Marco Grossi, giurista, giornalista e scrittore, ci parla del suo ultimo libro “Il Partito Popolare Italiano – Il popolarismo secondo Don Luigi Sturzo”.
L’autore del volume, ospite della redazione de “Il Plurale”, analizza a fondo la vita, l’esperienza cristiana e il pensiero dell’esile prete di Caltagirone che volle, con la fondazione del partito, dare voce ai cattolici sulla scena pubblica ed istituzionale al fine di applicare la morale cristiana, fondata sulla verità, alla vita pubblica del Paese.
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Gli indifferenti: il film di Leonardo Guerra Seragnoli
Gli indifferenti (2020) di Leonardo Guerra Seragnoli è un film che si rifà all’omonimo romanzo di Alberto Moravia.
Il lungometraggio è una rivisitazione attuale del libro, che descrive e mostra la precarietà del sentire umano mosso, molto spesso, dalla noia e dall’incapacità di provare sentimenti e di riuscire a gestire la propria vita.
Il film ci catapulta all’interno di un mondo che ancora oggi non è cambiato perché i protagonisti si lasciano trasportare inermi dagli eventi anche quelli molto significativi, ciò che vince su tutto quello che è dinamico viene sopraffatto dallo stato di immobilità, cui nessuno riesce a sottrarsi.
Quello che il regista sottolinea è la staticità e la difficoltà che i protagonisti hanno nel prendere in mano le redini della propria vita e quindi della propria volontà. Nel film ogni dinamica si appiattisce, tutto scorre in modo lento e con un tempo che è scandito in modo monotono, apparentemente uguale a se stesso perché non si ha voglia di ascoltare e si è incapaci di riuscire a razionalizzare o semplicemente a rendersi conto del proprio fallimento umano, familiare e sociale.
Gli indifferenti: la recensione
Gli indifferenti, a differenza del libro che era un manifesto palese contro la borghesia, ci mostra un ambiente borghese in decadenza fatto di difficoltà economiche e di beni svenduti, in cui chi subisce questo declino a tutto pensa tranne che a rimboccarsi le maniche e trovare un impiego che possa risollevare lo stato delle cose.
I protagonisti sono cinque ed è intorno alle loro dinamiche che si snoda la trama e si svolgono gli eventi.
Mariagrazia (Valeria Bruni Tedeschi) è una vedova che per noia, solitudine e un senso di gratitudine malsano si innamora di Leo (Edoardo Pesce), vecchio amico di famiglia, che elargisce prestiti ma che cova dentro di sé il grande affare: sottrarre il palazzo alla famiglia di cui si sta prendendo cura. I due intraprendono una relazione che non viene vista di buon occhio da Michele (Vincenzo Crea), il figlio maggiore di Mariagrazia, che si accorge dei secondi fini di Leo e cerca di ostacolarlo.
Carla (Beatrice Grannò) è l’altra figlia di Mariagrazia, che sta ultimando le superiori ed ha intrapreso la strada di gamer su YouTube e nella vita ha deciso di fare questo e contribuire economicamente in questo modo.
Il quadro familiare sembra come un quadro ristrutturato male perché i legami affettivi sono inesistenti: ciascuno è preso dal proprio tedio e dal proprio male di vivere. Mariagrazia vorrebbe essere il centro dei propri figli e del proprio uomo ma non può esserlo perché non è un punto saldo neanche per se stessa. Vive come se nulla stesse andando storto e si rifiuta di vedere ciò che caratterizza la realtà che la circonda.
Infine c’è Lisa (Giovanna Mezzogiorno) amica di famiglia ed ex di Leo che vive una relazione capricciosa con Michele che si trastulla con lei per noia e per farsi aiutare nel sabotare Leo.
La maggior parte del film si svolge all’interno delle mura domestiche perché è all’interno di questi spazi intimi che si palesa l’indifferenza e la fragilità algida di ciascun protagonista.
Il lavoro di Leonardo Guerra Seragnoli è ben riuscito perché rende attuale un classico della letteratura italiana e mostra come l’essere umano, nonostante i cambiamenti sociali, economici e politici riesce sempre ad essere fedele a se stesso attraverso la pochezza che, da sempre, lo contraddistingue.
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Artigianato,
le creazioni di AnnabelCosa regalare a Natale in alternativa al classico panettone? Un’idea originale può essere un oggetto in ceramica realizzato a scopo sociale. La Boudeguita de Ana, artista atripaldese di origini cubane, propone regali realizzati da bambini.
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Aurore è la mostra di Felice Bossone in esposizione all’ex Carcere Borbonico
Felice Bossone è un pittore che costruisce immagini attraverso il suo pennello, ponendo l’attenzione su tematiche a lui care come: la sessualità ed il piacere della donna, gli esclusi e i diversi. In alcuni suoi dipinti grande importanza viene posta sul ciclo vitale, che il pittore vede come un’opportunità in cui ci vengono donati pochi attimi di felicità ma che dobbiamo imparare a riconoscere, godendone.
Felice Bossone: biografia
Felice Bossone nasce a Pago del Vallo di Lauro (Av), il 28 novembre del 1955. Ha frequentato l’istituto d’Arte di Napoli con i maestri Verdecchia, Toma, Meo, Pacilli e, successivamente, l’Accademia delle Belle Arti sotto la guida di Armando De Stefano.
Oggi è direttore della scuola civica di pittura di Cologno Monzese (MI). Nel 1984 ha ottenuto un grande successo in diverse città italiane con una mosstra dedicata a Eduardo De Filippo.
Nel 1986 ha vinto il Premio di Pittura a Cologno Monzese.
Nel 1987 ha tenuto una mostra personale a Villa Casati.
Nel 1988 ha esposto le sue opere a New York, all’Expo Arte di Bari, gli viene conferito il Dom de Milan, vince il primo premio alla Rassegna Il Giardino di Flora a Villa Litta.
Nel 1992 espone al Wentworth Gallery a Miami Florida, all’Expo – Arte di Bologna, a Romarte, all’Expo – Arte di Padova a all’Art – Gallery di Gela.
Felice Bossone ha esposto le sue opere, continuando tutt’oggi, nelle principali città d’arte italiane ed estere, riscuotendo grande successo.
La mostra Aurore è in esposizione fino al 14 luglio presso l’ex Carcere Borbonico di Avellino.
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