Un partito per essere tale e far valere la propria autorità deve avere capacità d’interdizione. Un partito che rinuncia a tale potere, rinuncia alla propria ragion d’essere che è quella di decidere, offrire una soluzione vera ai problemi della società. Nel caso in cui questi problemi siano rappresentati da persone si parla di veto.
In assenza dell’autorità e della capacità decisionale, la parte organizzata e strutturata della società civile si sostituisce ai partiti e diventa l’unica in grado di essere influente e l’unica dotata di potere d’interdizione.
Un partito che voglia radicarsi territorialmente e mettere bandierine sul territorio non può, quindi, rinunciare al proprio ruolo decisionale e d’interdizione.
L’interdizione fa parte della cosiddette buone pratiche politiche perché testimonia la forza di una parte contro le altre controforze organizzate. Per questo i partiti vengono anche definiti comunità politiche, perché l’individuo diventa pluralità e le battaglie del singolo vengono abbracciate dal gruppo e ognuno fa qualcosa per l’altro.
Se, invece, anche nei partiti si perde lo spirito corporativo e nessuno non fa niente per gli altri membri, nessuno si dovrà poi aspettare che gli altri facciano qualcosa per lui. E questo segna la morte della politica e dei partiti, intesi come comunitá di uomini che agiscono per il bene collettivo.
Quindi, concludendo, se è vero che il mandato elettorale è personale e non imperativo, è incontrastato che nel rapporto tra elettori ed eletti vi è un solenne avallo dei partiti che qualcosa deve pur contare.
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Gino rifletti,
la Lega non è Forza ItaliaPrimo passo falso di Gino Cusano, unico consigliere comunale della Lega ad Ariano Irpino, che si accoda agli 11 di Domenico Gambacorta a dispetto della volontà dei suoi elettori e lascia il Consiglio comunale prima della terza votazione valida per l’elezione del presidente dell’assise.
Paradossale la scelta di un capo-bastone del vecchio sistema irpino, un uomo di “gestione”, da parte di una forza giovane e di rottura come la Lega.
Una scelta tuttavia rivelatasi giusta e vincente fino a ieri in quanto il 9% conquistato dal Carroccio sul Tricolle è risultato determinante per far saltare gli schemi e le gerarchie consiliari.
La sconfitta del sindaco uscente Domenico Gambacorta e del sistema di potere cristallizzato che rappresentava porta anche la firma di Gino Cusano, lo storico luogotenente di Cosimo Sibilia, da sempre alfiere anti-gambacortiano nell’arianese.
Candidarsi a presidente del Consiglio comunale o restare a guardare.
Ecco la scelta che il dato elettorale avrebbe suggerito a Cusano: nè con Franza nè con Gambacorta. E stop ad accordi al di fuori del luogo deputato al confronto: il Consiglio comunale.
Qualcuno dica a Cusano che la Lega non è Forza Italia e che ci sono ragazzi, gli stessi che ritroverà nel fine settimana a Montella, alla festa dei Giovani della Lega, che sono determinati a far saltare il sistema baronale arianese, non a fornirgli una terza gamba.
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Little free library: la cultura a costo zero
Molto spesso si sente parlare della difficoltà che, oggi, hanno i giovani nell’approcciarsi alla lettura, hobby impegnativo, individuale e faticoso che a lungo termine lascia benefici per la mente e per un bagaglio culturale non a breve termine. Si può tranquillamente affermare che oggi nell’era dei social, delle Serie Tv la nuova generazione è sempre più attratta e, probabilmente, più predisposta ad un apprendimento veloce, in cui l’assimilazione, la comprensione e l’interpretazione sono prima di tutto visive e poi intellettuali.
Un vero e proprio mea culpa è doveroso farlo in generale a tutti: l’Italia nelle diverse classifiche annuali che vengono stilate sui Paesi che leggono maggiormente, si ritrova sempre a far parte tra gli ultimi posti.
Non è un caso che, soprattutto durante il primo lockdown, le attività commerciali legate all’attività editoriale e di commercio relative ai libri abbiano subìto una vera propria crisi anticipata, obbligando molti imprenditori a chiudere i battenti definitivamente. Non è solo colpa di Amazon e della sua politica commerciale altamente competitiva. Il problema è che si legge poco in generale perché questo tipo di attività richiede tempo e concentrazione individuale.
Cosa si può fare per orientare i giovani alla lettura?
Sono in molti che con leggerezza scaricano questo arduo compito alla scuola e, dunque, al sistema organizzato che pecca sempre e non spicca mai. Uno scarica barile, questo, molto semplicistico che aiuta le coscienze di chi qualcosa potrebbe farla davvero per tentare di cambiare queste sorti. Non è plausibile del tutto neanche la “scusa” che dovrebbe essere il contesto familiare. Partiamo dal presupposto che i lavori svolti sinergicamente su diversi fronti sono quelli che riescono ad ottenere maggiori risultati. In breve, più input si ricevono più questi possono rappresentare un modo per stimolare la curiosità di un giovane che, inevitabilmente, è pieno di curiosità verso il mondo e le novità.
