Compagnia teatrale La Fermata

Gilda Ciccarelli ci parla del ruolo della donna nel teatro napoletano

Rieccoci con una nuova puntata di un caffè a teatro con Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata. Questa è la prima puntata che realizziamo post Covid e abbiamo deciso di parlare di donne nel teatro ma in modo diverso e guardando il ruolo della donna da un’altra prospettiva.

Gilda Ciccarelli: video

La prima attrice della compagnia teatrale La Fermata ci parla delle donne nel teatro napoletano

Con Gilda Ciccarelli avevamo già parlato, in una puntata precedente di un caffè a teatro, di storie di donne a teatro e al cinema passando da Eleonora Duse a Meryl Streep.

Oggi non parleremo soltanto dell’evoluzione storica che hanno avuto le donne all’interno del teatro napoletano ma anche di come si sono evoluti determinati stereotipi femminili nel teatro partenopeo e lo faremo da un punto di vista più femminista, lasciateci passare questo termine.

Quello che andremo ad analizzare con la prima attrice della compagnia teatrale La Fermata è il ruolo della donna in determinati periodi che hanno fatto la storia del teatro napoletano. Ci soffermeremo, soprattutto, su un personaggio abbastanza controverso, per certi aspetti.

La figura femminile di cui stiamo parlando è quella di Filomena Marturano ma procediamo con ordine partendo dal teatro napoletano prima di Eduardo De Filippo.

La donna nel teatro napoletano spiegata da Gilda Ciccarelli

Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata ci parla del ruolo della donna nel teatro napoletano

Il ruolo della donna nel teatro napoletano spiegato da Gilda Ciccarelli

Il ruolo della donna nel teatro napoletano si è evoluto insieme al ruolo che, in quel periodo, il gentil sesso aveva nella società. Infatti all’inizio, nel primo teatro napoletano, il personaggio femminile non ricopre un ruolo drammaturgicamente rilevante perché era un personaggio che faceva da spalla ai ruoli principali che erano quelli maschili. I ruoli interpretati dalle donne in questo periodo erano quello della moglie, della figlia o della zitella ed erano personaggi che, all’interno del canovaccio, non avevano una crescita o un’evoluzione. I personaggi femminili di questo periodo infatti rappresentano i tre classici stereotipi sociali del tempo e le aspettative che si riponevano in lei.

La donna nasceva come figlia e doveva diventare moglie ma, per diverse ragioni, poteva non avere pretendenti e quindi restare zitella a vita e da qui i personaggi prendevano i classici connotati di moglie tradita, figlia obbligata a sottostare ad imposizioni familiari e così via. In breve quella proposta è una donna derivante da una società e cultura maschilista.

Donne nel teatro napoletano

Le donne nel teatro napoletano

Gilda Ciccarelli afferma:

L’evoluzione della donna nel teatro napoletano la iniziamo a intravedere in alcune commedie, non popolari e quindi meno famose, di Salvatore Di Giacomo in cui la donna inizia a ricoprire un ruolo differente: quello della femmina napoletana portavoce di una società matriarcale.

In realtà questo ruolo, quello matriarcale, è sempre esistito solo che si tendeva a schiacciarlo per dare spazio agli stereotipi della donna succube.

L’evoluzione più grande nel teatro napoletano l’abbiamo con Eduardo De Filippo. Infatti il primo personaggio che viene in mente è quello di Filomena Marturano. Una donna costretta, per necessità, a doversi prostituire.

Filomena Marturano è una donna che lotta per i suoi diritti e lotta rivendicando il suo essere donna ma per scoprire alcuni aspetti di questo personaggio controverso non vi resta che guardare il video in home.

Francesco Teselli interpreta All’amato me stesso di Vladimir Majakovskij

Eccoci con un nuovo appuntamento di un caffé a teatro che, in questi giorni complicati per potersi parlare face to face come un tempo, cambia d’abito ma non di contenuto.

Oggi abbiamo deciso di pubblicare l’interpretazione della poesia All’amato me stesso fatta da Francesco Teselli della Compagnia Teatrale La Fermata.

All’amato me stesso è una poesia di Vladimir Majakovskij (1893-1930), scrittore, poeta, regista teatrale, attore e giornalista sovietico. L’artista da subito ha aderito al Futurismo, corrente artistica e letteraria, che rigettava il classicismo e l’arte di un tempo e che nel linguaggio effettuò una vera e propria rivoluzione lessicale.

