Guido Catalano dopo Tu che non sei romantica, l’ultimo romanzo (2019) edito da Rizzoli, ritorna con una nuova raccolta di poesie.
Poesie al megafono è un libro adatto a tutti, a detta dello stesso scrittore, che uscirà nelle librerie il prossimo 19 novembre.
Insieme all’uscita del libro, Guido Catalano terrà dei reading nel periodo natalizio.
Ecco le date pubblicate di recente sul suo profilo Instagram.
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Nasce Domus: la home collection firmata da Ginori 1735
Nuova importante evoluzione per Ginori 1735, eccellenza italiana del settore lusso e lifestyle, tra i principali marchi mondiali nella porcellana pura e nel design, che lancia la home collection Domus.
Capacità di innovare nella tradizione e volontà di portare l’arte nella vita quotidiana e la vita quotidiana nell’arte per creare nuovi mondi Ginori 1735 sempre più affascinanti, con grazia e audacia, costituiscono da sempre la visione di Ginori 1735.
Con Domus la Manifattura inizia quindi un nuovo cammino che porta il brand ad esprimere ancora più pienamente le proprie potenzialità, mantenendo al tempo stesso intatta la propria forte identità.
Frutto di un processo creativo che ha richiesto oltre tre anni di studio e progettazione in collaborazione con il designer Luca Nichetto, Domus è composta da lampade, arredi e tessuti di altissima qualità, realizzati in collaborazione con esperti artigiani e due importanti partner quali Barovier&Toso e Rubelli, scelti per la loro maestria e la comune sensibilità creativa.Una collezione totalmente made in Italy, completata da cristalli e posate in cui la lavorazione artistica accresce il valore di ciascun pezzo, unico ed esclusivo, perfetto interprete dei rituali del nostro tempo, del piacere per la propria casa e per l’ospitalità.
Domus rappresenta, in sintesi, la naturale evoluzione del focus della Maison dal tableware e giftware al mondo luxury lifestyle, con un respiro sempre più internazionale e un’attenzione ancora maggiore alle nuove generazioni di consumatori con gusti e stili di vita in continua trasformazione.
La nuova collezione nasce, infatti, dalla volontà e dall’esigenza di offrire al mercato una chiave interpretativa più completa dello stile Ginori 1735, attraverso una proposta capace di valorizzare con ancora maggior vigore l’immagine del brand e di arrivare dritto al cuore del cliente. Con Domus, inoltre, il brand intende rafforzare la propria capacità di essere interprete delle evoluzioni dei codici culturali delle nuove generazioni di maestri di stile, offrendo loro un nuovo concetto di lusso nella vita quotidiana, nei suoi piaceri, nelle sue espressioni artistiche e nell’affermazione dell’individualità di ciascuno. Un concetto caratterizzato da esperenzialità, inclusività e contaminazione di significati e mondi diversi come quelli della moda, dell’arte, del design, dell’architettura, del cinema e, ora, anche dell’arredamento.
La collezione Domus rappresenta una perfetta fusione tra design contemporaneo, alta manifattura italiana e materiali di assoluta qualità, che si traducono in un’esperienza di
arredamento esclusiva e di prestigio.
Le creazioni Domus rappresentano “statement pieces” che si distinguono per il loro impatto visivo e che, per la loro originalità, il loro design innovativo e l’abbinamento inusuale di materiali, diventano protagonisti dell’ambiente in cui sono inseriti.
