Milena Pepe, imprenditrice della Tenuta Cavalier Pepe e membro del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia lancia un appello alla Regione Campania affinché si mobiliti per aiutare le piccole e medie imprese ad avere un’immagine e una forza economica tali da poter essere conosciuti non solo in terra locale ma anche a livello internazionale.
Il Consorzio infatti nasce con lo scopo di unificare le piccole e medie imprese vitivinicole in modo da creare una forza che sia capace di arrivare con l’aggregazione dove il singolo non riesce sia per mancanza di tempo sia per penuria economica e di fondi.
Qual è il focus da tenere presente per Milena Pepe? Vi rispondiamo con le sue parole:
Non è importante la strategia ma la sinergia tra tutte le professionalità inerenti il mondo del vino. Ciak Irpinia rappresenta il simbolo di questa sinergia che si sostiene attraverso quote e sponsorizzazioni ma senza risorse economiche provenienti dalla Regione Campania ma sicuramente il GAL è stato d’aiuto.
L’imprenditrice risponde prontamente alle parole di Maurizio Petracca, affermando che presto il Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia presenterà una domanda ben articolata per poter avere gli aiuti necessari atti a poter crescere economicamente.
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A Nusco nasce la cantina Poderi Visone
L’alta quota è un pensiero costante per l’imprenditore partenopeo, Ciro Visone. A meno di 18 anni poteva già vantare il primo brevetto di pilota civile, poi, il via, con alcuni partner, a una compagnia aerea impegnata in ambito commerciale e nell’emergenza medica.
Un uomo sempre in volo, ma coi piedi per terra, che ha appena intrapreso una nuova sfida col figlio Raffaele, general manager di una sua compagnia di elicotteri, aeroplani e jet di lusso, che, dopo aver concluso gli studi universitari, ha scelto di impegnarsi nelle aziende di famiglia. Un giovane esperto di vini di qualità, che ama definirsi agricoltore professionista… per passione.
Insieme, a Nusco, nel cuore dell’Irpinia, hanno dato vita a Poderi Visone, un’azienda agricola arroccata a 921 metri d’altezza, votata alla produzione di vini di nicchia, che a breve aprirà anche al pubblico, per degustazioni e circuiti gastro-enologici.
Un modo autentico per onorare le origini, con vigneti situati nelle zone di maggior pregio della viticoltura irpina: fiano a Lapio, aglianico a Montemarano e greco a Santa Paolina. Emblema della cantina, il Taurasi “Cyrus”, denominato così per volere di nonno Raffaele, che ha fatto nascere nei due imprenditori l’amore per il vino.
Ad aiutarli in questa impresa, il giovane, ma già esperto enologo Antonio Giugliano, che punta a lavorare sulla materia prima senza forzature.
Nella filosofia dell’azienda: rispetto per la tradizione, amore verso il territorio, grande volontà di sperimentazione e continua ricerca dell’eccellenza.
Poderi Visone nasce con l’intento di produrre uve e vini della migliore qualità possibile, garantendo il massimo rispetto della materia prima, che qui viene conferita immediatamente dopo la raccolta, per preservarne il bagaglio aromatico. Ogni fase di lavorazione, dalla fermentazione all’affinamento, mira ad esaltare nei vini la grande ricchezza di profumi, il gusto complesso, l’eleganza e la lunga persistenza.
Afferma Ciro Visone:
Visitando posti bellissimi e attraversando i sapori di tutto il mondo , non ho avuto dubbi: pochi territori e pochi vini, possono eguagliare il patrimonio dell’Irpinia.
Da 5 anni ricopro la carica di Presidente Onorario della Chambre de Commerce et Industrie di Nosy Be e quella di Presidente della Chambre de Commerce et Industrie Italia Madagascar. Facilitiamo iniziative agro alimentari, come import ed export con l’Italia. Inoltre, con un gruppo di agricoltori è in corso una produzione sperimentale di uliveti e granoturco e, personalmente, ho puntato anche sulla viticoltura, investendo su 5 ettari di terreno non lontano dalla capitale Antananarivo, dove è nato un vitigno con piante di origine italiana.
In realtà, quella di Nusco, non è la prima esperienza vitivinicola di Ciro Visone. L’imprenditore, infatti, in Madagascar, dopo aver costruito un dispensario sanitario e sostenuto strutture scolastiche delle Suore del Sacro Cuore, ha deciso di puntare anche sull’agricoltura.
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Covid-19 in Irpinia: nuovi 119 tamponi naso-faringei sono risultati positivi
Dagli ultimi tamponi naso-faringei effettuati in Irpinia, 1.222, sono risultati positivi al Covid-19 nuovi 119 casi.
