Tartufo è la satira più feroce che sia mai stata scritta contro l’ipocrisia.
Molière, attraverso la perversità del protagonista, intese colpire il moralismo fanatico ostentato da molti personaggi influenti a corte, coinvolgendo anche le pratiche religiose ed i fedeli. La traduzione di Carlo Repetti – rispettosa dell’originale – è piena di ritmo e di gioia: suona come un inno al desiderio di vivere liberi.
L’azione si svolge in una grande cucina, dove si incontrano personaggi tipici della commedia all’italiana. Con loro, assistiamo a un fallimento collettivo. Ma la forza della vita e il rinnovamento aprono uno spiraglio nell’oscurità. In questo spettacolo, dove la risata è un’arma contro la stupidità, scopriamo che Molière canta anche il piacere della vita e la gioia di stare insieme, ad ogni costo.
Tartufo di Molière dal 20 aprile al 1 maggio Teatro Mercadante.
Traduzione Carlo Repetti
Regia Jean Bellorini con Federico Vanni, Gigio Alberti, Teresa Saponangelo, Betti Pedrazzi,
Ruggero Dondi, Daria D’Antonio, Angela De Matteo, Francesca De Nicolais,
Luca Iervolino, Giampiero Schiano, Jules Garreau.
Collaborazione artistica Mathieu Coblentz
Scene e luci Jean Bellorini
Costumi Macha Makeïff
Assistente alle scene Francesco Esposito
Assistente ai costumi Anna Verde
Sarta realizzatrice Luciana Donadio
Trucco Emanuela Passaro
Direttore di scena Antonio Gatto
Capomacchinista Fabio Barra
Macchinista e attrezzista Nunzio Romano
datore luci Giuseppe Di Lorenzo
Fonico Daniele Piscicelli
Sarta Daniela Guida
Foto di scena Ivan Nocera
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Simone Vignola ci parla di Naufrago, il suo ultimo album: l’intervista
Naufrago (7 dicembre 2018) è l’ultimo album di Simone Vignola, cantautore e polistrumentista campano. Già all’età di sei anni inizia a suonare la chitarra e la musica diventa il suo centro e la sua forma d’espressione.
Nel 2008 all’EuroBassDay è premiato come Miglior Bassista Europeo Under 35, nel 2010 al BOSSLoop vince il premio di Miglior Looper Italiano che lo porta ad esibirsi nel 2011 al NAMM a Los Angeles.
Naufrago è un progetto che si discosta artisticamente da quelli precedenti: c’è maggiore attenzione ai testi, che trovano il giusto equilibrio con il sound. Il disco è ideato e prodotto interamente da Simone Vignola non solo come performer e compositore ma anche come producer. La melodia è sempre caratterizzata dalla contaminazione di groove, funk e pop ma c’è una cura maggiore nei testi che rappresentano una sorta di viaggio introspettivo del cantante.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per comprendere meglio come sia nata l’esigenza ed il mood di Naufrago.
1. Come nasce Naufrago?
Naufrago nasce come un album self made, è un lavoro autobiografico. Dal punto di vista artistico questo lavoro è come una presa di coscienza, in cui il naufragio rappresenta una sorta di metafora che vorrebbe porre l’importanza non sul luogo dove ci si trova in un determinato momento ma sulla destinazione.
Naufrago è un album che si differenzia dai lavori precedenti da un punto di vista di focus: c’è un arraggiamento dei testi differente che non è incentrato sul basso.
2. Il tuo pubblico è stato una parte fondamentale per la realizzazione di Naufrago. Hai avuto paura di deluderli, presentando un album più introspettivo e più cantautorale?
C’è stata una grande partecipazione su Musicraiser, piattaforma di crowdfunding musicale, per cui il mio pubblico ha acquistato il mio album in anteprima. Inizialmente ho avuto il timore di poterli deludere, poi ho pensato che questo sentimento che ha spinto i miei amici a partecipare a questo progetto sia stato mosso nei confronti dell’artista e non finalizzato alla mera realizzazione dell’album. Da questo punto di vista non potevo deluderli perché non mi hanno chiesto niente e questa è una cosa che reputo bellissima.
3. Qual è l’urgenza espressiva che ti ha portato alla realizzazione di quest’album?
Naufrago nasce con il desiderio di arrivare ad un pubblico più ampio, parlando di emozioni perché credo che chiunque possa immedesimarsi nel mood delle mie canzoni.
4. Chi è il naufrago a cui hai dedicato il nome del tuo album e un brano all’interno del disco?
Il naufrago in questo contesto è colui che prende coscienza di essersi perso e riesce a sfruttare tutto ciò che ha imparato nel suo passato e che non è riuscito a mettere in pratica. Attraverso questo processo riscopre emozioni e ricordi sopiti che riescono a fargli superare la condizione di naufrago.
5. In alcuni testi di Naufrago affronti il tema del viaggio inteso come percorso interiore.
Il viaggio di cui parlo nei miei testi ha un significato metaforico perché è un percorso che non ci porta ad una meta fisica ma rappresenta un punto d’arrivo individuale e introspettivo a cui, prima o poi, ciascuno di noi giunge. Il focus non è il punto d’arrivo ma tutte quelle serie di circostanze che ci hanno spinti in quella direzione.
