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Zia Lidia Social Club incontra Guido Lombardi al Movieplex di Mercogliano

Parte il ciclo La voce dell’autore, targato Zia Lidia Social Club, una rassegna cinematografica di cinema contemporaneo!

Il primo appuntamento si terrà il 7 febbraio alle ore 20:00 al cinema Movieplex di Mercogliano con la proiezione Il ladro di giorni di Guido Lombardi, che sarà presente durante la proiezione insieme a Gaetano Di Vaio, produttore del film.

Il ladro di giorni è stato presentato lo scorso ottobre alla Festa del cinema di Roma ed uscito nelle sale italiane il 6 febbraio.

Riccardo Scarmarcio è il protagonista de Il ladro di giorni

Il ladro di giorni di Guido Lombardi

Il ladro di giorni: la trama

Vincenzo (Riccardo Scamarcio) viene arrestato quando Salvo (Augusto Zazzaro), suo figlio, ha appena cinque anni. Il bambino rivede il padre dopo sette anni e vive una vita tranquilla finché Vincenzo non reclama il figlio, che deve accompagnarlo in un viaggio di quattro giorni.

La voglia di rivedere il figlio e di passare del tempo con lui non nasce da un sentimento di amore paterno: Vincenzo deve trasportare un carico di droga e viaggiare con un bambino desta meno sospetti.

Come andrà il viaggio? Vincenzo è davvero un padre senza scrupoli?

Per scoprirlo non vi resta che andare al Movieplex di Mercogliano e scoprire qualche particolare in più dalle parole di Guido Lombardi e di Gaetano Di Vaio!

César 2020: i film candidati per la migliore sceneggiatura

Il premio César è un riconoscimento cinematografico che riguarda esclusivamente il grande schermo francese. La prossima premiazione è prevista per il 28 febbraio a Parigi. Tra le varie nomination c’è quella per la migliore sceneggiatura.

Quali sono i film in gara per contendersi il premio per la migliore sceneggiatura?

1. I Miserabili

I Miserabili è un film diretto da Ladj Ly che ne ha curato la sceneggiatura insieme a Giordano Gederlini e ad Alexis Manenti.

Il regista ci offre uno spaccato di Montfermeil, una periferia di Parigi, che è un quartiere pieno di tensioni tra gang locali e forze dell’ordine che cercano di contendersi il potere sul territorio.

I Miserabili è un film che si ispira alle vicende del 2005 e alle rivolte di strada connesse a quel periodo. Quello che ci offre Ladj Ly è uno scorcio sociale e di denuncia.

Il lungometraggio è uscito nelle sale francesi nel 2019 mentre in Italia l’uscita è prevista per il prossimo 12 marzo.

2. Ritratto della giovane in fiamme

Ritratto della giovane in fiamme (2019) è un film di Céline Sciamma che ne ha curato anche la sceneggiatura.

Siamo in Francia ed è il 1770, Marianne, è una giovane pittrice che ha ricevuto l’incarico di ritrarre Héloise, una giovane donna che, appena uscita dal convento, ha ricevuto l’imposizione di sposarsi e lei non vuole.

Marianne e Héloise si troveranno a fare i conti con dei sentimenti nuovi e, a causa dei quali, dovranno intraprendere decisioni importanti per le loro vite.

Ritratto della giovane in fiamme è uscito nella sale italiane lo scorso 19 dicembre.

3. Grazie A Dio

Grazie A Dio è un film di François Ozon, che ne ha curato anche la sceneggiatura.

Siamo a Lione e Alexandre scopre che il prete che abusava di lui continua ad avere un ruolo che gli consente di stare a contatto con i bambini. Da qui inizia il coraggio d’intraprendere una battaglia con il prete, per evitare che altri bambini debbano subìre gli stessi abusi che, tempo addietro, sono stati destinati a lui.

Alexandre scopre molte vittime del sacerdote e insieme, visto il gran numero di abusati, formano un associazione che decide di costituirsi in giudizio legale.

4. The Specials

The Specials è un film di Olivier Nakache ed Eric Toledano (2019), che ne hanbno curato anche la sceneggiatura.

Malik e Bruno (Vincent Cassel) sono amici e colleghi: sono educatori di bambini adolescenti con autismo. I due passano intere giornate, occupandosi di decine di ragazzi e cercando di trasmettergli un vago senso di responsabilità.

