Antonella Pecchia celebra il proprio battesimo elettorale in grande stile.
Al fianco della candidata più giovane dello schieramento azzurro alle Europee tutti i vertici di Forza Italia. Per Antonella Pecchia comincia oggi una campagna elettorale difficile e dai ritmi intensi. Dopo una lunga militanza nel movimento giovanile azzurro, a soli 27 anni e con una laurea in giurisprudenza conseguita solo qualche mese fa, arriva per la militante avallana l’occasione della vita.
Questa candidatura di alto profilo e spessore è la giusta ricompensa per l’attività svolta nel corso degli anni per un partito nel quale ha sempre creduto e per cui si è spesa molto.
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La donna senza applausi
L’articolo 3 della Costituzione Italiana dice:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
L’articolo 51 recita:
Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità’ tra donne e uomini. La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.
Si ricordi che in Italia alle donne è stato riconosciuto il diritto al voto solo nel 1945: prima di allora erano di fatto, totalmente escluse dalla vita pubblica ed è paradossale che abbiano dovuto combattere per qualcosa che spettava loro di diritto, dalla nascita, al pari di un qualsiasi altro cittadino di sesso maschile.
Un discorso analogo vale per le tanto discusse quote rosa, la cui legge esiste solo dal 2011, ovvero le quote minime di presenza femminile all’interno di organi elettivi perché la presenza femminile nelle amministrazioni pubbliche dovrebbe essere qualcosa di ovvio, così come ovvia è la presenza maschile.
Ciò deriva dal fatto che il ruolo politico della donna è stato sempre visto come qualcosa di passivo. Le donne sono troppo spesso chiamate in causa solo quando devono esprimere un voto. Ebbene, le donne sono sì elettrici ma devono anche avere la possibilità di essere elette.
Donne e quote rosa
Forse non si conoscono perfettamente e nel profondo le donne. Se così non fosse, attribuiremmo loro diversi aggettivi e affiancheremmo loro solo immagini di forza.
Vivere la propria femminilità dai banchi di scuola, al posto di lavoro e di politica, significa imparare presto che ci vogliono più energie per dimostrare il proprio talento. Parlate con queste donne e poi dite se sono così deboli, così fragili e bisognose di tutela.
Come afferma Eliana Bellezza ADAPT Community Manager:
Le donne hanno solo bisogno di spazio, di luoghi di lavoro, di classi, di imprese, di parlamenti, di piazze, di palchi, di teatri che sappiano svelare quante competenze silenziose si nascondono dietro i sorrisi, gli sguardi, i gesti che mostrano.
Quelle competenze le rendono piene di energia, poiché il vissuto personale di ciascuna persona – e di una donna in particolare, a cui la natura ha conferito compiti differenti, concedendole esperienze di straordinaria forza – lascia sempre sulle spalle uno zaino pieno zeppo di “so fare”, di capacità, di gesti concreti di cui il mondo del lavoro ha bisogno più che mai.
Le donne che sembrano occuparsi di politica meno degli altri, in realtà hanno freni inibitori indotti , dovuti ad una cultura maschilista che volente o nolente impatta il nostro quotidiano.
Le aspettative sociali uguali per tutti si caratterizzano di provocazioni e reazioni.
Le donne che si espongono in politica sono ancora troppo poche. In Italia abbiamo un’immagine predefinita di quella che è la donna in politica, da un lato la “ simil olgettina”, per dirla in
maniera cruda la gnocca della situazione,che viene sospettata di aver utilizzato i suoi favori naturali per arrivare dove si trova, contrapposta all’altro tipo di donna che non dà proprio un’immagine glamour di se stessa, ma un cervello libero tale da competere per affermarsi e dare voce alla propria idea.
Quella giovane sarà sempre accusata di essere passata sotto la scrivania, e forse sa benissimo che verrà presa in giro dall’inizio alla fine, non per quello che dirà ma per il suo aspetto fisico . Questo tipo di donna dovrà avere per forza altri fini. E quindi sarà vista meno credibile.
Spesso e volentieri la donna non ha un incoraggiamento familiare, sottoposta da sempre al giudizio degli altri che diviene molto duro; la questione più sottile, forse più psicologica, lo vede nelle discussioni con i maschi, loro tendono a prevaricarsi; mentre le donne discutono e se lo fanno, sono molto più pacate.
Retaggi culturali bloccano e quindi manca un approccio veritiero alla realtà.
Donne e società
Le quote rosa davvero crediamo siano la soluzione per valorizzare la donna?
La partecipazione attiva se non parte dalla donna stessa che consciamente accetta la sua discesa in campo non ha senso. Le quote rosa possono rivelarsi inutili e dannose, se è solo uno spazio che bisogna colmare.
