Simone Vignola, il musicista avellinese, alle selezioni di The Voice of Italy
Ieri sera, in occasione delle selezioni per la nuova edizione di The Voice of Italy, il talent show di Rai 2, abbiamo potuto godere di un’esibizione davvero esemplare, di cui potremmo dichiararci fieri.
L’artista avellinese Simone Vignola, musicista, autore e compositore, nonché bassista virtuoso, producer e cantante, ha fatto il suo ingresso in studio e ha sfoggiato la veste migliore di sé stesso, mostrando l’incredibile destrezza nell’utilizzo della Loop Station.
La Loop Station è una tecnica digitale sofisticata, azionata mediante una pedaliera, che permette ai suoni, prodotti nel momento stesso della performance, di riprodursi ripetutamente, potendo così creare nel medesimo istante una vera e propria orchestrazione per un brano che si sta per eseguire. E in tutto ciò, chi produce i suoni che poi registra nello stesso momento, resta da solo nello stage, ma orienta la propria produzione verso un’esecuzione che pare sia fatta da un’intera squadra di musicisti.
Quello che ha dimostrato Simone Vignola, ieri sera, non è soltanto capire quanto oggi la volontà di un utilizzo di qualcosa di eccezionale possa davvero portare lontano, ma quanto sia essenziale che si dia spettacolo e ci si possa mettere in mostra, seppur in maniera del tutto rispettosa e umile, attraverso un canale importante come quello dei talent, quindi televisivo, e farlo in maniera del tutto originale.
Tralasciando un attimo solo le luci abbaglianti e gli applausi che hanno sottolineato lo spettacolo di pochi ma esaltanti minuti di performance ricca di maestria, è doveroso ricordare quanto la tecnica della Loop Station abbia portato lontano il nostro Simone Vignola, riconosciuto come uno dei migliori bassisti al mondo.
Simone Vignola: carriera artistica
Vincitore, ad appena ventun anni dell’Euro Bass Day 2008, ha iniziato la sua carriera solista nel migliore dei modi, non soltanto guadagnandosi giovanissimo la fiducia di un pubblico esperto, ma anche internazionale, soprattutto quando nel 2010 il talentuoso artista avellinese ha esposto al conservatorio di Amsterdam la sua tecnica di The Art of Looping, tenendo una lezione nell’ambito del contesto olandese AmsterBass; o come quando l’anno dopo ha vinto il BOSS Loop Contest Italia, che gli ha permesso di volare fino a Los Angeles per il BOSS Loop Station Championship 2010, e farsi conoscere oltreoceano.
Per non parlare di un basso “signature” prodotto dall’azienda M2 Guitar, e delle esibizioni con cui ha diviso il palco con Caparezza, Jutty Ranx o coi famosissimi Level 42, senza poi contare della stampa in Giappone di un suo disco, e l’ottimo responso ogni volta che produce un suo album.
Sì, perché Simone Vignola, oltre a saper suonare in maniera impeccabile, è uno di quelli che i dischi se li suona dall’inizio alla fine, destreggiandosi con tutti gli strumenti, coi campionamenti, batteria e drum machine, con la voce, coi cori, con il missaggio e il mastering finali.
Simone Vignola: l’esibizione al contest The Voice of Italy
Ieri sera, durante il contest The Voice of Italy di Rai 2, ha coraggiosamente messo da parte le sue produzioni e si è esibito con Roxanne dei Police, non tradendo la sua sfrenata passione per Sting.
E la tecnica Loop, di cui è di sicuro uno dei più esperti al mondo, ha dato un’impronta di originalità e abilità esemplari, e il pubblico ne ha saputo riconoscere il talento; Morgan ha colto fin da subito il lavoro di precisione incredibile che si è svolto nella preparazione all’esibizione e ha quasi rimpianto di aver completato la sua squadra, complimentandosi con Simone Vignola; Gigi D’Alessio, altro coach più “preparato” della giuria, ha altresì elogiato la sua tecnica. Peccato che Gué Pequeno, l’unico che avrebbe potuto portarlo in squadra, avendo ancora un posto libero, non abbia preso la decisione più giusta, nonostante i suggerimenti di Elettra Lamborghini e amici.
Ogni beat, intanto, è stato accolto come una dimostrazione di speranza verso chi come lui dovrebbe quasi pretendere il diritto di essere ammirato oggi, in un mondo artistico-musicale fatto di fandonie e finte decorazioni, dove si sta perdendo il dono di poter esprimere un qualcosa in cui l’arte resta una disciplina seria, e non uno sfoggio di povere soluzioni pompate solo dall’advertisement commerciale.
Esattamente come Neffa, Ghemon o Clementino, la musica di Simone Vignola nasce dall’entusiasmo frenato dalle incombenze di una realtà cittadina non troppo aperta, e questa particolare pressione crea ancor più motivazione nello svolgere bene le proprie capacità, e la soluzione ad un’originalità che oggi stenta a decollare sta proprio in questo: rompere le barriere sospettose di chi non crede e fiondarsi a tutto spiano nella realizzazione di sogni possibili, e solo apparentemente impossibili.