The Specials è un film che mostra le falle di un sistema che ormai fa buchi da tutte le parti nonostante ci siano persone che, ogni giorno, si sforzano nel cercare di cambiare, ciascuno nel suo piccolo, un modus operandi devastato.

Il lungometraggio non è ancora uscito nelle sale italiane.

5. La Belle Èpoque

La Belle Èpoque è un film di Nicolas Bedos e ne ha curato anche la sceneggiatura.

Victor e Marianne sono sposati ma con un’idea della loro storia diversa: lei vorrebbe andare avanti mentre lui, nostalgico, vorrebbe ritornare nel passato. La condizione di Victor si riversa anche sul suo lavoro: lui è un disegnatore diventato disoccupato perché rifiuta la grafica digitale moderna.

Marianne decide di cacciare il marito perché non riceve più stimoli da lui che, intanto, si è rifugiata tra le braccia di François, miglior amico di di Victor.

Quasi per gioco Victor accetta l’invito di un’agenzia che mette in scena il passato e da questa messa in scena riuscirà a focalizzarsi sulle derive che ha preso la sua vita lavorativa e sentimentale.

Rispetto all’elenco dei film con la migliore sceneggiatura di BAFTA 2020, quelladel premio César punta, prevalentemente sullla denuncia dei temi sociali.

Dalle ricerche e valutazioni svolte i più accreditati sono The Specials e La Belle Èpoque. Noi tifiamo per I Miserabili o per La Belle Èpoque.

Per scoprire chi si aggiudicherà il Premio César 2020 del film con la migliore sceneggiatura non ci resta che aspettare il prossimo 28 febbraio.

Voi a chi dareste il premio per la migliore sceneggiatura? Scrivetecelo nei commenti.

Figli di Giuseppe Bonito: uno spaccato ironico sulla genitorialità di oggi

Giuseppe Bonito, dopo L’Arminuta (2017) tratto dall’omonimo romanzo, torna sul grande schermo con Figli, uscito nelle sale il 23 gennaio.

Il lungometraggio affronta in modo leggero ed ironico l’essere genitori al giorno d’oggi, offrendo anche uno spaccato sociale e politico, che sottolinea la problematica de calo delle nascite, dovute alla precarietà lavorativa e alla mancanza di prospettive reali per il futuro di una coppia che decide di mettere al mondo una vita.

Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

Figli: la trama

Nicola (Valerio Mastandrea) e Sara (Paola Cortellesi) hanno già una bambina, la loro vita procede tranquillamente tra i vari impegni lavorativi di entrambi finché non arriva la notizia di una seconda e inaspettata gravidanza.

La gestione familiare in teoria è divisa al 50 e 50 tra i due coniugi ma, come sempre, il carico mentale dell’organizzazione grava interamente sulle spalle di Sara. Con la nascita di Pietro le problematiche si acuiscono perché i genitori bis non riescono a farcela da soli, per la gestione del tempo e dei compiti da svolgere nella quotidianità lavorativa e familiare.

Cercando di trovare una soluzione, tra cartelle esattoriali e affitti da pagare, chiedono aiuto alle rispettive famiglie che appartengono a quell’epoca sessantottina che si è mangiata tutto quello che poteva, che godono di una pensione e che rappresentano la categoria degli ultimi privilegiati di quel sistema politico ed economico che, oggi, non garantisce neanche la metà di ciò che, in passato, è stato dato a loro.

L’unica soluzione che trovano idealmente Nicola e Sara, nei momenti più critici, è quella di scaraventarsi fuori dalla finestra della loro abitazione e di fuggire, cercando una quiete apparente.

Figli: il trailer

Vario Mastandrea e Paola Cortellesi sono i protagonisti di Figli

Figli: lo spaccato sociale di oggi

Giuseppe Bonito, oltre a mettere in evidenza la criticità economica, politica e sociale del nostro tempo, si sofferma sull’individualismo e sul forte egoismo, che anima la maggior parte delle nostre scelte. Un esempio lampante è dato dalla scena in cui Nicola chiede aiuto a Cabo (Giorgio Barchiesi), suo padre, per aiutarlo a tenere il piccolo Pietro quando lui e Sara sono a lavoro.