6. In naufrago si percepisce un mood malinconico. Concordi con questa impressione?
Sì, è vero. Nell’album c’è una vena malinconica che mi appartiene più come persona che come artista. Attraverso l’artista esprimi, inevitabilmente, ciò che sei a livello umano. La malinconia che si percepisce non la so spiegare perché fa parte di me e non riesco ad analizzarla.
7. L’amore è un altro tema ricorrente all’interno dei testi di Naufrago.
L’amore per me rappresenta la vitalità dell’essere umano, ritornando al discorso della meta per me il punto d’arrivo è sempre qualcosa di interconnesso con l’amore. Questo sentimento ha una potenza tale che riesce a spingerci oltre i nostri limiti, evitandoci la monotonia di una vita piatta e schematica.
L’oggetto o il soggetto amoroso lo intendo in senso ampio: può essere per una donna, una figlia o una cosa come la musica. Io identifico l’amore come una fiamma che ci spinge a muoverci in modo non scontanto, che ci sorprende ed è in grado di farci scoprire lati di noi stessi che a volte ignoriamo.
Chi ama ha coraggio perché decide di lasciarsi andare, esprimendo i propri sentimenti nel mondo reale perché oggi è più semplice farlo nel mondo virtuale e social. Ho come la sensazione che oggi nel mondo reale non ci sia quasi più bisogno di esprimere l’amore e credo che da questo punto di vista dovremmo fare un passo indietro.
8. Un mondo per me è un brano che parla di speranza, di futuro e di diversità. Siamo diversi da chi? Siamo diversi da cosa?
Credo che ciascuno di noi si senta unico e diverso, oggi bisognerebbe capire dove si trova e com’è collocata la normalità. Un mondo per me è un testo in cui parlo di accettazione della diversità come un modo per poter vivere meglio. Siamo tutti diversi e ciò non deve avere un’accezione negativa, non è qualcosa che ci limita ma che ci caratterizza.
9. Qual è il leitmotiv di Naufrago?
Musicalmente è il funk invece dal punto di vista testuale è la voglia di sfuggire da determinati paletti che ci sono nella nostra società. Il naufragio rappresenta proprio questo processo: quello di uscire dagli schemi, avendo il coraggio di andare controcorrente.
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Stre torna con La Terra è piatta
A poco più di un mese dalla pubblicazione di “Uscire”, il cantautore e polistrumentista campano Stre torna nei digital store con La Terra è piatta, il suo nuovo singolo in grado di stupire e affascinare sin dal primo play.
Dopo aver appassionato e coinvolto pubblico e critica con l’incisività dei suoi testi, avvolti da sonorità fortemente rockeggianti perfettamente amalgamate ad un pop fresco e attualissimo, l’artista dona un’ulteriore prova del proprio eclettismo presentando un pezzo che si distacca completamente dalla dimensione punk-alternativa finora abbracciata, per esplorare la delicatezza e la suggestione di un indie-pop dal profumo vintage ma dal sapore contemporaneo, mantenendo però la graffiante carezza del rock che sostiene e accompagna l’intera release di riff e rullanti, senza rinunciare ai violini e ad un ritornello dal richiamo britpop a lui tanto caro.
Con le sue liriche sospese tra il vuoto scaturito dalla struggente mancanza della persona amata e il desiderio di mettere un punto effettivo ad un capitolo già concluso, “La Terra è piatta” rappresenta la chiusura di un cerchio, della trilogia iniziata ad Ottobre 2022 con “A pezzi”, in cui l’artista ha affrontato il tema della rottura, proseguita con “Uscire”, dove ha raccontato il passaggio tra una fase e l’altra, e che qui si conclude con la narrazione, sentita e viscerale, di ciò che viene dopo, appunto la mancanza.
L’assenza dolorosa e sofferta che attraversa e valica il tempo senza trovare senso e pace in nuove abitudini e conoscenze – «passeranno i sogni come compleanni, e ti cercherò un po’ negli altri» -, portandoci a dubitare di tutto, di noi stessi «adesso che non son più io» -, e perfino delle evidenze attorno a noi – «divento complottista, perché senza di te la terra è piatta» -.
Una vera e propria pop-ballad ricercata ed elegante, capace di cullare ferite e sentimenti tra l’immancabile autoironia dell’artista ed il suo estro creativo, che continua a fare centro per l’originalità delle sue vedute: per supportare l’uscita del pezzo, infatti, Stre ha sfoggiato le sue doti attoriali vestendo i panni di un terrapiattista tra le strade di Napoli e, nel suo riuscitissimo vaneggiare, ha catturato l’attenzione di tutti i passanti e degli utenti online, a cui ha donato un volantino, contenente un misterioso QR Code che riportava, astutamente, all’ascolto di “La Terra è piatta”.
