblica una raccolta di lettere scritte dopo l’attacco alle Torri Gemelle

A questa lettera Tiziano Terzani risponde a Oriana Fallaci, all’interno di Lettere contro la guerra, dedicandole la lettera da Firenze, di cui vi riportiamo un breve stralgio:

Ti scrivo – e pubblicamente per questo- per non far sentire troppo soli quei lettori che forse, come me, sono rimasti sbigottiti dalle tue invettive, quasi come dal crollo delle due Torri. Là morivano migliaia di persone, e con loro il nostro senso di sicurezza; nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana, la ragione; il meglio del cuore, la compassione.

Il tu sfogo mi ha colpito, ferito e mi ha fatto pensare a Karl Kraus. ” Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia”, scrisse, disperato del fatto che, dinanzi all’indicibile orrore della prima guerra mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo e confondente chiacchierio. Tacere per Kraus significava riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi.

Pensare quel che pensi e scriverlo è un tuo diritto. Il problema è però che, grazie alla tua notorietà, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani, e questo mi inquieta.

E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza?La salvezza  non è nella tua rabbia accalorata, né nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela più accettabile, “Libertà duratura”. O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c’è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmen questa.

Tiziano Terzani attraverso la pubblicazione di Lettere contro la guerra offre un’analisi lucida in cui dimostra che l’odio genera solo altro odio che, alla fine dei conti, non conduce a nulla di costruttivo perché la comprensione intrinseca di una strage come quella dell’attacco alle Torri Gemelle dovrebbe suscitare tutt’altro: dovrebbe scuotere le coscienze e far capire che usare la stessa moneta non paga mai.

Abbiamo deciso di associare a questo libro il Ti’Punch perché è un drink sincero, non ha copertura aromatica e si compone di uno sciroppo di zucchero integrale di canna, alcuni pezzi tagliati grossolanamente di lime e di distillati di canna da zucchero che hanno una gradazione alcolica compresa tra i 50° e i 60°. Dunque questo è un drink che non ammalia ma si palesa per ciò che è e che mostra tutta la storia che esiste nel mondo della miscelazione perché si annovera tra i Punch, considerato tra i padri della miscelazione.

Il Ti’Punch si compone di scrioppo integrale di canna che rappresenta l’alter ego della sua componente grezza: un distillato non di melassa ma dicanna da zucchero, Rum Agrocole, per intenderci.

Al pari di Lettere contro la guerra, il Ti’ Punch è una bevuta sincera così come lo è il contenuto del libro e della penna del giornalista in generale.

2. Per il nome della rosa di Umberto Eco un Mojito

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Quale drink rappresenta il nome della rosa? Per noi un Mojito

Il nome della rosa (1980) di Umberto Eco è un romanzo storico con una forte impronta che ci riporta al genere dei gialli. Il romanzo trova l’espediente di un manoscritto ritrovato, per raccontare la storia di Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, due francescani, che si ritrovano a dover risolvere misteriosi delitti all’interno di una cinta abbaziale.

Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell’attesa di perdermi nell’abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui giventù mi accadde di assistere, ripetendo quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l’Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.

Il nome della rosa, in breve, è un libro impegnativo perché pregno di riferimenti storici, teologici e filosofici. I protagonisti presenti nel romanzo vengono descritti e approfonditi in modo minuzioso.

A questo classico della letteratura italiana abbiamo attribuito  il Punch che rappresenta la fase antecedente a ciò che conosciamo del mondo della miscelazione. Questa scelta, infatti, non rappresenta quella vera e propria di un drink ma uno stile di bevuta. Il Punch si compone di una parte acida, una parte dole, una parte forte, una parte di diluizione e di una nota speziata. Il Mojito, ad esempio, è la eco più evidente del Punch.

Abbiamo deciso di accostare un caposaldo letterario e storico con un elemento altrettanto importante della storia della mixology perché l’idea è quella di omaggiare degli elementi fondamentali, ciscuno, per il proprio ambito di appartenenza.

A voi la scelta!

3. Per Diario di Letizia Battaglia un Americano

per Diario di Letizia Battaglia un Americano

Abbiamo abbinato un Americano al libro della nota fotografa

Diario (2014) di Letizia Battaglia non è un vero e proprio classico della letteratura italiana perché è un diario illustrato che riguarda la mafia degli anni ’80. Le fotografie che documentano le guerre della mafia sono esposte nei musei di tutta Europa. Quello che da sempre anima la fotografa, oggi ottantenne, è un senso di giustizia e di verità.

Le fotografie sono accompagnate da testi scritti che raccontano la storia lavorativa di una fotoreporter e la storia intima di una donna, che attraverso la sua sensibilità e il suo occhio ci trasmettono molto di più di uno sguardo oggettivo sul mondo e sul suo lato nero che lo compone.

L’intento di Letizia Battaglia è quello di consegnare alla società il suo monito e il suo augurio: quello di un mondo meno ingiusto e meno cupo di quello che abbiamo.

A Diario abbiamo associato un Americano perché è un drink completamente italiano benché il nome possa far pensare ad un’altra matrice. È una bevuta semplice ma ha fatto scuola così come i personaggi che si sono contrapposti al mondo mafioso, denunciandolo attraverso il proprio lavoro.

4. Per Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello un French 75

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Per il romanzo di Luigi Pirandello un French 75

Uno, nessuno e centomila (1926) è una delle opere maggiori di Luigi Pirandello, la cui stesura ha tenuto impegnato lo scrittore per 15 anni prima della sua pubblicazione. Il romanzo lo possiamo annoverare nella branca dei romanzi umoristici anche se i temi fondamentali sono tutt’altro. Protagonisti delle pagine, infatti, sono: la follia e le maschere, simbolismi cari allo scrittore.