Nel 1912 Vladimir Majakovskij insieme a Burljuk, Chlebnikov, Kamenskij e Krucenych firmò il manifesto Schiaffo al gusto del pubblico in cui veniva dichiarata e sottoscritta la volontà di allontanarsi dalle formule poetiche di un tempo, contemplando la libertà artistica in tutte le sue manifestazioni.

Abbiamo posto alcune domande a Francesco Teselli per comprendere qualcosa in più sulla scelta e sul contenuto della poesia.

Vladimir Majakovskij

Vladimir Majakovskij

Francesco Teselli: intervista

1. Perché hai scelto di interpretare All’amato me stesso di Vladimir Majakovskij?

La scelta è legata all’iniziativa che stiamo portando avanti noi della Compagnia Teatrale La Fermata sui Social Network con Teniamoci a Teatro Di Sicurezza, che ha una politica ben precisa, in questo periodo così difficile.

Scopo di questo progetto, infatti, è fare performance in diretta Facebook, per ricreare in noi attori e negli spettatori quello stato emotivo che ci accomuna durante uno spettacolo e, soprattutto, far passare il messaggio importante che bisogna restare a casa senza però rinunciare alla cultura. Scegliere di fare una poesia così complessa, di un autore così semanticamente stratificato, semplicemente girando un video con il cellulare, era una sfida che mi andava di raccogliere.

2. Qual è la tua interpretazione del testo?

Di questa poesia, All’amato me stesso, che si affranca dalla tipica impronta poetica di Vladimir Majakovskij – pur  trattenendone la forza militante – mi affascina molto, da sempre, il contrasto violento, l’incontro feroce tra un’anima immensa e l’essenza percepita dell’inutilità.

È una caporetto, quella del poeta: il suo spirito è troppo grande, alla fine soccomberà trascinando il suo “enorme amore” unicamente in chissà quale “notte delirante e malaticcia” (di dostoevskiana memoria). La ripetizione ossessionante dell’ipotesi d’essenza sono tutte anticlimatiche (s’io fossi piccolo, come il grande oceano; povero come un miliardario; balbuzziente come Dante o Petrarca) è tutto in antitesi: è la dicotomia del mondo.

Francesco Teselli: video

L’attore recita All’amato me stesso

3. Che cosa significa, per te, questa poesia?

All’amato me stesso per me rappresenta esattamente l’opposto. Mi ha convinto proprio questo a farla: un ulteriore contrasto, quello che divide la mia condizione emotiva attuale dall’inesorabile inferno di Vladimir Majakovskij, che lo porterà al suicidio.

D’accordo sui chiaroscuri della vita, ma io adesso sto bene. Pandemia a parte, gira tutto nel verso giusto. E dato che l’attore veramente bravo non mette mai in scena se stesso: ecco a voi il mio contrario, in tutto e per tutto.

All’amato me stesso di Vladimir Majakovskij

Quattro. Pesanti come un colpo.

A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio.

Ma uno come me dove potrà ficcarsi?

Dove mi si è apprestata una tana?

 

S’io fossi piccolo come il grande oceano,

mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea,

accarezzando la luna.

 

Dove trovare un’amata uguale a me?

Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

 

O s’io fossi povero come un miliardario… Che cos’è il denaro per l’anima?

Un ladro insaziabile s’annida in essa:

all’orda sfrenata di tutti i miei desideri

non basta l’oro di tutte le Californie!

 

S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca…

Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi…

Struggersi in cenere.

E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:

pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto

le amanti di tutti i secoli.

 

S’io fossi silenzioso, umil tuono… Gemerei stringendo

con un brivido l’intrepido eremo della terra…

Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

 

Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,

gettandosi a capofitto dalla malinconia.

 

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti

s’io fossi appannato come il sole…

 

Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendore

il grembo dimagrato della terra?

 

Passerò trascinando il mio enorme amore

in quale notte delirante e malaticcia?

 

Da quali Golia fui concepito

così grande,

e così inutile?

