donne

Quando tutte le donne del mondo…

In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna riportiamo un articolo di Simone de Beauvoir pubblicato sul settimanale francese Le Nouvel Observateur il primo marzo 1976.

“Dal 4 all’8 marzo 1976 si riunirà a Bruxelles il Tribunale internazionale dei Crimini contro le Donne. Non è per caso che questo Tribunale inizia dopo la chiusura dell’irrisorio anno della donna, organizzato dalla società maschile per mistificare le donne.

Le femministe riunite a Bruxelles intendono prendere in mano il proprio destino. Contrariamente a quanto è avvenuto a Città del Messico, non sono delegate né da partiti, né da nazioni, né da alcun gruppo politico o economico: si esprimeranno in quanto donne. Infatti, quali che siano regimi, leggi, costumi, ambiente sociale, tutte le donne subiscono un’oppressione specifica: s’incontrano a Bruxelles per denunciarla. A giusta ragione la dichiarano criminale: ne derivano infatti, sotto forme istituzionalizzate o meno, veri attentati contro la persona umana.

Si attenta alla libertà della donna quando le vengono imposte maternità non desiderate; si mutila atrocemente il suo corpo quando la si sterilizza senza il suo parere, quando le si infliggono certi trattamenti medici o psichiatrici, quando le si fa subire quell’operazione crudele che pratica un grande numero di popoli dell’Islam: l’escissione.

Sul piano economico, la donna è vittima di una discriminazione inaccettabile quanto quella razzista condannata dalla società in nome dei diritti dell’uomo: le viene estorto un lavoro domestico non retribuito, viene adibita ai lavori più ingrati, e il suo compenso è meno alto di quello dei suoi omologhi maschi.

Malgrado lo status inferiore cui le riducono, le donne sono per i maschi l’oggetto preferito della loro aggressività.

Un pò dovunque – tra l’altro negli Stati Uniti e in Francia – si moltiplicano gli stupri; sono considerate normali le sevizie, come pure gli attacchi psicologici o apertamente brutali di cui le donne sono bersaglio se, ad esempio, passeggiano da sole per strada.

Questa violenza diffusa è unanimamente misconosciuta e passa sotto silenzio. Perfino contro le violenze qualificate – stupri, percosse, ferite – non c’è nella styragrande maggioranza dei casi alcun ricordo giuridico. Sembra che il destino della donna sia di subire e tacere.

È un tale destino che rifiutano con scalpore le donne che si riuniranno a Bruxelles. Per condurre questa lotta, si sono raggruppate in numerosi paesi, già da tempo. Ma separati da distanze, da difficoltà di comunicazione, questi gruppi sono più o meno ignari gli uni degli altri.

Per la prima volta si fonderanno, e donne venute dal mondo intero prenderanno coscienza del fondo comune di oppressione che sottende la diversità dei loro problemi.

Elaboreranno tattiche di difesa, la prima delle quali è appunto quella che si preparano a mettere in atto: comunicare parlare, mettere in piena luce le scandalose verità che metà dell’umanità si sforza di dissimulare. In sé il Tribunale di Bruxelles è un atto. Con la solidarietà internazionale che creerà tra le donne, ne annuncia molti altri. Data l’ampiezza che assumerà, per suo merito, il processo di decolonizzazione della donna, penso che bisogna considerarlo come un grande evento storico.”

Castelvetere sul Calore,
Mater.ia presenta i Concilia Point

Oggi, a Castelvetere sul Calore, l’Associazione Mater.ia presenta le attività e i servizi dei Concilia Point previsti dal Progetto D.I.A.N.A – Donne e inclusione attiva in Alta Irpinia, finanziato dalla Regione Campania con il POR 2014/2020.

L’iniziativa è ospitata all’interno di “Profumi d’Autunno”, manifestazione organizzata dal Comune e dalla Pro Loco di Castelvetere. L’evento si aprirà con una passeggiata tra i sentieri e i vicoli del centro storico, fino alla scoperta degli angoli e scorci più suggestivi del borgo. Il viaggio poi proseguirà alla scoperta di nuovi sapori e saperi, in una degustazione di prodotti tipici e piatti della tradizione.