Uno, nessuno e centomila è un romanzo che è e resterà sempre contemporaneo perché affronta e scandaglia la fragilità e le diverse facce dell’essere umano e della singola persona.

Avrei potuto, è vero, consolarmi con la riflessione che, alla fin fine, era ovvio e comune il mio caso, il quale provava ancora una volta un fatto risaputissimo, cioè che notiamo facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei nostri. Ma il primo germe del male aveva cominciato a metter radice nel mio spirito e non potei consolarmi con questa riflessione.

Ma si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere.

Uno, nessuno e centomila ci scava dentro, palesando le diverse modulazioni comportamentali e caratteriali che assumiamo in base alle persone con cui ci rapportiamo.Ad esempio, l’immagine che diamo ad una persona in particolare sarà diversa da quella che un altro avrà di noi perché ciò che circonda la nostra esistenza è una summa di varie sfaccettature e tratti caratteriali che noi abbiamo mostrato a quella persona e non ad un’altra.

Molto falsata è soprattutto quella che noi ci siamo costruiti e che abbiamo di noi. Ciascuno di noi, dunque, può considerarsi Uno, nessuno e centomila perché possiamo essere tutto ciò che vogliamo e che probabilmente non siamo.

A questo romanzo abbiamo attribuito un French 75 perché è un cocktail che è difficilmente catalogabile in una categoria di drink perché non è canonicamente un Sour ma è arricchito dallo Champagne. Ciò lo fa esulare dalla sua categoria.

In breve, il French 75 può essere tutto di qualsiasi cosa, malleabile e adattabile a qualsiasi esigenza ma con quel quid in più rispetto ad altre bevute.

5. Per lettere a un bambino mai nato di Oriana Fallaci un Vieux Carré

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Un drink forte per un libro attrettanto crudo e sinceramente vero

Siamo giunti al quinto abbinamento di 5 drink per 5 classici della letteratura italiana.

Lettere a un bambino mai nato (1975) è un romanzo che esula dalle altre opere letterarie di Oriana Fallaci perché è un libro che affronta la difficoltà di non essere madre, essendone consapevoli e scegliendo tale percorso. Tra le pagine e la penna della storica giornalista si evince, nonostante la forza e la fermezza delle sue scelte, la fragilità umana che trapela dalla paura del rimpianto: la scelta di non diventare madre a prescindere dalle aspettative della società.

Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomiqui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo.

Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. È paura di te, del caso che ti ha strappato al nulla, per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato.

Mi son sempre posta l’atroce domanda: e se nascere non ti piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando “Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo, perché mi ci hai messo, perché?”

La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele.

Nonostante Oriana Fallaci sia una donna piena di tempra e di raziocinio, in quest’opera per quanto possibile perché scritta di suo pugno, si evince un essere umano e un’anima pari a tutte le altre. In questo romanzo la giornalista è in primis una donna che si interroga e spiega un avvenimento importante della sua vita: l’aborto spontaneo che ebbe.

Abbiamo associato a Lettere a un bambino mai nato un Vieux Carré perché è un drink molto forte che si compone prevalentemente di Cognac, e Whiskey e Vermut rosso. Si può definire una bevuta stutturata, secca e strong dal punto di vista alcolico che consente, per chi se la sente, un massimo di due bevute.

Al pari di Lettere a un bambino mai nato che è un libro intio, lucido, razioale ma che lascia una sensazione cupa e che riesce a trasmttere la ferma e netta decisione di una donna che ha deciso di non seguire i classici dettami di una società cui molte donne si piegan, a dispetto di un istinto materno che non è universalmente valido per tutte.

Se siete interessati ad altri abbinamenti che abbiamo pensato insieme al Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, ecco 5 drink per 5 cocktail della letteratura internazionale.

Buona lettura e scoperta!

Sembrava bellezza: un romanzo sul passare del tempo

Sembrava bellezza è l’ultimo romanzo di Teresa Ciabatti che ha come protagonista lo scorrere del tempo impietoso, che non risparmia nessuno.

Il libro ci conduce nel mondo intimo di ciascuno che, con l’avanzare dell’età, protende a riguardare il passato, le scelte fatte, i visi che ci hanno accompagnati e anche quelli che ci hanno lasciati. Ciò che emerge è la tenerezza che si ha verso se stessi e sul proprio vissuto.

Come si può leggere già dalle prime pagine di Sembrava bellezza:

Un  romanzo di madri e di figlie, di amiche, in cui l’autrice con una scrittura che si è fatta più calda e accogliente, senza perdere nulla della sua affilata potenza, mette in scena con acume prodigioso le relazioni, tra donne e non solo.

Un romanzo animato da uno sguardo che innesca la miccia del reale e, senza risparmiare nessun veleno, comprende ogni umana debolezza.

Sembrava bellezza è un libro che scava nella profondità umana e nel meccanismo della mente umana, diverso per tutti.

Sembrava bellezza: il romanzo

L’ultimo romanzo della scrittrice

I meccanismi della mente umana, infatti, cambiano in base a come percepiamo noi gli eventi. La stessa esperienza vissuta da persone diverse, ad esempio, ha diverse versioni differenti che corrispondono al numero delle persone che l’hanno vissuta.

Ognuno individua dolore e gioia dove non li individuano gli altri. Addirittura il piacere risiede in luoghi diversi, anfratti emotivi a seconda della persona.  È forse il piacere, tra i sentimenti umani, il mistero più grande.

Sembrava bellezza è un romanzo che ha anche dei rimandi autobiografici di Teresa Ciabatti perché la scrittrice, in questo periodo, sta vivendo una fase matura della sua esistenza mentre sua figlia, di dieci anni, si trova in quella fase della vita in cui si prepara a sbocciare.