Attraverso Domus, Ginori 1735 punta quindi a consolidarsi quale marchio globale e a innovarsi rimanendo fedele a sé stessa ed ai suoi quasi tre secoli di storia: il nuovo progetto nasce, infatti, da menti, cuori e mani che hanno fatto propria la grande passione per la grazia e purezza della porcellana, che per Ginori 1735 rappresenta non solo un materiale ma un’attitudine, il desiderio e il piacere di portare la Maison nella vita di tutti i giorni.Lounge chair LaVenus, armchair e pouf Dulcis, cabinet LaTour, coffe table Optique costituiscono le proposte interior disegnate da Luca Nichetto. Lampade da tavolo Trinitas e
Sideris e la lampada da terra Conterie sono, invece, gli elementi luce realizzati in collaborazione con Barovier&Toso. Tessuti jacquard (Oriente Italiano, Sagitta, Saia e Ondori) che rimandano a famosi decori della Manifattura, frutto di una contaminazione eclettica tra arte, moda e design, sono infine creati grazie alla collaborazione con Rubelli. Completano la collezione cristalli ottenuti senza l’uso di piombo e posate, dove emozione e funzionalità si plasmano sulla tavola, rendendola unica.
La nuova home collection Domus sarà presentata ufficialmente in occasione della Milano Design Week.Ha commentato Alain Prost, Presidente e Amministratore Delegato di Ginori 1735:
Domus è espressione della continua capacità di evoluzione di Ginori 1735, che si pone l’obiettivo di continuare ad esplorare il proprio mondo e quelli vicini, anche sperimentando nuove sfide, con la volontà di dialogare sempre con nuovi mercati e nuovi clienti.
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In fondo alla caverna di Alessandro Perna: un viaggio di sola andata nel mondo penale minorile
In fondo alla caverna (2018), pubblicato da Graus Editore, è il primo romanzo di Alessandro Perna, avvocato penalista specializzato in legislazione penale minorile. Il libro è composto da diciassette storie, che mostrano il mondo penale minorile, fatto di esistenze in bilico tra legale ed illegale, abusi, violenze, vissuti tragici e diversità di ogni sorta.
Le vite dei protagonisti delle storie di Alessandro Perna sono legate da un filo indissolubile con il luogo sociale in cui sono cresciuti, dal contesto familiare che li ha segnati, a prescindere dall’estrazione sociale di appartenenza, ma anche dalla difficoltà di non poter vivere liberamente in contesti retrogradi e da cui si sente forte la discriminazione nei confronti della diversità, intesa in senso lato.
In fondo alla caverna non è scritto in forma narrativa: le frasi sono brevi, non c’è spazio per le figure retoriche, ogni storia viene rappresentata attraverso una scelta ponderata delle parole che sono taglienti, crude e non lasciano spazio all’immaginazione.
Per farvi entrare nel mood del romanzo, riportiamo l‘introduzione alle storie di In fondo alla caverna scritta dallo stesso autore:
Sorie.
Istantanee quotidiane.
Racconti di abbandono, ricerca; eccessi di rabbia.
Realtà ingurgitate, riflesse, sul fondo della caverna.
Sguardi disciplinati, allenati, orientati al basso.
Ombre che si riflettono sulle pareti.
Realtà incerte; crepe.
Percorsi tracciati.
Uno devia, si ritrova solo.
Percentuali basse.
Un altro si adagia, rinuncia, si arena.
Mare in perenne tempesta.
Minori; sonnambuli.
Acrobati.
Vertigini.
Fondo.
Vissuti scomodi.
Adepti, manovalanza.
Aspri costrutti d’illegalità, di inerzia; pigrizia.
Ordini chiari, incisi; incisivi.
Morsi sulla pelle.
Fame.
Sete.
Storie di ragazzi dimenticati.
Cortometraggi: immagini di case, finestre aperte, file di bucato,
strade in salita.
Aroma di caffè.
Storie di quartieri densi e affollati.
Luoghi elettrici.
Mille passi, mille volti; sanpietrini.
Disagio.
…
Storie di opportunità.
Storie di necessità.
Terreno dismesso.
Scelte facili.
Conseguenze amare, pesanti.
Contrappeso sul “bilancino” del fato.
Lo Stato resta estraneo.
…
Li incontri per strada, li ascolti, li osservi.
Sguardi duri, muscoli tesi, toni alti, scarpe slacciate.
Presenze scomode.
Vuoti banchi.
Cancelli chiusi.
Li trovi lì, in fondo alla caverna, al buio, privati del sonno.
Spettatori di realtà riflesse.
Incatenati a rocce di necessità.