Cosa sono i Concilia Point

I Concilia Point sono sportelli gratuiti di orientamento e sostegno dedicati alle donne. Lo spazio di ogni Concilia Point è gestito da un coordinatore affiancato da un esperto di orientamento al lavoro, un consulente fiscale e/o del lavoro esperto in conciliazione e psicologhe specializzate in bilancio di competenze.

I servizi gratuiti legati ai temi sopracitati sono: servizi di orientamento individualizzati per la redazione di curriculum vitae, lettere di presentazione e preparazione ad eventuali colloqui di lavoro; supporto psicologico, orientamento alle opportunità lavorative, ai corsi di formazione, indicazioni per la crescita professionale e percorsi di rimotivazione personale.

I Concilia-Point promuovono le pari opportunità, la condivisione dei ruoli e la non discriminazione nei luoghi di lavoro attraverso azioni di sensibilizzazione alle politiche di conciliazione e di diffusione delle occasioni offerte dal territorio della provincia di Avellino.

Le sedi operative in provincia di Avellino

Avellino – CGIL Camera Territoriale di Avellino

Via Padre Paolo Manna, 25
tel. 0825 26192 www.cgilavellino.it                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  email: segreteria@cgilavellino.it
Aperto ogni Giovedì pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 17.00

Avellino – Concilia-Point AS.FOR.IN.

Via Fratelli Bisogno, 41
tel. 0825 22711
email: asforin@asforin.it                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Aperto ogni Lunedì mattina dalle ore 10.00 alle ore 12.00

Lioni – Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia Ambito A/3

Via Torricella, 5  Lioni
tel. 0827 42992 www.consorzioaltairpinia.it                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   email: info@consorzioaltairpinia.it
Aperto ogni Martedì pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 17.00

Caposele – Pubblica Assistenza

Via Aldo Moro 83040
tel. 082753594 www.pacaposele.org                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                email: pacaposele@gmail.com
Aperto ogni Venerdì mattina dalle ore 10.00 alle ore 12.00

Bagnoli Irpino – RDR Laceno Service srl Albergo Diffuso

Via Gargano, 7
tel. 3292482390 www.consorziolaceno.com                                                                                                                                                                                                                                                                           email: gerardostabile1967@gmail.com
Aperto ogni primo mercoledì del mese dalle ore 14.00 alle ore 20.00

 

La donna senza applausi

L’articolo 3 della Costituzione Italiana dice:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

L’articolo 51 recita:

Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità’ tra donne e uomini. La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.

Si ricordi che in Italia alle donne è stato riconosciuto il diritto al voto solo nel 1945: prima di allora erano di fatto, totalmente escluse dalla vita pubblica ed è paradossale che abbiano dovuto combattere per qualcosa che spettava loro di diritto, dalla nascita, al pari di un qualsiasi altro cittadino di sesso maschile.

Un discorso analogo vale per le tanto discusse quote rosa, la cui legge esiste solo dal 2011, ovvero le quote minime di presenza femminile all’interno di organi elettivi perché la presenza femminile nelle  amministrazioni pubbliche dovrebbe essere qualcosa di ovvio, così come ovvia è la presenza maschile.

Ciò deriva dal fatto che il ruolo politico della donna è stato sempre visto come qualcosa di passivo. Le donne sono troppo spesso chiamate in causa solo quando devono esprimere un voto. Ebbene, le donne sono sì elettrici ma devono anche avere la possibilità di essere elette.

Donne e società

Donne e quote rosa

Forse non si conoscono perfettamente e nel profondo le donne. Se così non fosse, attribuiremmo loro diversi aggettivi e affiancheremmo loro solo immagini di forza.

Vivere la propria femminilità dai banchi di scuola, al posto di lavoro e di politica, significa imparare presto che ci vogliono più energie per dimostrare il proprio talento. Parlate con queste donne e poi dite se sono così deboli, così fragili e bisognose di tutela.

Come afferma Eliana Bellezza ADAPT Community Manager:

Le donne hanno solo bisogno di spazio, di luoghi di lavoro, di classi, di imprese, di parlamenti, di piazze, di palchi, di teatri che sappiano svelare quante competenze silenziose si nascondono dietro i sorrisi, gli sguardi, i gesti che mostrano.

