Come gestire l’emotività

Emotività: come gestirla al meglio

Chi non vorrebbe vivere a pieno, godere al massimo di questo splendido dono che è la vita?

Bene, tutti possiamo farcela, anche tu, se impari a gestire le tue reazioni emotive al meglio. Noi tutti viviamo di emozioni e quello che possiamo ottenere imparando a gestirle, non è l’illusione di evitare i problemi, ma la certezza di saperli affrontare, di essere in grado di reagire e di sfruttarli come occasioni di apprendimento e di crescita.
Acquisire un grado maggiore di obiettività nei propri confronti permette anche di smussare quel lato ipercritico che tende al perfezionismo che molti di noi hanno. In fondo, la nostra società e il sistema educativo in particolare, tendono a creare degli approcci standardizzati ai problemi e tutto quello che non funziona secondo un target specifico viene visto, spesso, come anomalo. Questo invita le persone a cercare sempre di aderire ad un modello specifico di azione o comportamento e ad essere implicitamente ipercritici nel momento in cui non si calza a pennello con quel modello.
Tuttavia, non sempre il comportamento previsto è il più adatto a noi come singoli individui di fronte ai nostri specifici problemi. Per questo dobbiamo sviluppare il coraggio di non auto-censurare la nostra creatività di fronte alle difficoltà.

Uno spunto per guardare in maniera differente le emozioni viene dalla corrente filosofica dello scetticismo di Sesto Empirico, secondo cui le passioni non esistono nella forma naturale della vita, né sono radicate nell’anima.
Si tratta piuttosto di miraggi, di distorsioni ottiche prodotte proprio dall’esistenza di teorie etiche normative: facendoci credere che esistono beni e fini da perseguire, mali da evitare, imponendoci l’osservanza di questa o quella “arte del vivere”, coinvolgendoci infine nelle indecidibili controversie tra scuole rivali, queste teorie rendono la vita incerta ed inquieta: non le cose, ma le opinioni infondate che le persone hanno sulle cose, provocano il nostro turbamento, ci rendono infelici.

Vivere a pieno significa vivere la nostra vita e non negare i nostri bisogni per cercare di soddisfare sempre e comunque quelli altrui.

Vivere a pieno significa vivere la nostra vita e non negare i nostri bisogni per cercare di soddisfare sempre e comunque quelli altrui.

La paura di sbagliare e di fallire sono senza dubbio uno dei principali meccanismi di auto sabotaggio nel lavoro, negli affetti e nel raggiungimento di nuove prospettive future.

Ma la paura è lì per insegnarci come meglio agire e non per bloccarci. Per questo è una sensazione di base così presente in noi e ci ha accompagnato in ogni fase della nostra storia evolutiva come specie e come individui.

Se si vive la paura  e come un freno essa rappresenta una vera e propria trappola della nostra mente destinata ad impedirci di vivere a pieno.
Se al contrario la vivi come un’occasione per migliorarti, uscirai dalla trappola e inizierai a vedere il mondo e le sfide sotto un’altra prospettiva.
Vivere a pieno e provare il piacere del successo non significa non avere paura di sbagliare ma trovare le risorse per affrontare a testa alta gli ostacoli.

Uscire dalla solitudine per superare la crisi.

La persona con scarsa autostima non solo non riesce a vivere a pieno e ad affrontare le problematiche che gli si presentano davanti ma anche si isola dagli altri nella convinzione di avere qualcosa di sbagliato che va nascosto.
Spesso si instaurano così sensazioni di solitudine, di emarginazione, di frustrazione e di vera e propria depressione che nuocciono alla salute.
Oggi sappiamo che la qualità delle nostre relazioni determina la qualità della nostra vita e per molti aspetti anche la nostra salute.

L’isolamento porta molto spesso ad insonnia, ansia, calo dell’umore e questi a loro volta favoriscono la ricerca di stimoli di compenso per esempio con cibo, alcol o fumo.
La persona rischia di entrare in una spirale negativa che aumenta a dismisura i livelli di stress. Siccome lo stress viene considerato un male particolarmente comune e diffuso, si tende a fare finta che non ci sia. Eppure clinicamente lo stress è qualcosa di molto concreto. Lo stress è correlato a una lunga serie di patologie e per questo non deve essere trascurato.

Come gestire l'emotività

Come gestire l’emotività

Com’è noto, Thomas Hobbes ha fatto della paura il filo conduttore del suo pensiero. Sebbene altri pensatori prima di lui avessero assegnato un ruolo importante alla paura quale determinante dell’azione politica, il filosofo inglese è il primo a sostenere che l’origine delle grandi e durevoli società deve essere stata non già la mutua simpatia tra gli uomini, ma il reciproco timore (Hobbes, De cive), con ciò edificando in negativo il fondamento morale sul quale gli uomini avrebbero potuto vivere in pace.

Diventare più obiettivi e distaccati nei propri confronti permette di scoprire risorse e capacità che altrimenti rimangono nell’ombra, sepolte dalle nostre insicurezze. In questo modo l’autostima migliora e questo a sua volta ci dà il coraggio necessario per agire. Le azioni che compiamo ci premieranno e si creerà così un circolo virtuoso di aumento della fiducia in noi stessi.
Questo ha una lunga serie di benefici che partono proprio da una minor percezione di stress e un aumentato senso di controllo sulla propria vita.

Una volta iniziato un percorso di rafforzamento dell’autostima si inizia ad uscire dall’isolamento e questo rimette in gioco i rapporti con le persone attorno a noi.
Esistono però dei pericoli in questa fase a cui occorre prestare attenzione. Dobbiamo evitare di creare forme di dipendenza dagli altri e soprattutto non dobbiamo cadere nella trappola del cercare costantemente l’approvazione degli altri.

Vivere a pieno significa vivere la nostra vita e non negare i nostri bisogni per cercare di soddisfare sempre e comunque quelli altrui. Le relazioni possono essere un catalizzatore del processo di cambiamento in positivo oppure possono rappresentare un ulteriore freno alla nostra vera libertà. Esistono influenze reciproche assai profonde tra le persone che si frequentano in senso positivo ma anche negativo.
Le ricerche parlano di “contagio sociale” per definire quanto le persone che frequentiamo siano fondamentali nel determinare le nostre abitudini e perfino i nostri livelli di felicità.

Quindi dobbiamo trovare il coraggio di spezzare i legami tossici che sappiamo ci stanno facendo del male e di fare network con persone che rafforzino la nostra voglia di crescita e di stare bene.

Tiziana Cipolletta

Scroll to top