Il ballo delle pazze (2021) è un film di Mélanie Laurent ispirato dall’omonimo romanzo di Victoria Mas.
Il lungometraggio mostra la situazione dei manicomi in Francia durante il XIX secolo, periodo in cui la medicina iniziava a muovere i primi passi verso lo studio dei disturbi legati alla pazzia e collegati ad un mal funzionamento neurologico.
Il luogo in cui si svolge la pellicola è la Salpetriere, progettato nel 1656 dall’architetto Liberal Bruant su incarico del re di Francia Luigi XIV, che oggi è un rinomato centro ospedaliero universitario di Parigi.
La Salpetriere inizialmente era nata per altri scopi: era più precisamente una prigione, nel tempo si è trasformata in un manicomio in cui venivano rinchiusi coloro che potevano nuocere alla società e alla politica del tempo.
Molte delle persone che vi albergavano non erano realmente affette da disturbi mentali, erano semplicemente esseri umani che vivevano male e mal tolleravano i costumi del tempo e i codici comportali da seguire per “il quieto vivere” sia privato che pubblico.
Non era difficile trovare all’interno di questa struttura donne che volevano vivere più liberamente la propria vita non sposandosi o non potendo godere della stessa parità e dignità sociale al pari di un qualsiasi uomo, che decideva di intraprendere lo stesso percorso. Tali desideri, al tempo, venivano considerati folli.
Una malattia spesso diagnosticata, a quel tempo, era la malinconia, una follia senza febbre o furore, accompagnata da timore e da tristezza. Su questo periodo storico, sul concetto di follia, di malinconia e sul ruolo sociale e politico della Salpetriere ne ha parlato in modo dettagliato Michel Foucault, noto filosofo e storico della filosofia, nel suo libro Storia della follia nell’età classica (1961).
Ecco come descriveva il filosofo questo disturbo mentale nel suo libro:
Le cause evidenti della malinconia sono tutto ciò che fissa, esaurisce e turba gli spiriti; grandi e improvvise paure, violente emozioni dell’anima causate da trasporti di gioia o da violente emozioni dell’anima causate da trasporti di gioia o da vive impressioni, lunghe e profonde meditazioni su uno stesso oggetto, un amore violento, le veglie, e ogni veemente esercizio dello spirito, soprattutto se impegnato di notte; la solitudine, il timore, l’isterismo, tutto ciò che impedisce la formazione, la rigenerazione, la circolazione, le diverse secrezioni ed escrezioni del sangue, particolarmente nella milza, nel pancreas, nell’epiploo, nello stomaco, nel mesenterio, negli intestini, nelle mammelle, nel fegato, nell’utero, nei vasi emorroidali; per conseguenza, il male ipocondriaco, certe malattie acute mal guarite, soprattutto la frenesia, tutte le medicazioni o le escrezioni troppo abbondanti o soppresse, e quindi il sudore, il latte, le mestruazioni, i lochi, il ptialismo e la rogna.
In breve la malinconia era ovunque.
Il ballo delle pazze di Mélanie Laurent: trama del film
Protagonista della pellicola è Eugénie (Lou de Laâge), una giovane donna borghese, radiosa, piena di vita e di curiosità verso il mondo.
Sin da piccola scopre di avere una connessione speciale con il mondo metafisico: sente e vede gli spiriti dei defunti. Eugénie riesce a tenere nascosto il segreto fin quando una sera mentre sta spazzolando i capelli alla nonna, come è solita fare tutti i giorni, all’improvviso entra in trance e con sguardo assente inizia ad aprire dei cassetti, trovando un antico monile di famiglia.
Il gioiello era della nonna, che credeva di averlo perso da oltre quarant’anni, era un pegno d’amore che il marito le aveva regalato in gioventù. Quando la donna chiede alla nipote come avesse fatto a trovarlo, Eugénie risponde che gli ho la detto il nonno, morto da ormai tanti anni.
Da qui la decisione del padre di rinchiuderla a la Salpetriere soprattutto a fronte di richieste passate della figlia, che voleva frequentare caffè letterari e uscire da sola per la città. Atteggiamenti poco convenevoli per la società del tempo e che avrebbero potuto pregiudicare il buon nome dell’intera famiglia.
All’interno di questo manicomio la giovane entra in contatto con molte donne che come lei, che di insano hanno ben poco e inizia a rendersi conto che molte degenerazioni mentali sono causate stesso dalle “cure” che i medici assegnano. Molte donne recluse diventano delle cavie che vengono mostrate dai medici solo per alimentare un lustro accademico, come fossero animali da circo.
Questo messaggio è reso più chiaro durante il ballo che, una volta all’anno, si organizza alla Salpetriere in cui sani e folli si mascherano e si uniscono, confondendosi. Un’immagine che rende chiaro il confine labile, sottile e a volte impercepibile che intercorre tra normalità e pazzia.
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