Quelle competenze le rendono piene di energia, poiché il vissuto personale di ciascuna persona – e di una donna in particolare, a cui la natura ha conferito compiti differenti, concedendole esperienze di straordinaria forza – lascia sempre sulle spalle uno zaino pieno zeppo di “so fare”, di capacità, di gesti concreti di cui il mondo del lavoro ha bisogno più che mai.

Le donne che sembrano occuparsi di politica meno degli altri, in realtà hanno freni inibitori indotti , dovuti ad una cultura maschilista che volente o nolente impatta il nostro quotidiano.

Le aspettative sociali uguali per tutti si caratterizzano di provocazioni e reazioni.

Le donne che si espongono in politica sono ancora troppo poche. In Italia abbiamo un’immagine predefinita di  quella che è la donna in politica, da un lato la “ simil olgettina”, per dirla in

maniera cruda la gnocca della situazione,che viene sospettata di aver utilizzato i suoi favori naturali per arrivare dove si trova, contrapposta all’altro tipo di donna che non dà proprio un’immagine glamour di se stessa, ma un cervello libero tale da competere per affermarsi e dare voce alla propria idea.

Quella giovane sarà sempre accusata di essere passata sotto la scrivania, e forse sa benissimo che verrà presa in giro dall’inizio alla fine, non per quello che dirà ma per il suo aspetto fisico . Questo tipo di donna dovrà avere per forza altri fini. E quindi sarà vista meno credibile.

Spesso e volentieri la donna non ha un incoraggiamento familiare, sottoposta da sempre al giudizio degli altri che diviene molto duro; la questione più sottile, forse più psicologica, lo vede nelle discussioni con i maschi, loro tendono a prevaricarsi; mentre le donne discutono e se lo fanno, sono molto più pacate.

Retaggi culturali bloccano e quindi manca un approccio veritiero alla realtà.

Donne moderne: difficoltà

Donne e società

Le quote rosa davvero crediamo siano la soluzione per valorizzare la donna?

La partecipazione attiva se non parte dalla donna stessa che consciamente accetta la sua discesa in campo non ha senso. Le quote rosa  possono rivelarsi inutili e dannose, se è solo uno spazio che bisogna colmare.

Le donne sono presenti, sono combattive. Nella politica locale le donne ci sono, si impegnano, sono coscienti , non hanno paura di esporsi, parlare con un microfono in mano. E’  nel porsi nei più alti gradini che inciampano o forse non decollano.  Le donne ci sono, ma non le troviamo a parlare spesso davanti ad una grande assemblea.

Non sarà il caso della Le Pen, figlia d’arte e donna in prima fila. Le altre, in genere, sono dietro le quinte, a servizio dell’uomo.

Natura, genetica, cultura possono fare la differenza?

Qui entra in gioco la dimensione personale, la pressione sociale dei genitori, degli amici che non collimano con il fulcro della vita politica. La condizione iniziale a delle proposte concrete è voler creare modelli e archetipi  differenti, veri e genuini.

Quante volte succede che una donna nel prendere una qualsiasi posizione subitaneamente le si fa notare  che non solo è una donna ma se è una mamma, rispetto a certi discorsi, certe affermazioni non può permettersele?

Spesso la donna attua nei suoi confronti un vero e proprio autosabotaggio oppure ha un livello di competenze talmente tanto alto da non curarsi minimamente delle critiche, non avendo paura della percezione negativa che potrebbe dare nel parlare.

Il problema del giudizio sociale non parte sempre dall’uomo ma è un problema generale.

Una donna deve sapere di poter essere protagonista della vita politica, della vita professionale, della vita sociale e della vita familiare e deve poter aspirare a questo sin dall’ infanzia, senza limite o preconcetto alcuno. Se si porterà avanti tutto ciò, la collettività intera ne risulterà certamente migliorata.

 In definitiva e perché no, anche in una prospettiva utilitaristica per quale ragione ci vogliono più donne in politica? Per la qualità fondamentale propria di ogni donna: essere una amministratrice nata. Che si amministri il ménage familiare, un’azienda o un Paese intero, ogni donna ha le caratteristiche per farlo. Per sua natura ella è infatti portata ad occuparsi degli altri: le donne sono madri. E questo vuol dire, che per indole personale, tendono a mettere gli altri al primo posto, e di conseguenza sono più sensibili alle esigenze del cittadino, sono più concrete ed operative, risultando quindi di grande utilità per la cosa pubblica.

