La cucina irpina approda al Festival di Sanremo con la brigata de Il Mulino della Signora
Dietro le quinte del Festival di Sanremo, giunto alla 72esima edizione, ci sarà anche quest’anno l’eccellenza irpina. L’esclusività dei piatti della brigata di cucina del rinomato ristorante-resort di Sturno (Av) Il Mulino della Signora si è ormai guadagnata un posto fisso ai fornelli di Casa Sanremo – la kermesse collaterale al Festival organizzata dal Gruppo Eventi e che accoglie da 15 anni cantanti in gara, giornalisti, addetti ai lavori per promuove le serate sanremesi, ma soprattutto le bellezze e le ricchezze del nostro Paese.
Esordio in trasferta per il nuovo resident chef de Il Mulino della Signora Francesco Agnese, scelto da Gianfranco Testa, titolare della country house, per aggiungere l’ingrediente dell’esperienza ai sapori d’Irpinia: affiancato da Lucio De Luca, sarà proprio Agnese il responsabile del Roof di Casa Sanremo, lo studio principale dei cooking show L’Italia in Vetrina, format televisivo con collegamenti da tutte le regioni per raccontare le eccellenze gastronomiche nazionali. La gestione degli ospiti ai tavoli sarà invece affidata al maître storico de Il Mulino, Lucio Cammisa, che ha portato con sé per l’avventura sanremese anche Rosa Pavese e Maurizio Piazzola, dello staff di sala.
Il taglio del nastro di Casa Sanremo si terrà domani, domenica 30 gennaio, al Palafiori, con Vincenzo Russolillo, presidente del Consorzio Gruppo Eventi, il direttore artistico e conduttore del Festival, Amadeus, e il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri.
Sottolinea Gianfranco Testa:
Ho accolto con entusiasmo anche quest’anno l’invito di Russolillo perché il mondo che gira intorno a un evento come il Festival della Canzone italiana rappresenta un’opportunità unica per far conoscere le peculiarità dei territori. Avendone la possibilità, ritengo sia quasi doveroso promuovere i prodotti e i piatti irpini. E quest’anno ancora di più che in passato, per dare un contributo al rilancio di settori, quali quelli dell’enogastronomia e della ristorazione, che, in Irpinia come anche altrove, sono stati messi in ginocchio dalla pandemia.