Cabo, alla richiesta di aiuto familiare, risponde al figlio di non essere in grado di poterlo fare per mancanza di energie ma, subito dopo questa risposta, Nicola viene a sapere che Cabo sta cercando di diventare padre con la sua nuova compagna, molto più giovane di lui.

Figli è un film che lascia un sorriso amaro perché esasperando alcune situazioni, ci porta a riflettere sulla criticità sociale di oggi perché ciascun aspetto della nostra vita, anche quello più privato, è strettamente connesso a tutto ciò che ci gravita intorno anche se, apparentemente,la società ci sembra lontana dalla nostra quotidianità.

Paola Cortellesi, dopo Ma cosa ci dice il cervello, torna a farci sorridere con l’ironia che la contraddistingue infatti ne consigliamo vivamente la visione.

Herzog incontra Gorbaciov è il docufilm storico su una delle figure più influenti del ‘900

Herzog incontra Gorbaciov è un docufilm diretto dal Werner Herzog e Andre Singer. Il lungometraggio vuole ricostruire l’immagine dell’ex presidente dell’Unione Sovietica, sottolineando il suo impegno verso il disarmo e l’uscita dall’era della Guerra fredda.

L’approccio di Werner Herzog non è completamente super partes perché da tedesco, il regista, sente forte il senso di colpa per le perdite umane subìte dai russi durante la Seconda guerra mondiale mentre dall’altra prova riconoscenza per Gorbaciov per aver riunificato la Germania Est con quella dell’Ovest.

Herzog incontra Gorbaciov si sviluppa attraverso un dialogo costante ed empatico, evitando riferimenti all’attualità oligarchica. La finalità di questo lavoro cinematografico ha come scopo quello di delineare uno sguardo inedito sulla storia del ‘900.

Herzog incontra Gorbaciov

Herzog incontra Gorbaciov

La figura di Gorbaciov, se in Occidente viene valutata positivamente, in Russia risplende di una luce più cupa perché gli si attribuisce la responsabilità di alcune iniziative che hanno generato gravi ripercussioni economiche, ai danni di alcuni strati sociali della popolazione russa.

Tra le iniziative che vengono condannate all’ex presidente dell’Unione Sovietica rientra la Campagna anti-alcol, proclamata nel 1987, che estirpò circa il 25% dei vigneti, per limitare la produzione di vodka. Ciò ebbe delle gravi ripercussioni economiche nel settore della produzione di alcolici e che, a sua volta, ebbe come reazione la produzione clandestina e del mercato nero dunque della criminalità organizzata.

Herzog incontra Gorbaciov uscirà nelle sale italiane il prossimo 19 gennaio.

18 regali: un film di Francesco Amato sul rapporto conflittuale tra madre e figlia

Francesco Amato, dopo Lasciati andare (2017), ritorna sul grande schermo con il film 18 regali un biopic, basato sulla vera storia di Elisa Girotto. Il lungometraggio mostra il rapporto conflittuale tra madre e figlia in una situazione in cui i due elementi femminili entrano in contatto in un modo non proprio alla pari.

Elisa (Vittoria Puccini) è incinta e, durante una visita di controllo per accertarsi del normale proseguimento della sua gravidanza, scopre che la bambina che sta per mettere al mondo sta bene mentre lei ha un tumore.

La donna diventa consapevole del fatto che non potrà essere vicino alla figlia, durante il tempo della crescita ed oltre, e così decide di prepararle 18 regali, che aprirà ogni anno per il giorno del suo compleanno. In questo modo Elisa decide di stare accanto a sua figlia, di farsi conoscere e di darle, a suo modo, l’amore che vorrebbe trasmetterle nonostante la morte.

18 regali

L’ultimo film di Francesco Amato

Anna (Benedetta Porcaroli) nasce e crescendo non vive bene la consegna dei regali di Elisa perché li vive come una sorta di eredità difficile da sopportare infatti la ragazza decide di non ritirare il suo ultimo regalo.

Come andrà a finire lo potrete scoprire solo guardando il film, uscito nelle sale italiane il 2 gennaio.

Locandina 18 regali

Locandina dell’ultimo film di Francesco Amato

Da una prima visione del trailer si percepisce l’intenzione di Francesco Amato: quella di mettere in luce il rapporto conflittuale tra madre e figlia.

