“C’è tempo” è il nome della personale di Maria Sara Pistilli, curata da Gerardo Fiore e Rita Alessandra Fusco, che verrà inaugurata il 27 settembre alle ore 18:30 presso il Complesso monumentale del Corpo di Cristo nel Borgo di Montoro.
La mostra in questione chiuderà il quinto ciclo di Montoro Contemporanea, una rassegna di mostre di pittura, scultura e fotografia che hanno come scopo quello di diffondere e far conoscere i vari artisti del territorio campano.
Maria Sara Pistilli: biografia
Maria Sara Pistilli nasce a Torre del Greco ma attualmente vive e lavora ad Angri. Laureata all’Accademia di Belle Arti di Napoli è sempre stata vicina al mondo che gravita intorno all’arte. I temi principali delle sue opere sono caratterizzati da paesaggi impressionisti e da ritratti di donne che, a volte, sembrano vivere in un mondo ovattato e onirico.
Rita Alessandra Fusco nel testo di presentazione della mostra di Maria Sara Pistilli scrive:
Quando ci fermiamo a guardare una tela di Sara Pistilli accade una magia: i colori penetrano dentro di noi, piano piano, in maniera delicata, per poi diventare sempre più forti; così come i paesaggi svelati con calma e devozione e le figure che si stagliano qua e là, che sembrano appena ritornate da viaggi immaginati e lontani, ma che una volta guardati non riescono a non far parte di noi. Tutto è apparentemente calmo, immaginifico, disteso, ma un magma di vita è pronto ad esplodere. Lo sentiamo, lo percepiamo, è lì sulla tela e dentro di noi. È negli occhi e nel gesto d’arte della Pistilli e nei sogni sognati nel tempo e mai svaniti. Quando dipingere diventa un’urgenza, una necessità per l’artista, le opere arrivano prima di qualsiasi spiegazione. Sara lo sa bene e ce lo racconta ogni volta che pone il pennello sulla tela. Generosamente ci rende partecipi della sua vita, non quella vissuta ma quella da vivere. In maniera gentile – cosa rara per questo momento storico così carico di livore e di urla – e sensibile. Guardiamo un quadro della Pistilli e ci sentiamo a casa. Non una casa fatta di materia tangibile – con muri, porte, finestre, tavoli, sedie – ma una casa fatta di calore che diventa colore, di riflessione garbata, di intimità.
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La Simona un poemetto lirico firmato Ferdinando Fontana
La Simona un poemetto lirico firmato Ferdinando Fontana è un progetto che si basa sulla finalità di riportare all’attenzione del mondo della musica un repertorio pressoché inedito delle composizioni di Benedetto Junk.
La prima tappa è l’uscita fissata per il 20 dicembre 2022 per Sheva Collection de “La Simona”, un poemetto lirico firmato dall’illustre compositore torinese su testi di Ferdinando Fontana: 12 romanze per soprano e tenore edite nel 1878, eseguite dal soprano Claire Nesti, dal tenore Davide Piaggio e al pianoforte da Antonietta Incardona.
A impreziosire l’album la copertina firmata dall’artista Constantina Pavel.
Inoltre il 3 ottobre 2023, in occasione dei 120 anni dalla morte di Junk, Polimnia Cultura (associazione presieduta da Antonietta Incardona) organizzerà un Convegno che avrà lo scopo di rivalutare e riscoprire la produzione generale del compositore, stampandone gli atti.
Sarà anche nominato un Comitato Scientifico (formato da studiosi e musicologi di chiara fama), al fine di riunire e di catalogare tutta la produzione del Maestro, offrendo la possibilità agli studiosi di analizzarne il lavoro.
La direzione della ricerca sarà guidata dal musicologo e direttore d’orchestra Adriano Bassi e dalla pianista, concertista e musicologa Antonietta Incardona.
Adriano Bassi presenta La Simona
La storia della musica ci regala dei cammei importanti e nascosti fra le pieghe del tempo. Bisogna lodare la pazienza e la passione che ci può dare l’entusiasmo e la tenacia per andare alla ricerca di nomi che il tempo stesso ha fatto cadere nell’oblio. È questo il caso di Benedetto Junck, compositore nato a Torino nel 1852 e morto nel 1903.