 

La Commedia dell’Arte spiegata da Gilda Ciccarelli e Francesco Teselli

Eccoci con un’altra puntata di Un caffé a teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata. Nella puntata precedente i due attori ci hanno parlato della biomeccanica a teatro. L’argomento di oggi invece riguarda La Commedia dell’Arte.

un caffè a teatro con la compagnia teatrale La Fermata

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli ci parlano della commedia dell’arte

Con La Commedia dell’Arte ci si riferisce ad uno stile teatrale, nato in Italia agli inizi del ‘500, diffusosi successivamente anche in Europa. La Commedia dell’Arte si caratterizza da dialoghi che di volta in volta si adattano ad un determinato scenario.

Le caratteristiche della Commedia dell’Arte si possono suddividere in tre punti principali:

  1. Si distanzia dal teatro colto
  2. Personaggi fissi
  3. Professionalizza il mestiere dell’attore

La Commedia dell’Arte nasce per l’insofferenza nei confronti della commedia tradizionale e si sviluppava in assenza di un canovaccio. Ciò non implica una completa improvvisazione perché ciascun attore era specializzato nell’interpretazione di un determinato personaggio fisso . Questa fissità era accentuata dall’uso delle maschere, espediente scenico che era utile al pubblico per riconoscere i personaggi.

commedia dell'arte

Commedia dell’Arte

Dalla Commedia dell’Arte nascono le maschere più note della nostra tradizione: Pulcinella, Arlecchino, Capitan Fracassa, Gianduia etc.

Per scoprire altre curiosità non vi resta che guardare il video in home con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli.

Benevento: Unisannio promuove il teatro

L’Unisannio attraverso il CUT (Centro Universitario Teatrale) in collaborazione con la compagnia teatrale La Fermata avvicina gli studenti alla crescita culturale, avvalendosi del teatro.

Il CUT ha portato in scena Gli Uccelli di Aristofane, una commedia classica, diretta da Francesco Teselli, che ha non poche difficoltà sceniche.

Gli Uccelli di Aristofane

Il CUT di Benevento porta in scena Gli uccelli di Aristofane

Gli Uccelli di Aristofane: la trama

Pisètero ed Evèlpide, sono due ateniesi, decidono di lasciare la città in cui vivono, a causa del comportamento dei loro concittadini, e fondarne una nuova dove poter vivere serenamente. I due ateniesi giungono a Upupa, proponendo di fondare insieme agli uccelli, che abitano il luogo, una città nuova nel cielo.

In un primo momento gli uccelli sono diffidenti e mostrano delle resistenze perché non si fidano di nessun essere umano ma, successivamente, cedono e iniziano i lavori per fondare questa nuova città.

Gli uccelli diventano gli esecutori del potere divino tra gli uomini mentre Pisètero viene nominato successore di Zeus e diviene sposo di Regina, la donna depositaria dei fulmini del padre degli Dèi.

Gli Uccelli di Aristofane ha come tema principale la meschinità dell’uomo che, davanti la bramosìa del potere, diventa sconfinata.

Unisannio laboratorio teatrale

Unisannio laboratorio teatrale

Abbiamo chiesto a Gilda Ciccarelli il perché della scelta di una commedia che affronta la meschinità dell’uomo e ci ha risposto così:

In questo periodo storico è necessario far presente come sia semplice passare da brave persone a persone meschine e bisogna rendersene conto, intervenendo nello stesso modo in cui hanno provato a fare gli uccelli, protagonisti di questa rappresentazione teatrale.

Generoso Uva riguardo questo progetto afferma:

Il CUT è la dimostrazione che l’Unisannio è viva ma che, soprattutto, i giovani sono vivi e vivaci e hanno grande voglia di fare e di crescere.

Antonella Tartaglia Polcini e Generoso Uva

Antonella Tartaglia Polcini e Generoso Uva

Antonella Tartaglia Polcini, professoressa di Diritto Civile, afferma l’importanza del teatro all’interno dell’ambiente accademico perché è una grande palestra di vita atta a dare gli strumenti più idonei per poter affrontare la vita con maggiore maturità.

La professoressa riguardo l’importanza del teatro afferma:

La cultura teatrale e la cultura sono al centro della politica volta verso la crescita dell’Unisannio perché le attività laboratoriali sono fondamentali per la formazione del singolo individuo nella sua completezza e nella sua complessità. Il teatro è un’espressione culturale che consente di coniugare tradizione e innovazione.