Il romanzo di Teresa Ciabatti, edito da Mondadori, è disponibile da oggi nelle librerie italiane!

Se il mondo dei sentimenti è ciò che vi interessa approfondire nelle vostre letture, vi consigliamo Il vero amore è una quiete accesa di Francesco Randazzo.

Il vero amore è una quiete accesa di Francesco Randazzo

Il vero amore è una quiete accesa è l’ultimo romanzo di Francesco Randazzo, edito da Graphofeel Editore.

Protagoniste del libro sono Iride e le sue sorelle, divinità dell’Olimpo ellenico, che osservano il mondo dall’alto e raccontano alcune vicissitudini che suscitano particolare interesse.

Una delle storie che colpisce le protagoniste è quella di Leyla, figlia di due grandi medici, che lotta contro la cecità. Durante questo percorso la bambina lotta ma fugge dalla sua storia difficile, dimenticando se stessa e cosa l’ha fatta divenire ciò che è.

All’improvviso in questa fuga fisica e interiore la bambina incontra Tommaso, un medico e bioingegnere di successo, che le darà una nuova identità non sapendo la sua storia. Da questo incontro nascerà un rapporto potente che segnerà entrambi.

Il vero amore è una quiete accesa si apre con una domanda universalmente valida per tutti:

Dove finisce tutto l’amore sprecato, tradito maltrattato o semplicemente lasciato indietro come un bagaglio dimenticato sul binario?

Probabilmente ce lo portiamo dentro, sperando di poter avere nuove occasioni per poterci riscattare e dimostrare che, in fondo, siamo migliori a tal punto da doverci meritare di meglio.

Perché incontriamo e scegliamo determinate persone ma, nella maggior parte dei casi, si rivelano tutt’altro da quello che ci aspettavamo? Perché le situazioni sentimentali sembrano rappresentare un eterno ritorno dal quale non si esce mai completamente vincenti?

Vero Amore è una quiete accesa: la copertina

Un romanzo che cerca di scavare il profondo senso dell’amore

Il vero amore è una quiete accesa: il senso dell’amore per Francesco Randazzo

Il vero amore è una quiete accesa è un romanzo che porta ad interrogarci sulla complessità di questo sentimento da cui, inevitabilmente, si alternano aspettative, positività e rammarico. Probabilmente alla domanda posta nel libro non riusciremo mai  a dare una risposta ma potremmo, forse, riuscire a comprendere il senso di questo eterno ritorno universalmente valido per tutti che accomuna l’umanità da secoli.

Spesso questa sensazione irrisolta che scaturisce dalla sublimità di un sentimento non decifrabile in modo esatto, ci conduce verso il mondo metafisico e religioso che, se ci pensiamo, si basa sulla stessa infondatezza e non concretezza: ciò in cui crediamo non lo possiamo toccare al pari di coloro che ci hanno preceduto e che ci sopravviveranno.

È singolare questa continua richiesta di dialogo che gli uomini esigono dalle divinità. Come se tutto ciò che li sovrasta e travolge avesse  un perché o come se per ogni problema ci fosse una soluzione che possa arrivare dall’alto.

Francesco Randazzo attraverso Tommaso e Leyla ci offre una lettura sul mondo amoroso.

Il romanzo uscirà nelle librerie il prossimo 28 gennaio.

Se l’amore è il tema che spesso ricercate tra le pagine di un libro, vi consigliamo la lettura del libro di poesie di Juan Vicente.

Buona lettura!

Il canto di Calliope di Natalie Haynes

Il canto di Calliope è un romanzo di Natalie Haynes, edito da Marsilio Editori, che racconta di Creusa, una donna, che corre da sola di notte perché la sua città sta bruciando. Fuori dalle mura di Troia la regina e altre sventurate attendono la loro sorte che verrà decisa dai vincitori.

Quello che vedeva tutto intorno non era possibile, perché Troia aveva vinto la guerra. Alla fine i greci se n’erano andati, dopo un decennio di logoramento sui campi di battaglia. Erano arrivati con le loro navi tanti anni prima e cosa avevano ottenuto, realmente? Gli scontri erano divampati prima vicino alla città e poi più lontano; si erano quindi spinti fino alle imbarcazioni lungo la costa, e poi di nuovo si erano spostati verso Troia.

L'ultimo romanzo della scrittrice

Natalie Haynes ci dice qualcosa di più sulla guerra di Troia

Il canto di Calliope: la trama

Creusa aveva visto con i propri occhi la flotta che prendeva il mare, quindi non riesce a capacitarsi del perché di questo incendio e di ciò che sia accaduto.

Il canto di Calliope è un romanzo che ha come centro della trama le donne. Si parte dalla Musa che, rispetto a quello di Omero, è meno accomodante perché è convinta che tutto ciò che è realmente accaduto non è stato narrato nella sua totalità perché qualcosa legato alle figure femminili non è stato detto.

All’interno delle pagine troviamo Cassandra, Andromaca, Clitennestra e Pentesilea che raccontano la loro storia e i loro pensieri intimi. Le protagoniste spiegano i complicati risvolti psicologici dettati dalle loro scelte ma non solo vengono affrontati i momenti di solitudine, di vendetta e di dignità morale di fronte alla morte.

Ma tra le pagine di Natalie Haynes emergono anche: Creusa, Ifigenia, Penelope e Briseide. Il libro è incentrato interamente sulle protagoniste femminili che siano esse greche o troiane e quindi si parla di questa storia dalla parte delle donne rese schiave e di quelle che hanno vinto.

