La Festa della musica è un evento gratuito che si svolgerà nell’arco di un’intera giornata ad Avellino.
Il 21 giugno il Museo Irpino apre le sue porte al pubblico nello splendido scenario del Carcere borbonico per una serie di esibizioni musicali in onore di una delle più antiche forme d’arte della storia: la musica appunto.
Le attività si svolgeranno sia all’esterno che all’interno della struttura. L’accesso è libero ma rispetterà le norme anti-Covid in vigore, dunque, l’ingresso raggiunto un tetto massimo di partecipanti verrà sospeso.
La Festa della musica inizierà alle ore 10:00.
Festa della musica: il programma
- Ore 10:00-13:00 e 17:00 – 20:00 in cortile in cui è previsto un massimo di 40 persone inizierà con i Fairy Guitar Quartet che daranno il benvenuto con un concerto di chitarre e mandolini a cura del Conservatorio di Avellino Domenico Cimarosa.
- Ore 17:00 – 20:00 in cortili con capienza massima di 20 persone ci sarà una rassegna chitarristi e solisti sempre a cura del Conservatorio di Avellino
- Ore 18:00 – 20:00 nella sala espositiva a piano terra con un massimo di 10 persone contemporaneamente verrà allestita una mostra dal nome: Dai musici, cantori e suonatori alla Scuola musicale di Napoli, curata dalla Biblioteca provinciale Scipione e Giulio Capone di Avellino.
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Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld
Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld ha vinto De Boon 2022, il prestigioso premio letterario dei paesi fiamminghi.
Kurt, veterinario quasi cinquantenne, confessa la sua illecita passione per una ragazzina di quattordici anni, in un lungo e incalzante monologo rivolto alla sua “diletta” e ai giudici che lo hanno condannato.
In una calda estate nella campagna olandese, i due danno vita a una passione ossessiva e morbosa, mentre esplorano la loro identità e sessualità.
Il romanzo scuote nella sua intensità e rende la lettura profondamente scomoda, ma anche lirica e commovente.
Nel racconto si sovrappongono due adolescenze: quella della ragazza, oppressa dall’asfissiante e bigotta vita nella fattoria e quella che è stata negata a Kurt dagli abusi fisici e psicologici inflittigli dalla madre.
E anche se conoscevo a memoria il tuo numero di telefono lo scrivevo lo stesso per sicurezza sotto le righe del contatore, e quell’estate sarei passato più spesso a controllare le giovenche, per poi godermi la birra locale che alla fine della giornata tuo padre mi versava quando la nebbia si posava sui campi come schiuma e io sorridevo educatamente alle sue battute e alle sue sparate, ai suoi aneddoti sul tempo, e lui pensava che gradissi la sua compagnia, ma era solo a causa tua, mia diletta, bevevo e lentamente assorbivo la tua piccola, angosciante e oscura vita, alla fine della sera depositavo le bottiglie di birra vuote nella rimessa accanto al cavastivali, e dopo innumerevoli bottiglie sentivo la birra schiumare e vorticarmi follemente dentro, ma in quel momento e in quel luogo ne ero già certo: ti amavo.
Il romanzo è un flusso inarrestabile di parole, oscuro e turbolento, con capitoli senza interruzioni e frasi tortuose; Rijneveld si muove con sapienza tra registri diversi, la storia è ricca di riferimenti agli scrittori olandesi come Gerard Reve e Jan Wolkers, ai testi di Kurt Cobain e Kate Bush, alla Lolita di Nabokov fino alla Rowling: un’opera che lo conferma uno scrittore straordinariamente dotato e che ha ottenuto il plauso della critica e importanti riconoscimenti.
La grande forza di Mia diletta è la prospettiva narrativa.
Il veterinario e la sua diletta si incontrano perché vogliono sfuggire al vuoto della vita rurale e a ciò che è stato seminato in loro, sviluppando un’ossessione reciproca.
