immigrati avellino

Immigrazione – Usque ad finem
l’accoglienza non è cosa nostra!

Parlare di immigrazione ad Avellino è come dover rimandare i richiedenti asilo, di nuovo, in mare al fine di salvarli. Da quando sono arrivati qui, nella residenza che per la maggior parte di noi è reputata la migliore, loro possono dirsi vittima di un sistema becero e privo di ogni logica umana.

Siamo soliti osservare questi ragazzi per strada, elemosinare davanti i supermercati, spesso li vediamo camminare smarriti, altre volte li vediamo protagonisti di cronache spiacevoli dove diventano, a nostro dire, bestie fuori dal comune.

Le istituzioni dove sono? Cosa stanno facendo?

La risposta a queste domande non tarda ad arrivare: l’uscita di un nuovo bando di gara con scadenza pervista per il 10 aprile 2019, da consegnarsi perentoriamente entro le ore 12:00 e si prega i partecipanti di confezionarlo per bene!

Inizia così la corsa dei gestori all’approvvigionamento delle strutture: grandi, piccole o come meglio vi pare, tanto verrete pagati in base al lotto prescelto.

Signori e signore iniziamo a dare i numeri: le estrazioni sono iniziate!

Strutture sotto i 50 posti, al di sopra, strutture in rete, insomma potete lasciare libero spazio alla fantasia e al territorio, per strutturarvi come meglio credete. Non dimenticate, cari gestori, di confezionare un prodotto pronto all’uso, rispetto a quelli che sono stati i dicktat da parte del Ministero degli Interni.

Per fortuna, per una volta, la dirigenza non ha dovuto sudare per scrivere capitolati e manfrine ad hoc, lo standard è stato imposto, tanto da permettere ad alcuni dirigenti di non doversi aggrovigliare su troppi copia e incolla, tipicamente obsoleti rispetto a pubblicazioni di bandi precedenti.

In un bando del genere il punteggio è importante, i gestori “numeri primi”, devono chiudere protocolli d’intesa con i Comuni, con le Asl, con le Misericordie, non sappiamo se anche con il WWF, il circo, il telofono verde, rosso o giallo.

Signori, signore, punteggio e rapporto qualità prezzo.

Immigrazione europea

Immigrazione in Europa

Mi chiedo se questi dirigenti si siano mai recati fisicamente presso una residenza ospitante per richiedenti asilo… La risposta è no! Probabilmente hanno delegato i funzionari. Ma questa è un’altra storia.

Queste stesse persone si sono mai rese conto che, rispetto agli incartamenti prodotti, tra tutto quello che emulano al fine di una buona accoglienza non c’è praticamente nulla? Si sono mai resi conto che quando si mette piede in queste strutture sembra di essereai tempi dell’autogestione scolastica?

Non ci sono operatori e se ci sono non hanno le competenze necessarie per eseguire le proprie mansioni à la carte.

In molte strutture, ma come nella maggior parte del panorama lavorativo nostrano, è più giusto far lavorare il figlio di …, il Sig. …, nipote di … tanto tacitamente si è deciso di dargli lo stipendio e non importa che si possano causare danni umani dovuti a incopetenza e superficialità.

Insomma l‘immigrazione diventa un modo per accaparrarsi il primo cittadino del paese o della città di turno che, in tempi non sospetti, nel vedere un immigrato arrivare presso una struttura era lì quasi a dire:” Mamma li turchi!”

Per farla più semplice, ho conosciuto un proprietario di casa che diceva di aver fittato la sua residenza a degli egiziani ed erano nigeriani! Tanto una nazionalità vale l’altra!

Immigrati africani

Immigrati in fuga

Il nuovo bando però premia la competenza, quella vera, quella dei plurilaureati con esperienza triennale o quinquennale. Scusate la domanda provocatoria: se fino ad ora si è data la possibilità, nella maggior parte dei casi, ai figli di …, questi altre altre figure plurispecializzate e competenti con esperienze stratosferiche dov’erano prima? Ah, probabilmente erano ancora tirocinanti! In quale regione?

Gridiamo all’esodo, al ritorno dei cervelli in fuga!

Scusate ma un pò d’ironia ma è d’obbligo in questo momento perché viene da pensare che realmente Salvini sia “l’uomo giusto”, giunto a mettere fine all’immigrazione clandestina e che abbia, in qualche modo, “ristretto il brodo”. Suo malgrado c’è da sentenziare che è stato consigliato male a fronte di alcune linee guida che sono carenti di esperienza vera nei confronti di queste problematiche delicate. Dal mio punto di vista, leggendo alcune sfumature, credo che molte cose siano state scritte in base a conoscenze astratte e per deduzione e basta.

Un esempio? Un centro di accoglienza che oggi per legge può restare senza operatori dalle ore 24:00 alle ore 08:00, ad esempio, è un criterio che non si può leggere, tanto poco cambia rispetto rispetto alla tesi anzitempo espressa circa gli operatori fantasma.

Saranno le cronache a confermarlo quando le forze dell’ordine, presenti sul territorio, si troveranno davanti il problema, forieri di una legge che oggi è diventata di facili espulsioni e rimpatri.

In qualche modo si dovrà pur trovare una soluzione, giusto? Ma anche in questo caso ci sarebbe da aprire un’altra parentesi. Il problema è che, spesso, quello che viene definito revoca dell’accoglienza da un centro non è la revoca dell’accoglienza da un territorio ed il migrante finisce per strada ed è lì che riesce a dare il peggio di sé perché non ha più niente che gli possa permettere di vivere con un briciolo di dignità. Provate voi a restare giorni e giorni  a vivere per strada privati di tutto, identità compresa.

Questo spunto di riflessione potrebbe aprire un’altra parentesi, quella del migrante parassita che vegeta nella struttura. Ma fuori che ci va a fare? Viene sfruttato per la mano d’opera, viene avvicinato e assoggettato dall’agricoltore di turno che lo vede come una bestia da soma, nella maggior parte dei casi.

Come li vogliamo definire? Espedienti di capolarato, forse troppi, nella nostra verde Irpinia?

Immigrazione: bandi

Patti e accordi  sull’immigrazione

Il punto è che ad Avellino il brodo andrebbe azzerato perché ne va della stessa incolumità degli imprenditori che, oggi accecati dai grandi numeri e dalle grandi cifre, tentano di classificarsi ai primi posti di una graduatoria che li vedrà anche vincitori ma che, inevitabilmente li vedrà sopraffatti dai debiti, siano delle banche o di altra natura.

Nella maggior parte dei casi accade questo: l’ente non paga e usa i gestori a proprio piacimento, poi quando non serve più lo butta via come fosse carta straccia., sostituendolo col nuovo Paperon de’ Paperoni del momento.

I controlli dettati dalle nuove linee guida dei bandi sono giusti ma le persone competenti per poter svolgere questo delicato lavoro sono troppo poche e non riescono a svolgere pienamente il proprio lavoro.

Nel bando non c’è scritto quanto siate disposti ad indebitarvi, non c’è scritto quali siano le cifre che riuscirete ad anticipare, c’è scritto solo quanto si è disposti ad offrire.

Fate attenzione!

L’accoglienza esiste ma non è cosa nostra!

T.C.

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