Il cinema diversamente di Dominique Noguez analizza i fantasmi della quotidianità occidentale del secondo Novecento, la disillusione politica, la paura della morte, la degradazione del tempo, e rapportandoli alle ‘visioni’ del grande schermo, Dominique Noguez cerca di «mostrare il cinema nella sua totalità, nelle sue illuminazioni positive e negative».
Le opere di Godard, Pasolini, Robbe-Grillet, Bergman, Rohmer e di tanti altri grandi cineasti vengono così esaminate lungo pagine dense di humour e di ironia postmoderna, secondo una prospettiva per la quale il cinema diviene la chiave di lettura e «l’immagine che le società occidentali danno di se stesse».
Dominique Noguez: chi è?
Dominique Noguez(1942-2019) È stato professore di Estetica della Letteratura e del Cinema alla Sorbona di Parigi.
Scrittore e critico cinematografico, si è in particolare interessato al cinema di avanguardia (Éloge du cinéma expérimental, 1979) e al cinema underground nordamericano (Une renaissance du cinéma: le cinéma underground américain, 2002).
Tra le sue opere si ricordano: Essais sur le cinéma québécois (1970), Trente ans de cinéma expérimental en France 1950-1980 (1982) e Cinéma & (2010).
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I monologhi della vagina di Eve Ensler
I monologhi della vagina (1996) è un’opera teatrale di Eve Ensler, l’autrice recitava i monologhi che riguardavano le donne e le loro esperienze riguardo la loro vagina, lo faceva con il pubblico. Il materiale contenuto nel testo è il risultato di 200 interviste fatte a donne sugli argomenti più disparati e su cui si aveva difficoltà nel raccontare e accettare: le loro idee sul sesso, relazioni intime e violenza contro le donne.
L’idea di mettere nero su bianco queste esperienze al femminile prende vita quando la drammaturga si rende conto di vivere in una società violenta e che la difficoltà dell’emancipazione femminile è strettamente connessa alla loro sessualità.
Eva Ensler è una donna e drammaturga statunitense che si è impegnata, e tutt’ora si impegna, nel cambiare il mondo, denunciando non solo gli stereotipi ma cercando una strada comunicativa che sia capace di familiarizzare con tematiche complesse e renderle normali.
Per fare questo tipo di percorso, oltre ad una spiccata sensibilità, c’è bisogno di coraggio perché prima di intraprendere una strada dettata da un’idea controcorrente e per certi versi scomoda, si sa da dove si parte e ma non si sa dove sia il punto di arrivo.
L’autrice non immaginava che il suo spettacolo teatrale potesse essere ripreso in tutto il mondo come, poi, è accaduto. Erano tante le donne che avevano bisogno di liberarsi, parlare e denunciare.
Eve Ensler
I monologhi della vagina: temi affrontati
Ecco alcune parole di Eve Ensler sulla messinscena de I monologhi della vagina:
La prima volta che ho messo in scena I monologhi della vagina ero certa che qualcuno mi avrebbe sparato. Perciò quando sono salita sul palco di un piccolo teatro di Manhattan mi sono sentita come se stessi attraversando una barriera invisibile, rompendo un tabù mo0lto profondo. Ma non mi hanno sparato. Alla fine di ogni spettacolo c’erano lunghe code di donne che volevano parlare con me. sulle prime ho pensato che volessero condividere le loro storie di desiderio e appagamento sessuale.
In realtà si mettevano in fila per dirmi come e quando fossero state stuprate o aggredite o picchiate o molestate. Ero sconvolta al vedere che, una volta rotto il tabù, si liberava un fiume in piena di memorie, rabbia e dolore.
I monologhi della vagina si compone di diversi brani, ciascuno di questi testi affronta diversi temi legati al mondo intimo femminile: sesso, stupro, mutilazione, mestruazioni, mutilazione, nascita, orgasmo e masturbazione. Ciò che a livello tematico preme comunicare al lettore è che la vagina non è semplicemente un organo del corpo ma la rappresentazione di ciascuna individualità.
Ciò di cui non si parla spesso o di cui si fa fatica a pronunciarne anche il solo nome, diventa un segreto e il segreto nasconde in sé sempre quel senso di vergogna e di paura. Questi sentimenti di disagio provocano imbarazzo e limitazione che dal pensiero si trasforma in azione e quindi in privazione.
Familiarizzare con questa sfera, soprattutto intima, aiuta ad avere maggiore consapevolezza di se stesse, di ciò che si è e di quello che si desidera. Partendo da questo presupposto, la sicurezza del proprio corpo e della propria sessualità aprono la mente ad una visione più ampia, appartenente a qualsiasi sfera sociale che riguarda ciascuna donna.
I monologhi della vagina
Quando si subisce uno stupro, ad esempio, si ha difficoltà nell’accettare ciò che è accaduto non solo per la violenza subìta ma per la vergogna che si prova nel dover comunicare un tipo di abuso intimo. Questo timore e questa vergogna sono frutto anche di una società che ha esaltato la sessualità maschile a discapito di quella femminile, vista sempre come un qualcosa di peccaminoso o di irrilevante.
Il contenuto de I monologhi della vagina oltre a sfatare tabù atavici, è fondamentale per comprendere il meccanismo perverso che genera chiusura e censura su taluni argomenti e problematiche che possiedono, se liberate, la forza della libertà e dell’indipendenza femminile.
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Copia originale: il film sulla vera storia di Lee Israel
Marielle Heller, dopo Kolma (2017), ritorna dietro la macchina da presa con Copia originale, un biopic sulla vera storia di Lee Israel, scrittrice e contraffattrice letteraria. Da una prima visione del trailer notiamo la vena ironica e cinica della protagonista.