Vengono in mente le parole di Margaret Thatcher:

In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi ad un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi ad una donna.

Le difficoltà delle donne sul lavoro raccontate da Purl, il corto animato Pixar

Purl è il nuovo corto animato diretto da Kristen Lester, firmato Pixar, realizzato all’interno del progetto SparkShort, che nasce come canale per scoprire nuovi talenti e sperimentare nuove tecniche nel campo dell’animazione.

Purl, un gomitolo animato di soffice lana rosa, viene assunta in un’azienda in cui lei è l’unica presenza femminile. Il primo giorno di lavoro, nonostante sia propositiva verso i suoi colleghi, viene guardata con circospezione o non presa in considerazione. Il sorriso e l’entusiasmo per il nuovo lavoro, in breve tempo, si tramutano in tristezza e solitudine.

Come può riuscire ad integrarsi con i colleghi? Come può essere presa seriamente in considerazione quando parla di lavoro o semplicemente ascoltata?

La risposta è diventare come loro e quindi omologarsi al contesto.

Purl:il trailer

Il corto animato Pixar

Di punto in bianco Purl decide di cambiare: abbandona l’accogliente gomitolo e indossa un completo spigoloso e rigido, abbandona il sorriso e lo tramuta in ghigno, la sua simpatia diventa cinismo e quando deve esprimere un pensiero diventa prepotente e aggressiva. Purl in questo modo diventa parte integrante del suo team lavorativo, diventando una leader.

Purl: il corto animato Pixar

Purl in versione maschile

Purl cosa vuole insegnarci?

Il corto nella sua semplicità affronta un tema delicato: la differenza di genere all’interno di ambienti lavorativi, in cui la percentuale maschile è maggiore rispetto a quella femminile. Purl è costretta ad omologarsi e quindi a diventare altro da ciò che è, per poter essere accettata da suoi collegli. Questa forzatura racchiude tutte le difficoltà che una donna è costretta ad affrontare in alcuni ambienti.

La pellicola animata porta lo spettatore a porsi delle domande, riflettendo su determinate condizioni e su taluni stereotipi che perdurano nonostante la modernità e l’apertura mentale che dovremmo avere tutti, indistintamente.

Purl, che incarna il mondo femminile, per essere accettata si modifica. Questo comportamento, visto da un’altra prospettiva, potrebbe essere un invito volto a far riflettere le donne: le prime ad orientarsi in modo diverso dovrebbero essere proprio loro che, invece di piegarsi e snaturarsi, dovrebbero far accettare la loro diversità, qualora vi fosse.

Mercogliano,
tutto pronto per il convegno sulla fibromialgia

Un focus sulla fibromialgia. Il 23 marzo, presso la Diagnostica Medica di Mercogliano, si terrà un importante convegno su una patologia che interessa molte donne.

Avellino: intervista a Domenica Lomazzo, Consigliera di Parità della Regione Campania

Domenica Lomazzo, Consigliera di Parità della Regione Campania, ci spiega le difficoltà riguardo le pari opportunità femminili che, pur esistendo nelle normative, vengono disattese nella realtà sociale e lavorativa.

La legge italiana garantisce uguaglianza tra i generi ma la realtà è ben diversa.

Esiste ancora una disuglianza salariale tra uomo e donna, non c’è ancora spazio sufficiente per la donna a livello lavorativo, soprattutto in Campania, dove la statistica delle donne occupate è ancora molto bassa, stiamo parlando del 30%. Questo dimostra che, nonostante affermiamo di essere una società libera dai pregiudizi, la realtà in cui ci troviamo è piena di limiti e di ostacoli per una libertà lavorativa, sociale ed economica che sia paritaria per tutti.

Quante donne sono costrette a lasciare il proprio lavoro perché non ci sono strutture in grado di poterle supportare durante questo periodo delicato? Quante donne non vengono assunte perché potrebbero decidere di diventare madri?

Per poter cercare di risolvere questo tipo di problematiche c’è bisogno di promuovere la cultura paritaria ed inclusiva.

Domenica Lomazzo: intervista

Consigliera di Parità Regione Campania

La violenza sulle donne, ad esempio, è un’altra dimostrazione della mancanza di parità nel potere tra uomo e donna. Per poter cambiare questa situazione c’è bisogno d’inserire le donne nel mondo del lavoro in modo più massiccio rispetto alla situazione attuale.

