Rattatata è un mosaico di storie che transitano da Porto Giordano, un minuscolo lembo di terra insediato in un’ansa del Tevere, dove si spalanca una Roma poco nota e dalle molteplici facce.
A Porto Giordano vivono personaggi che conosciamo attraverso i racconti dello Scrittore, il protagonista, che decide di osservare, scoprire, e appartenere a quell’umanità: la coppia di anziane e memorabili sorelle, Lidia e Faustina, Bruno lo sfasciacarrozze, Pryma la badante fuggita dalla Costa D’Avorio, Carina e il marito Bacchisio, il cameriere anziano del bar Pedrelli, ritrovo di intellettuali e pseudo tali.
Porto Giordano è anche lo scenario che fa da sfondo ad una potente epica dei ratti, impegnati in un’impietosa lotta per la sopravvivenza, spinti – nella loro immediatezza e istintività – dalle stesse ragioni prime che da sempre muovono il genere umano.
Rattatata è un testo curioso e innovativo, un romanzo circolare – o come preferisce definirlo l’autore orbicolare – dove le varie vicende, di uomini e ratti, si inanellano e s’intrecciano l’un l’altra. Una scelta narrativa coraggiosa, che ci conduce nel paradosso di due esistenze che per un momento corrono in parallelo, quella di uno scrittore intento a cercare una nuova forma del suo romanzo e quella di una Ratta impegnata a salvare il suo popolo.
Le storie di Speranza sono storie di migrazione in un’accezione molto ampia – di uomini, di topi, di scrittura – in una Roma sorprendente, descritta con linguaggio allusivo e attento.
Quella di Alfredo Speranza è un’architettura narrativa che intreccia sapientemente passato e presente, geografie e storia: una scorribanda tra realismo e fantasia che, senza mai cedere a facili didascalismi o moralismi, sceglie piuttosto l’ironia, il paradosso, la dolcezza, la musica della lingua: tutto per guardare in faccia cos’è migrare di chilometri o millimetri per noi umani.
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