Il segreto del talento

Il segreto del talento di Valeria Parrella e Paolo Coletta al San Ferdinando

Il segreto del talento è una piccola opera di teatro musicale concepita con Valeria Parrella è un colpo grosso, nel senso proprio del genere di noir così in voga nel cinema degli anni ’50: il cosiddetto caper movie.

Della serie: Topkapi, I soliti ignoti e La banda degli onesti, per intenderci.
Qui in teatro siamo dalle parti del Teatro d’Arte, più precisamente dell’opera buffa, anche se per voci naturali (le cosiddette voci gravi).
Le due interpreti sono infatti due attrici importanti del nostro teatro di prosa: Teresa Saponangelo ed Elisabetta Valgoi.

Il segreto del talento di Valeria Parrella e Paolo Coletta
Melina e La Dernier, ladre improvvisate per necessità, sono due donne in crisi, due artiste, sorprese nel loro disperato tentativo di uscire dal cono d’ombra in cui sono piombate. Ci fanno sorridere, e intanto continuano a rimandare il loro personale appuntamento con il destino: sembrano ignorare che questa inattesa «commedia di rapine», offra loro l’occasione per ritrovare la luce.

Le parole di Valeria qui hanno la forma di battute di un copione, meglio: di un libretto. Spesso in metro, qualche volta in rima. Hanno la musica dentro. Andava solo tirata fuori e trasformata in contrappunto, in ricami consonanti e non, in ritardi e note di volta. E soprattutto – tra arie, recitativi, cavatine e cabalette che sembrano rap – in voce che canta.
Il segreto del talento, essendo tecnicamente a metà tra un’opera buffa e un songspiel, rappresenta una improbabile e luccicante invasione di campo.

Nell’Italia teatrale di oggi si canta all’Opera, nel musical alla Grease, in qualche Brecht che si allestisce ogni tanto qua e là, e in varie forme di happening dal Teatro Canzone al concerto spettacolo. Ma per assistere a teatro, con occhi e orecchie, a un canto che diventi azione drammatica, la sfida è quella del rabdomante. Nel teatro di prosa, la parola cantata è l’allarme, il babau, il grande ospite inatteso, per lo più sopportato.

Paolo Coletta spiega così Il segreto del talento:

Tuttavia, inseguendo la ruvidezza di un Teatro popolare, a favore di un’idea che funzionasse, ostinatamente a caccia di divertimento e di risate senza vergognarsene, questa singolare e luccicante eccezione si è concretizzata e non c’è stato alcun tentennamento.
Non rimaneva che chiudere un bagaglio leggero e partire.

Prima di salire sulla navicella che ci avrebbe portato a esplorare quel posto assurdo dove la gente si ostina a parlare cantando, io e Valeria ci siamo giusto promessi che questo viaggio l’avremmo fatto fianco a fianco, senza lasciarci mai, e che, una volta arrivati a destinazione, qualora avessimo incontrato – che so – Cimarosa, Piccinni, Mozart e Rossini, o chissà chi altri di questa sterminata famiglia europea e d’oltreoceano, da Petrolini a Maldacea, da Cole Porter a Bernstein e Sondheim, o magari Rascel, Garinei e Giovannini, per non dire Modugno, Gaber e Pasolini: insomma chiunque avesse accettato di rivolgersi a noi, ne avremmo ascoltato i consigli e, senza fare troppe domande, avremmo ringraziato di cuore e avremmo fatto un inchino sorridendo sinceri.

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