L’enologia e il turismo, sostiene Teobaldo Acone, in Irpinia sono strettamente collegati e i Comuni dovrebbero attuare molte più iniziative di promozione delle eccellenze locali. Nel panorama italiano i Comuni che sono riusciti a conservare e valorizzare le tradizioni della civiltà contadina unendole a un sapiente marketing territoriale e sviluppo aziendale, oggi beneficiano di opportunità di crescita impensabili fino a qualche anno fa.
La filiera vitivinicola, secondo l’esperto Teobaldo Acone, è tra le più dinamiche all’interno del sistema produttivo locale e la prima del settore turistico. L’ambasciatore dell’associazione “Città del vino” paragona le potenzialità enoturistiche dell’Irpinia a quelle della Toscana e dell’Umbria ma invoca una maggiore collaborazione tra il pubblico e il privato.
Nonostante il grande lavoro realizzato nei decenni scorsi, soprattutto dai privati, l’Irpinia, sostiene Acone, è ancora indietro rispetto ai competitor delle altre Regioni d’Italia. Da queste premesse partono le proposte di Acone, indirizzate sia ai Comuni che alla Provincia, per l’attivazione di un info point turistico in ogni borgo d’Irpinia.
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Quarant’anni dal terremoto dell’Irpinia: lettera aperta di Raffaele Lieto
Raffaele Lieto, segretario generale Cgil Avellino e segretario Cgil Campana scrive una lettera aperta per ricordare il terremoto dell’Irpinia di quarant’anni fa e fare delle considerazioni attuali sulla condizione territoriale di queste zone.
Sono passati 40 anni dal terremoto del 23 novembre 1980: un tempo lungo che ha cambiato la società e gli uomini. Chi era giovane, come me, oggi ha un’età avanzata. In tutto questo tempo sono avvenute tante cose e tante discussioni, spesso inutili e fuorvianti sono state fatte, fino alla noia. Eppure non si è riusciti e non si è nemmeno voluto, mettere dei punti fermi, sulle cose avvenute, sui ritardi, sugli errori, sulle cose positive, sarebbe stato utile e necessario per delineare un futuro, una prospettiva che in qualche modo facesse tesoro di quanto avvenuto, e servisse a costruire un modello credibile di sviluppo, con politiche utili a mantenere e sviluppare quello che c’è, e a innovare l’intero territorio, oltre le poche isole felici. Ho avuto la possibilità, purtroppo di vivere i momenti fondamentali, di quanto accaduto.
Dai primi giorni di soccorso e di aiuto, prima disorganizzati e spontanei o poi via via, diretto e gestito dalle tante organizzazioni e associazioni intervenute, e poi dalle istituzioni. Lo Stato dimostrò tutta l’impreparazione, e le falle, che nel Mezzogiorno avevano caratteristiche ancora più gravi. Lo sforzo di migliaia di volontari e gli aiuti arrivati da ogni luogo non trovavano una realtà pronta ad accoglierli efficientemente. Ho vissuto in prima persona con tanti compagni e volontari irpini e di ogni regione d’Italia, la necessità dopo qualche mese, di salvaguardare ciò che arrivava sotto forma di aiuti, che non si era in grado di utilizzare razionalmente. Le strutture del PCI, della Cgil, ma anche di Cisl e Uil, Alleanza contadini, Confesercenti, Arci, Legacoop e tante altre associazioni locali e territoriali, convogliarono nelle aree del terremoto migliaia di tonnellate di aiuti di ogni tipo.
Ma i troppi tentativi di appropriazione indebita e le inefficienze erano un problema serio, in qualche modo, ridimensionati in parte dai sacrifici di tanti (non tutti) amministratori e cittadini dei comuni colpiti e si allestirono allora luoghi di raccolta e di distribuzione nei comuni che salvaguardarono almeno in gran parte molte risorse. Ciò fu possibile per il sacrificio e l’impegno di centinaia di volontari di ogni regione d’Italia e irpini. Dopo alcuni mesi, solo in seguito a forti richieste e pressioni, riuscimmo a consegnare all’esercito diverse decine di camion di aiuti, che andavano ancora utilizzati.
Questo il periodo dell’emergenza, che dopo decenni non sembra aver lasciato ancora una cultura dell’uso serio della ricchezza frutto di solidarietà. Abbiamo sì una protezione civile efficiente e tante organizzazioni locali di volontariato all’epoca esistenti. Ma ciò non ha ancora prodotto una riflessione compiuta su ciò che è avvenuto dopo nel corso di anni.
L’assenza di tale approfondita consapevolezza non favorisce un’idea collettiva e condivisa dell’azione solidale.