…
Qualcuno si alza, arranca, chiede aiuto emerge.
Ci sono ragazzi che di notte non sognano
Ci sono ragazzi che vivono nel fondo della caverna.
In fondo alla caverna: trama
I personaggi principali del libro In fondo alla caverna provengono da Napoli: alcuni ci sono nati, altri ci sono arrivati e altri ancora ci sono morti, senza aver avuto la possibilità di vivere pienamente la città.
I minori di cui scrive Alessandro Perna non sono stati tutti arrestati ma sono tutti collocati in quel baratro infernale dove non c’è spazio per l’amore e, soprattutto, per quella spensieratezza che si dovrebbe vivere in determinate età della vita.
La storia numero cinque racconta di bullismo e di omossesualità. Siamo in una scuola di Napoli e Mattia, il protagonista, è un ragazzo introverso. Un giorno viene pestato a sangue nel bagno della sua scuola perché durante una gita scolastica fatta in Sicilia, giocando al gioco della bottiglia con i suoi compagni, Mattia aveva mostrato interesse nei confronti di Ciro, dandogli, probabilmente, un bacio.
La disapprovazione dei suoi compagni di classe e di Ciro stesso, per l’accaduto, si palesa attraverso un agguato e relativa aggressione a scuola.
I colpi non accennavano ad arrestarsi, né a diminuire di intensità.
Il suo corpo era ormai una massa innocua, immobile, lasciata all’ira dei suoi aggressori.
Un senso di nausea lo invase quando avvertì la bocca riempirsi di sangue.
Rannicchiato, provava a proteggersi il volto, non avrebbe sopportato di dover dare spiegazioni ai genitori circa gli eventuali segni.
Era abituato al dolore, quello non visibile, quello occultabile.
Ciro si abbassò la lampo dei jeans e, mentre gli altri tre continuavano a colpirlo
…
Non era per il dolore fisico, a quello ormai ci era abituato.
Era la quarta aggressione negli ultimi due mesi. La più violenta.
Se l’era meritato, a volte se lo diceva, quando restava da solo chiuso nella sua stanza.
Ciò che emerge dalla storia di Mattia è il bullismo e la non accettazione dell’omosessualità, entrambe viste dalla parte della vittima e da quella del carnefice. Ciò che emerge è un quadro dai tratti cupi, fatto di spietata violenza e solitudine. Lo scrittore pone l’attenzione sulle conseguenze interiori che provoca il non sentirsi accettato nel luogo in cui si vive e da quelli che dovrebbero essere i coetanei a cui legarsi, durante il percorso scolastico e poi, si spera, anche nella vita.
Il racconto di Alessandro Perna evidenzia cosa si prova interiormente nel sentirsi diverso nel preferire un sesso a differenza di un altro, e ancora viene messo in risalto il senso di colpa che cerca di dare una giustificazione ad atti di violenza che non contemplati in un mondo umano fatto di libertà di espressione e di uguaglianza come dovrebbe essere quello in cui viviamo ma che, nonostante la modernità, resta ancorato a modi di pensare atavici e retrogradi.
Altre storie, come quella numero quindici, ci raccontano di tossicodipenze e di disagi a cui si cerca di non pensare perché provengono da quel luogo da cui non possiamo sottrarci: quello delle mura domestiche e della famiglia.
Il protagonista della prossima storia è figlio di un cardiochirurgo di Napoli, che vive in una famiglia che gli permette un tenore di vita agiato e che lo porta ad eccedere nell’uso di droghe e di alcol.
Il vortice affascina, il vortice cattura.
La tranquillità del suo andare, le onde, cerchi concentrici, spirali sinuose e in fondo il buio, solo il buio.
Nessuna luce con cui confrontarsi, nessuna immagine riflessa.
C’ero così vicino, potevo quasi toccarlo, l’alcool, i debiti, le donne, l’eroina, e ora…
Mi inietto la sostanza nell’interno coscia.
Che vadano a farsi fottere tutti.
