pagelle irriverenti sanremo 2021

Sanremo 2021: le pagelle irriverenti della terza serata

La terza serata del Festival di Sanremo 2021, ovvero quella delle cover e dei duetti. Ventisei canzoni. Che il dono della sintesi ci assista. Giudizi in ordine più o meno sparso, senza seguire le classifiche.

1. AIELLO – VEGAS JONES: “GIANNA (RINO GAETANO)

C’è lo sforzo di riarrangiare un brano che è nel DNA degli italiani e il risultato non è da buttare.

2. ERMAL META – NAPOLI MANDOLIN ORCHESTRA: “CARUSO” (LUCIO DALLA)

Sa cantare, non tocca, con grande rispetto, l’impostazione del brano, e si rende protagonista di un karaoke di qualità.

3. MALIKA AYANE: “INSIEME A TE NON CI STO PIU’” (CATERINA CASELLI)

Meglio sola che male accompagnata. (Per il resto, vedi sopra al numero 2).

4. MAX GAZZE’– DANIELE SILVESTRI – MAGICAL MISTERY BAND: “DEL MONDO” (C.S.I.)

Con Lazzarotti al basso, Rondanini alla batteria e Silvestri al suo fianco, regala una perla con una interpretazione perfetta. Non era per niente facile ma Gazzè ha centrato il bersaglio.

5. WILLIE PEYOTE – SAMUELE BERSANI: “Giudizi universali” (SAMUELE BERSANI)

Con Bersani che canta Bersani è tutto facile. Non può non funzionare.

6. GAIA – LOUS AND THE YAKUZA: “MI SONO INNAMORATO DI TE” (LUIGI TENCO)

A parte gli intrecci vocali italo-francesi che sono cacofonici come poche cose al mondo, passare dal reggaeton a Tenco è da denuncia. Ma non canta male.

7. FULMINACCI – VALERIO LUNDINI – ROY PACI: “PENSO POSITIVO” (JOVANOTTI)

La cosa migliore la fa il comico Lundini ironizzando sul concetto del mondo come un’unica grande chiesa. Per il resto, Roy Paci fa Roy Paci e Fulminacci, boh.

8. LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – RETTORE: “SPLENDIDO SPLENDENTE” (DONATELLA RETTORE)

Altro capitolo dedicato al Karaoke. Rettore sul palco garantisce tenuta e credibilità. Il pezzo è suo, d’altronde.

9. EXTRALISCIO/TOFFOLO – PETER PICHLER: “MEDLEY ROSAMUNDA”

Toffolo gratta un tubo e una masnada di musicisti da balera affolla il palco. I camerieri possono servire l’antipasto. La sposa è arrivata.

10. GIO EVAN – I CANTANTI DI THE VOICE SENIOR: “GLI ANNI” (883)

Ma perché, perché?

Sanremo 2021: le pagelle irriverenti di Enrico Riccio

La terza serata del Festival di Sanremo è stata dedicata alle cover

11. ORIETTA BERTI – LE DEVA: “IO CHE AMO SOLO TE” (SERGIO ENDRIGO)

La più credibile della serata. Naviga in acque sicure, con un brano della sua generazione, meraviglioso, più volte oggetto di vilipendio in passato.

12. RANDOM – THE KOLORS: “RAGAZZO FORTUNATO” (JOVANOTTI)

Il batterista sembra suonare un pezzo dei Korn. Ma sta suonando Jovanotti e non si sa se piangere o ridere.

13. BUGO – PINGUINI TATTICI NUCLEARI: “UN’AVVENTURA” (LUCIO BATTISTI)

Provano a fare il verso ai Coldplay, ma non ce la fanno. Provano a cantare, ma non ce la fanno. Non ce la fanno, insomma.

14. COLAPESECE – DI MARTINO: “POVERA PATRIA” (FRANCO BATTIATO)

Pezzo da maneggiare con cura. Due siciliani che omaggiano il maestro siciliano. Tutto bene. Quando alla fine entra la voce registrata di Battiato il resto sparisce.

15.  ANNALISA – FEDERICO POGGIPOLLINI: “LA MUSICA E’ FINITA” (UMBERTO BINDI)

Interpretazione senza sbavature, credibile, intensa. Non si capisce il ruolo di Poggipollini, che suona tre note. Ma con Ligabue si è abituato così.

