È tutto pronto per la settima edizione di Dogana Blues, uno tra gli appuntamenti più seguiti della Valle Ufita. La kermesse musicale si svolgerà, come ogni anno, presso la Dogana Aragonese di Tre Torri a Flumeri.
La manifestazione artistica e musicale, organizzata dall’associazione Suoni Nuovi, vi aspetta dal 26 al 30 giugno per intrattenervi con interpreti e musicisti del panorama blues. Ad aprire Dogana Blues 2019 ci saranno i ragazzi iscritti al corso di musica di Sonorialive di Mirabella Eclano, che tracceranno in note un viaggio nella storia del rock.
Come ha sottolineato Pasquale Moschella, presidente di Suoni Nuovi:
Quest’anno abbiamo deciso, di concerto con gli altri collaboratori, di dare ampio spazio a tutti quei ragazzi che si stanno avvicinando o si sono avvicinati da qualche anno alla musica. Un modo per incentivarli a coltivare le loro passioni, le loro vocazioni con l’obiettivo di cullare i loro sogni.
Dogana Blues 2019: appuntamenti
27 giugno: Gius-ep Indignation Vibes e Krikka Reggae e a seguire proiezione di opere a tema musicale e videoclip a cura dell’associazione Daena Anima&Immagina.
28 giugno: laboratorio musicale-creativo per gli appassionati di tutte le età. A seguire live dei Geriahtrya-Unpolit e Gennaro Porcelli, chitarrista di Edoardo Bennato.
29 giugno: proiezione alle 18:30 del film Great balls of fire live di Popa Chubby.
30 giugno: ore 18:00 seminario musicale, a seguire live di Peppe O’ Blues.
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Slevin Flow è il nuovo Ep del rapper Layz
Slevin Flow, il nuovo Ep del rapper Layz disponibile dall’11 novembre, arriva a seguito del disco “Lazzaro” (2021) e del rilascio di una serie di singoli nel corso del 2022, alcuni dei quali entrati in rotazione radiofonica anche su RTL Bro & Sis e Radio 2 Indie.
Il titolo dell’EP, un lavoro di 6 tracce che nasce dalla passione di Layz per il Cinema, deriva dal nome del personaggio del film “Slevin – Patto Criminale” che viene citato anche nella traccia intro “Shmoo”, singolo che accompagna l’intera release.
Il videoclip del brano, per la regia di Daniel Mercatali (SC Movie Production), che si apre con l’artista che sta guardando il film “Patto Criminale”, è girato in un limbo bianco in cui il rapper si diverte a giocare con i vari oggetti che vengono citati all’interno del pezzo.
Ogni traccia che va a comporre “Slevin Flow” è ispirata ad un film diverso in cui le esperienze dell’artista si mescolano con alcuni fatti o personaggi del film a cui fa riferimento creando un unico disegno dalle tinte surreali e a tratti ironiche.
Un viaggio immaginifico attraverso incubi e città fantasma avvolte nella nebbia che porterà Layz a confrontarsi con quel disagio dilagante dato da aspettative deluse, follia, disperazione e da una vita che rischia di diventare sempre più uguale a se stessa. L’artista lascia però intravedere una speranza: é sempre possibile cambiare le cose a partire dall’interno, in una modalità apparentemente silenziosa, invece di arrendersi ad un destino segnato dalla monotonia e dalle abitudini.
Dal punto di vista del sound, ogni canzone vive sul proprio pianeta, legato al film a cui è ispirata. L’ep spazia in una vastità di influenze rimanendo comunque fedele al suo genere: basi oniriche e rarefatte si uniscono a suoni contemporanei con batterie di chiaro stampo Trap come in “Shmoo”, per esplorare suoni più classici e crudi, fino a melodie che strizzano l’occhio al pop come in “Che finale”, la traccia che chiude il lavoro.
“Slevin Flow” Traccia per traccia:
1 – “Shmoo”
E’ la traccia intro dell’EP in cui ogni barra cita un film diverso. Il titolo è ispirato al personaggio immaginario del film “Slevin – Patto criminale” che dà il nome all’Ep stesso. Lo Shmoo è un creatura in grado di assumere qualunque sapore ogni uomo desideri. Layz crea, in maniera ironica, il parallelismo tra lo Shmoo e il mercato discografico che richiede ad ogni artista di assumere il “gusto” desiderato dalle persone. La traccia è prodotta da KD-ONE.2 – “Dentro me”
“Dentro me” è ispirata al film d’animazione Nightmare Before Christmas. L’artista descrive un disagio dilagante e crescente nella città in cui è nato, dove ogni cosa è sempre uguale a se stessa e gli stimoli vengono meno. Alla base il desiderio di cambiare aria, di vivere nuovi posti e di conoscere persone e abitudini nuove, così come “Jack”, protagonista del film sopracitato. La traccia è prodotta da AREL BEATS.3 – “Disturbato”
La terza traccia prende ispirazione da Silent Hill. Layz ha dichiarato poi di essersi ispirato più al gioco che al film che, secondo l’artista, non è altro che la metafora delle nostre paure più recondite, consapevolezza sulla quale gira l’intera canzone.
