AXRT Avellino

Le due declinazioni del nero: intervista a Cristina Gori e Alessandro Cardinale

Alessandro Cardinale e Cristina Gori hanno realizzato Add&Subtract, una bipersonale, in cui viaggiano due modi diversi di fare arte e di rappresentarla.

Alessandro Cardinale: video

Installazione di Alessandro Cardinale

Alessandro Cardinale è uno scultore, le sue creazioni giocano sulla luce che riesce a trovare il suo spazio e la sua dimensione su plexiglass o su installazioni che prendono vita in base al movimento di chi si trova di fronte alle sue opere. Il mondo che rappresenta l’artista ferma e blocca immagini in movimento, donandogli un tempo proprio che esula dalla frenesia cui siamo abituati.

Cristina Gori: video

Dipinto di Cristina Gori

Cristina Gori è una pittrice, fotografa e performer che ama rappresentare un mondo più introspettivo, rispetto a quello di Alessandro. La natura è il tema principale che compare in tutte le creazioni dell’artista. L’edera viene rappresentata come un manto simbiotico che avvolge il suo corpo, senza soffocarlo: c’è una convivenza non prevaricante tra la natura e l’essere umano.

Alessandro Cardinale e Cristina Gori: video

Alessandro Cardinale e Cristina Gori

Cosa hanno in comune Alessandro Cardinale e Cristina Gori? Nell’osservare le loro rispettive opere ciò che balza agli occhi è la diversità: nel primo è prevalente l’elemento collettivo mentre nella seconda è il mondo individuale.

Eppure entrambi gli artisti sono accomunati dall’utilizzo di un elemento cromatico: il nero. Abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola con loro, durante la presentazione della bipersonale all’AXRT di Avellino, per scoprire cosa ci hanno raccontato non vi resta che guardare l’intervista.

Alessandro Cardinale e Cristina Gori in mostra all’AXRT di Avellino

ADD&SUBTRACT – istantaneo dualismo è il nome della bipersonale di Cristina Gori e Alessandro Cardinale, che verrà esposta all’AXRT Contemporary Art di Avellino dal 26 settembre al 26 ottobre.

ADD&SUBTRACT: video

Cristina Gori e Alessandro Cardinale in mostra ad Avellino

Cristina Gori è una fotografa e performer, nei suoi lavori prevale l’elemento della natura come fosse una ricerca continua verso questo elemento che rapisce e avvolge ma che allo stesso modo respinge.

Alessandro Cardinale incide su superfici di plexiglass trasparenti, ricreando immagini simili a diapositive. L’uso di questo materiale permette di creare luci ed ombre che, a differenza dell’epoca digitale in cui viviamo, ricreano visivamente una lentezza a cui non siamo più abituati.

Caccia all’arte a all’amore solidale: un’iniziativa per i bambini affetti da patologie ad alta complessità assistenziale

Atelier d’arte contemporanea Andy Superstar, un progetto artistico e culturale ispirato alle opere di Andy Wharol cui hanno partecipato circa 150 bambini presso l’AXRT Contemporary Gallery di Avellino, ha deciso di creare una proposta culturale capace di generare valore positivo, aiutando i bambini affetti da gravi patologie.

In che modo? Attraverso una caccia all’arte e all’amore solidale all’interno dell’ex Carcere Borbonico di Avellino. L’appuntamento è fissato per il 30 giugno dalle ore 18 fino alle 20:30.

Il traguardo finale, ovvero il ricavato della caccia al tesoro, verrà destinato alla Comunità socio sanitaria per bambini e neonati in stato di adozione o affido affetti da patologie ad alta complessità assistenziale, denominata La casa di Matteo a Napoli.

Avellino: caccia al tesoro solidale

Evento solidale al carcere borbonico

Caccia all’arte e all’amore solidale: in cosa consiste?

Caccia all’arte e all’amore solidale è una sorta di caccia al tesoro ma la tradizionale mappa con relative tappe verrà sostituita con una lista da seguire. La caccia all’arte si terrà nel Cortile interno e nello spazio della Tholos, allestita come un mini supermercato.

La lista per trovare l’arte e l’amore solidale prevede:

  • raggruppamento dei partecipanti accompagnati da uno o più adulti, verranno formati gruppi di 10 bambini divisi in due fasce d’età: dai 4 ai 6 anni e dai 6 ai 10 anni.
  • presentazione dei disegni oggetto della Caccia all’arte e all’Amore solidale: grazie ad un dispositivo tecnologico i bambini potranno individuare il riconoscimento e l’auto-attribuzione dell’opera d’arte da ricercare.
  • Inizio della caccia all’arte in cui ciascun gruppo inizierà il percorso indicato dalla lista/mappa per raggiungere il supermercato dell’arte.