La storia di questo ragazzo, potrebbe ricalcare quella dell’immaginario classico del giovane benestante, che sperpera per vizio e perché ha tutto senza sforzo ma, leggendo la sua storia, il lettore scopre i numerosi tradimenti di una madre assente, un padre che si ritrova costretto in un letto e che aspetta solo la morte come liberazione dalla SLA, male sopraggiunto all’improvviso che lo ha relegato nell’immobilità completa.
Le diciassette storie scritte da Alessandro Perna non pretendono di dare una morale, descrivono nelle viscere quel mondo che, molti di noi apprendono dalle news dei telegiornali e che lasciano il tempo che trovano nella consapevolezza a breve termine che scandisce i problemi altrui rispetto ai nostri, spesso, considerati sempre più tragici rispetto a ciò che accade fuori dal nostro microcosmo.
In fondo alla caverna è come un pugno nello stomaco che ci sveglia per un attimo dal mondo patinato in cui ci trastulliamo e riporta vicende delicate che potrebbero accadere nel vissuto di chiunque.
Se siete incuriositi da quella Napoli che esula dall’immaginario della sfogliatella, della pizza e del mandolino, mostrando un mondo più realistico della città, vi consigliamo la lettura de La città insensibile di Carmine Zamprotta: un’istantanea senza filtri su Napoli.
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Se c’è un aldilà sono fottuto: intervista a Simone Isola e Fausto Trombetta
In occasione della chiusura del Premio Mario Puzo, consegnato ai registi del lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto, abbiamo colto l’occasione per scambiare due parole con Simone Isola e Fausto Trombetta.
Se c’è un aldilà sono fottuto è un lugometraggio su Claudio Caligari che mostra non solo la vita professionale di un regista, che ha avuto difficoltà durante la sua vita, ma ne sottolinea la dedizione e l’amore per il suo lavoro. Il lungometraggio è stato fortemente voluto da Valerio Mastandrea che con Claudio Caligari aveva un rapporto di amicizia e di stima profonda.
La realizzazione del lungometraggio è un atto d’amore che nasce dalla desiderio di far conoscere l’importanza di un regista che, non si sa per quale motivo, non è riuscito a raccogliere i frutti meritati del suo lavoro.
Claudio Caligari: biografia
Claudio Caligari (1948-2015) ha realizzato solo tre film durante la sua carriera lavorativa e stiamo parlando di trent’anni di lavoro. Il regista e sceneggiatore piemontese inizia la sua carriera, a metà degli anni ’70, come documentarista all’interno degli ambienti del cinema indipendente e di ricerca sociale.
Riportiamo le parole di Claudio Caligari per spiegare la sua passione per il cinema:
La passione per il cinema nasce dall’appartenenza alle classi subalterne in un periodo in cui il cinema era ancora lo spettacolo popolare per eccellenza. A vent’anni sono stato rapito dalla Nouvelle vague e dal cinema politico di subbuglio che sentivo aleggiare. Il cinema di quel periodo era un cinema contro ed allora mi son detto: “Ma perchè non posso farlo anch’io?”. Così, e siamo a metà degli anni ’70, anni in cui tutto sembrava si potesse mettere in discussione, ho preso mezzi leggeri ed ho iniziato a girare cose davvero underground, ma pieno di animo ed entusiasmo.
Con questo animo ovvero quello di parlare di un mondo bistrattato e disagiato nasce Amore tossico (1983).
Amore tossico è un film ambientato tra Ostia e la periferia romana e mostra l’insediamento dell’eroina negli ambienti degradati e privilegiati anche da Pier Paolo Pasolini. Il cast è composto da persone prese per strada e che il mondo che vuole mostrare Claudio Caligari lo conoscono bene perché lo vivono in prima persona.
Amore tossico viene presentato alla 40esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, vincendo il Premio speciale nella Sezione De Sica. Il discreto successo sembrava aver dato una svolta alla carriera di Claudio ma non fu così perché la pellicola venne distribuita nelle sale italiane solo ad un anno dalla sua uscita.