Il canto di Calliope prende spunto da fonti storiche, soprattutto quelle meno note, perché la guerra di Troia non è appartenuta solo agli uomini ma anche alle donne. Il romanzo uscirà nelle librerie il 21 gennaio.

Se siete appassionati di rivisitazioni di grandi classici: Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo è un altro libro che non potete lasciarvi scappare.

Un viaggio chiamato psicoterapia di Alessandra Parentela e Michela Longo

Un viaggio chiamato psicoterapia è un libro scritto a quattro mani da Alessandra Parentela e Michela Longo edito da CTL Editore Livorno.

Un viaggio chiamato psicoterapia di Alessandra Parentela e Michela Longo

Un viaggio chiamato psicoterapia di Alessandra Parentela e Michela Longo

Per descrivere Un viaggio chiamato psicoterapia le autrici dicono:

Questo libro trae la sua origine dalla relazione profonda ed unica tra terapeuta e paziente. l’idea del libro nasce in modo molto naturale perché rappresenta l’unione perfetta di due intenti complementari: da una parte l’obiettivo di Alessandra di scrivere un libro innovativo sulla psicoterapia, dall’altra il tentativo di una paziente tra le più difficili che lei abbia avuto di comprendere a fondo il percorso psicoterapeutico attraverso la scrittura di dettagliati resoconti di ogni seduta. E un giorno ci siamo dette che avevamo tutti gli ingredienti per poter scrivere un libro insieme. Il nostro obiettivo è di voler accostare le persone alla psicoterapia, addentrandole in un vero percorso in cui potersi immedesimare, sminuendo quell’alone di vergogna e mistero che ancora c’è dietro al bisogno di rivolgersi allo psicoterapeuta. Chi va dallo psicoterapeuta ha problemi come li hanno tutti. La differenza con chi non ci va è che chi inizia un percorso terapeutico si mette realmente in gioco e vuole iniziare a risolverli. È un libro che parla di esistenza e si interroga sul senso della vita. Il messaggio più forte che vuole dare è come sia nelle relazioni umane che si trova la risoluzione di qualsiasi conflitto perché è nella condivisione che si trova la felicità.

In  breve il libro parla di psicoterapia, come si evince anche dal titolo, un viaggio che tutti dovrebbero intraprendere per avere maggiore consapevolezza di se stessi. Un viaggio chiamato psicoterapia è un libro rivolto a tutti perché ognuno di noi dovrebbe interrogarsi su chi siamo, per poterci dare l’opportunità di vivere l’unica vita abbiamo nel modo migliore possibile.

La psicoterapia, alla luce di quello che oggi stiamo attraversando, è un cammino molto importante della nostra vita.

All’inizio è sofferto e destabilizzante, ma in seguito può rivelarsi come una grande scossa per conoscere meglio se stessi. È un ritorno al sé autentico, un movimento verso qualcosa di nuovo, una trasformazione, è un travaglio dell’anima che ci porta a rinascere come esseri umani, con quelle caratteristiche che non avevamo il coraggio di esprimere perché represse o non realmente esplorate.

La psicoterapia diventa un percorso, un tragitto che si compie in compagnia dello psicoterapeuta. Si ha il coraggio di mostrarsi nel buio più profondo dell’anima, a volte profondamente ferita, in un tunnel buio, dentro quel dolore segreto che non eravamo riusciti a esprimere fino a quel momento.

Se avete a cuore il vostro benessere psicofisico non potete non leggere il Bioginnastica per il riequilibrio posturale bioenergetico di Stefania Tronconi.

5 drink per 5 classici della letteratura internazionale

Eccoci con un nuovo appuntamento di Cocktail e Cultura al Castello, l’argomento di oggi fonde la cultura della miscelazione con la letteratura internazionale: abbiamo attribuito 5 drink a 5 classici della letteratura internazionale.

Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda: 5 drink per 5 classici della letteratura internazionale

5 drink per 5 classici della letteratura internazionale

Quando ordiniamo un drink, a volte, non pensiamo che dentro il bicchiere c’è un contenuto liquido che ha una storia e un suo perché. Da questo spunto nasce l’esigenza di questo progetto. Questi appuntamenti, infatti, vorrebbero sdoganare il mondo della miscelazione, offrendo la possibilità ai più curiosi di poter intraprendere un viaggio diverso, per scoprire attraverso la conoscenza di Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, caratteristiche e particolarità di alcuni drink e della loro storia.

Questa idea è anche un modo per presentare alcuni classici della letteratura internazionale che andrebbero letti, non solo perché hanno fatto la storia ma, soprattutto, perché nonostante gli anni trascorsi dalla loro prima pubblicazione sono ancora attuali e ci rappresentano e descrivono, mostrando le debolezze dell’essere umano che restano invariate.

5 drink per 5 classici della letteratura internazionale: gli abbinamenti

1. Per I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij un Old Fashioned

Cocktail e Cultura al Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda

Cinque drink per cinque classici della letteratura internazionale

I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij (1879) è un giallo “filosofico” che descrive in modo dettagliato il tempo in cui ha vissuto lo scrittore russo, delineando i personaggi in modo approfondito e scandagliando la loro psicologia.

Questo romanzo si caratterizza per i forti toni umanistici e psicologici perché protagoniste sono le fragilità umane.

Fintanto che ciascun uomo non sarà diventato veramente fratello del suo prossimo, la fratellanza non avrà inizio. Nessuna scienza e nessun interesse comune potrà indurre gli uomini a dividere equamente proprietà e diritti. Qualunque cosa sarà sempre troppo poco per ognuno e tutti si lamenteranno, si invidieranno e si ammazzeranno l’un l’altro.

