Storia della miscelazione: Michelangelo Bruno spiega alcune tappe importanti
Eccoci con una nuova puntata di Cocktail e Cultura al Castello insieme a Michelangelo Bruno, l’argomento di oggi riguarda la storia della miscelazione e una breve introduzione sulla distillazione.
La distillazione, infatti, nasce prima della miscelazione perché era una tecnica di conservazione, curativa e medica. Questa tecnica è molto importante perché, se ci pensiamo, senza distillazione non si avrebbe la mixology.
La distillazione risale al 6.000 a.C. dai reperti archeologici si deduce che già i Sumeri facessero fermentare il farro. La fermentazione è il passaggio fondamentale della distillazione.
Nel 2.000 a.C. sul confine tra Cina e Pakistan è stato ritrovato il primo prototipo dell’alambicco quindi già in quel periodo si distillava. Cosa distillassero e per quale motivo non lo sappiamo perché non ci sono giunte notizie.
Michelangelo Bruno ci parla di distillazione
L’alcool infatti prima che essere un motivo di svago nasce per scopi medici e curativi.
Come spiega Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda:
Per arrivare a parlare di miscelazione bisogna capire l’importanza dei movimenti migratori perché è dagli spostamenti lunghi e in condizioni sfavorevoli che nasce l’importanza della distillazione con scopo di conservazione.
Gli spostamenti svolti nel passato sono serviti sia per conoscere diversi tipi di distillazione ma soprattutto spezie e ingredienti diversi da quelli che si avevano a disposizione. in Occidente.
I viaggi di Cristoforo Colombo sono importanti per la scoperta del mondo caraibico e di prodotti assenti in Europa. La tecnica della distillazione ha permesso di affrontare viaggi lunghi mesi sulle navi.
Ritornando ai viaggi di Cristoforo Colombo dalla Spagna all’America questa tratta, all’epoca, poteva durare mesi. La difficoltà di questi viaggi, oltre alla durata, era data dall’impossibilità di fare carico e scarico delle merci. L’acqua, materia prima fondamentale, veniva conservata in grandi botti di legno.
Attraversare diverse fasce climatiche significava far andare a male l’acqua, un bene di prima necessità. Il ristagno dunque rendeva imbevibile il liquido. Insieme a questo problema sulle navi vi era mancanza di vitamina C, con la quale si andava incontro allo scorbuto, malattia che causava forte dissenteria, caduta dei denti a cui seguiva una morte agonizzante.
Dunque l’alcool sulle navi non mancava mai e la presenza di questo ingrediente insieme alla presenza di spezie e di altre materie prime ha dato vita al Punch.
Il Punch, diversamente da quello che pensiamo, non è una bevanda calda ma è una bevanda che contiene: acido, un succo di limone o di arancia per intenderci, una parte dolce come zucchero o miele, alcool, acqua e spezie.
Il Mojito, ad esempio, appartiene alla categoria dei Punch.
Questa bevanda veniva preparata in un recipiente unico e capiente e servita in bicchieri con un mestolo.
Storia della miscelazione: quando si passa dal Punch al drink?
All’inizio del 1800 si ha il passaggio dal Punch ai cocktail per come li intendiamo noi oggi. La prima volta che compare la parola cocktail è nel 1806 su una rivista statunitense.
Cocktail tradotto in italiano significa coda di gallo che non ha alcuna attinenza con ciò che intendiamo con questo termine. Il nome cocktail infatti nasce da un’erronea trasposizione del termine francese coquetelle, grandi bicchieri a coppa, che venivano utilizzati per bere drink.
Da qui inizia il mondo della miscelazione e della bevuta individuale e non collettiva come quella del Punch. Per scoprire altri cenni storici sul mondo della miscelazione non vi resta che guardare il video in home.