16. LO STATO SOCIALE – FANELLI – PANNOFINO – I LAVRATORI DELLO SPETTACOLO: “NON E’ PER SEMPRE” (AFTERHOURS)

Un brano sdoganato dalla sua aura rock e restituito alla sua dimensione naturale: il pop. Gli ospiti della band leggono l’elenco dei teatri chiusi per la pandemia. Non può essere per sempre.

17. MADAME: “PRISENCOLINESINAINCIUSOL” (ADRIANO CELENTANO)

Al netto della recitina iniziale, svetta per qualità dell’interpretazione di un brano che sembra fatto su misura per lei. E poi ci fa capire a che servono i banchi con le rotelle. Grazie.

18. ARISA – MICHELE BRAVI: “QUANDO” (PINO DANIELE)

Ho sfogliato il codice penale. Niente, non c’è il reato di vilipendio di capolavoro. Gli è andata bene.

19. GHEMON – NERI PER CASO: “LE RAGAZZE” (NERI PER CASO) – “DONNE” (ZUCCHERO) – “ACQUA E SAPONE” (STADIO)

Gradevoli, ma quando ci sono di mezzo I neri per caso è subito Mai dire gol.

20. IRAMA: “CYRANO” (FRANCESCO GUCCINI)

Sceglie un brano che è ormai consegnato alla storia della musica. Lo canta da solo e non sfigura.

Festival di Sanremo 2021: le pagelle irriverenti

Le pagelle sulla terza serata del Festival di Enrico Riccio

21. COMA COSE – ALBERTO RADIUS – MAMAKASS: “IL MIO CANTO LIBERO” (LUCIO BATTISTI)

La cosa migliore è Radius, che porta Battisti sul palco perché con Battisti ci ha suonato. Per il resto, ai falò in spiaggia abbiamo sentito interpretazioni migliori.

22. MICHIELIN – FEDEZ: “MEDLEY” (AA.VV.)

La scelta delle canzoni è talmente irrilevante che non vale nemmeno la pena di elencarle. Decidono deliberatamente di massacrarle tutte e forse questa è la cosa più originale di tutta la serata.

23. FASMA – NESLI: “LA FINE” (NESLI)

Che dire. Il giovane Nesli va a cantare una sua canzone che piace ai giovani, con un giovane che piace ai giovani.

24. NOEMI – NEFFA: “PRIMA DI ANDARE VIA” (NEFFA)

Un altro ospite che interpreta se stesso. Altra minestra riscaldata con una artista che sa il fatto suo e che dunque non sbaglia.

25. FRANCESCO RENGA – CASADILEGO: “UNA RAGIONE DI PIU’” (ORNELLA VANONI)

Scritta da Califano e Reitano, questa canzone, dalla Vanoni, era stata resa immortale. Eppure Renga e la sua ospite sono riusciti ad ammazzarla. Senza pietà.

26. MANESKIN – MANUEL AGNELLI: “AMANDOTI” (CCCP FEDELI ALLA LINEA)

Partono bene, poi comincia la sfida tra pavoni, a chi fa la ruota più bella, a chi grida di più e meglio. Violentano una canzone di una delicatezza unica, facendo rimpiangere persino la brutta cover già fatta da Gianna Nannini. Scherzate con i fanti, ma lasciate stare i santi.

Ecco le pagelle della terza serata del Festival di Sanremo 2021.

Se avete perso quelle della prima e della seconda serata, dovete recuperarle!

Buona scoperta!

Enrico Riccio

Sanremo 2021: le pagelle irriverenti della seconda serata

Anche la seconda serata del Festival di Sanremo 2021 va in archivio. Altri tredici brani, dodici cantanti sul palco, uno (Irama) che partecipa con una registrazione a causa del Covid che ha colpito un membro del suo staff. Sempre scorrendo la classifica (parziale) della “Giuria demoscopica”, ecco cosa ne è venuto fuori.

