Fermo immagine, di cui Gaia Di Fusco è autrice e compositrice assieme a Nicolò Claudio Romano e Matteo Russo, racconta di un momento della vita passata che però si ripete continuamente, la protagonista rimane intrappolata nel ricordo stesso, come se fosse un “fermo immagine” perenne.
Gaia Di Fusco è un’artista di classe 2001 conosciuta al pubblico per aver partecipato a vari programmi televisivi fra cui “Amici 2020”.
Qualcuno si ricorderà di Gaia all’età di 12 anni quando sale sul palco del programma “Io canto”, condotto da Gerry Scotti, riuscendo ad approdare alla finale.
Successivamente solca nel 2014 il palco del programma “I fatti vostri”, condotto da Giancarlo Magalli, come ospite nello spazio “Saremo Famosi”.
Nel 2015 prende parte alla prima edizione di “Tra sogno e Realtà” in duo con la sorella Sara Di Fusco su La 5. Posizionandosi seconde nella categoria canto.
Nel 2019 è una delle concorrenti di “All Together now”, il programma condotto da Michelle Hunziker, dove Gaia riesce ad arrivare di nuovo in finale. Posizionandosi sul podio al terzo posto.
Partecipa appunto al programma “Amici di Maria De Filippi” nell’edizione del 2020 accedendo al “Serale”. Durante il percorso pubblica il suo primo inedito “Forse neanche un bacio”.
Nell’estate 2022 è invece sul palco di Deejay On Stage.
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Sud Top Wine: i vini della Campania premiati
Sono 69 i vini migliori del Sud Italia selezionati dalla prestigiosa giuria di Sud Top Wine tra oltre 600 etichette provenienti da Campania, Sicilia, Basilicata, Puglia, Calabria e Sardegna.
La Commissione del concorso ideato e organizzato da Cronache di Gusto, composta da Daniele Cernilli (Doctor Wine – presidente della Commissione), Stephen Brook (Decanter), Robert Camuto (Wine Spectator), Andreia Debon (Bon Vivant) e Federico Latteri (Cronache di Gusto) – ha degustato i vini suddivisi in 23 categorie e individuato i vincitori premiati nell’ambito di Taormina Gourmet presso l’Hotel Villa Diodoro a Taormina, alla presenza dei giurati e dei giornalisti presenti all’evento e di Gino Colangelo, dell’agenzia americana Colangelo & Partners, partner del concorso Sud Top Wine.
Sud Top Wine, ecco i vini della Campania premiati
Taurasi Docg
Taurasi Docg Alta Valle 2017 – Colli di Castelfranci
Taurasi Docg Sant’Eustachio 2017 – Boccella
Taurasi Docg Riserva Scorzagalline 2015 – Fonzone
Greco di Tufo Docg
Greco di Tufo Docg Riserva Vigna Laure 2020 – Cantine Di Marzo
Greco di Tufo Docg Riserva Vallicelli 2020 – Colli di Castelfranci
Greco di Tufo Docg Riserva Grancare 2020 – Tenuta Cavalier Pepe
Fiano di Avellino Docg
Fiano di Avellino Docg Riserva Alessandra 2013 – Di Meo
Fiano di Avellino Docg 2020 – Guido Marsella
Fiano di Avellino Docg Alimata 2018 – Villa Raiano
Vini bianchi campani a base di Falanghina
Campi Flegrei Dop Falanghina Cruna Delago 2021 – La Sibilla
Campi Flegrei Dop Falanghina Vigna Astroni 2018 – Cantine Astroni
Campi Flegrei Dop Falanghina Luce Flegrea 2021 – Cantine del Mare
Vini bianchi campani (varie Doc e Igt)
Paestum Igp Greco Elea 2019 – San Salvatore 19.88
Cilento Doc Fiano Licosa 2021 – Il Colle del Corsicano
Irpinia Doc Fiano 2021 – Il Cortiglio
Vini rossi campani (varie Doc, Docg e Igt)
Terre del Volturno Igp Pallagrello Nero Tralice 2019 – Il Casolare Divino
Irpinia Doc Aglianico 2019 – Antica Hirpinia
Paestum Igp Rosso Mèrcori 2017 – Francesca Fiasco
La giuria di Sud Top Wine ha evidenziato come negli anni stia cambiando in maniera evidente l’approccio del consumatore internazionale verso i vini italiani. C’è grande curiosità e interesse verso i vitigni autoctoni, rispetto ad un recente passato in cui venivano privilegiati vini dal carattere più internazionale. In generale la qualità media del prodotto è nettamente in crescita e i vini si presentano come più autentici e sempre più territoriali. Si registrano progressi sui rosati, con la presentazione anche di vecchie annate, a dimostrazione che le cantine cominciano a credere su questa tipologia in maniera più incisiva. Un quadro, insomma, molto interessante, che delinea un futuro sempre più importante per i vini del Sud Italia.
