Maurizio Picariello, noto artista del capoluogo, presenta una versione tutta sua della canzone del grande Pino Daniele.
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Sanremo 2021: le pagelle irriverenti della seconda serata
Anche la seconda serata del Festival di Sanremo 2021 va in archivio. Altri tredici brani, dodici cantanti sul palco, uno (Irama) che partecipa con una registrazione a causa del Covid che ha colpito un membro del suo staff. Sempre scorrendo la classifica (parziale) della “Giuria demoscopica”, ecco cosa ne è venuto fuori.
1. Ermal Meta – Un milione di cose da dirti
Che sono più o meno sempre le stesse, e cantate allo stesso modo. Ma il format funziona ed Ermal Meta fa bene ad insistere. L’argomento della comunicazione repressa è sempre di attualità, come l’ottima voce del cantante, che parla del suo “cuore a sonagli per degli occhi a fanali” in un brano che fa a spallate per salire sul podio. Magari sul gradino più alto.
2. Irama – La genesi del tuo colore
Ovvero la DAD a Sanremo 2021. Il virus ferma lo staff di Irama e gli organizzatori prudenzialmente non fanno salire l’artista sul palco. Va una registrazione, che basta a far capire che quel che lui tocca si trasforma in oro. Canzone dall’impianto classico ma che suona contemporanea, un sicuro tormentone, destinato all’heavy rotation.
3. Malika Ayane – Ti piaci così
E si è capito bene. Malika è una sorta di alter ego femminile di Max Gazzè, non per ciò che canta, ma per la scelta artistica fatta. Come lui, interpreta canzoni che si somigliano tutte, ma che, tutte, indifferentemente, funzionano. Come il suo collega ha personalità, furbizia, mestiere. In più ha una gran voce, ed anche nel brano sanremese tutto questo si sente.
4. Lo Stato Sociale – Combat pop
Che già solo il titolo meriterebbe la censura. Una canzone brutta, che tradisce l’ambizione dei componenti del gruppo, che da grandi, evidentemente, volevano fare gli Skiantos, ma poi sono finiti a Sanremo, peraltro da recidivi, e si sono trasformati in figli degli 883. ” Ma che senso ha?” cantano. Ecco, ditecelo, magari prima di andarvene una vita in vacanza.
5. Willie Peyote – Mai dire mai (La locura)
Stato mentale di chi da infiltrato dei servizi segreti cerca di combattere il sistema facendone parte. La mission impossible del Peyote è attaccare frontalmente l’Hip-pop posticcio, il cliché contemporaneo dell’artista e l’opportunismo trasformistico (il calcio va avanti, la musica no, e lui pensa di mettersi a palleggiare pur di avere un pubblico). Il messaggio va bene, ma non da quel palco. Tra le cose migliori ascoltate a Sanremo 2021, quindi non vincerà.
6. Gaia – Cuore amaro
Un titolo che è tutto un programma e che incarna il sentimento di chi ascolta questo brano. Nacchere e chitarre spagnole per la solita canzone che strizza l’occhio all’estate e che invece è l’ennesimo inutile tassello nel mosaico sbiadito del pop italiano. Meno trash di Elettra Lamborghini, ma i livelli sono più o meno quelli. Da dimenticare in fretta, ma purtroppo (e per sua fortuna) il pubblico la premierà.
7. Fulminacci – Santa Marinella
Località marittima e dunque in qualche modo legata a Sanremo. Quindi in qualche modo canzone a tema. Ma anche canzone pronta a diventare una delle più passate in radio. Tanto basta a far capire che c’è poca qualità, e che oscillare tra De Gregori e Brunori Sas è esercizio di stile assai pericoloso, che, nel caso specifico, fa naufragare artista e canzone. Fulminacci vuole “solo diventare deficiente”. Ad maiora.
8. La rappresentante di lista – Amare
Infinito del verbo, oppure aggettivo femminile plurale. Sarebbe stato bello usare il secondo, ma invece la canzone ha, tanto per cambiare, come tema l’amore. Un testo che non ha niente di nuovo da raccontare, cantato bene da Veronica Lucchesi, che imbastisce un pezzo un po’ dance, un po’ vetero-pop, che per certo pubblico funziona. E questa è la notizia peggiore.
9. Extraliscio/Toffolo – Bianca luce nera
Un ossimoro che sintetizza la collaborazione tra gli artisti folk e l’uomo mascherato dei Tre Allegri Ragazzi Morti, ma anche la dichiarata voglia di portare sul palco la Romagna del liscio per poi farci ritrovare di fronte ad un pezzotto sudamericano, (contraf)fatto piuttosto male. Tutto molto noioso, tutto già sentito, tutto tanto furbo. Resta da capire la scelta di Toffolo. Ne aveva davvero bisogno?
10. Gio Evan – Arnica
Rimedio antinfiammatorio naturale, la risposta brutta all’ibuprofene di Aiello, che almeno però il medicinale lo abbina al sesso, rendendo tutto più divertente. Il cantante con il nome da acqua minerale non lascia il segno, e l’orchestra usata in maniera smodata fa il resto, per un brano che difficilmente, comunque, avrebbe avuto miglior sorte.