Le date evidenziano in modo preciso il periodo nel quale visse e operò. Momento magico per il rinnovamento culturale e quel che più conta musicale, ma anche estremamente delicato e ricco di nomi altisonanti nel settore della musica e del melodramma, che imperava in Italia e non solo. Il dominio verdiano fu un elemento topico che determinò un deterrente per molti compositori ed infatti se approfondiamo il contesto delle date notiamo che Junck morì nel 1903, mentre Verdi ci lasciò due anni prima, ma con il fatto determinante che Verdi stesso nacque nel 1813 e Junck nel 1852.
Questa breve riflessione, che non vuole avere nessun intento polemico, diventa semplicemente una considerazione importante per comprendere le difficoltà oggettive dei giovani compositori al fine di operare nel mondo musicale del tempo.
Il poemetto lirico “La Simona” su testi di Ferdinando Fontana consiste in 12 romanze per soprano e tenore edito nel 1878.
La bellissima operazione della musicologa e concertista di pianoforte Antonietta Incardona di riportare alla luce un repertorio pressoché inedito delle composizioni junckiane, è meritoria di di applausi e profonde analisi
Sono pagine raffinate, che risentono del momento di passaggio stilistico in atto, pur mantenendo un’attenzione centrale sulla melodia, mentre la parte pianistica acquista le conquiste armoniche ricche di modulazioni particolari e di fraseggi che escono, volutamente, dall’a spetto salottiero court court.
La parte pianistica ricorda, a sprazzi, reminiscenze schumaniane, caratterizzando ciascuna aria con interessanti dialoghi fra il pianoforte e la voce. Di grande interesse i due duetti che rivelano il desiderio del compositore di inoltrarsi in sperimentazioni vocali che rispecchiano, come già detto, i cambiamenti che erano in atto in quegli anni.
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Alburni World Jazz Festival XXVIII edizione
Con un programma live qualitativamente ricco votato alla valorizzazione della storia, delle tradizioni culturali, enogastronomiche e paesaggistiche dell’alto Cilento, torna uno dei festival più longevi della Campania.
L’Alburni World Jazz Festival 2022 propone un trittico di concerti che vedranno protagonisti il camerunése Richard Bona; il rappresentante della world music italiana Eugenio Bennato con i Taranta Power e il trio francese composto dal batterista Andrè Ciccarelli, il chitarrista Sylvain Luc e contrabbassista Thomas Bramerie.
Da quest’anno la direzione artistica è affidata al cantante e pianista jazz Walter Ricci.Nel borgo medievale di Serre, in provincia di Salerno, situato alle porte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ai piedi dei Monti Alburni; si svolgerà nei giorni 10-11-12 agosto la ventottesima edizione dell’Alburni World Jazz Festival 2022.
Con la direzione artistica del cantante e pianista jazz napoletano Walter Ricci – affiancato dalla società organizzatrice Mr Few – la manifestazione, tra le più longeve della Campania, cambia denominazione in World Jazz Festival in virtù di una nuova e ristrutturata concezione musicale che vuole aprirsi alle contaminazioni e alle condivisioni di genere.
Tutti i concerti in programma sono ad ingresso libero e si svolgeranno dalle ore 21:30 presso Piazza Ennio D’Aniello.Dichiara il direttore artistico Walter Ricci:La musica costruisce dei ponti che mettono in comunicazione fra loro uomini provenienti da altre culture, che parlano altre lingue e che professano religioni diverseLa musica è capace di costruire ponti culturali, abbattere i muri dell’indifferenza e assumere anche una funzione sociale presentandosi come un strumento straordinario di integrazione culturale. La musica è un linguaggio universale ed è comprensibile a tutti, anche a chi non l’ha mai praticata e si è solo limitato ad ascoltarla. E’ proprio questa la chiave del nuovo festival: offrire agli ascoltatori le potenzialità di uno strumento raffinato e artistico che allo stesso tempo ha funzione sociale.
La mia carriera è iniziata alla tenera età di dieci anni quando mio padre, arrangiatore e produttore musicale, mi ha trasmesso la passione e la grinta per districarmi in questo mondo. Ed oggi essere stato invitato a dirigere una rassegna così importante mi fa sentire onorato e orgoglioso perché posso mettere in pratica i suoi insegnamenti.
Dichiara il Sindaco di Serre Antonio Opramolla:
Per la nostra comunità il festival è molto importante e atteso. Nonostante la longevità pensiamo che sia un evento da preservare e al contempo rinnovare anno dopo anno.
