Contro l’interpretazione di Susan Sontag è un libro raccoglie scritti dedicati al teatro, al cinema, alla letteratura, tra cui il famosissimo Notes on Camp.
Un limpido talento critico, una capacità fuori dal comune di orientarsi nell’universo contemporaneo di segni e linguaggi plurali: con sguardo allenato da continue combinazioni tra passioni profonde e interessi eclettici, Susan Sontag traccia un’originalissima, radicale rotta attraverso la teoria, la letteratura, il cinema, il teatro e le arti degli anni sessanta del ’900.
Prima dell’“età del nichilismo”, Sontag scrive gli articoli riuniti nel 1966 in Contro l’interpretazione, il suo libro d’esordio come saggista: “un atto di liberazione intellettuale” che la fa in breve diventare una figura di riferimento dello scenario contemporaneo, delle sue rivelazioni, trasgressioni, sperimentazioni, illusioni, della sua opposizione alle gerarchie (alto/basso) e alle polarità (forma/contenuto, intelletto/sentimento).
Oggi dissento da alcune delle cose che ho scritto, ma non si tratta di un tipo di ripensamenti che renda possibili cambiamenti parziali o revisioni. Anche se credo di aver sopravvalutato o sottovalutato i meriti di alcune delle opere che ho discusso, il mio attuale dissenso ha poco a che fare con singoli mutamenti di giudizio.
In ogni caso, l’eventuale valore di questi saggi, e la misura in cui sono qualcosa di più di una semplice illustrazione dell’evoluzione della mia sensibilità, non dipendono dalle specifiche valutazioni formulate, bensì dall’interesse dei problemi che sollevano.
Che scriva dello “stile” come centro di gravità dell’espressione artistica o disegni una mappa dettagliata e ormai classica delle forme della sensibilità “Camp”, che parli degli happening in cui l’azione evade dai teatri o si sposti dal diario di Pavese ai Taccuini di Camus, dalla libertà di Genet alla coscienza disgustata di Sartre, il filo delle parole di Susan Sontag non perde il suo obiettivo: evitare che il vaso di Pandora dell’interpretazione-superfetazione si rovesci sull’esperienza dell’opera d’arte, deformandola e saturandola di “significati” a proprio uso e consumo.
Ho l’impressione non tanto di aver risolto un certo numero di problemi che mi inquietavano e mi affascinavano, quanto di averli prosciugati. Ma la mia è senza dubbio un’illusione. I problemi restano, e ad altre persone curiose e riflessive resterà molto da dire sul loro conto, e forse questa raccolta di recenti considerazioni sull’arte potrà essere utile in tal senso.
Susan Sontag: chi è?
Susan Sontag (1933-2004), tra gli intellettuali statunitensi più influenti della seconda metà del ’900, nottetempo ha pubblicato i primi due volumi dei diari finora inediti in Italia, Rinata (2018) e La coscienza imbrigliata al corpo (2019), cui sono seguiti il romanzo L’amante del vulcano (2020) e i saggi Malattia come metafora e L’Aids e le sue metafore (2020), Davanti al dolore degli altri (2021) e Contro l’interpretazione e altri saggi (2022), tutti tradotti da Paolo Dilonardo.
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