11. Orietta Berti – Quando ti sei innamorato
L’amore geriatrico cantato dalla regina della barca che va. Orietta Berti era musicalmente vecchia quando mio nonno era vecchio. Porta a Sanremo 2021 una canzone terribile, che non può avere velleità di passare in radio, non sarà ascoltata su Spotify, non avrà clic su Youtube, non sarebbe stata ammessa neanche al festival del circolo della Terza Età. E allora solo una domanda: perché?
12. Random – Torno da te
Ma con quest’entusiasmo di sicuro è destinato a ri-andarsene presto. Incipit deprimente, originalità assente e la sensazione pressante che da un momento all’altro spunti da qualche parte Elisa e cominci a cantare il ritornello di ” A modo tuo”. Eppure è giovane e dovrebbe avere idee fresche.
13. Bugo – E invece sì
Rieccolo senza Morgan sul palco del Festival di Sanremo 2021 che aveva lasciato mestamente l’anno scorso. Bugo ritorna per dimostrare a tutti che non ha bisogno di partner per spaccare. Ma, ahimè, non ci riesce. Si presenta con qualcosa che è poco più di un giro di DO, che, in verità, non parte neanche male, ma che si perde presto nella banalità e nei poster di Celentano. Che succede? Dov’è Morgan?
Questo è il risultato delle pagelle irriverenti della seconda serata di Sanremo 2021, se avete perso quelle della prima serata del Festival vi consigliamo di rimediare al più presto!
Enrico Riccio
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Pompei. L’Eco di un tempo lontano di Giuseppe Cusano
Pompei è nell’immaginario collettivo uno dei posti al mondo di gran lunga più carichi di potenza evocativa.
Qui milioni di persone hanno la possibilità di sentire ciò che una città rimasta sepolta per diciassette secoli ha da raccontare, attraverso le sue mura, gli oggetti, le iscrizioni, i corpi dei suoi abitanti. Scoperta nel Settecento, è stato possibile ricostruire la storia della città vesuviana a partire dal VII secolo a.C., quando un piccolo insediamento umano si formò vicino al vulcano, per poi fiorire sotto l’influenza diretta di Roma, fino all’eruzione più famosa della storia nel 79 d.C.Oggi Pompei sta rifiorendo con i restauri, l’informatizzazione, gli scavi e le numerose, continue scoperte: ciò che merita, finalmente, uno dei patrimoni storici più preziosi del nostro pianeta.
Giuseppe Cusano: biografia
Giuseppe Cusano (Roma) è un archeologo. Si è occupato di rilievi archeologici di siti italiani ed
esteri tra cui Terme di Caracalla, MAXXI, Moschea del Venerdì di Isfahan in Iran. I suoi studi si
sono concentrati sulla diffusione del cristianesimo nell’Impero Romano, con particolare attenzione
alle catacombe dell’antica Hadrumetum (Sousse), in Tunisia. Dal 2008 è guida turistica di Roma,
professione che svolge tuttora con grande passione. -
Le preziose creazioni di Ivan Barbato: ogni gioiello è unico e racconta una storia diversa
Le preziose creazioni Ivan Barbato dedicate al Mediterraneo trasmettono la solarità e la fantasia di antiche civiltà madri della nostra cultura, ricercando costantemente l’equilibrio tra natura e materia.
Pezzi d’autore di alta gioielleria che evocano storie millenarie, un viaggio nel tempo tra mitologia e leggenda, tra mare e terra nei quali conchiglie, perle e animali marini e miti sono sapientemente uniti in un connubio inedito dall’artista.
Come se il mare aprisse il suo enorme scrigno facendone fuoriuscire tesori sconosciuti che, grazie alla maestria di Ivan Barbato, artigiano orafo lombardo tra i più apprezzati nello scenario del gioiello contemporaneo, diventano piccole opere d’arte da indossare. Il suo è un estro innato nel saper modellare metalli e incastonare pietre nel segno della creatività e della sperimentazione.
Ogni singolo gioiello è un pezzo unico che racconta una storia diversa, un dialogo continuo tra l’artista e la materia, una scultura in miniatura.
Ivan Barbato ama misurarsi con forme della natura, non pure, non lineari, trasformandole in gioielli inimitabili, non replicabili perché in natura non c’è niente di identico all’altro.
In perfetta armonia di colori e forme, il gioiello contemporaneo di Ivan Barbato regala emozioni infinite. Possederne uno e indossarlo è fascino indelebile ed eleganza senza tempo.
Lo scrigno dei tesori di Ivan Barbato è il suo a Atelier di Cardano al Campo, poco distante dall’Aeroporto di Malpensa, luogo magico dove si possono vedere da vicino le sue creazioni. Spesso Ivan Barbato partecipa a mostre e contest. A tal proposito c’è grande attesa per il prossimo evento: la personale “Sulle orme della materia” che si terrà a Roma tra il 5 e il 7 maggio.
