Gabriel Grillotti, dopo il successo dell’album “Couleurs de France”, il cantautore esce con un nuovo brano da ballare e cantare dal titolo “C’est l’amour”. Prodotto dalla Syr Gabryel Planet, la canzone porta grandi firme, quella dello stesso Grillotti e del compositore Dario Carli, noti per il loro sodalizio artistico da ben 25 anni.
I due hanno collaborato alla produzione di oltre 15 album ed oggi sono insieme nuovamente per farci sognare.
È online anche il videoclip, girato sotto il sole dei Caraibi, sullo stile “Jack Sparrow”, un vero pirata che fa sognare e ballare. Un bellissimo galeone accoglie un gruppo di trenta ballerini vestiti da pirati ed un capitano d’eccellenza, Gabriel Grillotti.
Alla conquista dell’amore, arrivano su un’isola dove trovano anche pace, musica e ballo. Il solare artista ci lascia nuovamente a bocca aperta con il suo eccezionale lavoro, con il quale esprime amore e libertà, un brano in lingua francese da cantare a squarciagola.
Grillotti: “L’amore vince sempre, senza limiti né frontiere”.
Il singolo è distribuito da Warner Music Czech Republic s.r.o. e disponibile su tutti gli store online.
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All the Streets are Silent: Skateboarding & Hiphop in una indimenticabile New York anni ’80!
All the Streets are Silent (2021) è un docu-film che racconta le origini dell’Hip-hop e la sua integrazione con la scena skate.
Una New York di fine anni ’80, i suoi protagonisti che vivono in simbiosi con la città, con la musica, con i trend, la politica e lo stile di quel tempo.Una raccolta di girati amatoriali, testimonianze, interviste e rivelazioni.Un racconto intimo che ha cambiato una generazione e coinvolto i protagonisti della scena street che noi tutti oggi acclamiamo.All the Streets Are Silent è anche una lettera d’amore a New York che analizza la società di allora e la convergenza tra due culture di strada che avrebbero avuto una eco planetaria, gettando le basi del moderno street style.All the Streets are Silent: trama
Il documentario descrive come un’ampia varietà di leggende abbia avuto il via su Marte o abbia semplicemente frequentato lo spot: black sheep, Puff Daddy, Jay-Z, Run DMC, KRS One, Ice Cube, DeLa Soul, a Tribe Called Quest, Queen Latifah e altro ancora. Moby è stato uno dei primi DJ su Marte.
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Anche se Mars ha chiuso poco dopo la sua apertura, le connessioni fatte e la cultura che si è sviluppata da esso hanno portato alla prima linea di abbigliamento hip-hop, Phat Farm, che è stata descritta come una collaborazione tra Russell SImmons e “tre skateboarder”. Anche Zoo York, Supreme e altri marchi locali sono cresciuti dall’influenza del gruppo principale.
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il luogo in cui tutte le persone avrebbero conservato prima dell’esplosione di opportunità per tutti noi – le grandi linee di abbigliamento, le grandi etichette, i grandi musicisti – tutto è iniziato con Marte.
Utilizzando filmati d’archivio e interviste, il documentario dà vita alla magia del periodo di tempo e alla convergenza che ha creato uno stile e un linguaggio visivo che avrebbero avuto un effetto culturale fuori misura e duraturo che esiste ancora oggi. Dalle cabine DJ e piste da ballo della discoteca Mars alla fondazione di marchi come Supreme, questa convergenza getterebbe le basi per lo street style moderno.
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Living Lab Irpinia plurale_Riabitare le aree interne: rassegna cinematografica
Dal 21 al 26 aprile architetture e territorio dell’Irpinia e dell’Appennino meridionale nella rassegna di documentari alla Casa della Cultura di Aquilonia nell’ambito del Living Lab Irpinia plurale_Riabitare le aree interne.
Si apre questa sera, 21 aprile, alle 22.00, presso la Casa della cultura di Aquilonia (Av) un ciclo di proiezioni di film documentari sui temi delle architetture, dei paesaggi, delle trasformazioni dell’Irpinia e delle aree interne dell’Appennino meridionale, nell’ambito del Living Lab Irpinia plurale_Riabitare le aree interne.
Il Living Lab di Aquilonia, curato per il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” dal suo direttore, l’architetto Vincenzo Tenore, si inserisce nel denso programma, che tocca tutte le provincie campane, del Festival di Architettura “CampaniaArchitettura 2023 Territori plurali”, progetto della Regione Campania vincitore dell’avviso pubblico promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
La rassegna cinematografica è curata, in collaborazione con il MAVI – Museo Antropologico Visivo Irpino di Lacedonia (Av), dal giornalista e regista romano Michele Citoni.
Quattro i film in cartellone ad Aquilonia, la cui proiezione sarà seguita da una breve intervista e dalle domande del pubblico agli autori.
