«Il mio lavoro è mentire la verità»: questa frase ben definisce l’operazione che compie Sergio Blanco in questi cinque testi, uniti dal concetto da lui sviluppato di autofinzione: l’autobiografia come canovaccio per continue invenzioni e reinvenzioni di sé, in una sfida all’attendibilità della memoria, in una sorta di cronaca-documento della propria vita che mescola il vissuto probabile all’esistenza inesistente.
La morte del padre, la sessualità violenta, il terrorismo, la ricerca dell’amore e della vita nell’arte, come in un autoritratto allo specchio, dove ogni piano riflette l’altro in un rimando continuo alla finzione e alla realtà dell’Io, sono i temi portanti dei quattro testi, che vedono per protagonisti lui stesso e figure legate alla sua vita: la sorella, Joan Brossa, i suoi collaboratori, il suo medico, i suoi amanti, in un turbinio di realtà e fantasia, dove il fine ultimo è confondere lo spettatore, spesso ignaro se si tratti di realtà, possibilità, probabilità o finzione.
Sergio Blanco: biografia
È un drammaturgo e regista teatrale franco-uruguaiano.
Ha trascorso la sua infanzia e adolescenza a Montevideo e vive attualmente a Parigi.
Dopo aver realizzato studi di filologia classica ha deciso di dedicarsi interamente alla scrittura e alla regia teatrale.
Le sue opere hanno ricevuto diversi riconoscimenti, tra i quali il Premio Nacional de Dramaturgía del Uruguay, il Premio de Dramaturgía de la Intendencia de Montevideo, il Premio del Fondo Nacional de Teatro, il Premio Florencio al Miglior Drammaturgo, il Premio Internacional Casa de las Américas e il Premio Theatre Awards al Miglior Testo in Grecia.
Nel 2017, per Tebas Land ha ricevuto il prestigioso British Award Off West End a Londra, premio bissato nel 2021 con L’ira di Narciso.
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Premio Strega 2021: i primi 5 candidati ufficiali
È partita ufficialmente la scelta per l’assegnazione del Premio Strega 2021, il noto concorso letterario dedicato agli scrittori italiani. I primi libri 5 libri segnalati per concorrere sono i seguenti:
- Noi di Paolo Di Stefano, proposto da Luca Serianni.
- Questo giorno che incombe di Antonella Lattanzi, proposto da Domenico Starnone.
- La notte si avvicina di Loredana Lipperini, proposto da Romana Petri.
- I divoratori di Stefano Sgambati, proposto da Daria Bignardi.
- Due vite di Emanuele Trevi, proposto da Francesco Piccolo
Premio Strega 2021: i primi cinque libri candidati
1. Noi di Paolo Di Stefano
Noi (2020) di Paolo Di Stefano è un romanzo che attinge alle vicende di una famiglia del ‘900 in cui accadono eventi storici universalmente noti in cui si snoda la saga familiare che attraversa quattro generazioni di uomini, vivi e defunti.
Nel suo libro in cui microstoria e macrostoria vanno di pari passo c’è spazio per raccontare la storia generazionale familiare a lui molto cara come la morte prematura del fratello causata dalla leucemia. Noi parla di rapporti familiari complessi che non riescono a risolversi del tutto per diverse cause.
A volte penso che nostra madre, dietro quella devozione verso il passato, non veda l’ora di liberarsi del magazzino di cianfrusaglie accumulate in sessant’anni di matrimonio, come se preferisse affrontare più leggera quel che le resta da vivere.
Quante volte, come davanti a un altare, sono rimasto immobile a guardare la scrivania massiccia e strabordante di carte su cui nostro padre aveva corretto tutti i compiti in classe della sua carriera, di certo qualche migliaio di versioni dal latino e dal greco fino al 1992, anno in cui, appena superati i sessantadue, dovette andare in prepensionamento per un infarto.
Noi, oltre ad essere un romanzo storico, è un racconto intimo e autobiografico che ci porta a riflettere sul senso strano che hanno i ricordi. Ci sono cose che sembrano irrilevanti inerenti il passato e, nonostante ciò, ci formano e ci accompagnano tutta una vita.
2. Questo giorno che incombe di Antonella Lattanzi
Questo giorno che incombe (2021) di Antonella Lattanzi è un romanzo ispirato liberamente a un episodio di cronaca avvenuto a Bari, nel palazzo in cui la scrittrice è cresciuta. Il romanzo ci conduce all’interno di un contesto familiare in cui un episodio di cronaca se da una parte fa da sfondo dall’altro scandisce un tempo intimo composto di cose che non si possono chiedere, altrimenti ti distruggono.