Abbiamo pensato ad un Old Fashioned per I fratelli Karamazov perché questo drink rappresenta uno dei capolavori dell’arte della miscelazione così come l’opera dello scrittore russo è un intramontabile classico della letteratura internazionale.

L‘Old Fashioned è un cocktail da meditazione, impegnativo da bere e dal sapore inconfondibile perché composto da Bourbon ed è una bevuta senza fronzoli e di sostanza. Il nome proviene dalla richiesta che i puristi della miscelazione facevano alla fine dell’800. Il desiderio di bere un Whiskey Cocktail “alla vecchia maniera fascinosa” si riferiva alla preparazione del drink con zolletta di zucchero e in tumbler basso con ghiaccio.

Allo stesso modo leggere I fratelli Karamazov, come d’altronde  anche il resto delle opere di Fëdor Dostoevskij, richiede predisposizione alla lettura, attenzione alla scrittura e riflessione sui contenuti.

2. Per La campana di vetro di Sylvia Plath un Negroni

Un drink per La campana di vetro di Sylvia Plath

La campana di vetro che gusto avrebbe se dovesse trasformarsi in un cocktail?

La campana di vetro (1963) è l’unico romanzo di Sylvia Plath in cui, la poetessa, descrive la New York degli anni ’50 e della sua difficoltà ad ambientarsi in una società eccessivamente borghese. Le pagine del romanzo mostrano un periodo particolare della sua vita, in cui è stata sottoposta all’elettroshock. La campana di vetro è stato scritto qualche mese prima che Sylvia Plath decidesse di suicidarsi.

Per chi non conoscesse lo stile della poetessa, la sua è una penna semplice, netta, carica di descrizioni ma mai ridondante o noiosa. Dalla scelta dei termini, infatti, si comprende l’animo fragile ma allo stesso tempo si evince un temperamento forte, lo stesso che l’ha condotta al suicidio.

Lo vedi che cosa può succedere in America, avrebbero detto. Una ragazza vive per diciannove anni in un paesello sperduto, senza nemmeno i soldi per comprarsi una rivista, poi ottiene una borsa di studio per il college, vince un premio, poi un altro e finisce che ha New York ai suoi piedi, come se fosse la padrona della città.

Peccato che io non ero padrona di niente, nemmeno di me stessa.

Per La campana di vetro abbiamo pensato al Negroni perché è un drink che resiste negli anni ma, nonostante la semplicità, è in grado di suscitare sensazioni sempre nuove ad ogni sorso.

Questo romanzo è un’opera forte che si distacca dalle convenzioni borghesi del tempo così allo stesso modo il Negroni si discosta dal classico modo di  bere degli anni ’20, andando ad aggiungere la parte distillata, il Gin, donando così alla storia della miscelazione un drink destinato a diventare un’icona della mixology.

3. Per I miserabili di Victor Hugo un Cocktail a la Louisiane

Michelangelo Bruno de Il Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda ha attribuito un cocktail al romanzo storico di Victor Hugo

cinque cocktail per cinque classici della letteratura internazionale

I miserabili di Victor Hugo (1862) è un romanzo storico annoverato tra le opere letterarie più celebri del XIX secolo. La trama del libro segue le vicissitudini di personaggi che, per nascita o per sventura, fanno parte di quella classe sociale disgraziata e oppressa della Francia dell’epoca.

I miserabili offre una riflessione profonda sull’esistenza umana con considerazioni etiche e morali. Il quadro storico, infatti, è ambientato durante la sconfitta di Napoleone a Waterloo. Victor Hugo ci mostra la diversità umana composta da animi cupi e buoni che sono indistintamente intrisi di sofferenza e che faticano a riscattarsi, durante il loro percorso a causa di vicissitudini improvvise.  Il romanzo traccia una linea di confine labile tra le sfumature che oscillano tra legalità e illegalità.

Umanità significa identità: tutti gli uomini sono fatti della stessa argilla ; nessuna differenza, almeno quaggiù, nella predestinazione; la medesima ombra prima, la medesima carne durante, la medesima cenere dopo. Ma l’ignoranza mescolata all’impasto umano lo rende nero incurabile penetrando nell’interno dell’uomo vi diventa il male.

Ai miserabili abbiamo attribuito il Cocktail a la Louisiane, un grande classico di difficile approccio perché è un drink poco conosciuto con una discreta varietà di ingredienti così come il romanzo ha un gran numero di personaggi. Ad un primo sorso il drink risulta amaro, per il sapore netto dei bitters e dell’Assenzio ma, alla fine del cocktail, quella che predomina è la nota dolce. Allo stesso modo le tribolazioni dei personaggi de I miserabili alla fine del loro calvario trovano una collazione nel mondo e un’esistenza serena.

4. Per Silenzi di Emily Dickinson un Daiquiri

Il castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda ha scelto 5 drink per 5 classici internazionali

Per Silenzi di Emily Dickinson un Daiquiri

Silenzi di Emily Dickinson (1890) è un’opera che dai suoi contemporanei è stata travisata e non compresa, interpretandola come un prodotto di un’immaginazione confusa protesa verso la poesia e la ricerca dell’amore. In realtà questa è una raccolta di poesie da cui si evince una scrittura inquieta e inquietante, che smentisce l’immagine di ragazza perbene e vittima del potere del padre e del vittorianesimo imperante, attribuita da sempre a Emily Dickinson. Con quest’opera invece le possiamo conferire un temperamento ironico e scabroso per certi versi ma silenzioso.

Il mio valore è ciò di cui più dubito,

il suo merito – ciò che più temo,

in tal confronto, il meglio di me

più umile appare.

Che io non risulti adeguata

alle sue amate richieste,

la preoccupazione prima

della mia mente assillata.