Cosa sancisce l’articolo 37 della Costituzione?

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambbino una speciale adeguata protezione.

Bisogna liberarsi di tutti quegli stereotipi che vincolano la crescita sociale e lavorativa della donna. C’è bisogno di abbracciare un modello di cultura globale. L’incontro tenutosi ad Avellino: Giù il velo dei pregiudizi, a cui ha partecipato anche Domenica Lomazzo, è un ottimo esempio di cambiamento culturale che può avvenire all’interno delle istituzioni scolastiche.

Silvana Grano presenta Nodi, il suo ultimo romanzo

Silvana Grano presenta Nodi (2018), il suo terzo romanzo, rivelandoci alcune caratteristiche dei personaggi presenti nel libro. Dalla lettura di On writing di Stephen King, che parla d’instantanee fatte di ricordi d’infanzia e di esperienze che spesso riguardano il suo lavoro, nasce l’incipit per la realizzazione del romanzo.

Nodi si compone di storie di vita molto diversificate tra loro eppure legate ad uno stesso filo conduttore: il sentire umano percepito attraverso diverse tonalità.

Per rendere meglio il senso di ciò che abbiamo detto, prendiamo in prestito le parole di Silvana Grano:

Tutti noi abbiamo storie sepolte nella memoria e a volte bastano un odore, una parola, un suono, una voce, un’immagine, un’emozione per richiamarle al cuore e farle riemergere alla coscienza.

La scrittura del romanzo è diretta, le storie vengono mostrate per come sono e senza fronzoli perché la vita non è fatta di metafore o di elementi da leggere tra le righe. La particolarità del libro è quella di riuscire a raccontare le paure dell’essere umano e, contemporaneamente, a far riflettere il lettore su tematiche delicate e complesse come l’eutanasia, la ludopatia e la cecità.

Lo spazio che intercorre tra la fine e l’inizio di ogni capitolo è occupato da citazioni di grandi autori come Jorge Louis Borger o Emil Cioran che, oltre ad essere una pausa di riflessione per il lettore, è un modo di rivelarsi più diretto di Silvana Grano.

Nodi rappresenta un inno alla vita e alla speranza perché i diversi protagonisti del romanzo c’insegnano che, forse, il significato della parola difficoltà è solo un punto di vista soggettivo: ciò che per alcuni può rappresentare un limite, per qualcun altro è una forma sentire più profonda.

Nodi di Silvana Grano

Nodi di Silvana Grano

Nodi: la trama

Protagonista del romanzo è Stefania Grassi, pediatra andata in pensione, che si ritrova a fare i conti con la stasi lavorativa e il conseguente cambiamento della sua vita e del suo ruolo sociale. La vita da pensionata le appare priva di senso e la deprime, per paura di sprofondare nei  meandri della crisi di mezza età e nel commiserare il futuro che le si prospetta, la donna decide di attuare una rielaborazione diversa e dinamica del suo passato.

In che modo? Stefania decide di telefonare ad alcuni dei suoi ex pazienti per vedere, a distanza di trent’anni, dove li ha condotti la loro esistenza.

Quello che scoprirà e imparerà Silvana lo potrete sapere solo leggendo Nodi.

presentazione nodi

presentazione del romanzo Nodi

La presentazione del romanzo si è svolta ad Avellino presso la Sede dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri ed è stata moderata dal dott. Gianpaolo Palumbo, dal Presidente dell’Ordine Francesco Sellitto, dal dott.Lorenzo Savignano e dal dott. Giuseppe Rosato.

M.I.A. La cattiva ragazza della musica è il docufilm di Stephen Loveridge: il trailer

M.I.A. La cattiva ragazza della musica è un documentario firmato Stephen Loveridge, la pellicola è uscita nelle sale italiane il 20 gennaio. Il docufilm mostra il vero volto che caratterizza l’animo ribelle, le canzoni provocatorie e crude di M.I.A. (Mathangi Maya Arulpragasam), pop star controversa e tra le artiste più interessanti del panorama musicale contemporaneo.

