Come da tradizione, in questi giorni all’Istituto Agrario “De Sanctis” di Avellino è partita la vendemmia dell’Aglianico Igt Campania che sarà prodotto e imbottigliato nelle cantine storiche di una delle più rinomate istituzioni scolastiche del Mezzogiorno.
Nell’istituto si promuove, attraverso l’ausilio degli studi scientifici, la produzione e la diffusione del prodotto vinicolo. Fiore all’occhiello del “De Sanctis” è l’impianto di distillazione del brandy al quale lavorano quaranta convittori selezionati tra i migliori studenti agrari della Campania.
Fondata il 27 ottobre del 1879 dal Ministro Francesco De Sanctis, la scuola azienda di via Tuoro Cappuccini, oggi presieduta dal dirigente scolastico Pietro Caterini, dispone di una superficie agraria di circa 23 ettari dislocati tra Avellino e Torrette di Mercogliano dove alla coltivazione di aglianico si affianca quella del fiano e del greco.
Tutte le operazioni, dalla vendemmia all’imbottigliamento fino alla vendita, sono realizzate all’interno della scuola che ha attivo anche un corso post diploma da enotecnico e corsi serali per agrario, agroalimentare e agroindustria grazie ai quali gli studenti possono acquisire tutte le competenze professionali utili a entrare con facilità nel mondo del lavoro.
Nel video clip, realizzato dagli alunni dell’Istituto Agrario “De Sanctis”, i risultati di un’ottima annata frutto di scuola, lavoro e distillato d’impresa.
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Caso biglietti Air, le associazioni dei consumatori:
«Contestate la maggiorazione»«Vista l’assenza di agenzie Air sul territorio irpino e l’impossibilità di reperire biglietti nei bar, edicole e tabacchi, si invita l’azienda di trasporto pubblico locale a indicare tutti i punti vendita in cui è possibile recuperare i titoli di viaggio. Intanto, si consiglia agli utenti, costretti a comprare i ticket sui bus a prezzi maggiorati, di contestare la maggiorazione non giustificata e subdola. Nessuno è tenuto a fare cose impossibili».
Così il presidente dell’associazione Forza dei Consumatori di Avellino, Nicola Zinzi, interviene sul problema legato alla gestione del servizio di vendita dei titoli di viaggio Air, un problema antico che va avanti ormai da anni e finalmente diventato caso mediatico a seguito della rivolta dei rivenditori privati.
Da tempo, infatti, la società che gestisce la distribuzione dei biglietti per conto di Unicocampania, pretende dai gestori dei bar, edicole e tabacchi che accettano di rivendere i titoli di viaggio il pagamento anticipato, con una corresponsione all’atto della vendita di una percentuale del 3%.
La non convenienza della prestazione del servizio che, come ci spiegano gli esercenti, blocca un cospicuo capitale per un misero ritorno economico, ha quindi reso introvabili i biglietti Air sia nel capoluogo che negli altri comuni della provincia.
Ad oggi, ad Avellino, i biglietti Air sono ancora reperibili solo nel bar Excelsior, posizionato a pochi metri dalla stazione di piazza Kennedy, e in pochi altri punti vendita che trovano ancora conveniente l’erogazione del servizio.
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Cultura e Identità,
l’editoriale di Alessandro SansoniChi la critica chi la difende non crede ad un’ Europa Sovrana
È curiosa la fortuna che a volte arride alle parole e il termine sovranismo è un caso emblematico. Non è chiara la sua origine, da cercare forse nella Francia degli anni ‘90. Anche Wikipedia, che ormai assolve le funzioni che un tempo erano del Devoto–Oli, non dà certezze. Sicuro è che in pochi anni è diventato il concetto attorno a cui ruota il dibattito pubblico planetario. Ma siccome nulla avviene a caso, ci deve essere una ragione che spiega questo successo.
E la ragione c’è: tra le tante crisi che angustiano il nostro tempo, la più grave di tutte è la crisi della politica, in pratica la sua scomparsa, in termini di uomini, idee, risorse, effettiva capacità di determinare il corso degli eventi.