Gli appuntamenti del CUT, in collaborazione con La Fermata, non sono finiti: a gennaio ci sarà un altra rappresentazione teatrale ad attendervi!

La compagnia teatrale La Fermata porta in scena Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo

La compagnia teatrale La Fermata porta in scena Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo (1984), film tratto dal romanzo omonimo dello scrittore partenopeo. Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli insieme al resto della compagnia teatrale vi aspettano il 28 e 29 dicembre al Palazzo degli Uffici di Ariano Irpino alle ore 18:30.

Così parlò Bellavista

La compagnia teatrale La Fermata porta in teatro Così parlò Bellavista diLuciano De Crescenzo

Così parlò Bellavista: trama

Gennaro Bellavista è un professore di filosofia in pensione che si diletta ad esporre le sue teorie esistenziali ai suoi amici ma, all’improvviso, si trova a dover risolvere problemi più seri: sua figlia Patrizia è rimasta incinta del suo fidanzato ed intendono sposarsi, in barba alla precarietà in cui vivono.

Giorgio, infatti, sta studiando architettura ma non ha ancora un’occupazione.

Cazzaniga e Bellavista

Cazzaniga e Bellavista

Patrizia e Giorgio, in attesa di tempi migliori, decidono di andare a vivere in casa di Gennaro Bellavista e all’improvviso per i giovani sembra arrivare l’occasione giusta per il cambiamento: lo zio di Giorgio vuole cedere la sua attività di rivendita di articoli religiosi al nipote.

Purtroppo non è tutto oro quello che luccica perché il negozio in questione si trova al confine tra due clan camorristici, che chiedono entrambi il pizzo. Come si risolverà questa situazione lo potrete scoprire, se non avete letto il libro o visto il film, solo andando alla rappresentazione teatrale!

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli

Intanto nel video Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli vi svelano qualche anticipazione.

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli parlano di regia teatrale

Eccoci con un’altra puntata di Un caffè a teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata.

Un caffè al teatro con Francesco e Gilda

Un caffè al teatro

Nella puntata precedente abbiamo parlato di storie di donne a teatro e al cinema: da Eleonora Duse a Meryl Streep.

Oggi i due attori teatrali ci parlano di regia teatrale, facendo una premessa dalla nascita di questa figura che si è affermata nei primi anni del ‘900 fino ad arrivare ai nostri giorni.

La regia teatrale

La regia teatrale

Il regista teatrale è la figura principale dell’allestimento complessivo di una rappresentazione teatrale perché guida e gestisce i lavori dei diversi collaboratori della sua equipe.

Non è semplice fare una descrizione esaustiva su tutti i compiti che ha il regista, possiamo semplicemente definire questa figura come quella che gestisce il filo narrante di uno spettacolo.

André Antoine

André Antoine

André Antoine ( 1858-1943), regista e attore teatrale francese è riuscito a sovvertire le fondamenta sceniche e di regia del teatro, ispirandosi ad un concetto di teatro naturalista.

Wilhelm Richard Wagner (1813-1883),noto  compositore, è stato colui che ha cambiato l’illuminotecnica del teatro come l’introduzione del buio in sala, per fare un esempio. Ciò ha permesso il coinvolgimento emotivo dello spettatore, rendendolo più partecipe.

La strada di Federico Fellini

La strada di Federico Fellini

Per scoprire il resto non vi resta che ascoltare le parole di Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli.

Storie di donne a teatro e al cinema: da Eleonora Duse a Meryl Streep

Eccoci di nuovo con l’appuntamento Un caffè a teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata. I due attori, nella puntata precedente, ci avevano parlato di storie di donne a teatro partendo da Eleonora Duse a Elvira Notari, la prima regista donna nata a Salerno.

Oggi proseguiamo su questo argomento, parlando delle figure femminili più importanti che hanno segnato la storia del teatro fino ad arrivare al cinema.

Donne a teatro e al cinema

Donne a teatro e al cinema

Quali sono le protagoniste femminili che hanno cambiato il concetto del teatro, rompendo gli schemi, fino ad arrivare ai nostri giorni? L’elenco completo sarebbe lungo, quindi cercheremo di menzionare le più importanti.

Marta Abba

Marta Abba

Marta Abba

Iniziamo dalla musa ispiratrice, presunta amante, di Luigi Pirandello: Marta Abba (1900-1988) è stata una delle più grandi interpreti del ‘900.