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Scade il 31 dicembre a mezzanotte il bando del concorso di fotografia documentaria “1801 passaggi”
Scade alla mezzanotte del 31 dicembre il bando della quinta edizione del concorso nazionale di fotografia documentaria “1801 passaggi”, iniziativa legata a un progetto museale nato in un piccolo paese del sud interno che si sta facendo conoscere di fronte a una platea ormai internazionale. Il concorso è ispirato al fondo fotografico di Frank Cancian custodito a Lacedonia (Av) nel MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino. Il tema di quest’anno è “Un paese italiano, 2021” e i partecipanti dovranno inviare opere realizzate a partire dall’1 gennaio 2021 e fino al 31 dicembre 2021, data di scadenza del bando.
Nel piccolo borgo rurale irpino, nel 1957, il giovane fotografo e antropologo in formazione Frank Cancian, statunitense di origini venete, realizzò uno straordinario ritratto fotografico della comunità: 1801 scatti i cui negativi e provini sono stati donati 60 anni più tardi alla Pro Loco “Gino Chicone” di Lacedonia. Quest’ultima, in collaborazione con l’associazione LaPilart e con il sostegno dell’Amministrazione comunale, ha fondato un piccolo museo, il MAVI, che custodisce ed espone questo patrimonio.Una serie di 20 foto di Frank Cancian costituisce la base del concorso, nel quale gli autori vengono chiamati a presentare proprie foto scattate in Italia che trovino riferimento nelle foto di Cancian realizzate a Lacedonia e che propongano una libera reinterpretazione attualizzata di quelle immagini. Così come Cancian si recò a Lacedonia “per capire come le persone vivevano e per fotografarne la quotidianità”, allo stesso modo la richiesta ai nuovi autori è quella di prendere spunto dai temi e dai soggetti del 1957 per raccontare la realtà di oggi e le nuove sfide che la società è chiamata a vivere.
Con il concorso annuale – organizzato dall’associazione LaPilart e dalla Pro Loco “Gino Chicone”, con il sostegno del Comune di Lacedonia e in partnership con Museo delle Civiltà (Roma, Ministero della Cultura) e Fondazione Un Paese (Luzzara) – vengono selezionate dalla giuria 20 opere fotografiche particolarmente meritevoli, che vengono esposte in una mostra conclusiva annuale inaugurata nell’ambito dell’evento “1801 passaggi”, nel corso del quale vengono premiate le opere vincitrici. Dopo lo svolgimento del concorso, la mostra fotografica presenta quindi la serie di 20 foto di Cancian posta a base del contest e i 20 scatti selezionati dalla giuria fra tutti quelli presentati dai partecipanti.