Spesso mi veniva in mente un passaggio da La nausea di Sartre: “Sono io, io che mi traggo dal niente al quale aspiro: l’odio, il disgusto di esistere sono altrettanti modi di farmi esistere; di affondarmi nell’esistenza.”
E lì sul bordo della fossa sono rabbrividito e non potevo smettere di pensare alla mia esistenza, alla mia mortalità, avevo appena raggiunto l’età biblica di sette volte sette e sapevo che la cifra di quarantanove simboleggiava la perfezione, la liberazione…
Una storia straziante e allo stesso tempo terrificante di perdita, amore proibito, solitudine e identità.
Marieke Lucas Rijneveld: biografia
Marieke Lucas Rijneveld (1991) è considerato uno dei maggiori nuovi talenti della letteratura olandese. È cresciuto in una famiglia protestante, in una fattoria dei Paesi Bassi.
Il suo romanzo d’esordio, Il disagio della sera, è ispirato in parte alla morte di suo fratello quando aveva tre anni. Ha sviluppato un interesse per la scrittura fin dalla scuola elementare, quando trascrisse l’intero titolo Harry Potter e la pietra filosofale, dopo averlo preso in prestito dalla biblioteca per poterlo rileggere, poiché nella sua comunità i riferimenti alla magia erano considerati tabù.
Rijneveld non identificandosi con il genere binario ha adottato il secondo nome Lucas all’età di diciannove anni. Dopo aver usato il pronome “loro” per lungo tempo, ha annunciato di voler utilizzare il pronome “lui”.
Si è interessato molto presto anche alla poesia, pubblicando poi 2 raccolte per le quali ha ottenuto importanti riconoscimenti.
Nel 2021, Rijneveld è stato selezionato per tradurre in olandese il lavoro della poetessa americana Amanda Gorman. Inizialmente accettò l’incarico, ma dopo le polemiche nate circa l’opportunità di tradurre una scrittrice afroamericana per mano di un autore bianco, Rijneveld decise pubblicamente di rinunciare all’incarico.
Mia diletta sarà presto disponibile nelle librerie a maggio!
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Napoli: nasce WellBar dal gusto di essere una comunità
A Napoli nasce un nuovo spazio dedicato alla socialità e alla riqualificazione del territorio. WellBar alzerà le serrande il 7 giugno, all’interno della stazione metropolitana di Napoli Gianturco, in via Benedetto Brin. Questo spazio nasce grazie all’impegno sul territorio della cooperativa sociale Chiari di Bosco, Consorzio Proodos, nella rete di Confcooperative Federsolidarietà Campania.
WellBar è una nuova idea di bar in cui oltre a gustare un buon caffè o acquistare uno snack, sarà possibile ritagliarsi uno spazio per lavorare, realizzare eventi sociali o aziendali. L’idea è quella di creare un incontro tra le diverse realtà del terzo settore, creando un luogo aperto e comunitario.
Uno spazio dedicato all’inclusione
Questo progetto imprenditoriale punta sull’inclusione, soprattutto, nei confronti di colori che hanno maggiore difficoltà nel trovare un’occupazione lavorativa perché sappiamo bene che per poter dare dignità sociale e civile a tutti indistintamente c’è ancora tanta da strada da fare sia a livello culturale che politico.
Mario Sicignano, presidente del Consorzio Proodos, spiega con queste parole la filosofia di questa nuova realtà:
Questo progetto di imprenditoria sociale nasce dal desiderio di riqualificare e di valorizzare spazi comuni e dalla volontà di offrire nuovi servizi alla comunità, creando allo stesso tempo nuova occupazione.
La cooperazione sociale risponde quindi ancora una volta a bisogni territoriali innescando processi di socializzazione, capaci di generare nuova ricchezza, impiegando disabili, donne vittime di violenza, giovani in situazioni di difficoltà, che in questo modo sperimentano percorsi di autonomia e di emancipazione.