L’attrice inizia a studiare recitazione all’Accademia dei Filodrammatici, esordendo con il dramma Il gabbiano di Anton Pavlovič Čechov. Marta Abba, già in questa occasione, non passò inosservata mostrando il suo talento e la sua indole impetuosa e passionale.

Luigi Pirandello legge la critica di Marco Praga che definisce l’attrice con queste parole:

C’è una tempra di attrice in questa giovane e, aggiungo, di primattrice. La sua bella figura scenica, la sua maschera, la sua voce ch’è di timbro dolcissimo e insieme delle più calde, l’intelligenza di cui ha dato prova in questa parte protagonistica del dramma cecofiano, la sua sicurezza e la sua disinvoltura, la dimostrano nata per la scena, e subitamente matura per affrontare il gran ruolo.

Marta Abba

Marta Abba a teatro

Luigi Pirandello, dopo aver letto ciò, decide di scritturare Marta Abba, che diventa l’interprete fedele delle sue rappresentazioni teatrali e la sua musa ispiratrice. L’incontro tra Luigi Pirandello e Marta Abba è stato descritto dall’attrice in diverse occasioni con queste parole:

Io arrivai a Roma accompagnata da mia madre. Era il primo viaggio verso una Compagnia con la quale avrei dovuto fare una tournèe. Sul palcoscenico vidi alcune persone nel semibuio, e una con i capelli d’argento, il pizzetto bianco, piuttosto curva. Io entrai in palcoscenico e qualcuno disse: “È Marta Abba”. Pirandello allora scattò dalla sua poltrona e mi venne incontro con quella sua splendida vitalità: non pareva certo vecchio! Mi strinse ripetutamente la mano e mi disse: ” Benvenuta signorina; siamo contenti che sia arrivata”.

Con Luigi Piradello si crea, dal primo momento, un rapporto di stima e di profondo affetto, tanto che riguardo a questo legame si è molto discusso e in molti hanno pensato ad una storia d’amore tra i due. Che ci sia stato qualcosa che disattende la semplice amicizia, lo conferma un libro che raccoglie le numerose lettere tra lo scrittore e Marta Abba (Lettere a Marta Abba edito da Mondandori nel 1995).

Da questi carteggi emerge profondo amore e grande devozione tra i due. Ci sono alcune epistole, come quella che lo scrittore invia all’attrice mentre lei era in vacanza, che ne attestano la gelosia e lo sconforto per la mancanza dell’amata.

Ecco un frammento della lettera:

Marta mia, ti mando in questo momento, sono le 10 e 1/2 del mattino, un telegramma con risposta pagata, per avere prima di questa notte Tue notizie. Questa notte sono stato agitatissimo, ho fatto un orribile sogno. E ho bisogno di tranquillarmi! Non puoi immaginarti in quanta preoccupazione io viva. Le cose più folli mi passano per la testa e non trovo un momento di requie… Pensa a me, pensa a me Marta: io sono qua unicamente per Te; non veder chiusa entro limiti angusti la tua vita…

Marta Abba, dopo la morte di Luigi Pirandello, sposa un idustriale e si stabilisce a Cleveland nel 1952, anno stesso del suo divorzio. L’attrice decide di tornare in Italia e di ricalcare le scene fino a metà degli anni Cinquanta. Si ammala di paresi ed è costretta a vivere su una sedia a rotelle e lontana dalle scene fino alla sua morte.

Dacia Maraini

Dacia Maraini

Il teatro femminista di Dacia Maraini

Facciamo un salto negli anni ’70, arrivando alla nascita del Teatro della Maddalena (1973-1980) a Roma, fondato da Dacia Maraini e da Natalia Ginzburg, entrambe sostengono i diritti delle donne e la loro emancipazione sociale e culturale. Il teatro da loro fondato è un teatro impegnato, è uno strumento veicolare per denunciare e svolgere azioni politiche in favore delle donne.

Restando in questi anni non possiamo non parlare di Franca Rame (1929-2013), attrice teatrale e politica italiana nonché moglie di Dario Fo insieme al quale fonda la Compagnia Dario Fo-Franca Rame, che ebbe molto successo.

