Il giorno in cui morì il sole

Il giorno in cui morì il sole di Yan Lianke

Le pagine del romanzo di Yan Lianke scorrono intense e visionarie come accade sempre con questo scrittore, uno dei più dotati del panorama letterario cinese: come se raccontasse le sue storie sull’orlo di una faglia che dà il capogiro, mentre la dimensione realistica si intreccia con quella simbolica e la storia della Cina rurale in cui è cresciuto si affaccia sui presagi distopici e apocalittici della contemporaneità.

Tutto avviene in un giorno lunghissimo sfinito dalla canicola, il sesto giorno del sesto mese del calendario lunare, che un delirio improvviso trasforma in una notte interminabile: nei villaggi dei Monti Funiu comincia a dilagare, al crepuscolo, un sonnambulismo contagioso, una veglia allucinata e fuori controllo in cui i desideri e i pensieri soppressi durante la disciplinata realtà del giorno prendono forma e guidano le azioni degli uomini, fino alle conseguenze più estreme.

A seguito di questi fatti, tante persone sono morte nel nostro villaggio. E tante altre sono morte nella nostra cittadina. Sui nostri Monti Funiu e nel mondo oltre le montagne, attraverso i paesaggi di sogno di quella notte, sono morte tante persone quante sono le spighe di grano che cadono sotto i colpi della falce. Miseri e avviliti, molti altri hanno continuato a vivere sulle montagne e nel mondo, numerosi come i chicchi di frumento
che germogliano nei campi. Villaggi e bambini, monti e universo: in tutti loro, gli organi interni sono come fogli di carta che avvolgono sacche di sangue annacquato. Una minima disattenzione e quegli involucri di carta possono rompersi. Il sangue può fuoriuscire. La vita può svanire come una goccia d’acqua inghiottita da una distesa arida. Come una foglia caduta in un bosco autunnale già stretto nella morsa di un gelo d’inverno.

Il quattordicenne Li Niannian è il primo ad accorgersene e l’unico a non cadere in balia del fenomeno, mentre osserva tutto con una domanda in testa che si fa sempre più impellente: il sole spunterà di nuovo la mattina? Come potrà tornare la luce, dopo quella notte di vertigini in cui il mondo si è addentrato troppo in profondità nel sogno?

Il giorno in cui morì il sole di Yan Lianke

Il giorno in cui morì il sole di Yan Lianke

Yan Lianke: biografia

Yan Lianke (1958), è considerato uno tra i maggiori scrittori cinesi contemporanei. Nato nella provincia del Henan, oggi vive a Pechino. I suoi genitori erano contadini poverissimi e non potevano permettersi di farlo studiare all’università, così lo incoraggiarano ad arruolarsi nell’esercito. Diventato scrittore di testi di propaganda, lasciò la carriera militare e nel 1979 cominciò a dedicarsi alla sua vera passione.
Negli anni ha prodotto oltre 40 opere tra romanzi, raccolte di racconti e saggi.

Anche se alcuni dei suoi libri sono stati censurati in patria, sono stati tradotti in tutto il mondo e gli sono valsi l’assegnazione, nel 2014, del Premio Franz Kafka. Ad oggi Yan continua a parlare onestamente e apertamente dell’impatto che la censura del governo, e la stessa autocensura, ha avuto sulla produzione degli scrittori cinesi.

Per nottetempo sono usciti Il sogno del Villaggio dei Ding (2011), Pensando a mio padre (2013), I quattro libri (2018), finalista al Man Booker International Prize, e Gli anni, i mesi, i giorni (2019), che ha vinto il Premio Lu Xun, l’equivalente cinese del National Book Award.

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