L’evento è aperto a tutti i bambini di età compresa dai 4 ai 10 anni. AXRT Contemporary Gallery. L’evento nasce da un’idea della dott.ssa Marianna Calabrese che ne ha curato la realizzazione insieme all’ di Avellino con l’aiuto della Conad Superstore di Avellino.

Brian Murphy espone le sue opere all’AXRT Contemporary Gallery: l’intervista

Brian Murphy e Caroline Geys espongono le loro opere all’AXRT Contemporary Gallery di Avellino fino al 16 giugno. Ciò che accomuna i due artisti americani è l’utilizzo della geometria che, in ciascuno degli artisti, rappresenta un significato diverso.

Per Caroline Geys l’utilizzo delle linee geometriche rappresentano un percorso tracciato che raccontano il suo viaggio e la sua storia.

Brian Murphy: opere

Le opere di Brian Murphy in esposizione all’AXRT Gallery

Per Brian Murphy il servirsi della geometria avviene in modo differente così come lo è sua decodificazione: le sue opere, infatti, rappresentano un ponte che congiunge e rappresenta la connessione tra la sua visione del mondo interna con quella esterna.

Il mondo di Brian Murphy è un mondo introspettivo e intimo che regala agli spettatori attraverso le sue opere e che nel momento stesso in cui le condivide, per lui, rappresenta un atto d’amore verso gli altri.

Brian Murphy: intervista

Brian Murphy

Brian Murphy: biografia

Brian Murphy nasce nel 1961 a Buffalo (New York). Nel 1984 si laurea in BS Urban & Regional Planning, nello stesso anno lavora fino al 1989 lavora come consulente d’ingegneria civile.  Inizia a sviluppare un amore smisurato verso il mare che lo conduce a dipingere paesaggi marini, iniziando a creare sculture per parchi tematici, film e musei.

Negli ultimi dieci anni Brian Murphy si è focalizzato sulla pittura astratta e le sue recenti opere sono state esposte in diverse gallerie a Los Angeles, Laguna Beach e San Diego.

Caroline Geys in mostra all’AXRT Contemporary Gallery: l’intervista

Geometry Traces è il nome della mostra che vede come protagonisti due artisti americani: Caroline Geys e Brian Murphy, due artisti differenti tra loro ma accomonunati da una visione geometrica nelle loro creazioni.

Caroline Geys traccia attraverso le linee geometriche la sua vita, i luoghi in cui ha vissuto e quelli dove è nata. Lo spettatore viene colpito dall’impatto cromatico vivace delle sue opere perché dona alle creazioni una vitalità che si contrappone alle linee rigorose del mondo geometrico.

L’approccio dell’artista è rigoroso, se pensiamo all’utilizzo della geometria, ma l’artista si serve di ciò per decodificare il mondo reale, creando un ponte di comunicazione tra ciò che vediamo e ciò che sentiamo (mondo reale e mondo astratto).

Lo sguardo artistico di Caroline Geys è di meraviglia nei confronti della perfezione rappresentato dallo spazio e dalle sue geometrie perfette ma allo stesso tempo diventa fonte di curiosità e di esplorazione nel momento in cui fonde geometria e cromatismo.

Caroline Geys: intervista

L’artista in mostra all’Axrt Contemporary Gallery

Caroline Geys: biografia

Caroline Geys nasce a Wilrijk in Belgio nel 1980 ma cresce a Orlando in Florida, si trasferisce successivamente a Miami dove ha vissuto per nove anni e nel 2011 si sposta a Los Angeles. Lei è un’artista e designer multi-media autodidatta.

Si laurea in Marketing e Real Estate presso la Florida Atlantic University e dopo un percorso lavorativo di dodici anni affine ai suoi studi decide nel 2017 di aprire una sua società: Caroline Geys Design Studio.

La mostra rimarrà esposta all’AXRT Contemporary Gallery di Avellino fino al 16 giugno.

L’AXRT Contemporary Gallery insieme a Zigarte invitano i bambini a fare arte

L’AXRT Contemporary Art e l’associazione culturale Zigarte hanno organizzato dei laboratori per bambini per avvicinarli al mondo di Andy Warhol e alla Pop Art.

Zigarte: intervista

Zigarte incontra i bambini

L’atelier Andy Superstar, ideato e diretto da Marianna Calabrese, esperta nella gestione dei beni e delle attività culturali e presidente di Zigarte, vuole incoraggiare l’avvicinamento dei bambini all’universo Arte.

