Presentata la rassegna che si terrà dal 18 al 20 gennaio nel suggestivo borgo altirpino.
You Might also like
-
Frida Kahlo: le installazioni e gli ambienti di Casa Azul
Il percorso espositivo de Il Caos Dentro propone anche numerose e importanti installazioni che rendono più intenso l’incontro tra Frida Kahlo e il visitatore.
Tra queste, sicuramente di grande suggestione, le riproduzioni in scala reale dei tre principali ambienti della Casa Azul in cui Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón visse per quasi tutta la vita, anche da sposata: la camera da letto, lo studio, il giardino.
Fatta costruire in stile francese nel 1904 dal padre Guillermo Kahlo a Coyoacán, nel vecchio quartiere residenziale della periferia di Città del Messico, Casa Azul (Casa Blu) ha subìto diverse modifiche successive e oggi è un frequentatissimo museo che ospita opere di Frida, di Diego Rivera e di altri artisti come Paul Klee e Marcel Duchamp.
La camera da letto di Frida Kahlo fu a lungo anche il suo studio creativo. Costretta all’immobilità per un anno, a causa dei gravi problemi alla spina dorsale che la costrinsero molti interventi chirurgici, Frida in quel lungo periodo poté ritrarsi nei celebri autoritratti grazie ad uno specchio montato sulla parte superiore del letto a baldacchino. La stanza è riprodotta in ogni minimo dettaglio, completa degli arredi tipici della cultura messicana, di fotografie e libri, di oggetti e quadri, finanche delle stampelle che Frida era costretta a usare.
Dotata di una grande forza di animo, Frida Kahlo riuscì a trasformare la malattia in una opportunità.
Rivelò all’amica e critica d’arte Raquel Tibol:
Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio. Dato che avrei dovuto rimanere sdraiata con un corsetto di gesso, che andava dalla clavicola al bacino, mia madre è riuscita a preparare un dispositivo molto divertente per me, da cui pendeva la struttura in legno, che mi serviva per sostenere le carte. Fu lei a pensare di coprire il mio letto in stile rinascimentale. Ci mise sopra una tettoia e mise su tutto il soffitto uno specchio, dove potevo vedermi e usare la mia immagine come modello.
La stanza in cui nacquero i capolavori di Frida fu anche il luogo dell’addio, la notte del 13 luglio 1954, ufficialmente per le conseguenze di un’embolia polmonare.
Atelier di Frida. Tra gli ambienti di Casa Azul, l’atelier posto al secondo piano della grande dimora, è sicuramente tra i più rappresentativi della vita quotidiana e artistica di Frida. Anche questa ricostruzione offre una abbondanza di dettagli: lo scrittoio e la scrivania con tutte le boccette dei colori e i pennelli, il diario di Frida, la sedia rossa impagliata, la scatola con i gessetti colorati, la sedia a rotelle e il grande cavalletto con il dipinto della natura morta.
Il giardino. Dalle grandi finestre dell’atelier, lo sguardo si apre sul giardino lussureggiante e popolato da animali come pappagalli e scimmie, fatto costruire da Frida e Diego nel 1946 ad opera di Juan O’ Gorman. Muretti, aiuole, gradini, statuette di figure azteche si immergono nei colori del giallo, dell’arancio, del blu, per uno spettacolo di grande vivacità, mentre tra le pareti si scorge la teca blu a muro con gradini e statuette, su cui spicca l’iscrizione bianca Frida y Diego vivieron en esta casa 1929-1954.
Le installazioni multimediali dei murales messicani
La vita di Frida ruotò attorno a diversi punti fermi. I murales riprodotti nella mostra ne rappresentano senz’altro almeno due: la cultura popolare messicana e la figura centrale di Diego Rivera, noto muralista del tempo.
Insieme a David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco, Diego Rivera fu tra i massimi esponenti di questa corrente artistica che aveva un duplice scopo: decorativo e didattico, soprattutto destinato a esaltare ideare politici e le radici culturali del Paese, e a trasmettere alla popolazione, per lo più analfabeta, la storia del Messico.
Il Caos Dentro presenta una selezione di murales riprodotti in digitale e a grandezza naturale. I murales di Diego Rivera esposti a Palazzo Fondi raffigurano gli eventi politici del suo tempo: l’avvento del capitalismo e della tecnologia, persone dei ceti inferiori e l’avvento del comunismo visto con fiducia e speranza. Spesso la stessa Frida appare raffigurata nei murales del marito.