Eppure è vero: la divinità,

per naturale tendenza s’inclina

poiché a nulla s’appoggia

più in alto di sé.

Così io – dimora imperfetta

della sua eletta letizia

-come fossi una chiesa – conformo

la mia anima al suo sacramento.

Abbiamo associato a Silenzi il Daiquiri, un cocktail della scuola cubana che come la Dickinson non stanca mai perché è un drink fresco, poco impegnativo e ottimo da bere dodici mesi all’anno. La composizione del Daiquiri richiama la categoria Sweet and Sour che si associa ad una grande bevibilità. Allo stesso modo Emily Dickinson resta un must intramontabile della letteratura internazionale.

5. Per Il secondo sesso di Simone de Beauvoir un Hanky Panky

Cocktail e cultura al Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda

Cinque drink per cinque libri della letteratura internazionale

Il secondo sesso (1949) è un saggio di Simone de Beauvoir dove si fondono nozioni di biologia, psicanalisi e materialismo storico in cui la protagonista è la donna. La filosofa all’interno della sua opera descrive i comportamenti e le varie situazioni in cui ci si è convinti, nel tempo, dell’inferiorità della donna. Da ciò, secondo Simone de Beauvoir, si scatenano paure e insicurezze che conducono il gentil sesso ad avere come obiettivo principale quello di sposarsi, sacrificando così la propria carriera.

In un mondo in cui i due sessi fossero uguali, sia l’uomo che la donna, vivrebbero in modo più libero perché la donna integrata in modo indipendente all’interno della società godrebbe degli stessi diritti di cui gode l’uomo: uguaglianza di salario, possibilità di controllare le nascita e libertà di abortire.

A un uomo non verrebbe mai in mente di scrivere un libro sulla singolare posizione che i maschi hanno nell’umanità. Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare:” Sono una donna”; questa verità costituisce il fondo sul quale si ancorerà ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come un individuo di un certo sesso: che sia uomo, è sottointeso. È pura formalità che le rubriche: maschile, femminile appaiano simmetriche nei registri dei municipi e negli attestati d’identità. Il rapporto dei due sessi non è quello di due elettricità, di due poli: l’uomo rappresenta insieme il positivo e il negativo al punto che diciamo “gli uomini” per indicare gli esseri umani, il senso singolare della parola vir essendosi assimilato al senso generale della parola homo.

Il secondo sesso è un saggio forte che porta a riflettere su tutta la cultura maschilista che si è formata nei secoli. A questo libro abbiamo associato un Hanky Panky, un drink dal carattere forte perché nonostante sia un Twist sul Negroni ha avuto grande successo nel mondo della miscelazione. Altro fattore che ci ha spinto ad accostare un Hanky Panky a Simone de Beauvoir è l’inventrice di questo cocktail: Ada Coleman, una delle prime barlady della storia nonché capo barman al Savoy Hotel di Londra per ben 23 anni.

Se siete interessati alla conoscenza del mondo della miscelazione e alla cultura non potete perdere la puntata precedente dedicata alla Divina Commedia in cui abbiamo attribuito 5 drink a 5 personaggi presenti nell’Inferno di Dante Alighieri.

La notte si avvicina di Loredana Lipperini

La notte si avvicina (2020) è un romanzo di Loredana Lipperini edito da Bompiani. Il libro è ambientato nel 2008 eppure sembra parlare a noi e raccontarci ciò che la pandemia ci ha trasferito perché il tema principale è la disaffezione verso il prossimo e la paura di stare a stretto contatto con gli altri.

Oggi il paese è in strada, con le case alle spalle e nessuna fretta di tornarci: anche se essere in gruppo è rischioso, anche se una sola goccia di saliva può condannarli, il silenzio delle loro stanze sembra già la morte. Dunque, isolati in quel gruppo che pure hanno cercato con affanno, si sporgono per guardare se l’edicola con la Madonna dell’Uccelletto è ancora in piedi, ma i soldati sono schierati dietro le transenne e l’edicola è nascosta dalla curva, dove non possono arrivare.

La notte si avvicina nasce nel 2016 a Lampedusa dai ricordi di un custode del cimitero ed edicolante, che racconta a Loredana Lipperini di quando ha iniziato a recuperare i primi corpi di migranti.

La scrittrice infatti parla così del suo romanzo:

È un romanzo che parla di una pandemia e che esce nell’anno di una pandemia può suscitare stupore o il sospetto di volersi agganciare all’attualità. Nei fatti, se si escludono pochissimi interventi successivi, le scene di quarantena e le reazioni degli abitanti sono state tutte scritte negli anni precedenti. Perchè la peste fa parte della nostra storia e, per quanto cambi il mondo, difficilmente mutano le nostre reazioni.

La notte si avvicina: recensione

Il romanzo Loredana Lipperini

La notte si avvicina: la trama

La notte si avvicina è ambientato a Vallescura uno di quei borghi che sono incastonati all’interno di una natura idilliaca ma che in realtà sono pieni di segreti, invidie e rancori che nutrono gli abitanti di questo luogo. La protagonista è Maria Harlock che si rifugia in questo borgo per sfuggire dalla sua vita e dai suoi turbamenti interiori.

Il suo arrivo innesca una lotta tutta al femminile innescata da alcune abitanti di Vallescura che, frustrate dalle proprie misere esistenze cercano di esercitare una sorta di dispotico potere sugli abitanti e vedendo nei nuovi arrivati dei potenziali nemici.

La notte si avvicina è un romanzo che fonde storie, tradizioni, chiusura mentale e pandemia. In breve è uno spaccato minuzioso di un tempo e di luoghi che esistono e resistono all’ottusità dell’animo umano. Il romanzo porta a riflettere su quanto alcuni atteggiamenti possono sopravvivere e sono radicati nell’essere umano, a prescindere dalle disgrazie del proprio vissuto o da una catastrofe collettiva come quella di una pestilenza o di un’epidemia.