Una visione caleidoscopica e personalissima dell’arte, che grazie al taglio ironico e mordace di cui si compone, gli ha consentito di arrivare dritto al cuore del pubblico sin dai suoi primi inediti e che in questo singolo, senza dubbio il più sofferto e malinconico, ritroviamo sia nel titolo che nel videoclip ufficiale – come sempre ideato, diretto e prodotto dallo stesso Stre -, in cui il flusso di rancore e tristezza espresso nel testo, lascia spazio ad alcuni momenti ilari e leggeri, trasponendo in frame una vera e propria conversazione WhatsApp, per far riflettere su quanto, la mancanza della persona amata, attecchisca sulla quotidianità di chi continua a vivere nella sua presentissima assenza.
Dichiara l’artista:
Con questo brano ho voluto fare una cosa a cui tenevo molto, anticipare al pubblico un piccolo assaggio di quello che ci sarà nel mio disco di prossima uscita, anche se ha un mood diverso dai miei precedenti singoli.
Nella mia musica, il filo conduttore è sempre quello di vedere la luce in fondo al tunnel ma è anche vero che, a volte, questa luce riusciamo a vederla solo se conosciamo bene il buio.
Sentivo il bisogno di pubblicare questa canzone adesso, perché per me rappresenta la chiusura della trilogia iniziata con “A pezzi” e proseguita con “Uscire”. Qui si evince ciò che viene dopo: la mancanza. La mancanza quasi perenne, perché il tempo passa, ma la mancanza resta.
Stre: chi é?
Stre è il progetto del cantautore, regista e polistrumentista napoletano Stefano Crispino che, dopo aver militato in diverse formazioni come batterista ed aver rivestito il ruolo di frontman e chitarrista in una band pop punk per quasi un decennio, riparte da solista con un nuovo spirito artistico, inizialmente dai tratti indie-pop e via via sempre più contaminato da generi e sfumature sonore differenti.
Il poliedrico artista partenopeo, oltre ad occuparsi della scrittura e dell’interpretazione dei suoi brani, si dedica alla regia e al montaggio di tutti i videoclip che li accompagnano, evidenziando duttilità, eclettismo e visione d’insieme.
Esperienze e competenze artistiche a tutto tondo, evincibili anche dal suo secondo canale YouTube, in cui pubblica recensioni di film e rubriche musicali. La sua carriera solista prende il via con la pubblicazione della coinvolgente “Remake”, ma è con l’iconica “Alzheimer” che il cantautore firma la hit con cui comincia la sua inarrestabile ascesa, a cui susseguono la leggera ma profonda “Un motivo c’è” e la trilogia di incredibile successo iniziata con l’inno generazionale “A pezzi“, in cui l’artista affronta il tema della rottura, proseguita con la travolgente “Uscire”, ove racconta il passaggio tra una fase e l’altra e terminata con la malinconica pop-ballad “La terra è piatta”, che in una sentita e viscerale dedica, pone in analogia la mancanza della persona amata ai dubbi che ne conseguono, su noi stessi, e perfino sulle evidenze attorno a noi.
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Napoli: nasce WellBar dal gusto di essere una comunità
A Napoli nasce un nuovo spazio dedicato alla socialità e alla riqualificazione del territorio. WellBar alzerà le serrande il 7 giugno, all’interno della stazione metropolitana di Napoli Gianturco, in via Benedetto Brin. Questo spazio nasce grazie all’impegno sul territorio della cooperativa sociale Chiari di Bosco, Consorzio Proodos, nella rete di Confcooperative Federsolidarietà Campania.
WellBar è una nuova idea di bar in cui oltre a gustare un buon caffè o acquistare uno snack, sarà possibile ritagliarsi uno spazio per lavorare, realizzare eventi sociali o aziendali. L’idea è quella di creare un incontro tra le diverse realtà del terzo settore, creando un luogo aperto e comunitario.
Uno spazio dedicato all’inclusione
Questo progetto imprenditoriale punta sull’inclusione, soprattutto, nei confronti di colori che hanno maggiore difficoltà nel trovare un’occupazione lavorativa perché sappiamo bene che per poter dare dignità sociale e civile a tutti indistintamente c’è ancora tanta da strada da fare sia a livello culturale che politico.
Mario Sicignano, presidente del Consorzio Proodos, spiega con queste parole la filosofia di questa nuova realtà:
Questo progetto di imprenditoria sociale nasce dal desiderio di riqualificare e di valorizzare spazi comuni e dalla volontà di offrire nuovi servizi alla comunità, creando allo stesso tempo nuova occupazione.
La cooperazione sociale risponde quindi ancora una volta a bisogni territoriali innescando processi di socializzazione, capaci di generare nuova ricchezza, impiegando disabili, donne vittime di violenza, giovani in situazioni di difficoltà, che in questo modo sperimentano percorsi di autonomia e di emancipazione.
Leitmotiv di WellBar è: il gusto di essere comunità e ciò nasce proprio dal desiderio di diversificarsi dal classico bar.
All’interno di questo spazio commerciale verranno venduti e promossi prodotti tradizionali insieme a quelli delle aziende e delle cooperative del territorio, nel rispetto dell’ambiente e dell’eticità per poter garantire il piacere di una sosta all’interno di questa nuova realtà.
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