Wine Business è un corso di perfezionamento universitario e di aggiornamento culturale organizzato dall’Università degli studi di Salerno che ha come scopo quello di formare figure professionali esperte in economia, amministrazione, management, marketing e comunicazione delle iniziative imprenditoriali nel settore vitivinicolo.
Wine Business inizierà presso il campus di Fisciano il 7 giugno, i giorni per iscriversi ormai sono agli scoccioli: la scadenza è prevista il 17 maggio.
Wine Business: come si svolge il corso
Wine Business ha una durata complessiva di 100 ore che si sviluppa in 20 lezioni, ciscuna della durata complessiva di 5 ore.
Ogni lezione vedrà la partecipazione di un docente o un’azienda vitivinicola che illustrerà la propria esperienza lavorativa ed il proprio modus operandi.
Ad affiacare ciascuna di queste figure ci sarà un degustatore o un assaggiatore o un sommelier con lo scopo di guidare i corsisti ed illustrare i percorsi e le degustazioni di abbinamento cibo-vino.
La quota d’iscrizione al corso è di 600,00 euro.
Per informazioni ed iscrizioni è possibile contattare:
www.winebusiness@unisa.it
www.winebusiness.unisa.it
www.facebook.com/winebusiness
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Diventerò una Stella 2023 giunge alla 12esima edizione
Dopo la semifinale nazionale svoltasi a Capo d’Orlando il 04 Giugno 2023 che ha visto presenti un massiccio numero di semifinalisti provenienti da tutta la Penisola e la Sicilia portando all’ammissione alla finale del 22 Luglio 2023 presso il Teatro “F. Borà” di Gioiosa Marea ben 50 artisti divisi in quattro categorie: Kids – Young – Cover e Inediti.
Obiettivo del Diventerò una Stella è dare formazione ai ragazzi sin dalla semifinale, infatti si sono tenuti anche degli stage formativi, nei locali del LOC-Laboratorio Orlando Contemporaneo, tre incontri formativi, “L’importanza della presenza scenica dell’Artista” a cura del Maestro Francesco Mazzullo, “Pensare da Artista” con Salvo Battaglia e un corso organizzato con la collaborazione e partecipazione di Massimiliano Fiasconaro, Ispettore capo della Polizia Stradale di Sant’Agata di Militello, da sempre impegnato su questo fronte sull’educazione stradale utile a sensibilizzare i ragazzi ad un corretto comportamento in strada nel rispetto delle norme del codice della strada.
Formazione che continua per tutti i ragazzi iscritti anche durante la giornata del 22 Luglio con i Maestri Nazionali.
Diventerò una Stella, negli anni, è divenuto un punto di riferimento per tutti quei ragazzi che coltivano il sogno di salire su di un palco e la XII edizione ha registrato una folta partecipazione e interesse verso questa manifestazione alla quale accorrono giovani da ogni parte della Penisola e della Sicilia. Anche quest’anno un grande lavoro si sta svolgendo per la realizzazione della scenografia, diversa ogni anno, che con la sua dimensione immersiva, renderà il festival una bellissima esperienza oltre che musicale anche visiva e sensoriale.
Sul palco della serata finale del 22 luglio a Gioiosa Marea, al vincitore assoluto, andrà una borsa di studio del valore di 1000 euro, e a decretarlo ci sarà una Giuria di altissimo valore dove il Presidente sarà il Maestro Beppe Vessicchio, mentre gli altri componenti saranno Ivan e Fabio Lazzara, Andrea Rizzoli, Luca Madonia, Marco Vito e Fabrizio Palma. Presente anche un altra Giuria, quella della Stampa che assegnerà il “premio Critica Sergio Granata” composta da Giornalisti e Critici Musicali come Salvatore Battaglia, Francesco Fiore, Roberta Fonti, Elisa Cortorillo, Manuela Varrica, Valerio Barghini, Massimo Scaffidi, Maria Elena Caliò, Antonino Muscaglione.