Se scuola, famiglia, amministrazioni, librerie e centri culturali ricreativi lavorassero insieme, unendo le forze, forse, qualche seme si riuscirebbe a piantare, facendolo germogliare.
L’importanza di una little free library
Basterebbe partire dalle piccole cose e dal proprio territorio, iniziando a pensare a semplici catalizzatori d’attenzione che potrebbero colpire l’occhio come la comparsa in vari spazi ricreativi in cui possano essere presenti delle little free library, piccoli contenitori sparsi in punti diversi di un paese e di un luogo d’attrazione, che contengono libri messi a disposizione per chi ne abbia voglia. Non ci sono leggi ma regole morali e di rispetto civico: chiunque può prendere un libro, leggerlo e restituirlo o lo si può sostituire con un altro.
Le little free library nascono con un codice comportamentale e con un senso civico che si addice più a quei Paesi del Nord Europa che hanno un modus vivendi improntato al rispetto e alla civiltà, caratteristiche che per molti sembrano appartenere più agli alieni che al nostro mondo eppure esistono e vivono insieme a noi.
Queste casette contenenti libri, spesso, si trovano nelle grandi città o in quei luoghi in cui le amministrazioni o centri culturali hanno davvero voglia di prendersi cura della propria collettività anche a costo zero. A volte per fare qualcosa non c’è bisogno di progetti o eventi di ampio risalto che nascono e muoiono nel lasso di tempo della loro durata, senza volerli svalutare. Anche queste tipologie di attività sono importanti e fondamentali per la comunità, soprattutto, quando hanno una cadenza frequente, magari mensile, piacevole per i fruitori. Quest’ultimo elemento verrà valutato dai partecipanti e dalla loro risposta al successivo incontro.
Le little free library sono un’arma a doppio taglio perché qualora venissero proposte in comunità che a civiltà e senso civico di base risultano essere molto carenti, ci si potrebbe trovare di fronte ad atti vandalici, che farebbero da specchio all’intera comunità di un luogo, a meno che queste non vengano sorvegliate per evitarne la distruzione o il saccheggio. Bisogna rischiare soprattutto quando si va fieri della propria comunità e della propria città perché una little free library potrebbe dare la risposta sperata.
La popolazione di un luogo riflette completamente l’amministrazione che la gestisce.
Pro e contro
Ad esempio, la little free library pensata e voluta da Giovanna Prata, assessore alla Cultura nel Comune di Roccamonfina è un gesto forte, pieno d’amore verso i cittadini della sua comunità.
Tale gesto, infatti, ha dimostrato da parte dell’Assessore, voglia di trasmettere cultura attraverso un regalo permanente e gratuito offerto alla sua comunità. C’è bisogno di conoscenza sui nuovi modi per poter fare cultura altra, creando una curiosità e stimoli in chi deciderà di fare una passeggiata nel parco che, magari preso dalla noia, forse un libro lo sfoglierà. Questo lo sanno molto bene i giovani che hanno studiato fuori dal proprio territorio, assorbendo le novità culturali metropolitane e che sono stati sempre sensibili alla cultura non statica.
Le little free library accendono un’idea per trascorrere un momento piacevole in uno spazio verde collettivo magari ben tenuto e incentivando la valorizzazione dello stesso senza fare cose plateali o sfarzose. La semplicità, quella non enfatizzata perché fatta col cuore, resta sempre la qualità più apprezzata perché sincera, dritta e schietta.
L’Assessore, inoltre, ha dimostrato di nutrire ampia fiducia, conoscenza e rispetto nei confronti della sua comunità che evidentemente merita questo semplice gesto stracolmo di contenuti. Un regalo a costo zero ma extralusso per quei luoghi che non hanno il senso civico e il rispetto per gli spazi pubblici.
Ci auguriamo che anche in Irpinia possano spuntare all’improvviso delle little free library, magari davanti a spazi verdi praticabili e utilizzabili ma ci auguriamo che abbiano, soprattutto, lunga durata.
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Un anno de Il Plurale
È trascorso un anno dalla nascita de Il Plurale…
12 mesi che possono considerarsi relativamente pochi ma che sono stati ricchi di eventi, cambiamenti, scontri, uscite, entrate e molto altro.
Ciascuna situazione verificatasi in positivo o in negativo ci ha portati ad essere ciò che siamo ora e ad arricchirci, per poterci migliorare domani. Questo editoriale non vuole essere un’autocelebrazione o tantomeno un decalogo dei propositi per questo nuovo anno ma vuole essere semplicemente un bilancio di ciò che siamo oggi e di ciò che abbiamo scoperto in Irpinia, entrando in contatto con diverse realtà.
Il Plurale quando è nato voleva essere una web tv irpina con un focus incentrato prevalentemente sulla politica. Lavorando e visitando vari luoghi ci siamo resi conto che non è questo il cuore pulsante delle nostre zone, anzi in alcuni casi è la parte più incancrenita che, spesso, copre ciò che dona luce o ha il potenziale della luminosità nella nostra realtà rurale. Un esempio potrebbe essere rappresentato da quello che è successo in un paese irpino, in cui un evento culturale si è trasformato in un modo basso per prendere, probabilmente, dei fondi che non sono stati utilizzati per ciò per cui erano stati elargiti.