Nessuno può restare incolume sotto gli attacchi implacabili della realtà.
Ci pieghiamo, controvento, e continuiamo a camminare. Alcuni di noi non ce la fanno più. A un certo punto, come colti di sorpresa, cadono. Altri continuano, la testa bassa nella tempesta, intirizziti si stringono nei cappotti e non si fermano. Altri ancora imparano. A vedere il sole anche quando non c’è, o a spiare le nuvole per spostarsi al momento giusto, pronti a cogliere il primo raggio di luce. A riscaldarsi.
Questo giorno che incombe ci porta a fare i conti con il nostro passato perché quest’ultimo ci trova e ci stana sempre.
3. La notte si avvicina di Loredana Lipperini
La notte si avvicina (2020) è un romanzo di Loredana Lipperini che ci parla di pandemia ma non della nostra. Siamo in un paese situato ai piedi delle montagne che è stato già segnato dal terremoto e si ritrova a fare i conti con una peste che dilaga e non perdona.
Il paese è lo stesso di sempre, una striscia che si allunga fra le montagne, la stessa strada lo percorre da nord a sud e i vicoli si arrampicano verso l’alto o scendono fino agli argini, come sempre. È facile circondarlo, è facile chiudere fuori chi vuole entrare, ancora più facile chiudere dentro chi vuole fuggire.
La notte si avvicina è un romanzo che mescola: storie, tradizioni e affronta lo stato di chiusura mentale che scaturisce dalla pandemia.
4. I divoratori di Stefano Sgambati
I divoratori (2020) di Stefano Sgambati ha come protagonisti Elena e Saverio che hanno deciso di trascorrere un fine settimana insieme, dopo essersi incontrati al funerale di un’amica comune. I due hanno deciso di cenare nel prestigioso Palazzo Senso, noto ristorante gourmet milanese, in cui quella stessa sera è presente la star mondiale Daniel William King. Tutti i presenti puntano gli occhi sul tavolo della star che è in compagnia della moglie e insieme rappresentano la perfezione estetica.
Il romanzo mostra le ossessioni del nostro tempo: l’apparire, il voler raggiungere la perfezione a tutti i costi facendo dimenticare che siamo tutti indistintamente e miserabilmente umani e quindi imperfetti.
Tutti erano pronti a ignorare o a minimizzare i molti ostacoli e le decine di fastidi che l’Unicorno aveva dovuto superare e ingoiare per poter essere seduto a quel tavolo, in quel ristorante, in quella città, perché molto più facile era fantasticare della sua Vita Perfetta piuttosto che ricostruirne i dettagli più faticosi e, per così dire, umani.
Nessuno che si fosse mai chiesto: sarà felice?
I divoratori ci mostra impietoso la liturgia dello spettacolo che, oggi, riguarda non solo chi dello spettacolo ne ha fatto il proprio lavoro ma tutti noi che ne prendiamo parte.
5. Due vite di Emanuele Trevi
Due vite (2021) di Emanuele Trevi racconta la storia di due amici scrittori: Rocco Carbone e Pia Pera. Lo scrittore delinea le caratteristiche di ciascuno, sottolineando anche i tratti caratteriali divergenti e differenti tra i due. Nonostante le loro ossessioni differenti e inconciliabili Rocco e Pia sono legati indissolubilmente da un legame limpido, felice e trasparente: quello dell’amicizia.
L’infelicità. E i suoi gaddiani gomitoli di concause. Parlare della vita di Rocco significa necessariamente parlare della sua infelicità, e ammettere che faceva parte della schiera predestinata dei nati sotto Saturno. Ma come definire ciò di cui soffriva Rocco? Volendo far coincidere esattamente un nome alla cosa, alla fine bisognerebbe coniare un nuovo termine, tipo “rocchite”.
Ecco una summa dei primi cinque libri candidati al Premio Strega 2021. Attendiamo con ansia il resto dei nominativi che si saprà dopo il 5 marzo.
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Ramificazioni di Domenico Cipriano e Carmine Ioanna
Ramificazioni, edito da Abeat records, è un disco, ideale anche per un originale regalo natalizio, dove la poesia di Domenico Cipriano, sia con versi in italiano che con versi in dialetto, incontra la musica dell’istrionico Carmine Ioanna, trovando un equilibrio tra parole e note, intrecciando i mondi espressivi dei due artisti, che si influenzano reciprocamente, riuscendo a far “ramificare” la loro creatività verso soluzioni inusuali.