Se c’è un aldilà sono fottuto si sofferma su Amore tossico e ci mostra i sopravvissuti all’eroina di quegli anni.
Altro focus di Fausto Trombetta e Simone Isola è sul lungometraggio Non essere cattivo, film uscito nelle sale nel 2015, lo stesso anno in cui è morto Claudio Caligari che non ha potuto assistere alla presentazione del lungometraggio, presentato alla 72esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Non essere cattivo fa aggiudicare a Luca Marinelli il Premio come Miglior attore, ricevendo successo dalla critica.
La lettera a Martin Scorsese di Valerio Mastandrea
Per poter creare movimento mediatico e supportare la realizzazione del film Non essere cattivo, Valerio Mastandrea nel 2014 pubblica una lettera sul quotidiano Il Messaggero, indirizzata a Martin Scorsese, un appello a cui il regista americano non ha mai risposto.
Ecco la lettera di Valerio Mastandrea:
Caro Martino,
ti scrivo per una ragione semplice. Tu ami profondamente il Cinema. In Italia c’è un Regista che ama il Cinema quanto te. Forse anche più di te. Certo non basta amarlo per farlo bene, il Cinema, ma questo signore prossimo ai 70 ha avuto poche opportunità per dimostrare il valore. Quando le ha avute, lo ha fatto. La sua filmografia fai presto a leggerla: Amore tossico, ’83, L’odore della notte, ’98. Ti scrivo perché, dopo tanti anni di resistenza umana alla vita, a questo mestiere e alle sue dinamiche, questo signore ha avuto il coraggio di scrivere un nuovo copione, e di provare a girare un nuovo film. Da circa due anni un gruppo di amici di cui faccio parte lo sta supportando muovendosi nei meandri delle istituzioni e delle produzioni grandi e piccole ottenendo piccoli risultati ma importanti. Attorno a questo film si è creata un’atmosfera molto rara. In tanti lo vogliono fare per rispetto di questo signore e del più alto senso del Cinema e di chi vive per il Cinema. Molte delle eccellenze del nostro settore, hanno espresso la volontà di lavorare gratuitamente o di entrare in partecipazione. Ora, se starai ancora leggendo, ti chiederai: «Allora perché non riuscite a metterlo in piedi?». La risposta a questa legittima domanda ti obbligherebbe a un’altra domanda: «Ma è così difficile fare i film in Italia?». Questo è un altro discorso. Più lungo e più maledettamente ovvio, almeno per noi. Caro Martino questa mia lettera è solo un tentativo che va ad aggiungersi alle centinaia che abbiamo fatto in questi due anni. Non riusciamo a raggiungere una cifra tale per mettere questo signore sul set: che è il suo luogo naturale. Ho pensato: questo signore parla e cita Martino come se fosse un suo compagno di scuola. Conosce il Cinema e soprattutto quello di Martino come lo avessero fatto assieme. A noi mancano tanti soldi per fare questo film. È piccolo ma ne mancano ancora tanti, anche per quel piccolo. Allora io chiedo a Martino di leggere il copione e di guardarsi Amore tossico. Spero che Martino lo faccia, si innamori del Cinema di questo signore e venga qui a conoscerlo, pronto a produrre il suo film insieme a noi che siamo la sua piccola banda che il Cinema lo ama e lo detesta forse per quanto lo ama. Spero che Martino non si offenda per come lo chiamo ma è questo signore che lo chiama sempre così. Ecco, questo ho pensato e questo spero. E anche se questa lettera sarà tradotta e con la traduzione forse si perderà la commozione con cui è stata scritta, sarà stato un altro tentativo a cui ne seguiranno altri magari ancora più folli. Perché il Cinema di questo signore, Claudio Caligari, merita più di quanto è stato fino a oggi. E perché lo ripeto, quanto lo ama Claudio, il Cinema, forse neanche tu, Martino.
A nome della Crew di Non essere Cattivo ti ringrazio per l’attenzione.
La vita professionale ed umana di Claudio Caligari non è stata semplice e questo potrete comprenderlo meglio solo guardando il lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto.
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