1. Ermal Meta – Un milione di cose da dirti

Che sono più o meno sempre le stesse, e cantate allo stesso modo. Ma il format funziona ed Ermal Meta fa bene ad insistere. L’argomento della comunicazione repressa è sempre di attualità, come l’ottima voce del cantante, che parla del suo “cuore a sonagli per degli occhi a fanali” in un brano che fa a spallate per salire sul podio. Magari sul gradino più alto.

2. Irama – La genesi del tuo colore

Ovvero la DAD a Sanremo 2021. Il virus ferma lo staff di Irama e gli organizzatori prudenzialmente non fanno salire l’artista sul palco. Va una registrazione, che basta a far capire che quel che lui tocca si trasforma in oro. Canzone dall’impianto classico ma che suona contemporanea, un sicuro tormentone, destinato all’heavy rotation.

3. Malika Ayane – Ti piaci così

E si è capito bene. Malika è una sorta di alter ego femminile di Max Gazzè, non per ciò che canta, ma per la scelta artistica fatta. Come lui, interpreta canzoni che si somigliano tutte, ma che, tutte, indifferentemente, funzionano. Come il suo collega ha personalità, furbizia, mestiere. In più ha una gran voce, ed anche nel brano sanremese tutto questo si sente.

4. Lo Stato Sociale – Combat pop

Che già solo il titolo meriterebbe la censura. Una canzone brutta, che tradisce l’ambizione dei componenti del gruppo, che da grandi, evidentemente, volevano fare gli Skiantos, ma poi sono finiti a Sanremo, peraltro da recidivi, e si sono trasformati in figli degli 883. ” Ma che senso ha?” cantano. Ecco, ditecelo, magari prima di andarvene una vita in vacanza.

 5. Willie Peyote – Mai dire mai (La locura)

Stato mentale di chi da infiltrato dei servizi segreti cerca di combattere il sistema facendone parte. La mission impossible del Peyote è attaccare frontalmente l’Hip-pop posticcio, il cliché contemporaneo dell’artista e l’opportunismo trasformistico (il calcio va avanti, la musica no, e lui pensa di mettersi a palleggiare pur di avere un pubblico). Il messaggio va bene, ma non da quel palco. Tra le cose migliori ascoltate a Sanremo 2021, quindi non vincerà.

6. Gaia – Cuore amaro

Un titolo che è tutto un programma e che incarna il sentimento di chi ascolta questo brano. Nacchere e chitarre spagnole per la solita canzone che strizza l’occhio all’estate e che invece è l’ennesimo inutile tassello nel mosaico sbiadito del pop italiano. Meno trash di Elettra Lamborghini, ma i livelli sono più o meno quelli. Da dimenticare in fretta, ma purtroppo (e per sua fortuna) il pubblico la premierà.

Sanremo 2021: le pagelle irriverenti di Enrico Riccio

Ecco le nostre impressioni sulla seconda serata del Festival di Sanremo

7. Fulminacci – Santa Marinella

Località marittima e dunque in qualche modo legata a Sanremo. Quindi in qualche modo canzone a tema. Ma anche canzone pronta a diventare una delle più passate in radio. Tanto basta a far capire che c’è poca qualità, e che oscillare tra De Gregori e Brunori Sas è esercizio di stile assai pericoloso, che, nel caso specifico, fa naufragare artista e canzone. Fulminacci vuole “solo diventare deficiente”. Ad maiora.

8. La rappresentante di lista – Amare

Infinito del verbo, oppure aggettivo femminile plurale. Sarebbe stato bello usare il secondo, ma invece la canzone ha, tanto per cambiare, come tema l’amore. Un testo che non ha niente di nuovo da raccontare, cantato bene da Veronica Lucchesi, che imbastisce un pezzo un po’ dance, un po’ vetero-pop, che per certo pubblico funziona. E questa è la notizia peggiore.

9. Extraliscio/Toffolo – Bianca luce nera

Un ossimoro che sintetizza la collaborazione tra gli artisti folk e l’uomo mascherato dei Tre Allegri Ragazzi Morti, ma anche la dichiarata voglia di portare sul palco la Romagna del liscio per poi farci ritrovare di fronte ad un pezzotto sudamericano, (contraf)fatto piuttosto male. Tutto molto noioso, tutto già sentito, tutto tanto furbo. Resta da capire la scelta di Toffolo. Ne aveva davvero bisogno?