Tra i murales di Rivera selezionati per la mostra, campeggiano proiettati sulle pareti i ventisette pannelli murali che compongono il Detroit Industry Murals, il Pan American Unity di San Francisco dipinto nel 1940, e Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central realizzato a Città del Messico. Queste straordinarie testimonianze pittoriche sono presentate mediante proiezioni che ne mostrano la visione d’insieme e i dettagli salienti.
-
Al via il “Porte Aperte” dell’Olio dop Colline salernitane
La DOP Colline salernitane apre le porte al pubblico e ai giornalisti per immergersi nella cultura e nella tradizione della raccolta e della trasformazione delle olive.Questa mattina alla presenza di giornalisti, food blogger e appassionati di cucina è partito il progetto Porte aperte, un’occasione per conoscere dall’interno il processo e la filiera della produzione dell’olio Dop Colline salernitane.L’evento rientra nella campagna di promozione dell’olio DOP Colline Salernitane realizzata con il contributo dell’Unione Europea FEASR-PSR Regione Campania 14-20 Misura 03, intervento 321- Sostegno per informazione e promozione svolto da associazioni di produttori.Un momento di incontro e confronto con i giornalisti per far conoscere loro tutte le fasi della produzione dell’olio, dalla visita in campo, alla raccolta delle olive, al percorso di lavorazione in frantoio, un panel test con la degustazione finale. Ad aprire fisicamente le porte al pubblico l’azienda Oro Campania, che fa parte del circuito Dop Colline salernitane.Presenti in questa prima giornata, i giornalisti Luciano Pignataro ed Alfonso Sarno, i food blogger Fabio D’Amato, Michela Festa, Barbara Landi.E poi ancora Lino Torsiello e la giornalista e conduttrice gastronomica Rosaria Sica. “L’olio rappresenta indubbiamente una delle eccellenze del nostro territorio, una realtà ancora poco conosciuta – commenta Pignataro – ma che ha necessità di essere sdoganata a livello mediatico. Questo sicuramente rappresenta il modo migliore per farlo, solo raccontando il dietro le quinte di un prodotto se ne può apprendere la vera essenza”. Una giornata che ha coinvolto e sorpreso tutti.“Abbiamo finalmente messo i piedi nella terra – commenta ancora la Sica – abbiamo toccato con mano la differenza tra raccolta meccanica e manuale, abbiamo ascoltato dalla voce di chi ogni giorno lavora negli oliveti le varie problematiche che possono presentarsi, ci siamo emozionati per il profumo dell’olio extravergine d’oliva durante il panel test”. In campo durante la raccolta, Angelo Napoliello, tecnico e appassionato del settore, ha raccontato la storia dell’oliveto, ha spiegato come nel corso degli anni ci siano stati dei sostanziali cambiamenti, sia nella raccolta che nella lavorazione, velocizzando i processi e stressando le piante il meno possibile, anche con l’utilizzo della lotta biologica che nel tempo ha sostituito i metodi chimici.Il nutrito gruppo di appassionati si è districato tra le varie operazioni, vestendo i panni degli addetti ai lavori e apprendendo ogni dettaglio caratteristico delle varie qualità di olio, provando anche a distinguerne le varie proprietà, attraverso l’assaggio.Questa è solo una delle tantissime iniziative messe in campo dalla Dop che coinvolgeranno non solo giornalisti e stakeholders ma anche scuole e università. Ecco le prossime date di novembre il 3, il 15, il 22, il 24 e il 29. Mentre a dicembre sono previste nelle giornate dell’1, del 6 e del 15. -
Il popolo perduto di Mario Tronti
Lo scorso 7 agosto è scomparso Mario Tronti, filosofo e politico, tra i più illustri teorici dell’operaismo e padre dell’autonomia del politico.
Mario Tronti, filosofo e politico, tra i più illustri teorici dell’operaismo, padre dell’autonomia del politico, si sofferma in questo libro-intervista, insieme al giornalista Andrea Bianchi, sulla deriva e sui fallimenti della sinistra, non solo italiana, e su come riprendere il cammino in un mondo radicalmente diverso rispetto a quello del Novecento.
Sul banco degli imputati, la cosiddetta sinistra nel suo complesso, con un particolare carico di responsabilità assegnato a quella di derivazione comunista. La sinistra che in questi ultimi decenni si è interessata quasi esclusivamente di diritti e ha trascurato i bisogni: lavoro, sicurezza, stato sociale, redditi perduti… Quante volte si nomina la parola cittadini e quante la parola lavoratori?In questa sproporzione c’è la distorsione della realtà. E ancora: quante mobilitazioni di piazza si sono fatte su rivendicazioni umanitarie e quante sul flagello delle morti sul lavoro? La scarsa attenzione a domande di questo tipo ha provocato la perdita di milioni di voti e, fatto ancora più grave, il rischio di estinzione di un intero popolo.