Franca Rame

Franca Rame

Franca Rame nel 1973 fu costretta a salire su un furgoncino con cinque uomini appartenenti all’estrema destra (neofascismo), ciascuno la stupra a turno e la torturano. L’attrice nel 1981 porta in scena lo spettacolo teatrale Tutta casa, letto e chiesa dove all’interno c’è il monologo Lo stupro, che racconta proprio di questo tragico avvenimento della sua vita.

Franca Rame: monologo Lo Stupro

Questo è solo un accenno ai personaggi femminili di cui ci hanno parlato Gilda Ciccarelli e Francesco Teselli della compagnia teatrale La Fermata, per il resto non vi resta che guardare la puntata di un Caffè al teatro!

Storie di donne a teatro: da Eleonora Duse a Elvira Notari

Siamo giunti alla seconda puntata di un caffè a teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli della Compagnia Teatrale La Fermata!

L’argomento che abbiamo deciso di trattare con i due attori riguarda le donne e il teatro, abbiamo fatto un breve exursus, partendo dal teatro greco per arrivare all’800.

Analizzare il ruolo della donna ci ha permesso di comprendere l’evoluzione del teatro, i periodi storici che hanno rappresentato una svolta all’interno di questa antica forma d’intrattenimento e le donne che hanno contribuito ad una maggiore libertà sulla scena.

Oltre a nomi noti come quello dell’imperatrice bizantina Teodora, moglie di Giustiniano, siamo arrivati a parlare di Eleonora Duse, simbolo del teatro moderno, per arrivare a parlare di Elvira Notari, la prima regista donna che è nata a Salerno.

donne e teatro: video

La prima regista donna

Elvira Notari: curiosità

Elvira Notari nasce a Salerno nel 1875 ed è stata una delle prime donne della storia mondiale del cinema oltre ad essere stata la prima donna regista. Ha prodotto oltre 60 lungometraggi ed è considerata una precorritrice del Neorealismo. Dopo l’incontro con il fotografo Nicola Notari, che diventa suo marito, i due fondano Film Dora, una casa di produzione cinematografica.

Elvira Notari predilige Napoli come set per girare i suoi lavori  così come i temi trattati, spesso, ispirati a canzoni napoletane o a fatti tragici realmente accaduti. Nonostante la bravura della regista e il grande successo riscontrato, a causa delle ambientazioni popolari e del suo modo di rappresentare la realtà, non viene valutata positivamente dal nascente regime fascista che cerca di limitare la diffusione dei suoi lavori.

I personaggi femminili descritti da Elvira Notari sono folli, insofferenti alle regole sociali dell’epoca e, dunque, si scontrano con il ruolo della donna di quei tempi, incentrata sul sessismo, sulla sottomissione culturale e sociale. Molti suoi lungometraggi, infatti, sono stati sottoposti a censura e tacciati di anti-nazionalismo.

Compagnia teatrale La Fermata: sono aperte le iscrizioni per il corso di recitazione

Sono ufficialmente aperte le iscrizioni al corso di recitazione di primo, secondo e di terzo livello della Compagnia Teatrale La Fermata di Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli.

Le discipline d’insegnamento sono incentrate su: improvvisazione, dizione ed ortoepia, movimento scenico, training fisico, team building, armonizzazione vocale, storia del teatro, incontri di poesia, yoga della risata e gioco-recitazione.

Compagnia teatrale La Fermata: video

Francesco Teselli

Alla fine di ciascun corso è previsto un saggio finale con rilascio attestato. Le iscrizioni, a ciascun corso di recitazione, sono gratuite fino al 15 settembre.

Per maggiori informazioni contattare i seguenti numeri:

366 5221209

349 0702670

 

Grottaminarda,
grande successo per lo spettacolo teatrale Ditta Costruzione Sogni

Piazza XVI Marzo, il palcoscenico ideale per lo spettacolo teatrale Ditta costruzione sogni portato in scena a Grottaminarda dalla compagnia teatrale La Fermata nell’ambito del festival itinerante Talenti d’Irpinia, promosso dalla Provincia di Avellino.

La perfomance ha coinvolto in un clima divertito ma attento una vasta platea, conquistata dal fascino della scenografia, semplice e suggestiva, e dalla magistrale recitazione degli attori capaci di far vibrare le corde emotive del pubblico.

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