Faccio qualche esempio, uno riguarda, anche noi, le organizzazioni di massa. Si decide di avviare un processo di industrializzazione, delle aree interne di Campania e Basilicata. In provincia di Avellino, per risibile motivi di campanile e di prestigio di qualche barone del tempo si individuarono 8 aree industriali.
In una provincia come la nostra, con problemi di viabilità, trasporti su ferro, e di reti, e di energia si provvide a sbancare milioni di metri cubi di suolo, per finanziare progetti di qualità (pochi) e tanti imbroglioni che ogni mattina, come avviene ancora oggi, si alzano per fiutare l’affare del momento.
Siccome non sembra esserci ancora la serenità per discutere degli errori nella genesi e nella gestione di questi processi, non è ancora il caso di evitare annunci, spot elettorali, propaganda di basso profilo.
E definire invece cosa serve in termini di servizi di reti, di trasporti per utilizzare le strutture create e mai poco utilizzate, per favorire e attrarre nuove e innovative?
Si potrebbe intanto partire dal fatto che una curatela fallimentare non può durare decenni e produrre solo macerie. In Irpinia nelle aree industriali della 219, e nel nucleo storico di Solofra, più tanti altri diffusi nel territorio sono decine le strutture, in degrado per interminabili processi fallimentari. Fu faticoso in particolare per me e la Cgil irpina giungere all’accordo per il contratto di area, peraltro nato non da un’iniziativa delle parti, ma generato da una legge finanziaria dello Stato, che avrebbe voluto favorire l’utilizzazione dei fondi della 219 che poi è avvenuta ma che ha percorso anche tante strade sbagliate. Negli anni il sindacato e la sinistra politica hanno più volte sollevato questi temi ma i processi economici anche quelli truffaldini hanno sempre o quasi vinto.
L’Irpinia oggi in quali condizioni versa secondo Raffaele Lieto?
Oggi abbiamo realtà vive e importanti, tante inutili cattedrali, tante macerie e tante strutture inutilizzate quando si avvierà seriamente un’idea di sviluppo che fra le altre opportunità utilizzi anche questa?
Ma dobbiamo riconoscere che poi in uno schema che ha visto le organizzazioni sindacali, sollecitare discussioni e denunciare limiti ed errori, esse non sono immuni da errori. Ricorderò per sempre come hanno fatto Cgil, Cisl, Uil e gli altri che sommariamente ho elencato prima, in termini di aiuti. Ricordo centinaia di quadri sindacali, operai e consigli di fabbrica, che per mesi hanno consegnato aiuti di ogni tipo e hanno fisicamente lavorato nei comuni dell’Irpinia, in totale autosufficienza per non pesare sulla tragica situazione organizzativa. Sono stati raccolti miliardi di lire, che in gran parte sono andati a organizzazioni, enti e associazioni oltre che ai Comuni delle aree terremotate.
Una parte delle risorse si decise con una buona intuizione e con una idea innovativa di dedicarli alla costruzione dei centri sociali in molti comuni. Strutture che dovevano servire ad aiutare forme di socializzazione e servizi per i cittadini. In Irpinia la scelta di Comuni, fu anche in questo caso, come per le aree industriali decisa in base a municipalismi e piccoli interessi politici delle organizzazioni risultato: a parte la parziale utilizzazione di alcuni (Avellino, Solofra) il tentativo è miseramente fallito.
Cattedrali nel deserto, che dopo alcuni anni sono stati consegnati ai Comuni che spesso li lasciano deperire, anche per la cronica mancanza di risorse, ma l’obiettivo è andato perduto. Ecco tutti dovremmo avere la capacità di ripartire dai limiti e dagli errori, per parlare non di nostalgiche, lamentazioni su cosa avvenne, ma di cosa servirebbe far avvenire nei prossimi anni, che per tanti motivi si annunciano difficili. Seppure lentamente, alcuni progetti si realizzano. L’Alta capacità Napoli-Bari, con la stazione Hirpina, il completamento di alcuni assi viari, la elettrificazione della Benevento – Avellino – Salerno, forse propedeutica ad un utilizzo vero di questa linea.
Sono alcune cose importanti. ma il progetto complessivo? energia, acqua, sistemi integrati di depurazione, fibra e reti. C’è un luogo dove si rende finalmente possibile, una discussione seria e produttiva? Mi sembra invece che a prevalere è ancora l’antica logica della richiesta di sussidi e fondi per tanti progetti senza però indicare un chiaro disegno di sviluppo.
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Didiesse cambia sede e lancia il nuovo restyling
Una nuova brand identity, packaging marcati FSC, nuove assunzioni e un cambio di sede tracciano un nuovo percorso per l’azienda partenopea, specializzata nella produzione di macchine per caffè espresso dedicate al consumo di cialde, che ha deciso di festeggiare iniziando con un bel restyling della sua immagine per mantenere un legame ancora più solido con le richieste del mercato di oggi.