Se invece siete interessati ad un’analisi lucida su ciò che stiamo vivendo vi consigliamo Crisi di civiltà. Pandemia e capitalismo di Noam Chomsky.

Divina Commedia: 5 cocktail per 5 personaggi dell’Inferno

Eccoci con un nuovo appuntamento di Cocktail e Cultura al Castello! Protagonista di oggi è La Divina Commedia di Dante Alighieri e più precisamente l’Inferno.

Insieme a Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, abbiamo pensato ad un modo per poter parlare di cultura e fondere un classico della letteratura mondiale con il mondo della miscelazione. La cultura e gli eventi ad essa connessi, come gli appuntamenti di Dante per tutti, sono in stand-by, quindi abbiamo cercato un modo per collegarvi al “fil rouge” degli eventi sospesi.

cocktail e cultura al castello: La Divina Commedia e 5 drink

Il mondo della miscelazione si fonde con un classico della letteratura mondiale

In che modo? Abbiamo assegnato 5 drink a 5 personaggi dell’Inferno. La nostra scelta si è orientata su personaggi controversi, a cui abbiamo attribuito delle qualità caratteriali, valutate attraverso le parole e il punto di vista dantesco e osservate umanamente in base alle notizie storiche che li hanno contraddistinti. Ecco il risultato della nostra indagine e del nostro progetto culturale.

5 cocktail per 5 personaggi dell’Inferno di Dante Alighieri

1. Un Martini Cocktail per Dante Alighieri

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno dantesco

Un classico drink della miscelazione per un intramontabile intellettuale italiano

Per iniziare non potevamo non omaggiare Dante Alighieri, il protagonista e l’autore della Divina Commedia. Il cocktail perfetto per l’intellettuale fiorentino è il Martini Cocktail perché questo drink rappresenta un grande classico nella miscelazione così come Dante Alighieri è un evergreen della letteratura mondiale. Attraverso la scrittura di Dante Alighieri, facendo riferimento alla Divida Commedia, abbiamo dato alcuni aggettivi alla sua personalità: poliedrica, equilibrata e di grande struttura morale. Il Martini Cocktail allo stesso modo è un drink dalla grande struttura organolettica, equilibrato – se pensiamo alle prime versioni di questo cocktail- e intramontabile.

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;

ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto

che la verace via abbandonai.

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,

là dove terminava quella valle

che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle

vestite già de’ raggi del pianeta

che mena dritto altrui per ogne calle.

Cosa accomuna Dante Alighieri con il Martini Cocktail? Questo drink, nel suo primo approccio, può risultare una bevuta non semplice perché è un cocktail molto secco e dal sapore forte. Una volta entrati in confidenza con questi sapori, il palato si affeziona e risulta difficile scegliere un altro drink che richiami vagamente il suo sapore.

Allo stesso modo la Divina Commedia, ad una prima lettura, risulta difficile da comprendere per la complessità di un italiano arcaico e per la simbologia di cui è pregna tutta l’opera ma una volta comprese le chiavi di lettura, l’opera diventa avvincente e accattivante.

2. Un Sazerac per Virgilio

Un cocktail per Virgilio di Dante Alighieri

5 drink per 5 personaggi dell’inferno di Dante Alighieri

Come secondo personaggio abbiamo scelto Virgilio che nella Divina Commedia ha il compito di accompagnare Dante Alighieri per mostrargli tutte le insidie del viaggio che si presenteranno durante il tragitto dell’Inferno e del Purgatorio.

Virgilio rappresenta la ragione, l’equilibrio e la superiorità rispetto a tutto ciò che è dominato dagli impeti e dalla passione.

Un cocktail che rispecchia la personalità di Virgilio è il Sazerac, un drink classico della miscelazione, che affonda le sue radici nel periodo del pre-proibizionismo e nei bar clandestini di New Orleans.

Il sapore  del Sazerac è forte e strutturato, per via del Cognac o del Whisky che vengono aromatizzati con l’Assenzio, tuttavia risulta una bevuta equilibrata grazie all’elemento zuccherino che viene integrato durante la sua realizzazione.  In breve è un cocktail che difficilmente porta all’hangover del giorno dopo.

Quando vidi costui nel gran diserto,

“Miserere di me”, gridai a lui,

“qual che tu sii, od ombra od omo certo!”.

Rispuosemi: “Non omo, omo già fui,

e li parenti miei furon lombardi,

mantoani per patria ambedui.

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,

e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto

nel tempo de li déi falsi e bugiardi.

Poeta fui, e cantai di quel giusto

figliuol d’Anchise che venne di Troia,

poi che ‘l superbo Iliòn fu combusto.

Cosa accomuna Virgilio al Sazerac? A questo drink  non ci si avvicina facilmente perché non è un cocktail conosciuto come gli altri ma è molto noto agli appassionati della miscelazione. Allo stesso modo l’approccio alle opere virgiliane e alla figura del noto pensatore lo si sceglie in modo ponderato e non per caso come fosse uno scrittore qualsiasi.

In breve si sceglie di bere il Sazerac allo stesso modo in cui si sceglie di leggere Virgilio.

3. A Celestino V un Old  Hickory

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno dantesco

Il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda ha abbinato 5 drink a 5 personaggi dell’Inferno di Dante

Il terzo cocktail lo dedichiamo a Celestino V, presente nel III Canto dell’Inferno dantesco.