Ancora una volta ribadiamo la necessità e l’utilità di queste manifestazioni che con grandi sacrifici e dispendio di forze ed energie, aiutano chi vuole intraprendere la strada del canto e della musica in generale, dando risalto e formazione.
Diventerò una Stella: la storia del festival
Il Festival canoro, assume anche una funzione sociale. “Diventerò una stella”, non solo musica. Un festival che dal 2016 (anno in cui si è svolto a Sant’Agata di Militello) è intitolato a Lorena Mangano, la 23enne di Capo d’Orlando che in una tragica sera di fine giugno di quell’anno perse la vita a Messina a seguito di un incidente stradale causato da due uomini che, sotto l’effetto di alcol, avevano inscenato in pieno centro cittadino una gara automobilistica.
Lorena morì, ma i suoi organi, per volere della famiglia, furono donati, “consentendo ad altri di continuare a vivere ma anche a noi di vedere in queste persone Lorena”, come confermano le parole di Marilena, sorella di Lorena. Il “Diventerò una Stella” è musica unita al sociale un aspetto che nelle ultime edizioni ha trovato espressione anche nell’assegnazione di uno specifico premio, che quest’anno verrà conferito al Dott. Francesco Saporito commercialista di Patti (Me) dove risiede, quando nel 2013, poco più che quarantenne, ha scoperto di essere malato di SLA.
Sarà presente la giuria radiofonica di Radio Amore, una collaborazione consolidata con il Festival. Tra gli ospiti il cantautore siciliano Luca Madonia e il cabarettista Dario Veca.
La presentazione sarà curata dal Direttore Artistico Maria Vitale e dal Giornalista e Attore Regista Francesco Mazzullo.
L’ evento avrà inizio alle ore 17,00 per i finalisti categoria Kids e Young e alle ore 21,00 per i finalisti categoria cover e inediti presso il Teatro “F. Borà” di Gioiosa Marea con ingresso libero.
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Qui rido io di Mario Martone: il biopic su Eduardo Scarpetta
Dopo il Sindaco del rione Sanità, Mario Martone ci riconduce nella sua Napoli ma questa volta lo scenario e i personaggi sono diversi. Nella pellicola precedente il regista infatti omaggia e rivisita l’omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo, riadattandola ai nostri tempi.
In Qui rido io, Mario Martone, presenta non solo il personaggio di Felice Sciosciammoca ma di Eduardo Scarpetta o meglio di Odoardo Lucio Facisso Vincenzo Scarpetta in persona, con tutti i suoi pregi e con tutti i suoi difetti.
Chi era Eduardo Scarpetta
Eduardo Scarpetta è stato un attore e commediografo che ha creato il teatro dialettale moderno che tra fine ‘800 e inizio ‘900 ha riadattato numerose commedie francesi.
Ha scritto diverse commedie originali tra cui Miseria e nobiltà. Con il suo piglio e la sua originalità è riuscito a mettere in secondo piano la maschera di Pulcinella, inventata nei primi decenni del ‘600 dall’attore Silvio Fiorillo.
Nel 1870 inizia il successo personale con l’interpretazione di Felice Sciosciammocca, personaggio che accompagnava Pulcinella, scritturato da Antonio Petito. Scarpetta era un uomo ambizioso e arrivista che voleva emergere ad ogni costo e ci è riuscito, diventando un capocomico di successo che nato da famiglia modesta arriva a possedere un palazzo in via dei Mille.
Eduardo Scarpetta ha una carriera molto lunga come commediografo che è stata bruscamente interrotta da una causa fattagli da Gabriele D’Annunzio nel 1904.
Nel 1909 deluso e amareggiato si ritira dalle scene, dopo aver partecipato alla parodia La Regina del Mare, composta dal figlio Vincenzo, al quale ha imposto di essere il suo continuatore nel ruolo di Felice Sciosciammocca.