Alcune parole dette da Elisa, ad esempio, ci fanno capire il modo d’intendere il rapporto genitoriale che, in molti casi, oltre all’amore è manifestato dall’intenzione di dover trasmettere all’altro non solo i valori ma il proprio modo di agire nella vita e d’interpretarla, senza tener conto della vita esperenziale di un figlio che non è mai una copia conforme di quella genitoriale. Ciò dipende da diversi fattori che possono essere sociali e soggettivi e molto spesso il conflitto tra figli e genitori, in alcune età della vita che sono quelle formative per un adolescente, derivano anche dal confondere l’idea di voler trasmettere un determinato modello educativo che si differenzia dal volerlo imporre.

La frase di Elisa che palesa ciò che abbiamo appena detto è:

Cara Anna,

vorrei dirti tante cose, vorrei dirti com’è la vita e come va affrontata.

Vorrei trasferirti il mio modo di fare e di pensare.

Pinocchio di Matteo Garrone a Natale nei cinema

Pinocchio, una delle favole italiane più note di Collodi, diventa un film diretto da Matteo Garrone. Non è la prima volta che si riadatta il romanzo per farne diventare una pellicola cinematografica: ricordiamo Pinocchio (2002) diretto e interpretato da Roberto Benigni.

Il lungometraggio di Roberto Benigni ha ricevuto, al tempo, numerose nomination e diversi premi. Il riconoscimento personale al regista toscano fu quello di Razzie Awards, nota premiazione in cui ogni anno a Los Angeles vengono “premiati” i film, i registi  e gli attori peggiori dell’anno, che gli conferisce il premio di peggior attore protagonista.

Come nel suo riadattamento anche nel film di Matteo Garrone, Roberto Benigni interpreta Geppetto mentre Gigi Proietti indossa gli abiti di Mangiafuoco, Federico Ielapi quelli di Pinocchio, Rocco Papaleo diventa il Gatto e Massimo Ceccherini indossa i panni de La Volpe. Questi sono solo alcuni dei nomi presenti nel cast.

Pinocchio di Matteo Garrone

Pinocchio di Matteo Garrone

Da una prima visione del trailer, si riscontra la reverenza che Matteo Garrone ha nei confronti del romanzo di Collodi, il tutto è ovviamente accompagnato dalla cura fotografica del regista, che lo contraddistingue da sempre.

Pinocchio di Matteo Garrone mostra la favola per un pubblico adulto perché il protagonista ha connotati imperturbabili e duri contrariamente al romanzo di Collodi, che oltre ad essere un romanzo di formazione classico, al suo interno è pregno di diverse sfumature e altrettante chiavi di lettura.

Per scoprire se queste intuizioni appena dette siano giuste non ci resta che aspettare il prossimo 19 dicembre, data di uscita di Pinocchio nelle sale italiane.

I Racconti di Parvana: un film animato sulla differenza di genere prodotto da Angelina Jolie

I Racconti di Parvana ( The Breadwinner) è un film animato di Nora Twomey che si rifà al romanzo Sotto il burqa (2000) di Deborah Ellis. Il lungometraggio mostra la vita di una bambina undicenne, Parvana, che cresce a Kabul sotto il regime talebano.

I Racconti di Parvana

I Racconti di Parvana

Parvana, contrariamente alle sue coetanee occidentali, già all’età di quattro anni non gioca più con le bambole perché deve accudire i suoi fratelli. I problemi della protagonista del film animato sono gli stessi del resto delle bambine afghane e di tutte quelle che purtroppo sono nate in luoghi dove l’oppressione culturale è molto forte.

A sette anni sono delle bambine nell’aspetto ma con movenze adulte: casalinghe esperte, pronte a diventare madri e vicine al matrimonio perché ad undici anni è questo lo scenario che viene presentato loro, nella maggior parte dei casi. Alla loro età diventano adulte e i loro sogni, le loro propensioni vengono ammutolite dal dover svolgere mansioni casalinghe e di ordinaria amministrazione.

I Racconti di Parvana mostra uno scenario sulla mancanza di diritti per l’infanzia e sottolinea la diversità di genere perché la cultura, rappresentata nella maggior parte dei casi dalla possibilità di leggere e scrivere, è rappresentata soprattutto dalla possibilità di vivere liberamente, seguendo le inclinazioni e i sogni legati a ciascuna età.