La sua è una storia particolare: M.I.A. nasce a Londra il 18 luglio del 1975,  a sei mesi ritorna nello Sri Lanka. Arul Pragasam, suo padre, è un attivista Tamil (un movimento sovversivo che si batte per l’indipendenza della parte settentrionale  e orientale dello Sri Lanka). Con l’inasprirsi della guerra civile ed il pericolo annesso, M.I.A. ottiene il permesso di tornare a Londra come rifugiata. Questa esperienza unita alla sua passione per la musica le permette di esprimersi, diventando la star internazionale che la maggior parte di noi conosce.

Usando le sue parole:

Dovevo affrontare il fatto di essere diversa, ero un’immigrata. Nello Sri Lanka eravamo circondati dalla guerra civile e la musica era la mia medicina.

La maggior parte dei testi delle sue canzoni racconta della sua gente, di ciò che succede e che non si dice, della sua esperienza da rifugiata. M.I.A. La cattiva ragazza della musica è il titolo italiano del documentario ed è preso in prestito da una sua canzone: Bad Girls del 2012.

Chi sono le cattive ragazze? Da una lettura del testo si comprende che le bad girls sono donne indipendenti e forti, che vivono la vita per come vogliono e non per come gli altri si aspettano da loro. Sono ragazze che non hanno paura di cogliere l’attimo, vivendolo senza paura.

 

La locandina del documentario

M.I.A. La cattiva ragazza della musica non segue un continuum temporale perché lo spettatore, attraverso queste interruzioni, deve poter comprendere d’impatto la difficoltà che ha avuto la cantante nel mantenere un legame con la sua terra e le proprie radici. La particolarità e la bellezza che contraddistinguono il lungometraggio è il distaccarsi dallo scenario del classico docufilm musicale. Se vi aspettate un approfondimento della pop star attraverso la visione di video o immagini inedite dei suoi live, ne resterete delusi.

La pellicola mostra immagini truci sulle conseguenze che porta con sé la guerra, sinonimo di violenza e di disumanità. M.I.A. La cattiva ragazza della musica rivela la forza di una giovane donna che, in realtà, di bad girl ha ben poco, se non il fatto di voler raccontare senza metafore una condizione politica e sociale che di patinato ha ben poco.

Per darvi un’idea della musica di M.I.A. e di ciò che abbiamo detto a riguardo, vi mostriamo il video di Borders, singolo del 2015.

Se siete interessanti al tema immigrazione e accoglienza Dove bisogna stare, un altro documentario, potrà darvi molti spunti di riflessione a riguardo.

Buona visione!

Milk and honey di Rupi Kaur,
il libro che tutte le donne dovrebbero leggere

Rupi Kaur è una poetessa, illustratrice e artista canadese di origini indiane. Milk and honey (2014) è il suo primo libro di poesie che, diventato un caso letterario, ha venduto oltre 2,5 milioni di copie in tutto il mondo. Il suo modo di comunicare è figlio del nostro tempo: semplice, snello, veloce, diretto e allo stesso tempo toccante.

La poetessa racconta il mondo femminile interiore di ogni donna e lo fa con spirito critico, sensibilità e delicatezza. Milk and honey si divide in quattro sezioni di poesie: il ferire, l’amare, lo spezzare e il guarire. Tutte queste sezioni hanno un unico denominatore: la donna. Rupi Kaur, non a caso, rappresenta una delle figure femminili di spicco del nostro tempo.

Il mondo femminile è intriso di sentimenti, lacrime e amori sbagliati ma anche di violenze domestiche, emarginazione e continua lotta per la propria affermazione sociale e sessuale.

L’autrice descrive l’importanza, fasulla, perfetta e commerciale del corpo della donna moderna, la difficoltà d’integrazione delle minoranze etniche (Rupi Kaur ha varcato i confini canadesi da immigrata) fino ad arrivare alla violenza sulle donne, tematica molto delicata e attuale.

Primo piano della poetessa

Rupi Kaur

Che cosa rappresenta per la scrittrice Milk and honey? Rupi Kaur cosa vuole mostrarci? Per rispondere a queste domande riportiamo la poesia introduttiva al libro:

questo è il viaggio della

sopravvivenza tramite la poesia

questo è il sangue sudore lacrime

di ventun anni

questo è il mio cuore

nelle tue mani

questo è

il ferire

l’amare

lo spezzare

il guarire

 

Milk and honey: perchè tutti dovrebbero leggerlo

Milk and honey è uno scorcio reale del periodo storico e culturale che stiamo vivendo, rappresenta un modo alternativo di fermare in versi tutto ciò che ci passa davanti e su cui, alle volte, non ci soffermiamo abbastanza. Il lettore più attento, alla fine del libro, non potrà altro che porsi delle domande, con rammarico.