10. Gio Evan – Arnica

Rimedio antinfiammatorio naturale, la risposta brutta all’ibuprofene di Aiello, che almeno però il medicinale lo abbina al sesso, rendendo tutto più divertente. Il cantante con il nome da acqua minerale non lascia il segno, e l’orchestra usata in maniera smodata fa il resto, per un brano che difficilmente, comunque, avrebbe avuto miglior sorte.

11. Orietta Berti – Quando ti sei innamorato

L’amore geriatrico cantato dalla regina della barca che va. Orietta Berti era musicalmente vecchia quando mio nonno era vecchio. Porta a Sanremo 2021 una canzone terribile, che non può avere velleità di passare in radio, non sarà ascoltata su Spotify, non avrà clic su Youtube, non sarebbe stata ammessa neanche al festival del circolo della Terza Età. E allora solo una domanda: perché?

12. Random – Torno da te

Ma con quest’entusiasmo di sicuro è destinato a ri-andarsene presto. Incipit deprimente, originalità assente e la sensazione pressante che da un momento all’altro spunti da qualche parte Elisa e cominci a cantare il ritornello di ” A modo tuo”. Eppure è giovane e dovrebbe avere idee fresche.

13. Bugo – E invece sì

Rieccolo senza Morgan sul palco del Festival di Sanremo 2021 che aveva lasciato mestamente l’anno scorso. Bugo ritorna per dimostrare a tutti che non ha bisogno di partner per spaccare. Ma, ahimè, non ci riesce. Si presenta con qualcosa che è poco più di un giro di DO, che, in verità, non parte neanche male, ma che si perde presto nella banalità e nei poster di Celentano. Che succede? Dov’è Morgan?

Questo è il risultato delle pagelle irriverenti della seconda serata di Sanremo 2021, se avete perso quelle della prima serata del Festival vi consigliamo di rimediare al più presto!

Enrico Riccio

Sanremo 2021: le pagelle irriverenti della prima serata

La prima serata del Festival di Sanremo 2021 anomalo, atipico, del Festival di Ibrahimovic, delle gag che non fanno ridere, della sala vuota, dell’orchestra con la mascherina, è andata. Tredici cantanti in gara, tredici canzoni, tante attese e poche novità, in pieno stile Sanremo. Alla fine della serata questa la classifica determinata dalla Giuria demoscopica, e i nostri relativi giudizi sulle canzoni.

1. Annalisa – Dieci

Dieci è il titolo della canzone e non il voto, sia chiaro. Probabilmente sarà lei a vincere il festival dell’era Covid. Baci francesi, delivery, scenate d’amore e lunghi addii a concretare “dieci ultime volte”. L’immancabile pioggia condisce un pezzo che non può non piacere agli appassionati di melense storie d’amori finiti. Ma canta bene. E questo è già tanta roba.

2. Noemi – Glicine

Un brano e una interpretazione che la pongono in diretta competizione con Annalisa, tra i potenziali vincitori del Festival. È ancora giovane (non ha ancora quarant’anni), ma sembra molto vecchia, Noemi, ed è per questo che per Sanremo va benissimo. Anche per lei la differenza la fa una voce notevole. Per il resto, nulla di nuovo sotto il sole.

3. Fasma – Parlami

Canzone che senza l’arrangiamento tipicamente sanremese, con tirate d’archi e epica del festival, funzionerebbe molto meglio. Una delle cose interessanti ascoltate nella prima serata, anche se l’argomento del mondo bastardo che non si può cambiare ha un pò stancato, come l’auto-tune che rovina la freschezza della voce di Fasma.

4. Michielin/Fedez – Chiamami per nome

“Solo quando avrò perso le parole”, questa frase guida del brano, e già qui i dubbi nascono da soli: che cosa significa? Ma essendo Sanremo un atto di fede(z) prendiamo questa affermazione come un dogma e tiriamo dritti. Ma “nel cuore le spille” per fare rima con “mille” non si può perdonare. Per il resto, ciò che si sapeva già. Michielin sa cantare, Fedez no. E quindi in radio andranno fortissimo.