Sono sindaco solo da giugno e quindi ho avuto poco tempo per programmare e ideare questa edizione ma col contributo del nuovo direttore artistico sono convito che sarà un successo. Walter Ricci è stato scelto in quanto professionista serio e artista di caratura internazionale e con lui che questa amministrazione vuole fare un lungo percorso innovativo.
Alburni World Jazz Festival 2022: il programma
Ad inaugurare il festival sarà “lo Sting africano” ovvero Richard Bona; cantante, bassista e compositore del Camerun – di stanza prima a Parigi e poi a New York – che carico della sua cultura contaminata si esibirà il giorno 10 agosto.
Bona ha condiviso il palco con i più grandi artisti jazz contemporanei: Manu Dibango, Salif Keïta, Jacques Higelin, Didier Lockwood, Joe Zawinul, Larry Coryell, Michael e Randy Brecker, Mike Stern, George Benson, Branford Marsalis, Chaka Khan, Bobby McFerrin, e Steve Gadd.Il giorno successivo, 11 agosto, sarà la volta di Eugenio Bennato, uno dei massimi esponenti della musica popolare ed etnica italiana.Accompagnato dalla sua band Taranta Power proporrà un misto di ballate e canzoni cantautoriali della tradizione del Sud Italia e inediti del suo lungo repertorio folk che da decenni diffondo messaggi di integrazione tra popoli e culture diverse. A chiudere la tre giorni invece ci saranno due grandi musicisti jazz francesi: Andrè Ceccarelli, musicista di caratura mondiale, performer di classe dotato di sensibilità e controllo incredibili sullo strumento che con il suo drumming raffinato e il suo swing propulsivo è un autentico riferimento per chiunque suoni la batteria. Con lui sul palco il chitarrista, polistrumentista e arrangiatore Sylvain Luc, considerato uno dei grandi nomi del jazz europeo, e il contrabbassista Thomas Bramerie. -
Le preziose creazioni di Ivan Barbato: ogni gioiello è unico e racconta una storia diversa
Le preziose creazioni Ivan Barbato dedicate al Mediterraneo trasmettono la solarità e la fantasia di antiche civiltà madri della nostra cultura, ricercando costantemente l’equilibrio tra natura e materia.
Pezzi d’autore di alta gioielleria che evocano storie millenarie, un viaggio nel tempo tra mitologia e leggenda, tra mare e terra nei quali conchiglie, perle e animali marini e miti sono sapientemente uniti in un connubio inedito dall’artista.
Come se il mare aprisse il suo enorme scrigno facendone fuoriuscire tesori sconosciuti che, grazie alla maestria di Ivan Barbato, artigiano orafo lombardo tra i più apprezzati nello scenario del gioiello contemporaneo, diventano piccole opere d’arte da indossare. Il suo è un estro innato nel saper modellare metalli e incastonare pietre nel segno della creatività e della sperimentazione.
Ogni singolo gioiello è un pezzo unico che racconta una storia diversa, un dialogo continuo tra l’artista e la materia, una scultura in miniatura.
Ivan Barbato ama misurarsi con forme della natura, non pure, non lineari, trasformandole in gioielli inimitabili, non replicabili perché in natura non c’è niente di identico all’altro.
In perfetta armonia di colori e forme, il gioiello contemporaneo di Ivan Barbato regala emozioni infinite. Possederne uno e indossarlo è fascino indelebile ed eleganza senza tempo.
Lo scrigno dei tesori di Ivan Barbato è il suo a Atelier di Cardano al Campo, poco distante dall’Aeroporto di Malpensa, luogo magico dove si possono vedere da vicino le sue creazioni. Spesso Ivan Barbato partecipa a mostre e contest. A tal proposito c’è grande attesa per il prossimo evento: la personale “Sulle orme della materia” che si terrà a Roma tra il 5 e il 7 maggio.
Il prezioso risultato del lavoro di Ivan Barbato è un dialogo costante con la materia che gli è valso nell’ottobre 2022 il primo premio del contest “Incinque Jewels” sul tema del Grand Tour alla Roma Jewelry Week con il gioiello “Sulle orme del tempo”, unione inedita di materiali e tecniche che hanno origine in diversi luoghi ed epoche storiche. Ivan Barbato taglierà il nastro della sua personale “Sulle orme della Materia” alla Galleria Incinque Open Art Monti con la curatrice Monica Cecchini in occasione del vernissage del 5 maggio alle ore 18:00 intrattenendosi con i visitatori presenti.