Ho partecipato ad eventi culturali in cui si confondeva il termine femminicidio scambiandolo con quello di femminismo e dove l’essenza ed il significato delle parole utilizzate prendeva la strada della perdita cosmica del significante. Ho partecipato ad alcuni eventi enologici creati per valorizzare un nostro punto di forza economica, in cui non erano presenti esperti del settore, come in altri casi in cui c’era spessore e competenza riguardo questa tematica.
Insomma, durante questo breve anno, ho visto un’ampia carrellata di umanità sconnessa e connessa, è dipeso dai casi.
Ho scoperto un’ Irpinia composta da persone che si discostano dal classico disfattismo irpino, sono poche ma ci sono; sono persone che amano la propria terra e cercano di renderla migliore, creando situazioni culturali ed eventi aggregativi che però ancora non trovano il giusto merito all’interno della nostra comunità perché è più facile lamentarsi e dire che non abbiamo nulla invece di cercare e di scoprire che ci sono iniziative, poco più lontane dal nostro naso, che ricordano quelle delle grandi città.
Durante quest’anno ho sentito parlare molti politici, candidati alle Amministrative, che sfoderavano come uno stendardo la mancanza di cultura in Irpinia e la voglia di diffonderla, dando spazio ai giovani.
Cosa ho visto?
Ho visto persone che hanno organizzato eventi culturali, mi riferisco in modo particolare alla 44esima edizione del Laceno D’oro, una rassegna cinematografica su corti e lungometraggi indipendenti del panorama nazionale ed internazionale, organizzata da persone giovani e meno giovani, che hanno voglia non solo di condividere la loro passione per il cinema ma anche di trasferirla agli altri. Durante questa settimana di full immersion, di quei politici che tanto parlavano sul palco della diffusione della cultura nelle nostre zone, non ho visto nemmeno un’apparizione fugace o un invito alla cittadinanza a partecipare all’evento, per giunta gratuito.
Ho visto la non partecipazione di figure politiche, mi riferisco al semplice sostegno che si può dare attraverso la partecipazione, ad eventi come quello ad Atripalda dell’Abellinum Pride, che, a differenza di come credono in molti, non è una carnevalata della stranezza ma un voler vedere riconosciuti i diritti umani. Questo invito a pensare lo si crea attraverso una festa che inneggia all’unione, a prescindere dal proprio orientamento sessuale o politico.
Ho scoperto che in Irpinia il termine di aggregazione viene abusato nei discorsi e contemporaneamente ne viene privato del suo significato nella pratica.
Ho scoperto però che esiste un’Irpinia che resiste davanti a questo nichilismo, mascherato da finta propositività; ho scoperto spazi creati da persone che davvero hanno voglia di fare rete. Un esempio potrebbe essere l’ambiente del poetry slam irpino o ancora le Guide Percettive di Vittorio Zollo e Toi Giordani, due poeti: uno irpino e l’altro bolognese che fanno ben sperare nella non morte culturale delle nostre zone e palesano la forza e la speranza nel cambiamento.
Ho scoperto la voglia di educare i più piccoli con un approccio moderno, diverso da quello della ludoteca o dei giochi gonfiabili presenti nelle feste di paese, partecipando ad un laboratorio per bambini su Andy Warhol organizzato da Zigarte. Potrei continuare a fare esempi ma sarebbe troppo dispersivo.
Cosa c’entra Il Plurale con tutta questa carrellata di esempi?
Ciò che ho mostrato fino ad ora dovrebbe servire come manifesto delle nostre intenzioni, per spiegare perché ci interessiamo ad un evento minore rispetto ad un altro più popolare e del perché potreste, spesso, imbattervi in argomentazioni come quella del poliamore invece del video virale del “soggetto di paese di turno” o del perché scriviamo la recensione di Se c’è un aldilà sono fottuto piuttosto che dell’ultimo film di Zalone.
Il nostro intento è quello di portare alla luce ciò che potrebbe brillare per contenuti e capacità ma che non ha la forza sufficiente per farlo. Il Plurale vorrebbe essere un luogo in cui non si scrive di banalità o argomentazioni scontate, poi sicuramente ne avremmo anche scritto e continueremo a farlo perché ciascuno ha il proprio metro per reputare ciò che è interessante e ciò che lo è meno, sono semplicemente punti vista.
Il Plurale vuole essere un luogo virtuale, composto da persone reali che amano il confronto e la scoperta di novità, in cui tutti quelli che credono in un progetto e che arrivano a concretizzarlo possono avere uno spazio per poterne parlare e per diffonderlo al resto della comunità.
Il nostro intento è quello di creare uno spazio in cui è possibile fare rete, in cui è possibile aggregarsi e in cui è possibile lasciarsi stupire.
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