5. Francesco Renga – Quando trovo te

E la continuazione della frase potrebbe essere “mi sembra di trovare un amico del liceo che non vedevo da trent’anni”. Pensare che sia lo stesso dei Timoria deprime. Prova ad allinearsi alle nuove leve con una metrica più audace rispetto alle solite ballads che ha proposto in passato, ma questo fa di lui un diversamente giovane che piace alle nonne.

6. Arisa – Potevi fare di più

È l’autocritica contenuta nel titolo della sua canzone. La solita solfa, il solito brodino riscaldato. Orchestrazione da title track di un film Disney, e registri di cantato talmente bassi ad inizio del brano che fanno venire voglia di cambiare subito canzone. Sì, decisamente poteva fare di più.

Sanremo 2021: le pagelle irriverenti di Enrico Riccio

Ecco le nostre impressioni della prima serata del Festival

7. Maneskin – Zitti e buoni

Dicono quelli che, udite udite, vanno a passeggio con la “siga”, che fanno la rivoluzione usando la parola “coglioni” ma poi chiedono scusa (ancora?) alla mamma e si sentono “diversi da loro”. Hanno vent’anni e sono già intrappolati nei loro personaggi di maledetti, sporchi e cattivi, ma belli, bellissimi. Meglio sulla copertina delle riviste che su quelle dei dischi, comunque. Avranno successo anche stavolta, ma è già il momento di virare.

8. Max Gazzè – Il farmacista

Ovvero l’alchimia di Gazzè in un tuffo nel passato che, anche se sa di già sentito, rappresenta il marchio di fabbrica di un artista che veleggia verso ogni record di partecipazione al festival. Già la citazione a Frankenstein Jr. (si può fare!) vale da sola la pena di fargli un lunghissimo applauso, ma il pezzo va comunque nella direzione di numerosi passaggi in radio e di qualche premio della critica.

9. Colapesce/Dimartino – Musica Leggerissima

È quella invocata dai due cantautori che hanno portato per mano gli ascoltatori verso un tuffo negli anni Ottanta, un pò Battisti anche Raffaella Carrà. E non è una critica negativa, questa. Il brano è gradevole e ha almeno il merito di staccarsi dal panorama da elettroencefalogramma (quasi) piatto delle proposte della prima serata.

10. Coma Cose – Fiamme negli occhi

Ma anche nelle orecchie. Si presentano a Sanremo con la grande occasione di uscire dalla nicchia che li ha sempre apprezzati e giustamente sostenuti. La loro canzone, con un testo che non lascia il segno e una costruzione furba, potrebbe diventare un tormentone. E allora, se il loro obiettivo è lasciare il sentiero battuto sinora per intraprendere la strada mostrata con questo brano, potranno dire di essere dei Jalisse che ce l’hanno fatta.

11. Madame – Voce

Titolo evocativo. Viene voglia di gridarlo, come quando ad una conferenza l’oratore non si sente. La canzone funziona, lei ha un futuro assicurato, ed un recente passato che già ne certifica la bravura. Solo che in questo brano la voce, appunto, rincorre la musica e a tratti si fatica a capire le parole. E per chi fa il suo genere è un peccato mortale. Imperdonabile

12. Ghemon – Momento perfetto

E perfetto o quasi è come al solito anche lui. Per distacco la proposta più interessante della prima serata, a condizione che ci si liberi dal paragone con “Rose viola“. Lì parlavamo di un piccolo capolavoro, qui di un brano originale e in cui il suo stile risulta riconoscibile e intatto, senza furbizie e ammiccamenti. Non è un caso che sia stato tra i meno votati della prima serata.

13. Aiello – Ora

La canzone prima in classifica, se la graduatoria venisse rovesciata. Si è ascoltato di molto peggio, ma ci può stare, il passato in tal senso ci insegna. Canzone senza infamia e senza lode, in linea con il Festival di Sanremo. Premio e menzione speciale per la frase “sesso e ibuprofene” che annienta in un attimo il paracetamolo di Calcutta e la sua Tachipirina 500.

Questo è il risultato delle nostre pagelle irriverenti per la prima serata di Sanremo 2021.

Enrico Riccio

Scroll to top