Nel brano Layz descrive nei minimi particolari un incubo che lo vede protagonista in una città deserta e nebbiosa, proprio come quella del videogioco. La traccia è prodotta da KD-ONE.
4 – “V”
“V” è la traccia “politica” dell’EP. Il testo descrive fedelmente il film “V per Vendetta” con i momenti e le frasi più significative, andando a creare un parallelismo con la società odierna che, secondo Layz, è molto vicino a quello che viene descritto nell’opera di Alan Moore. Questa traccia è prodotta da PROMO L’INVERSO.
5 – “Leonardo Notte”
“Leonardo Notte” è la traccia con i suoni più vicini a quelli che sono in voga in questo momento nel mercato del rap. Nonostante questo, il rapper non rinuncia al suo stile e al suo modo di stare sopra alla base. Il titolo del brano è il nome del protagonista della serie 1992, 1993 e 1994 un personaggio che fa le sue “mosse” restando nell’ombra e influenzando la situazione dall’interno, allo stesso modo in cui Layz si approccia al rap.
La traccia è ancora una volta prodotta da KD-ONE.6 – “Che Finale”
“Che Finale” è la canzone più pop dell’intero progetto con il titolo che gioca anche sul fatto che si tratta dell’ultima traccia dell’EP. Ispirato al libro e al film “Io Non Ho Paura”, Layz descrive l’inizio e la fine delle cose, di come per paura di affrontare un’esperienza, o che un rapporto possa finire non si intraprendono alcune strade, rinunciando molto spesso a opportunità di crescita. Anche questa produzione è affidata a KD-ONE. -
KamAak realizza Sand and Stones
Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 con l’obiettivo di sensibilizzare Istituzioni mondiali e opinione pubblica sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico.
La siccità e la carenza di acqua, legate al cambiamento climatico, hanno conseguenze tangibili sulla salute del pianeta e delle persone. I suoi effetti sono drammatici: sulla biodiversità, l’agricoltura, ma non solo. Questo fenomeno, strettamente connesso all’aggravarsi della crisi climatica, sta mettendo a rischio la sopravvivenza di milioni di persone.
KamAak, in tale occasione, realizza il lavoro audio-video “Sand and Stones”, con l’intento di sensibilizzare, attraverso il linguaggio dell’arte, sul tema della crisi climatica mondiale.La scenografia utilizzata è il letto di un fiume in secca, dove a predominare è il colore bianco delle pietre in uno scenario quasi apocalittico e suggestivo.“…sabbia e sassi…é questo quello che rimarrà, se tutti insieme non faremo dei cambiamenti nelle nostre vite. L’ acqua è vita, e l’arte deve dare il suo contributo utilizzando la forza del suo linguaggio universale, per far arrivare questo messaggio a tutti” queste le parole di Stella Manfredi e Luigi Castiello; del duo musicale, KamAak che accompagna con la sua composizione inedita di musica neo-classica il video della regista Anna Castiello.
Anna Castiello (Regia/Montaggio), Danilo Chiaverini (Direttore della fotografia), Pixel Studio (Riprese), Musiche (KamAak), Maria Volpicelli (Trucco), Brigia Manfredi (Costumi), Federica Manfredi (Grafica), Hungry Promotion (Comunicazione).
KamAak: chi sono?