Un lavoro dove il sentimento comune dei protagonisti, l’amore per l’Irpinia in primo luogo, fa sì che i versi si mescolino con la musica, trovando elementi comuni per un progetto raffinato, ma che non tralascia il gusto popolare e la leggerezza nella scelta dei temi e dell’approccio artistico in alcuni brani proposti.
A questo dialogo partecipa anche il noto trombettista Paolo Fresu, creando atmosfere oniriche, immergendo l’ascoltatore in un tempo lontano da ritrovare nelle parole.
Un disco in cui si riaccende la magia dell’incontro, attraverso un’attenta ricerca artistica e l’ascolto reciproco degli interpreti. Poesia in dialetto altirpino da una parte e versi in italiano dall’altra che si legano alla musica avvolgente, a volte malinconica, a volte giocosa, con un equilibrio tra i diversi linguaggi e la godibilità della proposta.
Il CD, in una elegante supporto cartonato a 3 ante, è curato nei dettagli, con una selezione di fotografie di Luigi Cipriano scattate all’Abbazia del Goleto, luogo protagonista di tutte le immagini nel libretto accluso, dove troviamo tutti i testi, nonché le “traduzioni” delle poesie dialettali.
Una novità nel proporre versi in dialetto, con un approccio meno tradizionale, riuscendo a sperimentare nuove soluzioni per far convivere differenti espressioni artistiche, lasciando comunque che la passione e le avvolgenti melodie siano un tratto distintivo dell’intero lavoro.
Domenico Cipriano non è nuovo alla contaminazione tra poesia e musica, proponendo negli anni vari progetti con diverse formazioni, dal disco “Le note richiamano versi” realizzato nel 2004 dalla JP Band (con: Enzo Marangelo, Enzo Orefice, Piero Leveratto ed Ettore Fioravanti), fino alle varie performance con la formazione “E.VERSI jazz-poety” (con: Carmine Cataldo e Fabio Lauria) o il canale “Parole Necessarie” con Alessandro Cataldo.
Carmine Ioanna, dal canto suo, si è rinnovato costantemente, con svariate collaborazioni, diventando uno dei più apprezzati fisarmonicisti della scena italiana e internazionale, tra l’altro suonando in tutto il mondo con il “Cirque du Soleil”. Ora, i due artisti si incontrano per un omaggio all’Irpinia, con il supporto di uno dei musicisti jazz più conosciuti e apprezzati della scena internazionale, qual è il trombettista Paolo Fresu che, in questo disco, propone alcuni suoi brani inediti (oltre ad interpretarli), mentre ascoltiamo Ioanna come polistrumentista, avvalorando il progetto con sonorità e colorazioni differenti in ogni brano.
Un disco unico nel suo genere, un atto d’amore per l’Irpinia che guarda lontano.
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Trianon Viviani propone due commedie di ieri per ragionare sull’oggi
Il Trianon Viviani dall’8 all’11 luglio ripropone il dittico di successo Viviani per strada, un progetto curato da Nello Mascia che mette in scena i due atti: Porta Capuana e Mmiez’ â Ferrovia.
Il teatro partenopeo non ha mai cessato le proprie attività durante il periodo di emergenza sanitaria, producendo anche spettacoli in streaming e l’ultimo lavoro di Roberto De Simone, Trianon Opera, per Rai Cultura.
Mentre il direttore artistico, Marisa Laurito, si accinge a presentare il cartellone della stagione 2021/’22 nei prossimi giorni, ecco quindi il riallestimento di questi due atti unici del 1918, rappresentati con successo al teatro Umberto all’indomani della disfatta di Caporetto, cioè al tempo della prima devastante pandemia del Novecento: l’influenza spagnola, o più semplicemente “la Spagnola”, la grande influenza che fra il 1918 e il 1920 contagiò quasi mezzo miliardo di persone, ovvero un quarto della popolazione mondiale, facendo registrare quasi 50 milioni di morti.
Nello Mascia spiega così Viviani per strada:
Viviani per strada è nato da una riflessione sul doloroso presente che viviamo, con le disposizioni restrittive sulla pratica teatrale e le limitazioni all’affluenza degli spettatori, certamente legittime, di qui questo progetto di teatro che mette al centro la strada, la naturale fonte di ispirazione delle opere di don Raffaele, dove l’Autore osserva e coglie gli umori più genuini del popolo per poi trasferirli nelle sue composizioni, dove è più intensa e clamorosa si svolge la vita cittadina e la lotta per la sopravvivenza risulta con più drammatica
o anche con più comica chiarezza.Queste due opere di cento anni fa hanno un unico protagonista (il coro, il popolo) e i tipi, già ampiamente sperimentati nel varietà, legati in una trama che impasta il dramma con l’ambiente pittoresco, che ci fanno ragionare su come eravamo e su come il tempo ci ha cambiati, mirando a individuare indizî per affrontare più consapevoli e più forti il prossimo futuro.
