La mostra del fotografo Fabio Donato Incontri /2 Portraits nella Certosa delle Arti fino al 30 ottobre negli spazi del Casone della Certosa di San Lorenzo a Padula.
Cinquanta eccezionali ritratti in bianco e nero e colore di straordinari protagonisti italiani e stranieri del mondo del teatro, della musica, della fotografia, della letteratura, incrociati e conosciuti durante la sua carriera; dal Living Theatre di Julian Beck a Dario Fo, da Eduardo De Filippo a Lina Wertmuller, da Servillo a Martone, da Helmut Newton a Mapplethorpe, da Beuys a Warhol da Nitsch a Shimamoto. E, ancora, i protagonisti della musica da Pino Daniele a Luciano Cilio, da Dizzy Gillespie a Chat Baker solo per citarne alcuni.
Il progetto espositivo, a cura di Mario Franco e corredato da un volume catalogo, è un sapiente estratto del lungo e vivo racconto che Fabio Donato, da sempre uno dei protagonisti della vita culturale non solo napoletana, ha realizzato come fotografo, in più di 50 anni di attività. Il focus è l’Incontro, il ritratto, la testimonianza dell’essere stato spettatore e protagonista in straordinari scatti dell’interazione con personaggi della cultura nazionale e internazionale di altissimo livello, tutti transitati o vissuti a Napoli e in Campania.
La mostra sarà visitabile gratuitamente dal giovedì al sabato dalle ore 9 alle 19 fino al 30 ottobre
Evento programmato e finanziato dalla Regione Campania attraverso Scabec S.p.A. con fondi POC (programma operativo complementare) 2014-2020, organizzato in collaborazione con il MIC – Direzione Campania.
Sarà possibile partecipare agli eventi in programma solo se si è in possesso di una Certificazione verde Covid-19 (green pass) che attesti di aver fatto almeno una dose di vaccino oppure essere risultati negativi a un tampone molecolare o rapido nelle ultime 48 ore oppure di essere guariti da COVID-19 almeno 6 mesi prima dell’evento.
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Il ladro di giorni: la trama
Vincenzo (Riccardo Scamarcio) viene arrestato quando Salvo (Augusto Zazzaro), suo figlio, ha appena cinque anni. Il bambino rivede il padre dopo sette anni e vive una vita tranquilla finché Vincenzo non reclama il figlio, che deve accompagnarlo in un viaggio di quattro giorni.
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Molto spesso, infatti, nelle opere musicali di Vinicio e nel messaggio intrinseco dei suoi lavori ci sono delle suggestioni che rimandano al Sommo Poeta.
Bestiale Comedìa è un progetto che nasce dal confronto con la Divina Commedia di Dante, cercando di dare dei punti di orientamento allo spettatore all’interno del proprio repertorio musicale. Il paradosso, non solo all’interno di questo progetto, è quello di mostrare ai vivi, agli spettatori e non solo, il viaggio nello smarrimento quotidiano e sociale che percorriamo. Al contrario di Dante che, nella Divina Commedia, ci descrive un viaggio tra morti per salvare i vivi, quello di Vinicio è un viaggio per cercare di redimere i vivi dal proprio regno terreno composto da caos, peccato, incontinenza e pestilenza, in cui il singolo è disperso insieme al proprio labirinto interiore, che ci uccide tutti allo stesso modo.
Solo attraverso la conoscenza si svolge il passaggio verso la grazia beata ma il raggiungimento si compone di un cammino tortuoso.
Vinicio Capossela riassume con queste parole il senso di Bestiale Comedìa:
Affacciarsi a Dante è affacciarsi al pozzo della natura umana. A partire dalla forma a imbuto della cosmogonia della Comedìa, l’attrazione è sempre stata presente.
Ho iniziato ad appassionarmi a Dante per mito interposto. L’eroe della mia giovinezza è stato il dannato, il bohémien, il distillatore di bellezza Amedeo Modigliani, che sgranava come un rosario ebbro i versi di Dante a memoria mentre dipingeva i suoi volti dagli occhi vuoti.
L’attrazione per l’umano, i suoi miti, per il sublime, per l’inferno, per il peccato e per la virtù, per tutto ciò che desta maraviglia è quello che da 15 anni conduce il mio cammino in musica e parole.
Santi, eroi e viziosi, una certa attrazione per il misticismo, una visione del mondo non specialistica, ma enciclopedica, il cui soggetto è la natura tutta a partire dalla natura umana sono tra le cose dantesche che più mi attraggono.
Il nome Bestiale Comedìa si riferisce al percorso della Divina Commedia, che ha come compito quello dell’affrancamento dalla bestialità.
La nostra sola eternità possibile infatti è, secondo Vinicio Capossela, quella di rallentare il tempo, facendoci sempre più piccoli e avvicinandoci alla prospettiva della lumaca.
Vinicio Capossela da sempre è affascinato e ammaliato dalle figure mitologiche e dal simbolismo che in esse sono racchiuse perché nonostante il tempo e i secoli trascorsi che ci separano dai miti, questi rappresentano l’essere umano in pieno. Ciascuna figura mitologica, che sia essa una sirena o una bestia, cattura un tratto distintivo dell’essere umano che permane nei secoli nonostante il cambiamento sociale, anzi in qualche modo, per Capossela, più andiamo avanti e più assumiamo tratti grotteschi sempre più marcati.