La sua vita privata è stata turbolenta e fedifraga ma rimasta “fedele” all’interno del suo nucleo familiare. Un divoratore di donne, una presenza carismatica e ingombrante per tutti i componenti della famiglia. Un uomo che ha vissuto per il successo perché la sua felicità proveniva esclusivamente da questo.
Sposato con Rosa De Filippo da cui ebbe due figli: Domenico, nato probabilmente da una relazione con re Vittorio Emanuele ma riconosciuto da Scarpetta e Vincenzo. Da una relazione con una maestra di Musica ebbe un’altra figlia: Maria che adottò.
Dalla relazione con Luisa De Filippo, nipote della moglie, ebbe: Annunziata, Eduardo e Giuseppe De Filippo che non ha mai riconosciuto.
Dalla relazione con Anna De Filippo, sorellastra della moglie, ebbe Ernesto, riconosciuto da Vincenzo Murolo, Eduardo e Pasquale.
Qui rido io: la trama
Qui rido io mostra tutte le sfaccettature che hanno caratterizzato il personaggio e la persona che era Eduardo Scarpetta con tutte le contraddizioni in primis come uomo e padre. Durante la visione del film l’uomo e l’attore non si fondono mai del tutto eppure sono complementari: senza Eduardo Scarpetta probabilmente Felice Sciosciammocca non sarebbe stato ciò che è stato ed ha rappresentato per il teatro e per alcuni dei suoi figli.
Attraverso la minuzia dei dettagli e delle inquadrature che contraddistinguono il cinema di Martone, lo spettatore più attento scopre anche il motivo di quello sguardo malinconico e disincantato di Eduardo De Filippo, un figlio riconosciuto solo sul palco come figlio di Felice Sciosciammocca e mai nella vita reale come gli sarebbe spettato. Quest’ultimo infatti rientra tra i figli di Eduardo Scarpetta che non sono stati riconosciuti ma a cui inevitabilmente l’uomo ha trasmesso qualcosa: l’amore per il teatro e la scrittura che ha permesso a lui e ai suoi fratelli di poter diventare ciò che sono diventati in seguito. Eduardo Scarpetta semina figli extraconiugali tra le amate parenti con una cadenza che sembra quasi certosina perché ciascun bambino, durante gli anni, si darà il cambio per poter interpretare il figlio di Sciosciammocca. Una sorta di promiscuità da braccianti perché ciascuno invece che a coltivare campi sarà costretto a salire sul palco, lavorando per lui.
All’interno di questo scenario controverso vediamo una famiglia allargata in cui ciascuna donna ha scelto il proprio luogo e il proprio ruolo di buon grado. Ciascuna donna riversa la propria frustrazione, causata da questo contesto sentimentale malsano, sui propri figli attraverso una devozione materna, a volte, esasperante. Sono tutte donne imparentate tra loro che hanno in comune figli con l’unico uomo della casa, tutte sanno e tutte fanno finta di niente, facendo sembrare normale una situazione palesemente paradossale perché è più importante non patire la fame e la povertà che patire per amore o per vergogna. Eppure in casa Scarpetta le regole della società vanno rispettate ma esclusivamente quelle dettate da lui e che quindi ritiene giuste.
Qui rido io ci catapulta agli inizi del ‘900 periodo di grande fermento culturale caratterizzato da diverse correnti di pensiero, a volte antitetiche, e da grandi personaggi che hanno inevitabilmente fatto la storia di questa epoca. È un periodo in cui il pubblico si divide e crea consensi differenti non solo sul gusto estetico ma sul contenuto di ciò che viene proposto. L’esempio lampante all’interno del lungometraggio ci viene trasferito dalla differenza del teatro popolare e leggero di Scarpetta contro quello intriso di pathos e tormento decadente di Gabriele D’Annunzio e dal diverso modo di comunicare di entrambi attraverso la valutazione artistica reciproca che ciascuno fa dell’altro.
