Il peso dello scatolone

Le amministrative ad Avellino e in altri 50 comuni della provincia sono sempre più vicine e già partono le grandi manovre all’interno delle comunità irpine.

Tralasciando le elezioni con doppio turno che interesseranno Avellino, Ariano Irpino e Montoro e che di sicuro vedranno la presenza dei partiti, negli altri comuni della provincia di Avellino lo scenario che si prospetta è quello del civismo.

È così, c’è poco da discutere.

Il voto nei Comuni è un voto dato alla persona, non al partito. Le elezioni amministrative o, meglio, civiche, non possono essere paragonate a quelle nazionali o regionali. Le amministrative premiano non il partito ma le singole persone candidate in questa o quella lista; non il programma e l’ideale alto di questo o quel candidato sindaco, ma il radicamento e la popolarità del singolo candidato consigliere.

Sulle liste delle politiche nazionali non compare il nome del familiare, del vicino di casa, dell’amico o del collega, ma un simbolo. Al governo nazionale si chiede trasparenza. Al governo regionale si chiede professionalità. All’amministratore comunale si chiede la risoluzione dei problemi.

In questo contesto caratterizzato da rapporti personali e amicali costanti è nato un tipo di candidato per il quale un elettore non è più una persona, ma un voto. Una lista non è più la sintesi delle idee e proposte dei singoli membri della squadra sui vari settori che regolano la vita della comunità, ma la somma di un calcolo demografico unito a un’accurata indagine di mercato sui gusti e le preferenze politiche del bacino elettorale di riferimento.

A questo si aggiunge che la struttura comunitaria irpina è refrattaria ai cambiamenti e legata da una stretta rete di tradizioni, anche politiche, a cui tutti si conformano acriticamente. Il sentimento di indignazione viene sostituito dalla tolleranza. Le incompetenze tecniche e linguistiche sono compensate dal consenso conquistato col baratto e la disponibilità all’ascolto e alla collaborazione.

Nelle piccole comunità si costruisce un rapporto amicale tra amministratori e amministrati che crea un’illusione di ampia partecipazione al processo decisionale ma che in realtà ostacola quello democratico, portando il comune cittadino ad allontanarsi dai temi politici ed elettorali resi sempre più complessi e contorti dai professionisti del settore al fine di creare apatia politica.

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