Dante Alighieri lo colloca nell’antinferno, quello degli ignavi, ossia quel luogo in cui non vi è alcuna commiserazione da parte del Divino. Per Dante Alighieri, Celestino V rappresenta una grave offesa per il mondo religioso perché questi ha abbandonato il soglio pontificio, rifugiandosi nell’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone (fuori Sulmona) e lasciando come suo successore Bonifacio VIII che rappresenta una figura troppo convenzionale, ancorata al passato e conservatrice.

Per Michelangelo Bruno, il cocktail adatto alla personalità di Celestino V è l’Old Hickory (vecchio legno di noce) perché, diversamente dal giudizio di Dante Alighieri su Celestino V, il Papa rappresenta non un personaggio da denigrare ma un avanguardista. La divisione tra potere spirituale e potere temporale, infatti, è stato un trofeo che storicamente si è ottenuto molto tempo dopo rispetto a quando, Celestino V, lo aveva predicato e auspicato durante il suo pontificato. Dunque, per Michelangelo Bruno, il gesto di Celestino V di aver abbandonato il suo ruolo religioso non può essere considerato del tutto un atto di coraggio mancato.

a lor che lamentar li fa sì forte?”.

Rispuose: “Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,

e la lor cieca vita è tanto bassa,

che ‘nvidiosi son d’ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo essere non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.

Perché la scelta di paragonare Celestino V a un Old Hickory? Questo cocktail ha una composizione molto semplice perché ha pochi ingredienti ma, nonostante ciò, al palato offre una grande struttura e pienezza. Al pari di Celestino V, l’Old Hickory rappresenta una bevuta solida e semplice ma al tempo stesso piena come il personaggio dantesco.

4. A Cleopatra un White Lady #1

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno di Dante

Un cocktail che rappresenta la personalità di Cleopatra

Il quarto drink lo abbiamo dedicato a Cleopatra, collocata all’interno del V Canto dell’Inferno dove risiedono e sono relegati coloro che sono morti in modo violento ma soprattutto per motivi passionali e legati alla lussuria.

Dante Alighieri ha una considerazione perentoria e moralista nei confronti dei lussuriosi ma non è drastica come quella che si evince verso alcuni protagonisti di altri canti dell’Inferno.

Per Cleopatra  abbiamo scelto il White Lady #1 che, ad un primo impatto, potrebbe sembrare un accostamento banale e scontato ma, in realtà, non lo è e vi spieghiamo il motivo.

Cleopatra è stata una donna di potere per nascita, non era bella ma affascinante per le sue doti ammaliatrici e per la sua immensa cultura. Il suo temperamento ha fatto capitolare due capisaldi nonché baluardi della virilità romana: Giulio Cesare e Marcantonio. Nel momento in cui si è dovuta confrontare e scendere a patti con Cesare Ottaviano Augusto, noto per le sue preferenze sessuali maschili, Cleopatra ha deciso di togliersi la vita, facendosi mordere da un cobra e spirando in modo lento e agonizzante. Ciascuna scelta della donna benché dettata da un amore è stata guidata prevalentemente dal sentimento per il suo popolo e dalla voglia di renderlo libero per quanto le è stato possibile.

E come i gru van cantando lor lai,

faccendo in aere di sé  lunga riga,

così vid’ io venir, traendo guai,

ombre portate da la detta briga;

per ch’i’ dissi:” Maestro, chi son quelle

genti che l’aura sì gastiga?”.

” La prima di color di cui novelle

tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,

” fu imperadrice di molte favelle.

A vizio di lussuria fu sì rotta,

che libito fé licito in sua legge,

per tòrre il biasmo in che era condotta.

Ell’é Semiramìs, di cui si legge

che succedette a Nino e fu sua sposa:

tenne la terra che ‘l Soldan corregge.

L’altra  é  colei che S’ancise amorosa,

e ruppe fede al cener di Sicheo;

poi è Cleopatras lussuriosa.

White Lady #1 è un drink che si presenta come beverino, fresco e spumeggiante. Al palato risulta molto equilibrato tanto che sembra essere una bevuta di poche pretese in apparenza ma nella realtà non lo è. In breve il White Lady #1 è un drink ammaliatore e affascinante perché bevuto il primo bicchiere, dopo, non se ne può più fare a meno.

5.  A Pier delle Vigne un Casino

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno dantesco

Pier delle Vigne abbinato ad Cocktail Casino

Il quarto cocktail lo dedichiamo a Pier delle Vigne collocato, nel Canto  XIII dell’Inferno, il girone dei suicidi, in cui apparentemente non c’è vita ma ci sono piante morte e secche. In questi arbusti senza vita risiedono coloro che sono stati oltraggiosi con se stessi, per Dante Alighieri.

Però disse ‘l maestro:” Se tu tronchi

qualche fraschetta d’una d’este piante,

li pensier c’hai si faran tutti monchi”.

Il cocktail che abbiamo pensato per Pier delle Vigne è il Casino perché è un drink che, all’apparenza, sembra non possedere un’anima per via di una ricetta che prende vita da diverse declinazioni di cocktail ma al gusto mostra la propria personalità, che risulta gradevole e non caratterizzata o predominata da sapori forti e a lungo andare stucchevoli. Allo stesso modo Pier delle Vigne seppur per Dante Alighieri  viene considerato una persona che ha deciso di oltraggiare la propria vita, noi lo vediamo piuttosto come un personaggio che è stato fedele a Federico II ma che, tacciato di essere stato un traditore e non accettando l’onta, ha preferito togliersi la vita piuttosto che essere associato ad un’immagina morale che non lo rispecchiava.

Inoltre il gesto di togliersi la vita implica coraggio e determinazione perché ciò che ci è più cara è la nostra salvaguardia o l’istinto primordiale alla sopravvivenza.

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