E siccome quello di sovranità è il principio politico per antonomasia, ecco spiegata la fortuna di un lemma che indica chi va alla ricerca di ciò che sembra perduto.
La sovranità è fondamento di ogni compagine politica consapevole, formalizzata e in grado di autodeterminarsi, di cui lo Stato moderno, quello nato in Europa dopo la Guerra dei Trent’anni e codificato con lo jus publicum europaeum, è la quintessenza. Uno Stato è sovrano se possiede un territorio, batte moneta ed è in grado di garantire sicurezza interna ed esterna alla popolazione. In quanto sovrano, lo Stato non ammette nulla al di sopra di sé stesso: tutt’al più può confrontarsi con suoi simili e pari, gli altri Stati.
Chi è sovrano, infine, può esercitare ciò che poi è l’obiettivo dell’agire politico, ovvero il potere di decidere e determinare secondo la propria volontà conseguenze concrete e fattuali. Soprattutto, ci spiega Carl Schmitt, esso decide nello stato d’eccezione, cioè nei momenti supremi, quando la situazione è così grave che il sovrano non può sottrarsi alla responsabilità di avocare a sé ogni potere, anche le porzioni delegate, per decidere arbitrariamente come scongiurare un pericolo.
Proprio il dovere/potere di assumersi responsabilità decisive, impone a colui che svolge le funzioni sovrane di essere riconoscibile da sudditi e/o cittadini, si tratti di un monarca per diritto divino, o di un governo democratico. Ciò è indispensabile, affinchè la comunità politica possa eventualmente reclamare l’esercizio del potere in circostanze eccezionali. La crisi della politica, non a caso, si fa sentire in particolare per l’assenza di interlocutori, di soggetti a cui appellarsi. Nessuno più decide davvero e le scelte, soprattutto quelle impopolari, sono sempre colpa di qualcun altro: e la cosa più grave è che spesso è davvero così.
La crisi della politica non significa che non ci sia chi comandi. Significa che chi comanda veramente oggi non è visibile, non cerca legittimazioni né divine né popolari, esercita il potere nell’ombra, de–responsabilizzato ed apolide, sia che operi nei circuiti dell’alta finanza, sia che diriga un burocratico tecnoapparato.
Questo processo di espropriazione della sovranità degli Stati e dei popoli, non è recente. Ha raggiunto il culmine con la fine della Guerra Fredda e la globalizzazione, ma viene da lontano: comincia con la fine della Grande Guerra e le prime istituzioni sovranazionali fondate sul formalismo giuridico ed imposte dalle potenze globali marittime anglosassoni in nome del libero commercio, come dimostrato dallo stesso Schmitt e più recentemente da Danilo Zolo.
Di fronte, dunque, a un potere globale sempre più lontano e inavvicinabile, in un’epoca che propone scenari futuri pericolosi e indecifrabili, istintivamente l’uomo comune reagisce e reclama sovranità, politica, nazione, un ordine. E forse la crisi dell’UE, di cui in questo mese rinnoveremo il parlamento, sta nel fatto che nessuno, né chi la critica, né chi la difende acriticamente, sia disposto a pensarla Sovrana.Alessandro Sansoni
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Ritorna Dante per tutti e le leggende medievali al Castello d’Aquino di Grottaminarda
Ritorna Dante per tutti al Castello d’Aquino di Grottaminarda, dopo la sospensione causata dall’emergenza sanitaria. L’iniziativa curata da Luca Maria Spagnuolo, storico dell’arte di Avellino ha come scopo quello di leggere volta per volta passi della Divina Commedia di Dante Alighieri e di leggende medievali, di cui il noto e intramontabile testo è permeato.
I testi presentati provengono da manoscritti e incunaboli non editi o di difficile reperibilità che sono stati trascritti da Luca Maria Spagnuolo.
Dante per tutti è un laboratorio culturale che prevede la lettura e il commento di un Canto dantesco, la cui tematica è correlata ad un approfondimento legato a temi culturali, teatrali e della letteratura medievale.