Anche per l’edizione 2021 la scelta delle foto finaliste e vincitrici spetta a una giuria di esperti di primo piano, costituita da: Simona Guerra (coordinatrice), esperta in ordinamento e valorizzazione di archivi fotografici, autrice di biografie di fotografi e saggi di fotografia; Massimo Cutrupi, fotografo dell’ICPI-Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura e docente; Francesco Marano, antropologo e artista, professore associato dell’Università della Basilicata, direttore della rivista peer reviewed “Visual Ethnography”. Anche quest’anno, inoltre, la famiglia del fotografo e antropologo Frank Cancian, scomparso il 24 novembre 2020, assegnerà il premio speciale Frank Cancian a una delle 20 fotografie selezionate dalla giuria. -
Eugenia Galli e la poesia performativa della Monosportiva Galli Dal Pan
Eugenia Galli è una poetessa, che si è qualificata alle finali del Premio Alberto Dubito nel 2018 e nel 2019.
Il suo è un progetto che fonde poesia performativa e musica elettronica all’interno della Monosportiva Galli Dal Pan con cui ha registrato un Ep.
Eugenia Galli: biografia artistica
Eugenia Galli entra nel circuito della poesia performativa nel 2015 attraverso l’esperienza di Slow Lapin, un collettivo di giovani autori e organizzatori di eventi che aveva base a Rimini, la sua città.
Alla fine del 2015 Eugenia si trasferisce a Bologna, per iniziare l’università e scopre che non esiste una vera e propria “scena” orale bolognese. In compenso nota dei poetry slam condotti da Nicolò Gugliuzza, all’epoca coordinatore regionale dell’Emilia-Romagna per il campionato della LIPS (Lega Italiana Poetry Slam). Nel gennaio del 2016 da uno di questi eventi e dall’idea di creare anche a Bologna uno spazio comunitario li bera espressione intorno alla poesia, ha preso le mosse il progetto di Zoopalco, un’associazione culturale che si occupa di ricerca e produzione nell’ambito della poesia multimediale.
L’attività artistica di Eugenia Galli è strettamente connessa al lavoro di operatrice culturale che svolge per Zoopalco: ogni progetto nasce all’interno di riflessioni collettive e di uno spazio condiviso, DAS (Dispositivo Arti Sperimentali), sede di eventi pubblici ma, soprattutto, di incontri quotidiani con i membri del collettivo.
Tra le ricerche poetiche individuali dei membri del collettivo bolognese è parsa, fin da subito, una certa vocazione narrativa di tutti i testi. Eugenia Galli, seguendo questa inclinazione, inizia a comporre i testi per il progetto di spoken music Monosportiva Galli Dal Pan, un duo che vede lei alla voce (in versi) e Lorenzo Dal Pan alla musica elettronica.
Il primo Ep della Monosportiva Galli Dal Pan, è uscito a maggio 2019 per Zoopalco, un concept imperniato sulla figura di un personaggio: Gilda.
Ecco Il corso di ginnastica, un brano tratto dall’Ep della Monosportiva Galli Dal Pan.
Con questo progetto della Monosportiva Galli Dal Pan nel 2018 e nel 2019 Eugenia Galli si qualifica alle finali del Premio Alberto Dubito di poesia con musica senza però mai riuscire a conquistare il primo posto.
La poetessa però non si arrende e continuerà a partecipare finché non otterrà un premio alla carriera per la perseveranza.
Eugenia Galli: intervista
Qual è la differenza che intercorre tra poetry slam e poesia performativa?
Il poetry slam è uno spettacolo, un format fintamente competitivo che rende la poesia avvincente e “digeribile” per un pubblico di non addetti ai lavori. Per chi sale sul palco funziona come palestra o laboratorio: serve a testare la messa in voce delle proprie composizioni ottenendo una reazione immediata. Si tratta, insomma, di un gioco, di un’occasione per incontrarsi e ascoltarsi a vicenda.
Spesso lo slam è il primo passo nella costituzione di un personale corpus di testi pensati per essere detti ad alta voce. Gli autori più interessanti non si limitano ad esibirsi nel breve spazio di tre minuti concesso dal format, ma decidono spesso di organizzare questo ed altro materiale in un personale spettacolo unitario. Così sono nati alcuni degli spettacoli di poesia performativa più interessanti della “scena” slam italiana: penso a DIXIT di Matteo Di Genova o a “Black in / Black out” di Nicolas Cunial.