Non vediamo in altri paesi quello che accade qui da noi, ovvero il paesaggio devastato che offre l’attuale panorama politico. L’ultima anomalia del caso italiano ci ha regalato L’Uomo Qualunque al governo. Lo definiamo così come si presentò allora, nell’immediato dopoguerra, con il simbolo che gli anziani ricordano, quello del cittadino schiacciato sotto un torchio. Il qualunquismo è una vecchia tara plebea, non del popolo ma della popolazione italiana. Allora i grandi partiti popolari, che sapevano di politica, liquidarono il fenomeno nel giro di una breve stagione. Oggi i piccoli partiti, movimenti, partiti personali, è poco dire che lo subiscono, perché in realtà lo interpretano e così lo riproducono, senza capire che l’onda finirà per travolgere loro stessi, perché è un’onda selvaggia, informe e senza regole. Tutto intero l’agire politico e il dibattito politico appare senza forma. Basta mettersi davanti a un qualsiasi talk show televisivo per averne la prova. La chiacchiera dei commentatori fa da eco al brusio di fondo, almeno più simpatico, che sentite salire dal bar sotto casa.
Per ricominciare a camminare va combattuto il virus dell’antipolitica iniettato ad arte dall’alto nelle vene dove scorre il basso del sociale, occorre rovesciare la gerarchia tra il civile e il sociale, mandare in soffitta il pensiero debole che ha prodotto il fallimento democratico-progressista. E soprattutto non credere che sia vera la falsa notizia che non c’è più lo sfruttamento del lavoro.
Nell’età della globalizzazione è la parola ‘mondo’ che per lo più dice il problema. Noi useremo ‘forma mondo’: un po’ troppo intellettualmente raffinata per il segno che vogliamo dare a questa chiacchierata, ma si spera ci verrà perdonata. Poi, adesso, per saltare dal globale al locale – respingendo lontano da noi la terribile espressione postmoderna di ‘glocale’ – inciampiamo inevitabilmente in quello scoglio tra il mondo e l’Italia, che si chiama Europa. Il caso italiano ritorna oggi all’attenzione dei commentatori esteri presentando una nuova forma dell’anomalia Italia: in questo senso affronteremo il problema.
Una riflessione su quello che qui intendiamo per concetto politico di popolo si impone con caratteristiche di necessità e urgenza. Infine, su quel che resta della parola ‘partito’ e sul quel che riesce ancora a dire la parola ‘politica’ andremo all’attacco, perché il tempo della diplomatica attesa è finito, posizionarsi su una delle postazioni esistenti non è più sufficiente, è urgente aprire un varco di fuoriuscita da questo stallo subalterno.
Cosa che si può fare e va fatta prima di tutto con un rovesciamento di culture dentro una rinnovata battaglia delle idee, con il dichiarato obiettivo di dare forma a un nuovo spirito egemonico di parte, ridisegnando unità e differenze del pensare e dell’agire, rispetto al passato e contro il presente.
La perdita di Mario Tronti è una perdita per la sinistra e per la politica tutta. Perché è la perdita di una delle menti ancora capaci di guardare più in là del qui e ora, di interrogarsi sul passato per trarne, senza pudori, tremori o convenienti ipocrisie, un che fare per il nostro futuro. In questo senso ci sentiamo di dire che è una perdita, assai grave, anche per gli stessi avversari politici. Perché perdono un interlocutore raffinato, capace di essere di stimolo anche per loro.
Nutrimenti è stata orgogliosa di aver pubblicato Il popolo perduto, le sue ultime riflessioni sulla crisi della sinistra e sullo stato generale della politica, in Italia e nel mondo.Era il 2019 e da poco in Italia era salita al governo una inedita alleanza Lega-Movimento cinque stelle. Poi ci sarebbe stato il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi e poi ancora l’avvento di un governo delle destre. Solo qualche mese l’editore di Nutrimenti Andrea Palombi ragionava con Mario di un nuovo volume in cui analizzare il quadro politico ancora una volta completamente mutato.
E il rimpianto più grande è quello di non essere riusciti a depositare in un libro la sua lettura della situazione attuale che, ne siamo certi, avrebbe aiutato tutti noi a conoscere e capire di più.
E la sinistra a ripensare se stessa…
9 comments on Nusco, sale l’attesa per la Notte dei Falò
Comments are closed.