In arrivo, tanti cambiamenti legati alla crescita e alla voglia di offrire articoli e servizi sempre più performanti.
La prima innovazione riguarda le box dei prodotti Didiesse, sempre più innovativi ed attenti all’eco-sostenibilità. Le scatole, dalla nuova veste grafica, d’ora in poi potranno, infatti, fregiarsi del marchio internazionale FSC, che garantisce la provenienza dei cartoni utilizzati da foreste e filiere responsabili, sottoposte a rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
Il rispetto della Natura resta sempre e comunque una delle priorità dell’azienda, che ha puntato sin da subito sulle cialde, sistema green per eccellenza, col caffè pressato tra filtri di carta naturale, che rendono la cialda facilmente smaltibile nell’umido e adatta ad essere trasformata in compost.
Tra l’altro, Didiesse è tra le poche aziende a produrre solo macchine per cialde 100% italiane.
Per un’altra importante novità bisognerà aspettare il 24 maggio, giorno in cui avverrà l’atteso cambio di sede. Pur rimanendo all’interno del Consorzio ASI di Pascarola a Caivano, alle porte di Napoli, l’azienda traslocherà in un nuovo edificio, una struttura di 2.200 mq coperti.
Un cambiamento importante, che mostra ancora una volta attaccamento al territorio, visto che Didiesse nasce a Napoli, patria indiscussa dell’espresso e non intende in alcun modo tradire le proprie origini.
Ampliata, anche la rete assistenza, con più di 160 centri specializzati in tutta Italia.
Last but not least, un’altra bella novità, soprattutto perché arriva in un periodo così particolare, riguarda nuove assunzioni – tra cui quella di un progettista, un direttore marketing e nuove risorse per la rete vendita – che andranno a rafforzare un organico affiatato e ben assortito.
Mentre alcuni settori, vivono una profonda sofferenza, anche causa Covid, quello della macchine da caffè espresso registra, invece, un’impennata, per il passaggio sempre più frequente dalla “classica” moka al monoporzionato.
E i numeri di Didiesse non fanno che confermare il trend. Con 287.000 macchine prodotte lo scorso anno, un fatturato 2020 pari a 24 milioni di euro e una previsione per il 2021 di 28,5.
Tra l’altro, il brand ha ottenuto la certificazione ISO 9001, che riguarda i sistemi di gestione della qualità sul luogo di lavoro; mentre i suoi prodotti godono della marcatura CE ovvero Conformità Europea e MOCA, relativa a materiali ed oggetti che entrano in contatto con gli alimenti. In fase di completamento, invece, la procedura connessa alla certificazione UL, fondamentale per il mercato americano e il marchio di sicurezza CCC per il mercato cinese.
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Covid-19 in Irpinia: nuovi 91 tamponi naso-faringei sono risultati positivi
Dagli ultimi tamponi naso-faringei effettuati in Irpinia, 580, sono risultati positivi al Covid-19 nuovi 91 casi.
I risultati pervenuti dall’ASL di Avellino sono i seguenti:
- 1 residente nel comune di Aiello del Sabato
- 1 residente nel comune di Ariano Irpino
- 3 residenti nel comune di Atripalda
- 11 residenti nel comune di Avella contatti di un positivo
- 17 residenti nel comune di Avellino
- 6 residenti nel comune di Baiano contatti di un positivo
- 1 residente nel comune di Candida
- 1 residente nel comune di Capriglia Irpina
- 1 residente nel comune di Contrada
- 1 residente nel comune di Frigento
- 2 residenti nel comune di Lauro contatti di un positivo
- 12 residenti nel comune di Mercogliano contatti di un positivo
- 2 residenti nel comune di Mirabella Eclano
- 4 residenti nel comune di Monteforte Irpino di cui due sono contatti e uno è ricoverato presso l’AORN Moscati di Avellino
- 3 residenti nel comune di Montemiletto
- 3 residenti nel comune di Montoro
- 2 residenti nel comune di Ospedaletto D’Alpinolo di cui uno è ricoverato presso l’AORN Moscati di Avellino
- 5 residenti nel comune di Quadrelle contatti di un positivo
- 6 residenti nel comune di Quindici contatti di un positivo
- 2 residenti nel comune di Salza Irpina
- 1 residente nel comune di San Michele di Serino ricoverato presso l’AORN Moscati di Avellino
- 1 residente nel comune di San Potito Ultra
- 1 residente nel comune di Santa Paolina
- 1 residente nel comune di Sant’Angelo dei Lombardi ricoverato presso l’AORN Moscati di Avellino
- 1 residente nel comune di Sorbo Serpico
- 1 residente nel comune di Sperone
- 1 residente nel comune di Taurasi
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Acone (Città del vino): «Subito un info point in ogni borgo d’Irpinia»
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