Le donne sono presenti, sono combattive. Nella politica locale le donne ci sono, si impegnano, sono coscienti , non hanno paura di esporsi, parlare con un microfono in mano. E’ nel porsi nei più alti gradini che inciampano o forse non decollano. Le donne ci sono, ma non le troviamo a parlare spesso davanti ad una grande assemblea.
Non sarà il caso della Le Pen, figlia d’arte e donna in prima fila. Le altre, in genere, sono dietro le quinte, a servizio dell’uomo.
Natura, genetica, cultura possono fare la differenza?
Qui entra in gioco la dimensione personale, la pressione sociale dei genitori, degli amici che non collimano con il fulcro della vita politica. La condizione iniziale a delle proposte concrete è voler creare modelli e archetipi differenti, veri e genuini.
Quante volte succede che una donna nel prendere una qualsiasi posizione subitaneamente le si fa notare che non solo è una donna ma se è una mamma, rispetto a certi discorsi, certe affermazioni non può permettersele?
Spesso la donna attua nei suoi confronti un vero e proprio autosabotaggio oppure ha un livello di competenze talmente tanto alto da non curarsi minimamente delle critiche, non avendo paura della percezione negativa che potrebbe dare nel parlare.
Il problema del giudizio sociale non parte sempre dall’uomo ma è un problema generale.
Una donna deve sapere di poter essere protagonista della vita politica, della vita professionale, della vita sociale e della vita familiare e deve poter aspirare a questo sin dall’ infanzia, senza limite o preconcetto alcuno. Se si porterà avanti tutto ciò, la collettività intera ne risulterà certamente migliorata.
In definitiva e perché no, anche in una prospettiva utilitaristica per quale ragione ci vogliono più donne in politica? Per la qualità fondamentale propria di ogni donna: essere una amministratrice nata. Che si amministri il ménage familiare, un’azienda o un Paese intero, ogni donna ha le caratteristiche per farlo. Per sua natura ella è infatti portata ad occuparsi degli altri: le donne sono madri. E questo vuol dire, che per indole personale, tendono a mettere gli altri al primo posto, e di conseguenza sono più sensibili alle esigenze del cittadino, sono più concrete ed operative, risultando quindi di grande utilità per la cosa pubblica.
Vengono in mente le parole di Margaret Thatcher:
In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi ad un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi ad una donna.
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Montoro, niente più file o inutili attese al Comune
La Città di Montoro azzera le distanze dai cittadini consentendo, attraverso gli strumenti digitali, di presentare le richieste direttamente online, senza doversi recare in Comune, potendo ricevere i certificati e/o gli esiti in formato digitale a casa propria.
La presentazione di questi nuovi servizi ed anche del servizio di connessione “Wi-Fi Italia”, gratuita per tutti, e la creazione di postazioni informatizzate sul territorio disponibili per l’accesso ai servizi online, avverrà il giorno 15 marzo alle ore 10:00 presso il Convento Santa Maria degli Angeli.
Comune di Montoro
A giorni sarà sufficiente essere in possesso di una Identità Digitale (SPID) o di una Carta d’Identità Elettronica (CIE) corredato dal proprio PIN, e di un dispositivo come PC, tablet o smartphone, per poter accedere ai servizi attraverso i seguenti strumenti:
· Sportello Telematico Polifunzionale, per la presentazione di istanze relative ai seguenti ambiti: ambiente, ecologia, servizi demografici, servizi sociali, tributi, polizia locale, lavori pubblici e mobilità urbana, servizi cimiteriali, servizi scolastici e per l’infanzia, patrimonio, edilizia, urbanistica, ecc.
· Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), per l’emissione immediata e in autonomia dei seguenti certificati: anagrafico di nascita; anagrafico di matrimonio; di cittadinanza; di esistenza in vita; di residenza; di residenza AIRE; di stato civile; di stato di famiglia; di residenza in convivenza; di stato di famiglia AIRE; di stato di famiglia con rapporti di parentela; di stato libero; anagrafico di unione civile; di contratto di convivenza.
Attraverso il sito istituzionale e l’App Municipium i cittadini possono ricevere informazioni sulle attività dell’Ente, Eventi in programma e News.
I cittadini di tutte le frazioni, anche le più distanti dalla sede comunale, ma anche i giovani studenti fuori sede o chi è impegnato per lavoro all’estero, avranno la possibilità di avere tantissimi servizi a portata di click, senza la necessità di doversi recare presso gli uffici comunali.