KamAak è un progetto di Musica Inedita strumentale, volto alla creazione di musica da film e più in generale alla sonorizzazione di Immagini. Un lungo lavoro di ricerca, quello del duo, che da suoni canonici, ordinari, arriva a combinare modi e mondi espressivi in maniera unica e caratterizzante.Il violino viene estrapolato dal suo contesto classico e tradizionale, ma al tempo stesso ne conserva fortemente i caratteri, per essere manipolato con gli strumenti dell’elettronica.Il loro primo singolo “Incipit” è stato presentato alla Facoltà di Napoli Federico II dal professore di Musicologia Enrico Careri ed è stato più volte trasmesso da tv nazionali come la Rai.I KamAak sono Stella Manfredi (Violin/Fx/Synt), violinista compositrice; diplomata al Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli e laureata in Discipline della Musica e dello Spettacolo alla Federico II di Napoli. Dopo aver suonato nelle più importanti orchestre della Campania si dedica attivamente allo studio del violino moderno e della composizione. Ha collaborato con diversi progetti ed artisti nazionali ed internazionali come Michael Bublè, Osanna, Alan Sorrenti, Francesco Lettieri, Tommaso Primo, Scott Siskind, Aron Emmanuel; ha avuto inoltre modo di esibirsi con composizioni inedite in diversi luoghi prestigiosi come la Biennale di Venezia2011, Tacheles Berlino, Notte dei musei Roma, Pozzuoli jazz festival, FIM Genova, Napoli Teatro Festival.Luigi Castiello (Producer/Bass/Synth/Electronic) musicista, compositore, produttore; laureato in musica elettronica a Conservatorio di Musica Cimarosa di Avellino; si avvia giovanissimo allo studio del basso elettrico, poi del contrabbasso sotto la guida del M°Ermanno Calzolari presso il Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella. Intraprenderà poi lo studio della musica elettroacustica e composizione. Nella sua carriera incontra molti artisti importanti per la sua crescita come: Edicson Ruiz, Scott Colley, Antonio Sanchez, Enrico Pierannunzi, Aaron Goldberg, Donnie McCaslin. Ha collaborato con tantissimi artisti tra cui E.Morricone, Gianni Morandi, Cher, Amy Stewart, Raffaella Carrà, Rita Pavone, Checco Zalone, Fiorello, Maldestro, Marco Zurzolo, Andrea Sannino, Principe e Socio M, Ciccio Merolla, Tommaso Primo e tanti altri.
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La candidata ideale di Haifaa Al Mansour: una storia di emancipazione femminile
La candidata ideale è un film di Haifaa Al Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita.
Dopo La bicicletta verde (2012) la regista ritorna dietro la macchina da presa per mostrarci la storia di Maryam (Mila Al Zahrani), dottoressa che lavora in un piccolo ospedale in Arabia Saudita e che, quasi ogni giorno, si scontra con le problematiche culturali da cui nascono i pregiudizi e la difficoltà di accettare che una donna possa essere anche medico.
La candidata ideale: trama
Maryam è appoggiata da suo padre, un musicista di ampie vedute, l’uomo non si contrappone alle scelte della figlia nonostante lo scherno che l’uomo ha subìto, a suo tempo, a causa della moglie ormai defunta. La madre di Maryam era una cantante che nonostante la sua passione e voglia di emergere è stata bloccata da tutta quella serie di retaggi culturali che oggi la giovane dottoressa ha deciso di affrontare a sue spese.
Per potersi far valere a livello legale Maryam si ritrova per caso a candidarsi per il Consiglio Comunale e questa scelta non fa altro che complicare la sua situazione. La candidata infatti si ritrova ad essere derisa, a non essere ascoltata e a rispondere a domande che in sé già contengono il seme della discriminazione di genere.
La candidata ideale ci mostra che la strada che le donne devono percorrere in Arabia Saudita, e non solo, è ancora lunga. Il lungometraggio nonostante l’incalzare leggero e ironico non è altro che una denuncia sulla condizione femminile.
Le provocazioni all’interno del film sono velate, basti pensare alla scena presente anche nel trailer, che ci mostra Maryam con il niqab alla guida di una macchina mentre parla al cellulare. Un’immagine che parla da sola in quanto ci mostra due aspetti della modernità dove vediamo una donna sola alla guida, diritto conquistato da pochi anni.
Haifaa Al Mansour denuncia le barriere culturali
La candidata ideale rappresenta i limiti culturali con cui quotidianamente ogni donna, anche quella occidentale, si scontra negli ambienti lavorativi e politici. Se pensiamo alle quote rosa, ad esempio, nonostante lo si voglia vedere come un segno di emancipazione culturale nei confronti delle donne non è altro che un obbligo con cui ci si ritrova a fare i conti perché in caso contrario la presenza femminile in politica sarebbe sicuramente minorerispetto a quella attuale.
Haifaa Al Mansour oltre a mostrare il suo mondo ancora intriso di grettezza culturale ci offre il modo per riflettere anche sulla condizione femminile in quei luoghi considerati più aperti dell’Arabia Saudita.
Questo film insieme a Un divano a Tunisi rappresentano una visione diversa e il desiderio di voler superare le barriere culturali che ormai da troppo tempo ingabbiano le donne.
Il lungometraggio di Haifaa Al Mandsour è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 3 settembre.
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