Siamo nel 1991, a New York, Lee ha un carattere poco docile, la risposta sempre pronta e poco gentile, è una misantropa convinta ed ha un’amicizia profonda con l’alcool. L’insieme di tutte queste sue “qualità” la portano ben presto a perdere il lavoro. La donna è conosciuta nell’ambiente letterario e nessuno vuole assumerla per il suo caratteraccio.
Lee Israele (Melissa McCarthy) scopre, per caso in biblioteca, delle lettere autentiche di Fanny Brice, nota cantante statunitense, e cerca di rivenderle, riuscendoci. Questa fortuna casuale diventa il suo lavoro: la donna decide di scrivere delle lettere di personaggi noti e scomparsi, vendendole e spacciandole per originali. Ad accompagnarla in quest’ avventura da falsaria autodidatta c’è Jack ( Richard E. Grant), il suo unico amico.
Marielle Heller per la realizzazione di Copia originale si è ispirata a Can you ever Forgive me?, romanzo autobiografico di Lee Israel.
copia originale
Copia originale è un film accattivante per la sua ironia e per il modo d’immortalare un tempo che sta cambiando: sono i primi anni ’90, iniziano a comparire le prime multinazionali che prendono il posto delle piccole botteghe. Le librerie hanno meno seguito e sono costrette a chiudere.
Lee Israel è una donna che deve reinventarsi per poter sbarcare il lunario, la scrittura è il suo unico talento e la sua unica fonte di guadagno. La donna è costretta a trovare un modo alternativo per guadagnarsi da vivere perché la società non le offre altra scelta. Il suo lavoro le permette di scrivere ma a nome di altri. Lee Israel riuscirà a perpetrare la sua attività o qualcosa andrà storto? Per scoprirlo bisognerà aspettare il 21 febbraio, data prevista per l’uscita di Copia originale.
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Al Trianon Viviani l’omaggio a Sergio Bruni con Rai 1
Un nuovo evento speciale con Rai 1, dedicato a Sergio Bruni, e l’antica favola partenopea di Colapesce, riproposta in commedia musicale, sono gli appuntamenti della prossima settimana di programmazione del Trianon Viviani.
Per accedere in teatro è obbligatorio il possesso del super green pass (detto anche “green pass rafforzato”) e l’uso della mascherina.
Serata d’Onore Sergio Bruni
Serata d’Onore Sergio Bruni – Giovedì 16 dicembre, alle 21, il teatro della Canzone napoletana e la rete ammiraglia della Rai celebrano il centenario della nascita del cantante, definito «‘a Voce ‘e Napule» da Eduardo De Filippo, con la Serata d’Onore Sergio Bruni. Rai 1 trasmetterà la registrazione il 1° gennaio prossimo.
Scritta da Marisa Laurito, Salvatore Palomba e Giorgio Verdelli, la Serata ricorda e racconta l’Artista anche a un pubblico meno attento alla grande storia della canzone napoletana.
A introdurla l’orchestra diretta da Vince Tempera, con una fantasia di celebri canzoni di Bruni (da Vieneme ‘nzuonno a Il mare), mentre scorrono immagini pubbliche e private.
Marisa Laurito, che fu una sua allieva, conduce il racconto, tra documenti d’epoca, fotografie, filmati e una serie di esibizioni del repertorio più interessante di Bruni, tra cui Tosca (Graziella), Raiz (Palcoscenico), Andrea Sannino (Amaro è ‘o bene e Maruzzella), Enzo Gragnaniello (Indifferentemente), per terminare con Napule doceamara di Raiz e Fausta Vetere della Nccp. Tony Esposito interpreta, insieme con la compagnia Stabile della Canzone napoletana, una versione spettacolare della celebre Rumba d’ ‘e scugnizzi (“Rumba scugnizza”) di Raffaele Viviani, arrangiata da Pino Perris, che dirigerà anche Irene Scarpato in Scètate. Tra le testimonianze, Renzo Arbore, Enzo Avitabile, che racconta l’incontro con Bruni ed esegue una versione esclusiva di Carmela, Roberto De Simone e Adriana, figlia del maestro.
Con la produzione delegata Rai di Eleonora Iannelli, la regia teatrale è di Bruno Garofalo, quella televisiva di Barbara Napolitano.
Colapesce, oltre la leggenda
Colapesce, oltre la leggenda – Sabato 18 (alle 20:30 e alle 22) e domenica 19 dicembre (alle 18 e alle 19:30), la Bazzarra presenta questa commedia musicale di Angelo Ruta, con le musiche di Baraonna e la regia di Pietro Pignatelli.
È la storia antica di Nicola, o Cola, detto “Colapesce” per la sua grande abilità di muoversi nel mare. Una leggenda – di cui esistono varie versioni: la prima testimonianza risale al XII secolo – all’insegna dell’amore assoluto e sincero per il mare.
A latere della rappresentazione teatrale, la mostra dell’artista livornese Stefano Pilato, che realizzerà live in teatro un’opera, dedicata a Colapesce e al mare, utilizzando i rifiuti raccolti dall’associazione Plastic free sul litorale napoletano e puteolano alla vigilia delle rappresentazioni, preceduta dall’intervento introduttivo di Movimento Blu, che sensibilizzerà il pubblico sul diritto all’accesso all’acqua, all’ambiente come beni comuni e diritti universali e inderogabili.
In locandina, Alessandro D’Auria, nei panni di Colapesce, Pietro Pignatelli è ‘o Re, Angela De Matteo la Madre di Cola, Enzo Attanasio il Cantastorie, Francesca Colapietro Ricciola e Diletta Bone Acanfora Pezzogna.
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