Siamo in piena campagna elettorale in vista delle prossime Regionali in Campania. Tra i vari punti affrontati nessuno tratta di alcune problematiche che esistono da sempre nella nostra Regione.
Stiamo assistendo a propagande elettorali che mettono in luce tematiche più confortevoli come quelle inerenti la cultura e il turismo che potrebbero, sì, creare nuovi indotti economici che possono rappresentare un punto di svolta ma che sicuramente non rialzerebbero completamente le sorti economiche regionali.
La Campania è una zona, soprattutto quella dell’entroterra, vocata all’agricoltura e al settore industriale collegato all’agroalimentare che è presente sul territorio da tempo e che, nonostante la ricchezza di materie prime donate dal territorio, fà fatica a trovare una sua dignità economica e a farsi conoscere, per come dovrebbe, oltre confine.
Il settore produttivo agroalimentare è in affanno da tempo e oggi, post lockdown, sta affrontando nuove crisi ma queste problematiche sembrano non riguardare molti candidati che sono più impegnati a screditare l’avversario politico e partitico di turno invece di focalizzarsi su ciò che si aspettano i cittadini nonché votanti attivi e partecipi per le prossime Regionali Campania 2020.
Insieme a Mariangela Merola, candidata per le circoscrizioni di Caserta e Napoli e Province, siamo andati ad ascoltare gli imprenditori di questo settore per comprendere le loro reali difficoltà e le aspettative nei confronti delle politiche regionali e locali.
Dalla testimonianza di Beniamino Diana, responsabile dell’Azienda Agricola D.& G. Campania a Sessa Aurunca, che si occupa di allevamento bufalino e produzione di latte di bufala è emersa una grande difficoltà da parte degli imprenditori per quanto riguarda la trafila burocratica che invece di facilitare il lavoro lo complica non rendendolo fluido.
Ciò che parte di questi imprenditori del settore si aspetta dalle politiche regionali è quella di essere agevolati da un punto di vista burocratico ma anche di essere aiutati in quanto questo settore, per diverse motivazioni, sta portando molti impresari del settore agroalimentare a chiudere i battenti o spinge i giovani ad investire su altri settori, meno faticosi e probabilmente meno sacrificanti da un punto di vista lavorativo.
Quello che ci spiega Beniamino Diana infatti è che per dedicarsi o decidere di aprire un’attività di allevamento bufalino e produzione di latte di bufala c’è bisogno di passione, sacrificio e dedizione ma queste caratteristiche senza un aiuto reale da parte delle istituzioni poltiche locali serve a ben poco.
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