Dante per tutti: l’iniziativa culturale
Dante per tutti prevede degli appuntamenti in cui vengono proposte leggende del XIV e del XV secolo, lette nella loro versione originale (volgare italiano), discusse e commentate successivamente.
I temi principali di cui trattano le letture riguardano leggende di Santi e diavoli e brani provenienti dal repertorio giullaresco medievale.
In previsione delle celebrazioni per il centenario della morte di Dante Alighieri (2021), Il Castello d’Aquino ha programmato una serie di incontri danteschi.
Il primo incontro si terrà mercoledì 12 agosto alle ore 19:30 in cui è prevista la lettura del Canto I dell’Inferno: l’incontro tra Dante e Virgilio nella selva oscura.
Il secondo appuntamento è previsto per 2 settembre alle ore 19:30 in cui verrà letto e commentato il Canto V dell’Inferno, il canto di Paolo e Francesca che verrà introdotto dalla leggenda di un demone che tenta un monaco al peccato di lussuria.
La durata dell’incontro è di circa un’ora e per poter partecipare all’evento bisogna prenotarsi, contattando il seguente numero telefonico: 334 947 46 73.
Il costo del biglietto è di € 5.00
L’Inferno dantesco
La Divina Commedia (1472) di Dante Alighieri è considerato un capolavoro della letteratura mondiale che è attuale perché racconta dell’umanità, immutata nei secoli, e descrive la complessità della nostra vita composta da viaggi concreti, astratti, mistici e morali.
La Divina Commedia spesso viene definita l’enciclopedia del Medioevo perché Dante Alighieri, studioso, filosofo e credente ha dato vita ad un’opera lettraria che contiene tutti gli elementi della cultura del suo tempo.
L’immaginario viaggio oltremondano nell’Inferno dantesco si compie in sette giorni. Dante Alieghieri al tempo aveva 35 anni ed era al punto centrale della sua vita perché all’epoca l’età media del tempo era di circa 70 anni.
Una sera perdendo la strada si ritrova in una selva oscura (che allegoricamente rappresenta il peccato) e vede l’angoscia e la sofferenza di quel luogo da cui vorrebbe fuggire, percorrendo un colle ma viene ostacolato da tre animali (una lonza che rappresenta l’incontinenza, un leone che rappresenta la violenza e una lupa che incarna la cupidigia).
In suo soccorso giunge Virgilio (simbolo della ragione) che lo accompagna nel suo viaggio ultraterreno tra: inferno, purgatorio e paradiso.
L’inferno è il primo dei mondi ultraterreni che Dante attraversa ed è un abisso sotterraneo che lo scrittore colloca vicino Gerusalemme, centro geografico e religioso del mondo emerso che ha la forma di un cono rovesciato.
L’Inferno dantesco è diviso in tre zone: Antinferno, Alto inferno e Basso inferno.
Dante si è preoccupato di dare una struttura geometrica all’inferno, esigenza che rispecchia la mentalità astratta e geometrica del Medioevo. Ciascun cerchio è popolato da anime peccatrici e lo scrittore si sofferma sul loro processo di degradazione e di imbestiamento, evidenziando la genesi psicologica del peccato e delle motivazioni che indusse al rifiuto della legge divina e umana.
Le anime vengono fissate nell’eternità con la loro contraddittoria personalità che si manifestò in terra. I peccatori sono uomini che hanno vissuto in modo esasperato e disperato, una sorta di esseri degradati dal peccato. L’Inferno, infatti, è pieno di personaggi che da un lato rivelano le lotte civili di Firenze e da un altro insistono sul tema della degradazione della Chiesa sul cui seggio si succedono papi simoniaci.
Il mondo, dunque, per Dante Alighieri è ribaltato e c’è bisogno di ricostruire una società secondo le indicazioni divine contenute nei testi sacri.
Per approfondire l’immenso e misterioso mondo racchiuso nell’Inferno dantesco non vi resta che partecipare a Dante per tutti!
8 comments on Enologia,
un’ottima annata per il De Sanctis di Avellino
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