Oggi viviamo in un mondo che è moderno sotto molti aspetti ma resta, suo malgrado retrogrado, su molti altri: la condizione femminile di oggi ne rappresenta il triste emblema.

I retaggi culturali in cui siamo ingabbiati continuano ad imperare silenziosamente e, permeando il nostro vivere quotidiano, sembrano difficili da combattere. La poesia di Rupi Kaur non è una semplice denuncia, come un elenco della spesa: i suoi brevi componimenti mostrano i meccanismi distorti che ci conducono a questa immobilità di pensiero.

Le donne, spesso inconsapevolmente, sono le prime a perpetrare i meccanismi della società maschilista e poco propensa all’uguaglianza tra i sessi. La spasmodica ricerca nell’apparire perfette, seguendo i canoni estetici dettati dal mercato e fondati sulla paura d’invecchiare, ne rappresenta un esempio. Può la donna, oggi, autoriconoscersi esclusivamente in un mondo prettamente estetico?

Rupi Kaur risponde così in una poesia:

Voglio scusarmi con tutte le donne

che ho definito belle

prima di definirle intelligenti o coraggiose

scusate se ho fatto figurare

le vostre semplicissime qualità innate

come le prime di cui andar fiere quando il vostro

spirito ha sbriciolato montagne

d’ora in poi dirò cose come

siete resilienti o siete straordinarie

non perché non vi ritenga belle

ma perché siete ben più di questo.

La scrittrice scuote gli animi in modo delicato e semplice, evitando metafore o figure retoriche che possono allontanare il lettore dal messaggio principale. La mancanza di solidarietà femminile è un altro tema presente nelle sue poesie: le donne sono le prime a non essere solidali l’una con l’altra e, secondo Rupi Kaur, ciò contribuisce alla rottura degli schemi maschilisti odierni.

La scrittrice esorta le donne a difendersi da quegli uomini che non fanno altro che denigrare le loro pari perché questo stesso modo di fare spavaldo e poco sensibile, al momento giusto, verrà riservato anche a loro.

La prima racolta di poesie di Rupi Kaur

Copertina di Milk and Honey

Rupi Kaur e il femminismo moderno

Le poesie di Rupi Kaur svelano il cambiamento del femminismo oggi. Dimentichiamo le rivolte in strada, le proteste e l’aggressività (spesso sinonimo di debolezza). Il riscatto femminile, oggi, parte da una riflessione interiore che si concretizza nella consapevolezza quotidiana.

Ogni donna dovrebbe vivere con più cognizione la propria condizione, prenderne atto e rivendicarla con i piccoli gesti della quotidianità. La presa di coscienza del proprio valore interiore, che ciascuna donna possiede in quanto essere umano, è il primo passo verso un cambiamento radicale.

Le donne devono essere le prime ad allontanarsi dagli stereotipi sociali in cui sono state inglobate. Il senso di colpa all’interno della donna è quasi come se fosse un elemento che le appartiene per natura, in realtà le è stato cucito addosso per renderla più plasmabile e mansueta.

Nelle donne, spesso, s’innesca il pensiero subdolo per cui sia lei stessa il problema della fine di un amore. La società ha inculcato nelle donne la malsana credenza che si debba essere necessariamente accompagnate ad uomo, per potersi sentire complete e soddisfatte.

La realtà, fortunatamente, è un’altra e preferiamo dirvela con le parole di Rupi Kaur:

Hai l’abitudine

di codipendere

da altri per

sopperire a ciò

che credi ti manchi

chi ti ha indotta

a credere che un’altra persona

ti servisse da completamento

quando al massimo poteva farti da complemento.

 

Per approfondire il resto vi consigliamo di leggere Milk and honey e The sun and her flowers (2017), l’ultima raccolta di poesie della scrittrice.

Buona lettura!

Il calo della natalità

Il dottore Tommaso Cirino affronta il tema del calo della natalità durante il colloquio con il collega Errico Venezia.

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