Leitmotiv di WellBar è: il gusto di essere comunità e ciò nasce proprio dal desiderio di diversificarsi dal classico bar.
All’interno di questo spazio commerciale verranno venduti e promossi prodotti tradizionali insieme a quelli delle aziende e delle cooperative del territorio, nel rispetto dell’ambiente e dell’eticità per poter garantire il piacere di una sosta all’interno di questa nuova realtà.
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Sud Top Wine: i vini della Campania premiati
Sono 69 i vini migliori del Sud Italia selezionati dalla prestigiosa giuria di Sud Top Wine tra oltre 600 etichette provenienti da Campania, Sicilia, Basilicata, Puglia, Calabria e Sardegna.
La Commissione del concorso ideato e organizzato da Cronache di Gusto, composta da Daniele Cernilli (Doctor Wine – presidente della Commissione), Stephen Brook (Decanter), Robert Camuto (Wine Spectator), Andreia Debon (Bon Vivant) e Federico Latteri (Cronache di Gusto) – ha degustato i vini suddivisi in 23 categorie e individuato i vincitori premiati nell’ambito di Taormina Gourmet presso l’Hotel Villa Diodoro a Taormina, alla presenza dei giurati e dei giornalisti presenti all’evento e di Gino Colangelo, dell’agenzia americana Colangelo & Partners, partner del concorso Sud Top Wine.
Sud Top Wine, ecco i vini della Campania premiati
Taurasi Docg
Taurasi Docg Alta Valle 2017 – Colli di Castelfranci
Taurasi Docg Sant’Eustachio 2017 – Boccella
Taurasi Docg Riserva Scorzagalline 2015 – Fonzone
Greco di Tufo Docg
Greco di Tufo Docg Riserva Vigna Laure 2020 – Cantine Di Marzo
Greco di Tufo Docg Riserva Vallicelli 2020 – Colli di Castelfranci
Greco di Tufo Docg Riserva Grancare 2020 – Tenuta Cavalier Pepe
Fiano di Avellino Docg
Fiano di Avellino Docg Riserva Alessandra 2013 – Di Meo
Fiano di Avellino Docg 2020 – Guido Marsella
Fiano di Avellino Docg Alimata 2018 – Villa Raiano
Vini bianchi campani a base di Falanghina
Campi Flegrei Dop Falanghina Cruna Delago 2021 – La Sibilla
Campi Flegrei Dop Falanghina Vigna Astroni 2018 – Cantine Astroni
Campi Flegrei Dop Falanghina Luce Flegrea 2021 – Cantine del Mare
Vini bianchi campani (varie Doc e Igt)
Paestum Igp Greco Elea 2019 – San Salvatore 19.88
Cilento Doc Fiano Licosa 2021 – Il Colle del Corsicano
Irpinia Doc Fiano 2021 – Il Cortiglio
Vini rossi campani (varie Doc, Docg e Igt)
Terre del Volturno Igp Pallagrello Nero Tralice 2019 – Il Casolare Divino
Irpinia Doc Aglianico 2019 – Antica Hirpinia
Paestum Igp Rosso Mèrcori 2017 – Francesca Fiasco
La giuria di Sud Top Wine ha evidenziato come negli anni stia cambiando in maniera evidente l’approccio del consumatore internazionale verso i vini italiani. C’è grande curiosità e interesse verso i vitigni autoctoni, rispetto ad un recente passato in cui venivano privilegiati vini dal carattere più internazionale. In generale la qualità media del prodotto è nettamente in crescita e i vini si presentano come più autentici e sempre più territoriali. Si registrano progressi sui rosati, con la presentazione anche di vecchie annate, a dimostrazione che le cantine cominciano a credere su questa tipologia in maniera più incisiva. Un quadro, insomma, molto interessante, che delinea un futuro sempre più importante per i vini del Sud Italia.
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