Living Lab Irpinia plurale_Riabitare le aree interne: programma cinematografico
Si parte questa sera, 21 aprile, alle 22.00, con Qualcosa resta (38 min.), di Pasquale Napolitano, una sorta di mappatura di spazi e architetture irpine a 40 anni dal terremoto, alla ricerca di forme archetipiche della condizione di tutta l’Italia di mezzo: «categorie dei processi dell’urbanità contemporanea – si legge nelle note di regia – che in Irpinia sopraggiungono tutte insieme in un lasso di tempo brevissimo, come in una sorta di laboratorio».
Si prosegue lunedì 24 alla stessa ora con Sulla via dei Padri (55 min.), di Bruno Palma, un attraversamento dei paesaggi tra Irpinia e Puglia compiuto a passo di vacca, insieme a una delle ultime famiglie che conducono le mandrie nella transumanza. Il regista si interroga sul passato e il (difficile) futuro di questa antica pratica interpellando tre generazioni di allevatori.
Martedì 25 aprile, alle 22.00, è la volta di un film girato principalmente proprio ad Aquilonia, Traduzioni (72 min.), nel quale Michele Citoni e Leonardo Ottaviani raccontano un esperimento visionario: in Alta Irpinia, la terra dei terremoti, dove le persone che se ne vanno sono più di quelle che restano, 40 giovani “makers” incontrano gli artigiani locali e alcuni tra i più interessanti designer e artisti italiani anticipando la realizzazione di un’accademia del “design rurale” sullo sfondo delle rovine di Carbonara.
Infine mercoledì 26, sempre alla stessa ora, la rassegna si chiude con Nelle ossa (80 min.), di Luigi Cuomo, produzione della testata on line irpina Orticalab con il quale la redazione della rivista – con l’amichevole partecipazione di Vinicio Capossela – compie un “viaggio di scoperta ai margini del Sud” in cinque regioni dall’Abruzzo alla Calabria, lungo l’“osso” appenninico, «quella parte interna/interiore che abbiamo scelto di raccontare lontani dalla retorica dei borghi, tanto quanto da quella della desolazione».
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Una donna promettente di Emerald Fennell: un film sulla cultura dello stupro
Una donna promettente (202o) è il film d’esordio di Emerarld Fennell. Il lungometraggio ferma come un’istantanea senza filtro il nostro presente fatto di velocità dei rapporti interpersonali, di finti idealismi, che vengono disattesi nelle azioni quotidiane dalla maggior parte di noi.
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Emerarld Fennell si serve degli stereotipi tipici del maschilismo e della cultura dello stupro per mostrare il potere strumentale, rappresentato dalla seduzione femminile ad esso connesso. Il messaggio è chiaro: non ci sono azioni individuali che implicano azioni altrui se non vi è consenso o scelta. Se una donna decide di uscire da sola, quest’azione e scelta non implica per forza che stia cercando una compagnia con cui potersi intrattenere.
Questo spunto di riflessione fa riferimento alle classiche paure che possono accompagnare una donna che di notte, ad esempio, decide di tornare sola a casa o semplicemente di fare una passeggiata nella speranza che non venga importunata. La pellicola mostra tutta la pochezza che contraddistingue la nostra società e lo fa in modo beffardo.
In breve, una donna promettente scardina gli stereotipi classici della cultura dello stupro, mostrando l’altra faccia della medaglia e sfruttando il paradosso e l’assurdo.
Una donna promettente: trama
Cassie (Carey Mulligan) è una donna di trent’anni che lavora in un piccolo bar, da quando ha deciso di abbandonare gli studi di medicina.
Il fine settimana pratica un “hobby particolare”: si finge ubriaca, aspettando il bravo giovane che deciderà di soccorrerla per poi abusare di lei. Questa sua abitudine non lascia nulla al caso, abbigliamento compreso, che non è sempre succinto ma sempre curato e femminile. In questo modo la donna riesce a far leva su diverse tipologie di uomo, ciascuno imbrigliato nei suoi stereotipi personali.
In qualche modo, facendo ciò, è come se volesse dimostrare, soprattutto a lei, che ogni uomo ha questa intenzione a prescindere dalla diversità estetica che lo rappresenta. Probabilmente è così, ma, all’improvviso, qualcosa o qualcuno riesce a metterla in crisi, facendola tentennare e soprattutto mettendo in discussione ciò che per lei era scontato e certo.
Ciò che spinge questa sua pratica deriva da un trauma passato che Cassie non riesce a superare.
Una donna promettente è un film d’impatto che lascia grande spazio a riflessioni su retaggi culturali che ci appartengono indistintamente, che non hanno differenza di genere e che per molti rappresentano una difficoltà nel poter vivere liberamente e normalmente.
Per scoprire il resto non vi resta che vedere il film, in proiezione nei cinema italiani dal 24 giugno.
Buona visione!
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