I Racconti di Parvana

I Racconti di Parvana

I Racconti di Parvana: la trama

Parvana è una ragazzina di undici anni che, all’improvviso, si trova a vivere senza il padre perché viene arrestato dai talebani. Venuta a mancare la figura patriarcale, quella stessa che le stava insegnando la libertà attraverso la lettura e la scrittura, la bambina deve mantenere la sua famiglia. Da subito la bambina si rende conto che anche comprare del riso al mercato diventa complicato perché è una donna.

A Kabul solo gli uomini possono parlare, lavorare, comprare beni di prima necessità e rapportarsi alla comunità. Dunque, sfruttando la sua giovane età, Parvana taglia i suoi lunghi capelli neri e indossa degli abiti maschili, per poter trovare un lavoro che le possa permettere di mantenere la sua famiglia.

La ragazzina, insieme ad una sua amica anche lei travestita da uomo, inizia a lavorare al mercato. Per arrotondare Parvana, alcune volte, impartisce lezioni di lettura e scrittura ad un talebano, che si scopre essere tra i più gentili tra quelli che conosce.

La differenza di genere è una problematica molto delicata che indossa vari abiti e risiede non solo nei luoghi che sono meno sviluppati culturalmente. Purl (2018), un corto animato della Pixar, mostra la differenza di genere negli ambienti di lavoro occidentali.

I Racconti di Parvana è un film prodotto da Angelina Jolie, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 25 novembre.

Escher – Viaggio nell’infinito a breve nelle sale italiane: il trailer

Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972) è stato un disegnatore olandese geniale, all’interno delle sue opere troviamo un’estetica psichedelica, formule matematiche e geometriche.

Per citare una sua celebre frase:

Le leggi della matematica non sono soltanto delle invenzioni o creazioni umane. Esse semplicemente sono: esistono in modo abbastanza indipendente dall’intelletto umano. Il massimo che chiunque possa fare è scoprire che stanno lì e prendere coscienza di esse.

M.C. Escher

M.C. Escher

Escher – Viaggio nell’infinito è un docu-film diretto da Robin Lutz, prodotto da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema, la pellicola verrà proiettata nelle sale italiane il prossimo 16 dicembre.

Il lungometraggio racconta l’artista olandese attraverso i suoi stessi occhi, mostrando allo spettatore non solo la parte geniale che lo rende immortale artisticamente ma si sofferma sull’uomo e la sfera privata della sua vita, che non tutti conoscono.

Escher viaggio nell'infinito

Escher viaggio nell’infinito

Dal film emerge un quadro completo dell’artista che è riuscito a sovvertire le regole dello spazio attraverso un’espressione artistica bidimensionale e prospettive estreme, al limite del confine reale. Le sue opere hanno come tratto distintivo quello della distorsione che si unisce e si fonde ad immagini interiori ed esperienziali.

Escher – Viaggio nell’infinito ci conduce nei luoghi che sono stati fonte d’ispirazione per lui e grazie ad alcune interviste inedite fatte ai figli dell’artista ne riusciremo pienamente a cogliere il genio, cercando di osservare il mondo attraverso i suoi occhi.

La maggior parte del materiale raccolto proviene dalla Fondazione Escher, proprietaria di tutti i diritti e delle opere dell’autore.

Frida. Viva la vida: il docufilm a breve nelle sale italiane

Frida. Viva la vida è un documentario di Gianni Troilo, che verrà proiettato nelle sale italiane dal 25 al 27 novembre, in cui viene mostrato un volto inedito della nota pittrice messicana.

Su Frida Kahlo sono stati girati diversi film e documentari, è un’artista diventata un’icona simbolo del femminismo contemporaneo insieme alla sua arte, su cui ha riversato tutti i dolori fisici e non in cui si è imbattuta nel corso della sua vita.

A sei anni Frida viene colpita dalla poliomelite e successivamente, a diciotto anni, resta vittima di un incidente che la rende invalida. La pittrice trascorre la sua vita convivendo con dolori fisici atroci che non l’abbandoneranno mai più. Il suo unico modo per evadere dall’immobilità e dal dolore è quello di dipingere e di scrivere.