I risultati pervenuti dall’ASL di Avellino sono i seguenti:
- 2 residenti nel comune di Aiello del Sabato
- 1 residente nel comune di Altavilla Irpina
- 9 residenti nel comune di Ariano Irpino
- 3 residenti nel comune di Atripalda
- 14 residenti nel comune di Avella
- 17 residenti nel comune di Avellino
- 2 residenti nel comune di Baiano
- 1 residente nel comune di Carife
- 1 residente nel comune di Casalbore
- 1 residente nel comune di Cervinara
- 4 residenti nel comune di Contrada
- 1 residente nel comune di Domicella
- 3 residenti nel comune di Forino
- 2 residenti nel comune di Frigento
- 4 residenti nel comune di Gesualdo
- 7 residenti nel comune di Grottaminarda
- 2 residenti nel comune di Lauro
- 4 residenti nel comune di Lioni
- 1 residente nel comune di Marzano di Nola
- 1 residente nel comune di Mirabella Eclano
- 5 residenti nel comune di Monteforte Irpino
- 1 residente nel comune di Montemiletto
- 2 residenti nel comune di Moschiano
- 2 residenti nel comune di Mugnano del Cardinale
- 1 residente nel comune di Pietradefusi
- 2 residenti nel comune di Prata Principato Ultra
- 4 residenti nel comune di Quindici
- 6 residenti nel comune di Rotondi
- 1 residente nel comune di San Michele di Serino
- 2 residenti nel comune di Santo Stefano del Sole
- 1 residente nel comune di Savignano Irpino
- 5 residenti nel comune di Serino
- 1 residente nel comune di Sperone
- 2 residenti nel comune di Sturno
- 1 residente nel comune di Summonte
- 2 residenti nel comune di Venticano
- 1 residente nel comune di Villanova del Battista
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Il Comitato civico Palazzine Bene Comune chiede al Sindaco di rispettare gli accordi
Riportiamo integralmente le parole di sconforto da parte del Comitato civico Palazzine Bene Comune, per rendere più chiara la situazione che si sta verificando ad Aquilonia.
Sono passati ormai oltre 100 giorni dalla seduta straordinaria dell’assemblea comunale di Aquilonia (Av) in cui il Sindaco Giancarlo De Vito annunciò ufficialmente una via d’uscita dal conflitto attorno alla sorte delle “casette asismiche” del 1930 che, dalla fine del 2017, ha occupato l’Amministrazione comunale (che aveva deciso di abbatterle), il Comitato civico Palazzine Bene Comune (che si era formato per scongiurare la demolizione e chiederne al contrario la rigenerazione), le forze politiche rappresentate in consiglio e molte cittadine e cittadini che hanno preso la parola.
Il Sindaco, il 1° aprile 2021, ha aperto la seduta annunciando la decisione di istituire una “commissione” che valutasse la questione e portasse all’Amministrazione gli elementi per decidere. Accogliemmo con soddisfazione l’intenzione dichiarata da Giancarlo De Vito di non procedere all’abbattimento per avviare un confronto su cosa fare di questo patrimonio.
Solo 20 giorni dopo il Sindaco annunciò l’intenzione di alienare gli edifici a privati, assicurando – malconsigliato sul piano tecnico – un ipotetico e del tutto aleatorio accesso a finanziamenti Superbonus che però non competono in alcun modo a un’amministrazione pubblica. Ribattemmo che ogni ipotesi di privatizzazione favorirebbe la manomissione delle strutture. Non il restauro: lo stravolgimento.Ribadimmo la necessità di un’operazione pubblica di rigenerazione urbana che destini il patrimonio edilizio a nuove funzioni utili per la collettività senza in alcun modo mutarne il carattere di testimonianza della storia urbanistica e sociale di Aquilonia. Ma, in poco tempo, anche quella uscita incauta sembrò essere accantonata.
Sono quindi passati 100 giorni da quel 1° aprile che aveva segnato la prima vera “apertura” dopo anni di sordità istituzionale e di totale delegittimazione delle nostre richieste, ma nulla più è accaduto. Allora era veramente un pesce d’aprile, come ci chiedevamo già 50 giorni dopo in un comunicato?
Sarebbe un vero peccato, anche perché nel frattempo questa vicenda ha suscitato l’interesse di tre importanti associazioni – Italia Nostra, Legambiente e Touring Club Italiano – i cui pronunciamenti in favore della nostra vertenza di tutela si aggiungono alle due petizioni del dicembre 2017 mediante le quali il comitato civico Palazzine Bene Comune aveva raccolto centinaia di firme della cittadinanza e il sostegno di decine di intellettuali, alcuni dei quali molto noti (Vinicio Capossela, Franco Arminio, Vito Teti…) ma tutti particolarmente autorevoli in merito ai problemi delle aree
interne.Il motivo è che questa vertenza – che, a torto, potrebbe sembrare unicamente locale – investe in realtà un tema di grande rilevanza per tutte le nostre aree interne: la cura del patrimonio identitario delle comunità più fragili. Veramente ci riesce difficile comprendere come un sindaco di un piccolissimo paese dell’entroterra possa coltivare indifferenza al patrimonio culturale della propria comunità senza sentire il peso dell’isolamento e per quale motivo non veda invece la grande occasione di fare leva sul sostegno di tante cittadine e cittadini, nonché autorevoli associazioni e intellettuali, a un’operazione pubblica di rigenerazione urbana che potrebbe porre questo piccolo centro in posizione di avanguardia nelle politiche territoriali delle aree interne.
Si formi dunque questa “commissione”, che per noi dovrebbe fare tre cose:
1) confrontarsi sulle ipotesi progettuali di restauro e rigenerazione delle “palazzine”;
2) ricercare le più appropriate modalità di attuazione;
3) essere non solo un consulente dell’Amministrazione ma anche un facilitatore della consultazione della cittadinanza, a cui va assegnato un ruolo attivo.
Il regolamento comunale che consenta la costituzione di una commissione di questo genere c’è. La disponibilità di diversi esperti e “stakeholder” a parteciparvi c’è. Restano alcune domande: che aspettiamo? È proprio necessario confermare – con implacabile fedeltà a una tradizione di immobilismo, diffidenza per il cambiamento, mancanza di immaginazione sociale e visione del futuro – che bisogna scappare da queste terre?
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