In accordo con chi sostiene che si dovrebbe “educare alla bellezza” (in senso artistico) fin dalla tenera età poiché in quegli anni si è particolarmente sensibili a tutto ciò che è bello, andrebbe sostenuto un cambiamento di atteggiamento degli adulti verso i più piccoli, volto a favorire gli strumenti che alimentano la creatività (libertà, sogni e speranze) rispetto a quelli che la demoliscono (divieti e proibizioni).

Michelangelo Belviso: intervista

Michelangelo Belviso interpreta Andy Warhol

I bambini, inoltre, quando coinvolti in attività considerate per “grandi” ci stupiscono sempre nel mostrare curiosità per la scoperta, nonché capacità di adattamento verso situazioni ritenute difficoltose alla loro età.

Avellino: la Pop Art di Andy Warhol in mostra fino al 6 maggio

Dopo 38 anni trascorsi dalla realizzazione dell’opera Fate Presto di Andy Warhol, realizzata dopo il terremoto dell’80 in Irpinia, ad Avellino arriva una mostra dedicata all’artista statunitense. L’esposizione è stata organizzata da Stefano Forgione con la collaborazione della galleria milanese Deodato Arte, da cui provengono le opere.

Il visitatore della mostra potrà osservare le note stampe di Marilyn Monroe e di altri personaggi famosi, Flowers e le Campbell’s Soup, stampe firmate e pezzi unici.

Andy Warhol: la mostra ad Avellino

l’artista statunitense

Cosa rende speciale l’arte di Andy Warhol?

Annoverato tra i padri fondatori della Pop Art, la sua idea di arte è stata rivoluzionaria ed innovativa. Per l’artista i prodotti di massa e di largo consumo, infatti, rappresentano uno spaccato sociale del tempo e una sorta di democrazia sociale che mortifica ed annulla l’uomo a livello emozionale.

Per usare le sue stesse parole:

Credo che negli anni Sessanta la gente abbia dimenticato cosa dovessero essere le emozioni. E da allora non se lo è più ricordato.

La Pop Art ha una chiave di lettura cinica, nonostante la vivacità cromatica, perché nasce nel periodo in cui s’impone il consumismo di massa, ciò viene interpretato da Andy Warhol e da Claes Oldenburg e dagli altri rappresentanti del movimento attraverso forme d’arte seriali e, se vogliamo, anche anonime perché la massa non ha volto e dunque e solo così può essere fruibile a tutti.

Andy Warhol in mostra ad Avellino

La Pop Art di Andy Warhol

Le tecniche utilizzate dagli artisti di questo movimento artistico sono molteplici: si passa dai collage, ai video, alla fotografia, al cinema e alla serigrafia infatti non vengono impiegati i classi strumenti della pittura tradizionale. Non a caso le opere si rifanno alle immagini della comunicazione di massa come quelle delle pubblicità, per intenderci.

Andy Warhol scardina il concetto di arte per pochi, trasformandolo in un prodotto commerciale come qualsiasi altro.

La mostra è stata organizzata all’AXRT Contemporary Gallery di Avellino e sarà presente fino al 6 maggio.

L’AXRT Contemporary Gallery di Avellino espone la personale di Max Coppeta

Il 23 febbraio presso l’AXRT  Contemporay Gallery è stata inaugurata l’esposizione The invisible cities di Max Coppeta, noto artista contemporaneo, che durerà fino al 15 marzo. L’evento è stato accompagnato dalla perfomance surreale dell’attrice Margherita Peluso.

Lo spettatore viene condotto in un mondo immaginario dove l’unico punto di riferimento, che ha con il reale, è rappresentato dall’esistenza materiale delle opere d’arte. Non ci sono strade maestre per poter decodificare e dare un significato a ciò che Max Coppeta crea: l’artista vuole che sia il singolo a dare un proprio senso e una spiegazione a ciò che vede.

Margherita Peluso e Max Coppeta

Margherita Peluso e Max Coppeta

Gli strumenti e i codici interpretativi sono molteplici: è soltanto attraverso l’emozione di ciascuno che potrà rendersi palese il significato intrinseco e la meta di questo viaggio.

Ciascuno di noi possiede, all’interno del proprio microcosmo e del proprio bagaglio emozionale, varie città invisibili che rappresentano dei non luoghi, in cui tutto ciò che vediamo e che sentiamo può rappresentare il contrario di ciò che percepiamo.