La mostra organizzata dall’Associazione Culturale Incinque Open Art Monti come premio per la vittoria alla RJW 2022, proseguirà fino a domenica 7 maggio. Pezzi unici di alta gioielleria ispirati al mare, alle civiltà e ai miti del bacino del Mediterraneo saranno accanto anche alla sua nuova serie di gioielli dedicata al tema della Vita.
Lo scrigno dei tesori di Ivan Barbato
Ivan Barbato: La Venere in conchiglia
Un dolce viso di donna a immagine e somiglianza di Venere affianca una conchiglia madreperlacea dalle tonalità oscure. Un sottile bordino in oro giallo, ornato da piccoli diamanti, segue un tratto della preziosa spilla dell’artigiano orafo Ivan Barbato, per poi proseguire sul retro del gioiello a creare un guscio di particolare pregio e raffinatezza.
La minuziosa lavorazione artigianale è soprattutto rivolta in questa parte del gioiello: la lastra in oro è rifinita con una paziente incisione a bulino, ricreando uno stile che ricorda i tessuti damascati.
Si tratta di un pezzo unico che, grazie alla sua insolita silhouette, esalta la bellezza della dama in turchese, lasciata libera da visibili incastonature e ancorata alla struttura tramite un meticoloso meccanismo di tenuta, quasi fosse sospesa nel vuoto. Come se nascesse dal mare. Descrizione tecnica: spilla in oro giallo 750/1000 con volto di dama in turchese inciso a mano, conchiglia e diamanti brown. Oro g. 48. Pezzo unico e prezzo su richiesta.
Ivan Barbato: Nel cuore del mare
Questo gioiello in oro bianco dell’artigiano orafo Ivan Barbato unisce materiali di origine diversa, altro esempio di fusione tra mare e terra. Una conchiglia rosa e una perla nera di Tahiti sono incastonati in una raffinata montatura del nobile metallo, impreziosita da piccoli diamanti blu. Nasce dall’idea di una perla unica che viene abbracciata dalla conchiglia, il quale la omaggia, esaltandone la sua preziosità e naturale bellezza.
Il rosa della conchiglia caraibica, la perla nera della Polinesia: espressioni naturali di un gioiello che nasce dal mare. La montatura in oro segue una linea sinuosa come un’onda armonica che avvolge la conchiglia, i diamanti blu creano dei punti luce di quel colore intenso che evoca anch’esso l’ambiente talassico.
Un pezzo unico strettamente legato a quel mare che il tempo non potrà mai scalfire. Descrizione tecnica: ciondolo in oro bianco 750/1000 con conchiglia, perla Tahiti e brillanti blu. Oro g. 17. Diamanti ct. 0,32. Pezzo unico e prezzo su richiesta.
Ivan Barbato: Il cuore della natura
Il gioiello è un omaggio alla natura, nelle sue forme, tra i suoi elementi… Un giovane folletto in oro giallo suona un’antica tuba, immerso in un cuore di turchese azzurro che crea il ponte tra l’elemento acqua e l’elemento terra. Egli stesso ha sembianze ibride che nella parte inferiore ricordano una creatura marina per poi culminare con un suo grazioso copricapo che collega a una parte una terrena.
L’ azzurro intenso del minerale evoca il mare ma è poi ben marcato il riferimento ai fiori sul retro. Il pendente ha infatti un duplice aspetto che ne permette di essere indossato su entrambi i lati, come a voler deliziare chi lo possiede di poter avere due gioielli in uno. Mentre da una parte è visibile il folletto in oro giallo che suona, quasi cullato da un’onda marina, dall’altra vi è un insieme di fiori delicatamente incisi in bassorilievo sul minerale stesso.
Alternati a questi spiccano delle foglioline in oro che derivano da un piccolo ramo che si trasforma via via nel copricapo del folletto sull’altro lato del gioiello. Il piccolo corpo ibrido unisce simbolicamente due elementi dominanti della natura, il tutto racchiuso nella forma di un cuore, così come il cuore simboleggia l’unione e l’amore tra due persone… Ciondolo double face in oro giallo 750/1000 con cuore in turchese. Oro grammi 10. Pezzo unico. Prezzo su richiesta.
10 comments on “C’è tempo”:
in mostra a Montoro le opere di Sara Pistilli
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