Il prezioso risultato del lavoro di Ivan Barbato è un dialogo costante con la materia che gli è valso nell’ottobre 2022 il primo premio del contest “Incinque Jewels” sul tema del Grand Tour alla Roma Jewelry Week con il gioiello “Sulle orme del tempo”, unione inedita di materiali e tecniche che hanno origine in diversi luoghi ed epoche storiche. Ivan Barbato taglierà il nastro della sua personale “Sulle orme della Materia” alla Galleria Incinque Open Art Monti con la curatrice Monica Cecchini in occasione del vernissage del 5 maggio alle ore 18:00 intrattenendosi con i visitatori presenti.
La mostra organizzata dall’Associazione Culturale Incinque Open Art Monti come premio per la vittoria alla RJW 2022, proseguirà fino a domenica 7 maggio. Pezzi unici di alta gioielleria ispirati al mare, alle civiltà e ai miti del bacino del Mediterraneo saranno accanto anche alla sua nuova serie di gioielli dedicata al tema della Vita.
Lo scrigno dei tesori di Ivan Barbato
Ivan Barbato: La Venere in conchiglia
Un dolce viso di donna a immagine e somiglianza di Venere affianca una conchiglia madreperlacea dalle tonalità oscure. Un sottile bordino in oro giallo, ornato da piccoli diamanti, segue un tratto della preziosa spilla dell’artigiano orafo Ivan Barbato, per poi proseguire sul retro del gioiello a creare un guscio di particolare pregio e raffinatezza.
La minuziosa lavorazione artigianale è soprattutto rivolta in questa parte del gioiello: la lastra in oro è rifinita con una paziente incisione a bulino, ricreando uno stile che ricorda i tessuti damascati.
Si tratta di un pezzo unico che, grazie alla sua insolita silhouette, esalta la bellezza della dama in turchese, lasciata libera da visibili incastonature e ancorata alla struttura tramite un meticoloso meccanismo di tenuta, quasi fosse sospesa nel vuoto. Come se nascesse dal mare. Descrizione tecnica: spilla in oro giallo 750/1000 con volto di dama in turchese inciso a mano, conchiglia e diamanti brown. Oro g. 48. Pezzo unico e prezzo su richiesta.
Ivan Barbato: Nel cuore del mare
Questo gioiello in oro bianco dell’artigiano orafo Ivan Barbato unisce materiali di origine diversa, altro esempio di fusione tra mare e terra. Una conchiglia rosa e una perla nera di Tahiti sono incastonati in una raffinata montatura del nobile metallo, impreziosita da piccoli diamanti blu. Nasce dall’idea di una perla unica che viene abbracciata dalla conchiglia, il quale la omaggia, esaltandone la sua preziosità e naturale bellezza.
Il rosa della conchiglia caraibica, la perla nera della Polinesia: espressioni naturali di un gioiello che nasce dal mare. La montatura in oro segue una linea sinuosa come un’onda armonica che avvolge la conchiglia, i diamanti blu creano dei punti luce di quel colore intenso che evoca anch’esso l’ambiente talassico.
Un pezzo unico strettamente legato a quel mare che il tempo non potrà mai scalfire. Descrizione tecnica: ciondolo in oro bianco 750/1000 con conchiglia, perla Tahiti e brillanti blu. Oro g. 17. Diamanti ct. 0,32. Pezzo unico e prezzo su richiesta.
Ivan Barbato: Il cuore della natura
Il gioiello è un omaggio alla natura, nelle sue forme, tra i suoi elementi… Un giovane folletto in oro giallo suona un’antica tuba, immerso in un cuore di turchese azzurro che crea il ponte tra l’elemento acqua e l’elemento terra. Egli stesso ha sembianze ibride che nella parte inferiore ricordano una creatura marina per poi culminare con un suo grazioso copricapo che collega a una parte una terrena.
L’ azzurro intenso del minerale evoca il mare ma è poi ben marcato il riferimento ai fiori sul retro. Il pendente ha infatti un duplice aspetto che ne permette di essere indossato su entrambi i lati, come a voler deliziare chi lo possiede di poter avere due gioielli in uno. Mentre da una parte è visibile il folletto in oro giallo che suona, quasi cullato da un’onda marina, dall’altra vi è un insieme di fiori delicatamente incisi in bassorilievo sul minerale stesso.
Alternati a questi spiccano delle foglioline in oro che derivano da un piccolo ramo che si trasforma via via nel copricapo del folletto sull’altro lato del gioiello. Il piccolo corpo ibrido unisce simbolicamente due elementi dominanti della natura, il tutto racchiuso nella forma di un cuore, così come il cuore simboleggia l’unione e l’amore tra due persone… Ciondolo double face in oro giallo 750/1000 con cuore in turchese. Oro grammi 10. Pezzo unico. Prezzo su richiesta.
4 comments on «Nun me scuccià»,
la libera interpretazione di Picariello
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