Per dirla con le parole di Italo Calvino tratte da Le città invisibili, romanzo a cui Max Coppeta s’ispira per la sua mostra:

D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

La personale dell’artista si muove attraverso l’arte cinetica, forma espressiva nata nei primo ‘900, che predilige immagini geometriche attraverso cui si può dare un’illusione di movimento virtuale o può impiegare un dinamismo reale, avvalendosi di strumenti meccanici e tecnologici.

L’arte cinetica si discosta dall’ideale di arte catartica perché ciascuna opera ha come intento quello di distaccarsi dall’immaginario collettivo, prediligendo la lettura intima e particolare legata alle emozioni e alla decodificazione soggettiva.

the invisible cities

the invisible cities

Max Coppeta: biografia

Max Coppeta nasce a Sarno nel 1980, nel 2002 si laurea in Scenografia all’Accademia di Belle Arti a Napoli con una tesi sul teatro multimediale. Lo stesso anno ottiene una borsa di studio dall’Istituto Superiore di Design di Torino.

Nel 2006 si specializza in arti Visive e spettacolo all’Accademia di Belle Arti a Napoli. L’artista nutre una vera e propria passione per i linguaggi multimediali che cerca di approfondire e portare all’interno delle sue creazioni.

Nel 2012 nasce Piogge sintetiche, un percorso visionario in cui utilizza prodotti chimici e tossici per raccontare i misteri della natura.

Nel 2018 alla Reggia di Caserta espone Flow, una vistosa installazione composta da 13 archi bianchi, infatti appartiene al ciclo di Piogge sintetiche, che richiamano alle  12 costole. La tredicesima rappresenta il tratto distintivo di Max Coppeta.

Il 2019 si apre con The invisible cities che rappresenta un vero e proprio percorso cinetico che si fonde con diverse forme d’arte: suono, teatro e luci.

L’inaugurazione della mostra di Max Coppeta che si è svolta all’Axrt Gallery è stata accompagnata dalla performance di Margherita Peluso che ha accompagnato il pubblico nell’esplorazione di “The insible cities”.

Margherita Peluso accompagna il pubblico nell’esplorazione di
“The invisible cities” di Max Coppeta

The invisible cities di Max Coppeta è una mostra che si muove per tappe astratte e percorsi immaginari, in cui lo spettatore ha come unica chiave di lettura le emozioni che le opere riescono a trasmettergli.

Margherita Peluso, nota attrice internazionale, ha indossato i panni di spirito guida tra le città invisibili di Max Coppeta. La performer, come una sorta di Virgilio dantesco, si è mossa attraverso le opere, cercando di essere un tramite surreale tra le installazioni e gli spettatori.

Durante l’esibizione dell’attrice l’osservatore è stato avvolto e travolto da una molteplicità di linguaggi, codici interpretativi e varie forme d’arte e di espressione.

La prima forma di comunicazione si ha attraverso l’esserci delle installazioni di Max Coppeta. Il secondo elemento è dato dal suono: dalla musica che ha accompagnato l’attrice e da una voce che leggeva dei passi de Le città invisibili, romanzo di Italo Calvino. Il terzo elemento comunicativo è rappresentato dalla performance e dall’interpretazione brechtiana di Margerita Peluso, che intrattiene e catalizza l’attenzione dello spettatore senza mai entrare in una forma di comunicazione catartica con lui.

Quarto e ultimo elemento, non meno importante degli altri, è rappresentato dal moto interiore di ciascuno spettatore: ognuno decide d’interpretare lo spettacolo e le opere, affidandosi al proprio singolare modo di sentire e alle emozioni che ne scaturiscono.

Margherita Peluso

Margherita Peluso

Il titolo della mostra è un chiaro riferimento a Le città invisibili di Italo Calvino perché per Coppeta esiste una stretta connessione tra letteratura combinatoria e arte cinetica. Entrambe queste forme di comunicazione si muovono attraverso la metamorfosi concettuale, sul dinamismo dei linguaggi e sul movimento che cambia spesso prospettiva e decodificazione.

Per spiegare al meglio il senso e il legame che intercorre tra The invisible cities e Le città invisibili di Calvino, prendiamo in prestito le parole del noto scrittore tratte dal romanzo sopracitato:

L’uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l’occhio si ferma su una cosa, ed è quando l’ha riconosciuta per il segno d’un’altra cosa: un’impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d’acqua, il fiore dell’ibisco la fine dell’inverno. Tutto il resto è muto e interscambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono.

L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose

Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti.

AXRT

AXRT

La personale di Max Coppeta è stata inaugurata lo scorso 23 febbraio presso l’AXRT Comtemporary Gallery di Avellino e rimarrà esposta fino al 15 marzo.

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