Viviamo azzannando il tempo avidamente senza godere e assaporare la benevolenza che talvolta la vita e la natura ci donano. Viviamo incuranti e sprezzanti delle piccole cose, che diamo per scontate perché convinti che tutto ci è dovuto e tutto è sotto il nostro dominio ma non è così perché la pestilenza è sempre dietro l’angolo, per mostrarci che la natura ci dona ma ci toglie, ridimensionando il nostro sguardo a quello della lumaca che vede il mondo gigantesco intorno a sé.
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Sanremo 2021: le pagelle irriverenti della terza serata
La terza serata del Festival di Sanremo 2021, ovvero quella delle cover e dei duetti. Ventisei canzoni. Che il dono della sintesi ci assista. Giudizi in ordine più o meno sparso, senza seguire le classifiche.
1. AIELLO – VEGAS JONES: “GIANNA (RINO GAETANO)
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2. ERMAL META – NAPOLI MANDOLIN ORCHESTRA: “CARUSO” (LUCIO DALLA)
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Con Lazzarotti al basso, Rondanini alla batteria e Silvestri al suo fianco, regala una perla con una interpretazione perfetta. Non era per niente facile ma Gazzè ha centrato il bersaglio.
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6. GAIA – LOUS AND THE YAKUZA: “MI SONO INNAMORATO DI TE” (LUIGI TENCO)
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7. FULMINACCI – VALERIO LUNDINI – ROY PACI: “PENSO POSITIVO” (JOVANOTTI)
La cosa migliore la fa il comico Lundini ironizzando sul concetto del mondo come un’unica grande chiesa. Per il resto, Roy Paci fa Roy Paci e Fulminacci, boh.
8. LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – RETTORE: “SPLENDIDO SPLENDENTE” (DONATELLA RETTORE)
Altro capitolo dedicato al Karaoke. Rettore sul palco garantisce tenuta e credibilità. Il pezzo è suo, d’altronde.
9. EXTRALISCIO/TOFFOLO – PETER PICHLER: “MEDLEY ROSAMUNDA”
Toffolo gratta un tubo e una masnada di musicisti da balera affolla il palco. I camerieri possono servire l’antipasto. La sposa è arrivata.
10. GIO EVAN – I CANTANTI DI THE VOICE SENIOR: “GLI ANNI” (883)
Ma perché, perché?
11. ORIETTA BERTI – LE DEVA: “IO CHE AMO SOLO TE” (SERGIO ENDRIGO)
La più credibile della serata. Naviga in acque sicure, con un brano della sua generazione, meraviglioso, più volte oggetto di vilipendio in passato.
12. RANDOM – THE KOLORS: “RAGAZZO FORTUNATO” (JOVANOTTI)
Il batterista sembra suonare un pezzo dei Korn. Ma sta suonando Jovanotti e non si sa se piangere o ridere.
13. BUGO – PINGUINI TATTICI NUCLEARI: “UN’AVVENTURA” (LUCIO BATTISTI)
Provano a fare il verso ai Coldplay, ma non ce la fanno. Provano a cantare, ma non ce la fanno. Non ce la fanno, insomma.
14. COLAPESECE – DI MARTINO: “POVERA PATRIA” (FRANCO BATTIATO)
Pezzo da maneggiare con cura. Due siciliani che omaggiano il maestro siciliano. Tutto bene. Quando alla fine entra la voce registrata di Battiato il resto sparisce.
15. ANNALISA – FEDERICO POGGIPOLLINI: “LA MUSICA E’ FINITA” (UMBERTO BINDI)
Interpretazione senza sbavature, credibile, intensa. Non si capisce il ruolo di Poggipollini, che suona tre note. Ma con Ligabue si è abituato così.
16. LO STATO SOCIALE – FANELLI – PANNOFINO – I LAVRATORI DELLO SPETTACOLO: “NON E’ PER SEMPRE” (AFTERHOURS)
Un brano sdoganato dalla sua aura rock e restituito alla sua dimensione naturale: il pop. Gli ospiti della band leggono l’elenco dei teatri chiusi per la pandemia. Non può essere per sempre.
17. MADAME: “PRISENCOLINESINAINCIUSOL” (ADRIANO CELENTANO)
Al netto della recitina iniziale, svetta per qualità dell’interpretazione di un brano che sembra fatto su misura per lei. E poi ci fa capire a che servono i banchi con le rotelle. Grazie.
18. ARISA – MICHELE BRAVI: “QUANDO” (PINO DANIELE)
Ho sfogliato il codice penale. Niente, non c’è il reato di vilipendio di capolavoro. Gli è andata bene.
19. GHEMON – NERI PER CASO: “LE RAGAZZE” (NERI PER CASO) – “DONNE” (ZUCCHERO) – “ACQUA E SAPONE” (STADIO)
Gradevoli, ma quando ci sono di mezzo I neri per caso è subito Mai dire gol.
20. IRAMA: “CYRANO” (FRANCESCO GUCCINI)
Sceglie un brano che è ormai consegnato alla storia della musica. Lo canta da solo e non sfigura.
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Scritta da Califano e Reitano, questa canzone, dalla Vanoni, era stata resa immortale. Eppure Renga e la sua ospite sono riusciti ad ammazzarla. Senza pietà.
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Partono bene, poi comincia la sfida tra pavoni, a chi fa la ruota più bella, a chi grida di più e meglio. Violentano una canzone di una delicatezza unica, facendo rimpiangere persino la brutta cover già fatta da Gianna Nannini. Scherzate con i fanti, ma lasciate stare i santi.
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Se avete perso quelle della prima e della seconda serata, dovete recuperarle!
Buona scoperta!
Enrico Riccio
10 comments on Mostra fotografica di Fabio Donato
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