Frida. Viva la vida vuole evidenziare questo dualismo, che è stato fonte di forza e sofferenza dell’artista, mostrando materiale inedito e non accessibile al publico, custodito nel Museo Frida Kahlo. Altro aspetto molto discusso della sua vita è stato quello del suo grande amore con Diego Rivera, fatto di passione ma anche di numerosi tradimenti.

Quando Frida Kahlo parlava di suo marito Diego esordiva con queste parole:

Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego.

Frida. Viva la vida

Frida. Viva la vida

Frida Kahlo e Diego Rivera

Frida Kahlo e Diego Rivera si incontrano nel 1922 mentre lui stava dipingendo un murale. Dopo sette anni i due decidono di sposarsi e da qui inizia quella storia travagliata fatta di tradimenti, prevalentemente di lui, che portano nel 1939 la pittrice a lasciarlo, dopo aver scoperto l’ennesima tresca di Diego che, questa volta, l’ha tradita con sua sorella Cristina. Dopo un anno di separazione i due decidono di risposarsi.

C’è una famosa lettera (23 luglio 1935) che Frida Kahlo scrive a Diego Rivera, in cui gli perdona tutti i tradimenti perché, secondo lei, il loro amore è più forte dei loro flirt extraconiugali.

La storia d’amore tra i due è travagliata anche per l’impossibilità di poter creare un nucleo familiare con dei bambini perché, a causa dell’incidente, Frida non riesce a portare a termine nessuna gravidanza, abortendo tre volte.

Frida. Viva la vida mette in rilievo due immagini diverse di Frida Kahlo: quella della donna e quella dell’artista che, in alcuni momenti, sembrano viaggiare in modo parallelo mentre in altri si fondono in un’unica entità.

Antropocene: il docufilm sulla trasformazione del pianeta causata dall’uomo

Il termine Antropocene è stato diffuso negli anni ’80 dal biologo Eugene F. Stoermer e riportato in auge da Paul Crutzen, Nobel per la chimica, nel 2000. Antropocene indica l’era geologica successiva all’Olocene, in cui l’uomo è diventato la principale causa di trasformazione e corruzione delle condizioni ambientali terrestri. La maggiore diffusione di questo termine si è avuta in ambito filosofico perché tra i geologi questa nozione non è stata ancora validata perché mancante di analisi globali e metodologie specifiche tali per poterne appurare la veridicità.

Il termine Antropocene deriva dal greco “anthropos”( uomo) e “kainos”(nuovo) quindi già l’etimo ci suggerisce l’ingresso di una nuova era caratterizzata dalla centralità dell’operare umano a discapito dell’ambiente circostante, quello della natura.

Lo sfruttamento ambientale perpetrato da anni dall’essere umano nei confronti della natura tutta, ha generato un cambiamento terrestre e climatico.

Il documentario Antropocene diretto da Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky e Nicholas de Pencier, in uscita nelle sale italiane il prossimo 19 settembre, mostra visivamente tutto lo scempio di cui abbiamo accennato.

Il documentario chiude la trilogia composta da Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013) lungometraggi che rientrano nello stesso mood di Antropocene.

Antropocene: il trailer

Il documentario sull’impatto umano ai danni del pianeta

Ciò che muove i registi del docufilm è la voglia di mostrare senza poesia cosa realmente stiamo facendo al nostro pianeta, lo spettatore verrà condotto in ben 43 luoghi appartenenti a 20 Paesi.

In Kenya, ad esempio, si accatastano, come se fossero foglie secche, zanne di elefanti sequestrate a bracconieri per poi essere bruciate.

Intanto ad Hong Kong si continua a lavorare l’avorio, che proviene dalla Siberia e dai ghiacci e dal permafrost che si sciolgono e permettono di ritrovare resti di antichi mammuth. per ottenere oggetti di vatrio tipo e che possono richiedere anche anni di lavorazione.

Ad Atamacama, nel deserto cileno, vi sono immense vasche gialle o azzurre in cui viene trattato il litio, indispensabile per le batterie dei nostri smartphone o per le auto elettriche.

Il viaggio prosegue tra foreste canadesi fino a giungere a Shangai e in altri luoghi sparsi nel mondo e tutto ciò per denunciare un fenomeno di cui siamo a conoscenza ma, come molti altri argomenti, valutiamo con molta superficialità.

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