Viviani per strada: approfondimento della rappresentazione che andrà in scena al Trianon
Porta Capuana: È la piazza storicamente nota per il suo fantasmagorico mercato all’aperto. Un’umanità variegata, fatta di squallidi venditori al minuto e pescivendoli truffaldini, che esprime il proprio sentimento di solitudine e di rabbia nei confronti del proprio destino di povertà, ma dotata anche di una spiccata autoironia.
Significativa fra gli altri la figura mesta e affamata de ‘o Tammurraro, con i suoi tamburelli in bilico sul capo, che cerca di vendere con molto insuccesso quegli strumenti di balli di canti e di feste a una umanità che non ha nulla da festeggiare. Ma su tutti domina il personaggio di don Ciro ‘o capitalista. Sordido usuraio con l’aria fatale di bellimbusto.
Don Ciro corteggia con insistenza la sie’ Stella, suscitando la gelosia di donna Rosa, «anima nera», sua amante, e sposata a Aitano Pagliuchella, un buffo guappo di cartone. Donna Rosa non perde occasione per sparlare della sua rivale. Le maldicenze giungono alle orecchie di don Vincenzino, marito di Stella. La tensione sale e improvvisamente esplode. Irromperà il Pazzariello che chiude l’atto unico.
Mmiez’â Ferrovia – Questo atto unico vivianesco rappresenta il variopinto mondo che ruota intorno alla piazza. Ci sono i due Strilloni che invitano i passanti, l’uno alla tradizione dell’Opera dei Pupi, l’altro al “Cinemà”, lo spettacolo del futuro. C’è l’avventore del barbiere che perde il treno per i reiterati ritardi di don Luigi. C’è Crispino, il ciabattino-intellettuale vagamente infiammato dalle idee e dagli echi lontani della rivoluzione russa.
C’è il Cantante di pianino un po’ mariuolo. Ma la vicenda ha come protagonista Concettina, che sta per cedere alle lusinghe di don Alberto, uomo senza scrupoli che la porterà alla rovina. Ma la ragazza riuscirà a sottrarsi grazie al tempestivo avvertimento di Nannina (personaggio che presenta sorprendenti somiglianze con alcune eterne figure brechtiane), ormai vinta e rassegnata al suo amore disperato e alla sua vita perduta.
Come sempre fa da corona ai protagonisti un coro di personaggi fra cui emerge quello del Magnetizzatore, una sorta di anticipatore del Sik-Sik eduardiano.
Nei due spettacoli saranno in scena, con lo stesso Nello Mascia che firma anche la regia, Davide Afzal, Maria Basile, Mariano Bellopede, Peppe Celentano, Rosaria De Cicco, Gennaro Di Colandrea, Chiara Di Girolamo, Valentina Elia, Gianni Ferreri, Roberto Giordano, Pierluigi Iorio, Roberto Mascia, Massimo Masiello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla, Ivano Schiavi e Patrizio Trampetti.
Le elaborazioni musicali sono di Mariano Bellopede e Ciccio Merolla. Le scenografie sono curate da Raffaele Di Florio e i costumi da Anna Verde, con le luci di Gianluca Sacco e il suono di Daniele Chessa.
Completano la locandina Marcello Manzella (aiuto regia), Massimiliano Pinto (direzione dell’allestimento), Costantino Petrone (direttore di scena), Antonio Minichini e Saverio Toppi (elettricisti), Isidoro D’Amato (attrezzista), Stefano Cammarota e Luigi Di Martino (fonici), Rosaria Scognamiglio e Zaira Zigarelli (sarte), Paolo Animato (ufficio stampa e comunicazione), Daniela Riccio (ufficio di produzione) e Francesca Buzzurro (amministrazione).Gli spettacoli si terranno al Trianon Viviani: l’8 luglio, il 9 luglio e l’11 luglio alle ore 19:00.
Nel rispetto della normativa di igiene e sicurezza prescritta per l’emergenza sanitaria, i posti sono contingentati e numerati. All’ingresso, un addetto del teatro rileverà la temperatura degli ospiti e ricorderà l’uso indispensabile della mascherina.
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