Molta altra poesia performativa nasce da premesse diverse da quelle dello slam, spesso in relazione con altri supporti, in una dimensione multimediale. Zoopalco sta sperimentando in questa direzione, per esempio con il live di poesia e beatbox del trio Mezzopalco (Riccardo Iachini, Toi Giordani, Jonny aka Ninjo) o col progetto Guide Percettive.
Eugenia, secondo te la poesia performativa in cosa si differenzia dalla poesia tradizionale?
Le definizioni in questo senso sono un trabocchetto. La poesia è stata storicamente l’unica arte in grado di cambiare continuamente supporti: è nata orale, dunque performativa e “collettiva”, ma ha abitato e abita la scrittura, è tipografica, può essere visiva, sonora…
Per un approfondimento, consiglio la lettura all’Avviso ai naviganti, scritto da Gabriele Frasca e Lello Voce.
Di recente stiamo assistendo a un ritorno della poesia alla sua dimensione orale e performativa, e dobbiamo quindi munirci di strumenti adeguati tanto per produrla quanto per interpretarla. Le tecniche della composizione in versi non sono sufficienti per allestire uno spettacolo del genere a cui accennavo: bisogna associarvi un uso consapevole della voce e del corpo, oltreché progettare una “regia”.
Quali sono i temi di cui tratti principalmente nei tuo testi?
Uno dei temi centrali della mia scrittura è proprio il corpo.
Il mio mi è sempre parso inadeguato, e anche sul palco lo porto come un fardello. I live della Monosportiva Galli Dal Pan mi offrono un’occasione di catarsi: racconto questo disagio proprio nel momento in cui lo vivo.
Eugenia Galli presenta un brano inedito: Atlantide
Da dove prendi spunto prima di scrivere un testo?
Per i testi della Monosportiva Galli Dal Pan traggo sempre ispirazione da storie reali, anche se non necessariamente autobiografiche.
Nel periodo in cui abbiamo iniziato a scrivere l’Ep ero affascinata dalla storia di una ragazza che, in una situazione di grande stress (derivato forse dal fatto di non corrispondere alle aspettative che la sua famiglia aveva su di lei), era stata ricoverata per un’amnesia, e una volta ristabilitasi aveva cambiato radicalmente vita. Ho immaginato che Gilda, la protagonista dell’Ep, decidesse a un certo punto – con il preciso scopo di cambiare vita – di procurarsi volontariamente questa amnesia.
In alcuni testi parli della perfezione di un apparire che contrasta con un vuoto interiore e ciò sembra voler denunciare una società, quella odierna, che basa tutto su valori dettati dall’estetica e dalla paura di affrontare se stessi e dalla fobica paura di accettare lo scorrere, inevitabile, del tempo.
Credo che dovremmo rivoluzionare completamente il modo in cui pensiamo, in senso estetico, ai nostri corpi. Combatto l’idea che un corpo nudo, magari bello, debba essere per forza sessualizzato e quindi censurato; allo stesso modo combatto l’idea che i corpi che la società tende a celare (i corpi delle persone anziane o malate, per esempio, come nel testo di “Ta Ta Ta”) debbano essere sempre raccontati tagliando fuori la sfera del desiderio e del piacere.
Monosportiva Galli Dal Pan: video di Ta Ta Ta
Quanto c’è di Gilda in te?
Gilda è una sorta di mio ambiguo alter ego.
Le premesse della sua storia ricordano le mie (l’attività fisica e il rapporto con la madre, per esempio), ma le scelte che compie sono autonome, non mi riguardano.
Monosportiva Galli Dal Pan: audio di Corpo contraffatto
In Corpo contraffatto riemerge il binomio tra essere e apparire. Mi riferisco a: “che i volumi non sono solo libri, che fare volume ha a che fare con le ripetizioni di una serie.”
Molte strofe mettono a confronto due dei miei interessi principali: i pesi e la poesia. Per me l’attività estetica, tra le due, è quella poetica, ma ovviamente il testo di Corpo contraffatto ha molte sfumature di ironia, non presenta il mondo per come lo vedo io.
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