Da una parte abbiamo Scarpetta che vuole mettere in scena una parodia de La figlia di Iorio, snaturando completamente l’elemento tragico di D’Annunzio e dall’altra vediamo il disappunto e la poca flessibilità del noto poeta decadente che accetta il concetto di avanguardia solo se è lui a dettare le leggi del cambiamento.
Eduardo Scarpetta e Gabriele D’Annunzio sono diametralmente opposti artisticamente, culturalmente e socialmente eppure sono così vicini umanamente: entrambi sono dediti al piacere della carne ma in questo caso i ruoli si invertono. Scarpetta diventa conservatore a suo modo, creando un suo personale concetto di famiglia allargata mentre D’Annunzio diventa uno sfacciato adulatore del vizio e dunque di mentalità avanguardista.
Due personaggi antitetici che hanno in comune il proprio egocentrismo lavorativo, creativo e umano.
Mario Martone con questo lavoro cinematografico ci trasferisce la bellezza di un’epoca teatrale di grande valore e dignità, un periodo di grande fermento artistico e culturale ma soprattutto ci mostra uno spaccato sociale e umano che sembra così lontano dal nostro ma che poi così diverso non è perché è solo una questione di priorità sociali, economiche e culturali del tempo.
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Sergio Nocera della compagnia SulReale scrive una poesia per la popolazione di Ariano Irpino
Sergio Nocera è di Gesualdo ma lavora, come direttore palco e attore, all’interno della compagnia SulReale di Ariano Irpino, la cittadina più colpita dal Covid-19 in Irpinia, definita da molti la Codogno del Mezzogiorno.
I giorni di quarantena hanno permesso a molti di riflettere sulla pandemia, sulle nostre vite sospese e qualcuno, purtroppo, ha visto persone care morire a causa del virus.
Sergio Nocera si occupa di teatro e, per le circostanze note a tutti, ha dovuto bloccare le sue attività culturali e d’intrattenimento che si svolgevano nella cittadina del Tricolle con i suoi amici e compagni arianesi.
Nonostante l’immobilità il ragazzo ha deciso di lanciare un messaggio in versi, diverso da quelli soliti che stiamo leggendo, perché durante la pandemia siamo stati privati di tutto ma non della nostra sensibilità e umanità.
Sergio Nocera ha provato a regalarci immagini attraverso una poesia che racconta di Ariano Irpino e dell’impossibilità, durante il Covid-19, di poter lavorare o provare scene insieme al resto della compagnia SulReale.
Ariano Su(l)rreale
Copioni oramai impolverati
ci negano le battute
niente balli né canti
solo cupi scricchiolii giungono
ormai dalle secche assi del palco
e si fondono al lamento di una campana.
Nelle stradine lastricate del borgo
lacrime nascoste dietro finestre sbarrate
cercano disperatamente una mano
un abbraccio impossibile.
Aspettavamo la neve ad Ariano
a gennaio
candida, soffice, silenziosa e invece
un nemico invisibile, subdolo
sceso su di noi come un velo
ci ha colpito alle spalle
alla gola
ha spezzato vite, ha fermato la vita
ma non la voglia di ricominciare.
Del prossimo spettacolo
abbiamo già pronto il copione
e in estate, forse, sarà tutto dimenticato
ma non la memoria di tanti, di molti
volata via insieme alle loro anime
tra lampeggianti, sirene e mascherine
e angeli vestiti di bianco
che hanno combattuto e ancora
combattono una strenua battaglia.
Intanto inverdiscono i campi
e l’erba si riempie di margherite
come di speranza si riempie la vita:
mai più lacrime o soffocanti lamenti
ma soltanto canti e suoni a festa
d’ora in poi…
…dall’antico e maestoso Campanile.
3 comments on Wine Business ancora pochi giorni a disposizione per iscriversi
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