Tutto questo in aggiunta alla rimodulazione degli orari di ricevimento al pubblico, con l’estensione delle fasce orarie mattutine e l’aggiunta di due fasce orarie pomeridiane; attualmente gli uffici sono aperti:
· il lunedì, la mattina dalle 8.30 alle 12.30 e il pomeriggio dalle 15.30 alle 17.30;
· il mercoledì, la mattina dalle 8.30 alle 12.30 e il pomeriggio dalle 15.30 alle 17.30;
· il venerdì, la mattina dalle 8.30 alle 12.30;
Per l’accesso agli uffici, al fine di evitare inutili e lunghe attese, o il rischio di esaurimento degli appuntamenti disponibili, è stato avviato un Servizio di Prenotazione, altamente consigliato al fine di evitare inutili attese e/o l’impossibilità di erogazione di un servizio per l’eventuale esaurimento del numero di appuntamenti disponili.
Il Sistema di Prenotazione è stato progettato e realizzato con una logica multicanale che consente di prenotarsi attraverso le seguenti modalità:
- online, 24 ore su 24, attraverso la Piattaforma Web di prenotazione accessibile al seguente indirizzo: https://prenota.comune.montoro.av.it.
- telefonicamente, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 12.30, al numero telefonico dedicato: 0825.523024;
- in presenza, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 12.30, presso la sede comunale.
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Il sindacato USB sull’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino risponde alle ultime accuse
Il sindacato USB sull’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino risponde alle ultime accuse con queste parole riguardo le ultime accuse ricevute.
La lettera è stata scritta da Sergio Di Lauro, Rappresentante Legale Provinciale.
Ecco la dichiarazione completa:
Dopo aver osservato, per circa nove mesi, alcuni aspetti organizzativi e funzionali riguardanti l’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, iniziamo a trarre conclusioni in merito. Premettiamo che, tranne la FP CGIL, non abbiamo visto ancora alcuna segnalazione da parte di delegati appartenenti ad altre sigle; non sappiamo se ci è sfuggita, oppure se altri delegati fossero impegnati su altre tematiche. L’intervento dell’USB è stato richiesto sia da utenti che da operatori.
Annunciamo sin d’ora che le nostre osservazioni saranno oggetto di interrogazioni.
È doveroso segnalare che ci appare inspiegabile, in un momento persistente di carenza infermieristica e di coordinatori legittimati, che alcune Unità siano state assegnate alla Direzione Sanitaria di Presidio.
Utilizzando quali criteri? Non vogliamo pensare che ciò sia avvenuto solo per aspetti estetici. Ancora più grave, ci appare l’allocazione di una unità infermieristica c/o la Direzione menzionata, transitata per cambio compensativo. E quale compensazione? Mentre avveniva ciò, in alcune Unità Operative, dove il personale è assoggettato ad elevati ritmi, si continuava con il redigere turni massacranti; tutto a danno di operatori già allo stremo. Quale sicurezza per gli stessi? Quale sicurezza per gli utenti?
Altro aspetto, non meno importante, è rappresentato dalla qualità dei pasti forniti; situazione rilevata fino al subentro della ditta aggiudicataria. Ma il Sistema Qualità, introdotto in forma dettagliata, dalla Legge 502/92, non prevedeva, e tutt’ora prevede, il controllo di tutti i servizi erogati durante un processo di assistenza sanitaria? L’Azienda Moscati ha visionato e legittimato i menù quotidiani? Ci sono agli atti, questionari di soddisfazione degli utenti con cadenza periodica, debitamente protocollati? La soddisfacente qualità poco evidente dei pasti, ha indotto, spesso, molti pazienti a rinunciare al consumo degli stessi; situazione aggravata anche dal Covid, in quanto non si è potuto trovare un’alternativa a tale défaillance. Anche se, sostanzialmente, è sempre vietato introdurre pasti in ospedale con o senza Covid.
Nelle ultime ore, abbiamo appreso di un’altra situazione sconfortante.
Un utente su sedia a rotelle, recatosi con accompagnatore per esami di controllo, si è sentito male. Invece di essere assistito con celerità, è stato sottoposto ad una prassi burocratica secondo un descritto “protocollo nazionale”. Ma quale protocollo, al cospetto di una vita umana! Risultato finale: il paziente è morto. La testimonianza ha detto in sintesi: “Si è sentito male al Moscati, i sanitari non lo hanno soccorso subito: litigavano sul protocollo mentre l’uomo moriva”. Perché il signor Vincenzo De Luca non interviene? Questa appare, agli occhi di tutti, “l’eccellente Sanità” che egli stesso descrive. E non solo questo è l’aspetto negativo.
Arrivederci, alla prossima puntata.
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Forza Italia lancia Antonella Pecchia
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